In Spagna si ripete un caso simile a quello dell’Ecce Homo attribuito a Caravaggio, che doveva andare all’asta, in una vendita della casa Ansorena, ed è stato poi ritirato in virtù del forte interesse suscitato dall’opera. Questa volta la stessa sorte è toccata a una scultura in bronzo dorato che doveva passare in asta lo scorso 25 novembre alla casa spagnola La Suite di Barcellona: si trattava del lotto 54, stima 2.000-2.400 euro, una scultura di 17 x 26 x 13 centimetri, presentata genericamente come “scuola Italiana, probabilmente Firenze, secolo XVII-XVIII”, e identificata come una raffigurazione del dio Vulcano. Nella breve descrizione del lotto, si legge che “la nostra scultura segue i modelli di Pietro Simoni da Barga, scultore attivo tra il 1574 e il 1588 a Firenze. Come esempio, l’Ercole datato 1576 circa conservato al Metropolitan Museum di New York, con numero d’inventario 64.101.1462, dove il modello utilizzato ha una forte somiglianza col nostro Vulcano”.
Che cosa è successo? Appena un’ora prima della vendita, la casa d’aste catalana ha chiamato per telefono un potenziale acquirente spiegando che il ministero della cultura spagnola aveva dichiarato non esportabile il bronzo e lo aveva ritirato per poterlo studiare meglio. Fonti ministeriali hanno poi riferito all’agenzia Europa Press che gli esperti sospettano che possa trattarsi di un’opera di Gian Lorenzo Bernini, e pertanto, benché non ci sia la certezza, la piccola scultura “è stata dichiarata non esportabile perché si ritiene che possa far parte di un gruppo scultoreo conservato nelle collezioni pubbliche spagnole”.
L’opera in effetti assomiglia moltissimo alla personificazione del fiume Gange della Fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona a Roma (il Gange, in particolare, venne materialmente scolpito da Claude Poussin, uno dei tanti artisti che collaborarono con Bernini all’impresa). Si tratta ad ogni modo di un’opera di grande qualità, e adesso si ipotizza che possa essere una delle figure che erano poste sul modello in bronzo della fontana, una cui parte (l’obelisco con le rocce) è conservata al Palacio Real di Madrid, e che è stato descritto dalla storica dell’arte spagnola María Jesús Herrero come “un’opera ammirevole e importantissima essendo una delle poche opere di Bernini conservate in Spagna” (il modello è infatti attribuito al grande scultore e alla sua bottega).
In un saggio dello studioso Miguel Jaramago, dedicato proprio al modello della Fontana dei Quattro Fiumi conservato a Palacio Real (The Model of the Pamphilius Obelisk of Madrid from an Egyptological Perspective, 2015), si ricostruisce la storia del modello: “dopo l’erezione dell’obelisco nella piazza”, spiega Jaramago, “Bernini eseguì molte copie in scala della fontana. Almeno una di queste, quella studiata nel presente articolo, arrivò in Spagna durante il regno di Filippo IV, come dono diplomatico del papato”. Lo storico dell’arte Delfín Rodríguez Ruiz, in un suo studio del 2014, ha anche avanzato la data dell’arrivo in Spagna del modello: tra il 1664 e il 1665. “Già nel 1668”, continua Jaramago, “è documentata nell’ufficio privato del re situato nella Torre de Oro del Real Alcázar di Madrid. Alcuni ricercatori pensano che il regalo sia stato fatto dal cardinale Giulio Rospigliosi nel 1665 [...]. Nel 1668, Cosimo III de’ Medici poté vedere il modellino [in italiano nel testo, ndr] della fontana di Bernini nell’Alcázar, vicino all’Apoteosi di Claudio“. Da allora, l’opera non si è più mossa dalla Spagna e il nome di Bernini come suo autore è documentato per la prima volta nel 1700, nel testamento di Carlo II (si registra un altro passaggio inventariale del 1686, dove non si menziona il nome dell’esecutore dell’opera, ma si afferma che l’originale era del ”caballero" Bernini). Il piccolo oggetto in bronzo nel XIX secolo giunse nella biblioteca privata di Isabella II e per qualche tempo fu forse spostato al palazzo di Aranjuez, e poi per molto tempo se ne sono perse le tracce, fino a che non è stato nuovamente identificato da Delfín Rodríguez Ruiz. Sempre al XIX secolo dovrebbe risalire anche la mutilazione dell’opera, con l’asportazione delle figure dei quattro fiumi.
Gli esperti si prenderanno ora il tempo di studiare l’opera. Certo è che, se dovesse essere confermato che si tratta di un pezzo mancante del modello di Palacio Real, la stima salirebbe di molto.