Importante scoperta a Prato, dove è riemersa una lettera riguardante Donatello che era andata perduta nel XIX secolo. La missiva è stata presentata lo scorso 5 maggio all’Archivio di Stato di Prato, alla presenza di Diana Marta Toccafondi, già Soprintendente della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, Leonardo Meoni, direttore dell’Archivio di Stato di Prato, Alberto Batisti, direttore artistico della Camerata strumentale Città di Prato e Simone Mangani, assessore alla Cultura del Comune di Prato. La lettera, del 1434, era finita sul mercato antiquario ed è stata offerta nell’estate del 2021 ad Alberto Batisti che ne ha subito riconosciuto il valore e ha avvisato Toccafondi: l’Archivio di Prato ha svolto dunque una ricerca e ha confermato che la lettera era già stata segnalata nel 1865 dal filologo Cesare Guasti come oggetto appartenente al Patrimonio ecclesiastico, l’ente fondato nel 1783 dal granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, col fine di gestire il patrimonio e gli archivi alienati a chiese e conventi.
La missiva fu inviata il 19 giugno del 1434 da Matteo degli Organi, soprannome di Matteo da Prato dovuto al suo mestiere di maestro d’organi, agli Operai del Sacro Cingolo di Prato su richiesta di Donatello che era suo amico. Nella lettera, Matteo degli Organi informava gli operai del Duomo che l’artista aveva terminato il primo dei rilievi del pulpito del duomo di Prato, e l’opera aveva suscitato grande scalpore a Firenze, dove tutti gli intenditori d’arte andavano dicendo “che mai si vide simile storia”. La lettera informava poi gli operai dell’intenzione di Donatello di proseguire il lavoro, soprattutto se avesse ricevuto “qualche danaio” da spendere per le feste di san Giovanni (anche poco, dal momento che l’artista era propenso ad accontentarsi, ma serviva offrirgli una qualche forma di gratificazione perché ritenuto uno dei massimi artisti in circolazione al tempo). La lettera è dunque di grande importanza anche perché offre rivelazioni inedite sulla personalità di Donatello, definito uomo “di piccolo pasto” e che pertanto s’accontentava di poco.
Riconosciuta l’importanza della lettera, la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana si è attivata per sottoporre il documento a tutela, eventualmente con l’obiettivo di farla pervenire nelle raccolte statali. Il proprietario, un musicologo, ha poi deciso spontaneamente di donarla all’Archivio di Stato di Prato. E da oggi, lunedì 9 maggio, l’Archivio di Stato di Prato presenta una mostra che espone la lettera ritrovata e diversi documenti che riguardano Donatello (il pulpito del Duomo è uno dei suoi capolavori, nonché una delle sue opere meglio documentate). Tra i documenti esposti anche il registro contabile con i primi pagamenti a Donatello e alcune note dello stesso artista. La mostra rimarrà aperta fino al 2 settembre e costituirà un’occasione utile per vedere la lettera di Matteo degli Organi. La mostra è stata resa possibile grazie al contribuito della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
“Era originariamente conservata a Prato all’interno dell’archivio del Patrimonio ecclesiastico, fra le carte provenienti dall’Opera del Sacro Cingolo”, ha spiegato all’agenzia ADN Kronos il direttore dell’Archivio, Leonardo Meoni. “Qui la videro, nella seconda metà dell’Ottocento, il canonico pratese Martino Benelli e Cesare Guasti, che ne pubblicò il contenuto. Successivamente se ne persero le tracce. Infruttuose sono risultate tutte le ricerche degli studiosi per rintracciarla nell’archivio del Patrimonio ecclesiastico, che è entrato a far parte del patrimonio archivistico dell’Archivio di Stato di Prato nel 1958. Ne aveva recentemente segnalato la dispersione anche il professor Francesco Caglioti, curatore della grande mostra Donatello, il Rinascimento in corso a Firenze, al termine di accurate ricerche sui rapporti tra Michelozzo e Donatello pubblicate in un suo saggio edito nel 2019”.
Proprio lo storico dell’arte Francesco Caglioti sottolinea che “il recupero della lettera di Matteo degli Organi su Donatello è una notizia estremamente confortante: per il lieto fine di una storia cominciata male, per la sensibilità che un privato ha dimostrato nei confronti del patrimonio archivistico e storico di tutti, e per la possibilità ritrovata di leggere nell’originale uno dei documenti più curiosi e rivelatori su uno dei maggiori artisti di ogni tempo”.
“La lettera”, afferma Diana Toccafondi, “rappresenta una fonte documentaria fondamentale per comprendere l’attività pratese di Donatello e i rapporti dell’artista con la committenza nella realizzazione del pulpito esterno della Pieve, oggi Cattedrale, costruito per le ostensioni pubbliche del Sacro Cingolo mariano”.
Prato, scoperta importante lettera che riguarda Donatello e il pulpito del Duomo |