Firenze, il busto del Redentore di Torrigiani restaurato e restituito a Santa Trinita


Il busto del Redentore in terracotta policroma di Pietro Torrigiani, restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure, torna al convento di Santa Trinita a Firenze dopo un delicato intervento di recupero.

A Firenze, l’Opificio delle Pietre Dure ha recentemente concluso il restauro del busto del Redentore attribuito a Pietro Torrigiani (Firenze, 1472 – Siviglia, 1528), importante scultore del Rinascimento fiorentino. Dopo un lungo intervento che ha richiesto una diagnosi accurata, l’opera è stata restituita al convento di Santa Trinita di Firenze, dove era custodita da secoli. La terracotta policroma, di eccezionale qualità, ha subito un trattamento delicato per consolidare il materiale e recuperare le cromie originali, che, seppur frammentarie, hanno rivelato una raffinatezza straordinaria, in particolare nel volto del Redentore.

Pietro Torrigiani, noto per la sua irruenza e per un episodio che segnò la sua carriera (l’aggressione a Michelangelo, che gli costò al giovane Buonarroti la deturpazione del suo volto), è spesso ricordato per il suo carattere difficile. Tuttavia, oltre a essere un artista irrequieto, Torrigiano si distinse per il suo talento e fu apprezzato non solo a Firenze, ma anche in Inghilterra, alla corte dei Tudor, e dalla monarchia spagnola. Il busto del Redentore, realizzato tra il 1492 e il 1495, rappresenta una rilettura dei modelli dell’artista Andrea del Verrocchio, da cui Torrigiano trasse ispirazione per creare una figura che esprime una superiorità misericordiosa, ma allo stesso tempo più terrena e comunicativa.

Il busto del Redentore di Pietro Torrigiani dopo il restauro
Il busto del Redentore di Pietro Torrigiani dopo il restauro

Il restauro, diretto da Laura Speranza e condotto dai restauratori del settore Materiali ceramici, plastici e vitrei dell’OPDF, è stato preceduto da una campagna diagnostica approfondita che ha permesso di definire gli interventi più adatti a salvaguardare l’integrità dell’opera. Durante la fase iniziale, gli studenti della Scuola di Alta Formazione (SAF) hanno collaborato al progetto, prima che il lavoro fosse proseguito e completato da Chiara Fornari, direttrice tecnica del laboratorio. Il progetto di recupero ha anche avuto la supervisione della soprintendenza competente, in particolare di Jennifer Celani e successivamente di Daniela Parenti.

Uno dei principali problemi affrontati durante il restauro è stato il deterioramento causato dall’umidità, dato che la terracotta era stata collocata in una nicchia della cripta di Santa Trinita, un ambiente umido che aveva provocato la perdita del colore originale e il progressivo sfaldamento del materiale. La conservazione dei dettagli del busto, come i riccioli e le vesti, è stata compromessa dalle cadute di materia visibili, che sono state restaurate con grande cura. Nonostante queste difficoltà, il restauro ha consentito il recupero della scultura, con particolare attenzione ai dettagli cromatici del volto, che mostrano l’estrema finezza dell’esecuzione di Torrigiani.

“L’intervento”, afferma la Soprintendente dell’Opificio Emanuela Daffra, “ha restituito, insieme, naturalezza e intensità espressiva ad una scultura dal modellato sensibilissimo non più mortificato dalle riprese. La qualità dell’opera, sempre sottolineata dagli studi ma ora più esplicita, dà ragione della sua fortuna, testimoniata da numerose repliche”.

Il busto del Redentore di Pietro Torrigiani prima del restauro
Il busto del Redentore di Pietro Torrigiani prima del restauro
Il busto del Redentore di Pietro Torrigiani dopo il restauro
Il busto del Redentore di Pietro Torrigiani dopo il restauro

“Vista l’estensione delle grandi lacune presenti sui panneggi”, spiega Laura Speranza, “si è scelto di limitare le integrazioni sull’ incarnato, anche in considerazione del fatto che la terracotta ha un colore chiaro che non disturba la visione. Tale scelta inoltre è stata dettata dalla volontà di mantenere il più possibile l’originalità dell’opera con la forza prorompente della sua plasticità, recuperata anche grazie alla rimozione delle ridipinture degli splendidi riccioli castani della capigliatura”.

In occasione della mostra Verrocchio. Il maestro di Leonardo, tenutasi nel 2019 al Museo Nazionale del Bargello e a Palazzo Strozzi, il busto del Redentore è stato esposto come esempio del periodo giovanile di Torrigiani, tra il 1492 e il 1495. Questa fase del suo lavoro è stata interpretata come una rilettura dei modelli verrocchiani, in cui Torrigiano traduce l’idea di un Cristo Redentore misericordioso in una figura che, pur mantenendo una spiritualità profonda, è più vicina all’umanità e al sentimento, in grado di comunicare con la sensibilità del pubblico.


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