Il catalogo di Artemisia Gentileschi si arricchisce di una nuova opera, stando alle conclusioni del Getty Museum di Los Angeles, dove è in corso un intervento di restauro su un Ercole e Onfale conservato a Beirut, a Sursock Palace, e che è sopravvissuto all’esplosione del porto della capitale libanese del 4 agosto 2020. L’opera, una volta terminato il restauro nel 2023, verrà esposta al Getty Center (vicino alla Lucrezia recentemente acquistata dal museo californiano), prima di tornare al Sursock Palace di Beirut. La stessa raccolta conserva un’altra opera di Artemisia Gentileschi, la Maddalena che è stata esposta a Milano lo scorso anno in occasione della mostra Le Signore dell’arte a Palazzo Reale: il dipinto veniva mostrato con ancora i danni dell’esplosione.
Le analisi condotte al Getty hanno consentito di confermare l’attribuzione sulla quale finora aleggiava il condizionale: il dipinto era tornato all’attenzione degli studiosi proprio dopo l’esplosione del 2020. Per la Maddalena erano arrivate le conferme di Riccardo Lattuada, specialista di Artemisia Gentileschi, e di Sheila Barker, mentre l’Ercole e Onfale era ancora in attesa. Era stato per primo lo storico dell’arte libanese Gregory Buchakjian, con un articolo su Apollo Magazine avente per argomento la perdita del patrimonio culturale a Beirut, ad attribuire ad Artemisia Gentileschi i due dipinti sulla base di ricerche inedite che aveva condotto in primi anni Novanta. L’articolo ha stimolato l’interesse accademico e del pubblico, e nell’aprile 2021 Buchakjian ha presentato la sua ricerca a una conferenza organizzata dal Medici Archive Project a Firenze. Il dipinto a Los Angeles è stato studiato, tra gli altri, da Davide Gasparotto e Ulrich Birkmaier, rispettivamente senior curator di pittura e conservatore senior di pittura al Getty, secondo i quali il dipinto sarebbe proprio di Artemisia.
Probabilmente la pittrice dipinse due volte il soggetto di Ercole e Onfale: il primo le fu commissionato nel 1628, quando era a Venezia, da Iñigo Vélez de Guevara, conte di Oñate, per il re di Spagna Filippo IV. Quel dipinto è documentato in un inventario dell’Alcazar di Madrid nel 1636 e fu probabilmente distrutto da un incendio nel XVIII secolo. Sullo stesso soggetto Artemisia tornò una seconda volta, nel corso dei suoi anni napoletani (dopo il 1630), con una composizione probabilmente molto simile a quella che dipinse per il re di Spagna. Questo secondo dipinto è registrato nella collezione di Carlo de Cárdenas nel 1699 a Napoli e ha le stesse misure del dipinto di Sursock Palace.
Il dipinto raffigura il mito greco di Ercole e Onfale. Come punizione per il suo involontario assassinio di Ifito, il giovane figlio del re di Ecalia, Ercole, per ordine dell’oracolo di Delfi, fu incarcerato come schiavo di Onfale, la regina di Lidia, per un anno. Ercole fu costretto a fare lavori femminili e persino a indossare abiti femminili e tenere un fuso di lana mentre Onfale e le sue ancelle si dedicavano alla filatura. Il tema, con la sua inversione dei ruoli sessuali, ha offerto a scrittori e artisti ampie opportunità per esplorare le questioni di genere e potere.
“Ercole e Onfale”, afferma Timothy Potts, direttore del Getty, “è una delle scoperte recenti più importanti all’interno del corpus di Artemisia Gentileschi, a dimostrazione della sua ambizione nel rappresentare soggetti storici, cosa che era praticamente senza precedenti per un’artista donna ai suoi tempi. Dopo la devastante esplosione che ha danneggiato il dipinto, siamo onorati di essere stati incaricati della sua conservazione e orgogliosi di mostrarlo al Getty Museum una volta che l’intervento sarà completato”.
Per Davide Gasparotto, Ercole e Onfale “è una composizione di grande formato, a più figure, complessa e ambiziosa. Le pittrici del XVII secolo erano per lo più dedite a ritratti e nature morte. Pochi hanno osato avvicinarsi alla complessità della pittura storica, che richiedeva un grado più elevato di capacità tecniche, conoscenze in materie letterarie e di un vasto corpus di altre opere da cui attingere. Fin dall’inizio della sua carriera, Artemisia Gentileschi è stata un’ambiziosa pittrice di storia e ha gareggiato allo stesso livello dei suoi colleghi maschi, guadagnandosi una reputazione che si è diffusa in tutta Europa”.
L’opera, sottolinea Ulrich Birkmaier, “è attualmente sottoposta a un esame tecnico completo finalizzato a sviluppare un piano di conservazione che affronterà i gravi danni causati dall’esplosione quando il vetro e i detriti hanno squarciato la grande tela. La devastazione subita da questo dipinto è la più grave che abbia mai visto, con una quantità sbalorditiva di squarci e perdite di vernice, ma stiamo lavorando a un piano di trattamento in più fasi che assicurerà che questo lavoro di Artemisia Gentileschi torni ancora una volta al suo antico splendore”.
Una nuova opera di Artemisia Gentileschi: il Getty conferma l'attribuzione dell'Ercole e Onfale |