A San Casciano dei Bagni, piccolo comune della provincia di Siena noto per le sue sorgenti termali e per il ritrovamento eccezionale di un deposito di bronzi antichi rinvenuti nel 2022, anche il 2024 si chiude con una rivelazione archeologica straordinaria. Il santuario etrusco e romano del Bagno Grande continua a offrire una finestra unica sulla storia e sul culto delle acque sacre, e proprio oggi sono stati annunciati i risultati della recente campagna di scavi, alla presenza del Ministro della Cultura Alessandro Giuli, del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e di altri esponenti del mondo istituzionale e culturale. L’evento, che ha incluso la proiezione di un’anteprima del documentario di Rai Storia Italia, viaggio nella Bellezza, ha rivelato nuovi aspetti di un luogo che da millenni unisce fede, natura e medicina.
Lo scavo del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni è in concessione di scavo al Comune di San Casciano dei Bagni, da parte della Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio e nasce in collaborazione con la Soprintendenza ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e il coordinamento scientifico dell’Università per Stranieri di Siena. Gli interventi di conservazione e restauro avvengono in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro.
“Con immenso piacere, a conclusione dell’ultima campagna di scavi, condividiamo un altro capitolo della straordinaria storia del Bagno Grande, che ha contribuito a rafforzare l’importanza e la centralità del santuario etrusco-romano”, ha detto Gabriele Nannetti, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. “Le recenti scoperte rappresentano anche un ulteriore incentivo per la progettazione, già avviata, del nuovo Museo e del primo lotto del Parco archeologico di San Casciano. In questo scenario la Soprintendenza si sta adoperando per gestire al meglio il cronoprogramma degli interventi da realizzare con le risorse messe a disposizione dal Ministero della Cultura, secondo un modello virtuoso di collaborazione e supporto istituzionale, già ampiamente collaudato, con il Comune, le Direzioni Generali, l’Istituto Centrale per il Restauro e l’Università per Stranieri di Siena”.
Tra giugno e ottobre 2024, l’ampliamento degli scavi ha permesso di esplorare una porzione più vasta del temenos, il recinto sacro che racchiudeva il santuario, e di portare alla luce strutture di epoca etrusca e romana. Tra queste spicca il muro perimetrale che delimitava lo spazio sacro, comprendente la grande vasca termale e gli edifici dedicati al culto.
La scoperta più affascinante riguarda la vasca più antica, datata al III secolo a.C., quando una struttura in blocchi di travertino delimitava la sorgente termale sacra. Questa vasca, ricostruita durante i regni degli imperatori Tiberio e Claudio, testimonia l’importanza del luogo anche in epoca imperiale. Una leggenda potrebbe essere all’origine del rinnovamento architettonico: la caduta di un fulmine, considerato un prodigio divino, avrebbe richiesto una riconsacrazione dell’area.
All’esterno del tempio sono stati ritrovati strati archeologici ricchi di oggetti che raccontano le pratiche cultuali: lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi e numerosi ex voto, tra cui figurine anatomiche in terracotta dipinta e foglie d’oro. Tuttavia, è all’interno della vasca sacra che si concentrano i ritrovamenti più straordinari, protetti dal fango argilloso e dalle acque termali che li hanno preservati per secoli.
Gli scavi del 2024 hanno riportato alla luce un numero impressionante di offerte votive, tra cui quattro nuove statue in bronzo. Questi manufatti raffigurano arti votivi come braccia e gambe, spesso accompagnati da iscrizioni, accanto a strumenti rituali come un’elegante lucerna e un piccolo toro in bronzo. Le statue evocano il mondo agricolo e pastorale dell’antichità, già rappresentato in altri reperti del Bagno Grande.
Accanto ai bronzi, le monete costituiscono un elemento centrale del deposito votivo: con più di 10.000 esemplari, il sito offre una panoramica eccezionale della circolazione monetaria tra l’età repubblicana e imperiale. A questi si aggiungono materiali preziosi come una corona e un anello d’oro, gemme, ambra e aurei romani, testimoniando l’alto valore simbolico delle offerte.
Le iscrizioni scoperte nel 2024 arricchiscono ulteriormente il contesto del santuario. Incise sia in etrusco che in latino, esse menzionano le divinità locali e offrono dettagli sulle pratiche religiose. Tra le dediche spicca quella alla Fonte Calda, chiamata Flere Havens in etrusco, accanto a giuramenti sulla Fortuna e sul Genio dell’Imperatore.
Un ritrovamento di particolare rilievo è la statua di un corpo maschile nudo, diviso a metà da un taglio netto. Dedicata alla Fonte Calda da un certo Gaio Roscio, questa figura potrebbe simboleggiare la guarigione della parte del corpo rappresentata in bronzo.
Il sito ha anche restituito un repertorio unico di materiali organici, tra cui migliaia di frammenti di uova, molte delle quali intere e conservate con il tuorlo visibile. Questi elementi, simbolo di fertilità e rinascita, si alternano a pigne, rami intrecciati e tronchi lignei verticali, che testimoniano l’importanza delle connessioni tra natura e sacralità.
Tra i reperti più affascinanti emergono i serpenti bronzei, posizionati alla base di grandi tronchi all’interno del deposito stratigrafico. Con misure variabili, da piccoli esemplari fino a un serpente di oltre 90 cm, i manufatti rappresentano il serpente agatodemone, una figura protettiva legata alla sorgente e alle pratiche divinatorie. Proprio l’esemplare di 90 centimetri, quasi la mensura honorata, la misura perfetta di tre piedi romani, un serpente barbuto e cornuto, rappresenta, con ogni probabilità, il più grande ad oggi rinvenuto di serpente agatodemone: se ne conoscono in bronzo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al British Museum a Londra, protettore della sorgente e detentore di un ruolo fondamentale nelle pratiche divinatorie, come si può osservare in molti altri contesti del Mediterraneo antico, ma nessuno di queste dimensioni.
Lo scavo del Bagno Grande, gestito in concessione dal Comune di San Casciano dei Bagni con il coordinamento dell’Università per Stranieri di Siena e il supporto del Ministero della Cultura, rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione interdisciplinare. La campagna del 2024 ha coinvolto più di 80 studenti e studentesse di archeologia provenienti da università di tutto il mondo, affiancati da un team internazionale di oltre 90 specialisti.
Le attività di conservazione e restauro, condotte in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro, garantiscono la tutela delle strutture e dei reperti emersi. Il progetto gode del sostegno di finanziatori privati come il Vaseppi Trust e Friends of Florence, oltre al contributo del Comune di San Casciano e di enti come il Gruppo E e Iren. Un ruolo fondamentale è svolto anche dalla locale Associazione Archeologica Eutyche Avidiena, che ha organizzato passeggiate archeologiche e visite guidate per oltre 5.000 persone, contribuendo alla diffusione della conoscenza del sito.
Tra i progetti futuri spicca la creazione del Museo Archeologico Nazionale di San Casciano dei Bagni, che sarà ospitato nel Palazzo dell’Arcipretura e accoglierà i reperti rinvenuti nel Bagno Grande. Accanto al museo sorgerà un Parco Archeologico Termale, pensato per valorizzare ulteriormente questo straordinario sito.
Le nuove scoperte del Bagno Grande saranno inoltre protagoniste della puntata di Italia, viaggio nella Bellezza, in onda su Rai Storia a febbraio 2025. Intitolato Oltre il bronzo, lo scavo di San Casciano dei Bagni, il documentario, firmato da Brigida Gullo ed Eugenio Farioli Vecchioli, racconterà il fascino di un luogo dove il sacro incontra la bellezza naturale e il genius loci si manifesta nelle acque calde e nei loro doni.
San Casciano dei Bagni, già famosa per le sue terme, si conferma così un punto di riferimento per l’archeologia, capace di offrire uno sguardo unico sulle tradizioni spirituali e sulla vita quotidiana dell’antichità. Un esempio straordinario di come il passato possa dialogare con il presente, arricchendo la nostra comprensione della storia e del rapporto dell’uomo con il divino.
“San Casciano è un luogo a me caro”, afferma il ministro della cultura Alessandro Giuli. “Qui mi è venuta l’idea di un piano Olivetti per la cultura, ossia di stabilire un legame tra borghi, periferie, città. Questo degli scavi di San Casciano dei Bagni è un progetto che nasce in una comunità straordinaria, con ritrovamenti che inducono il MiC a sostenerlo fortemente, affinché l’area archeologica e i beni in essa ritrovati possano essere valorizzati al meglio e la struttura museale prenda forma nel più breve tempo possibile. Quello di San Casciano è un progetto di assoluto rilievo per il MiC”.
“La comunità di San Casciano”, dichiara la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, “ha investito e sta investendo tantissimo in questo progetto. Oggi, avere qui tutti gli attori è una grande soddisfazione nell’ottica di vedere presto realizzati il museo, il parco e l’hub universitario ai quali ormai stiamo lavorando da anni e che daranno nuova linfa vitale a questo comune. La speranza è che lo spirito buono e profetico della sorgente incarnato nel serpente di bronzo ritrovato quest’estate, possa aiutarci a realizzare tutto il più velocemente possibile”.
Per Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana, “San Casciano dei Bagni è l’esempio della forza della cultura. Il tema che qui emerge nitidamente è quello di come la cultura sia capace di rivitalizzare i piccoli centri. San Casciano dei Bagni può diventare un esempio per tutti di prospettiva per il futuro, un vero emblema della Toscana diffusa. La giornata di oggi è importante per dare concretezza e questo, con la sinergia tra tutte le Istituzioni che verrà fissata a partire dallo statuto della Fondazione che sarà un modello tra Comune, Regione Toscana e Ministero, per valorizzare questo tesoro inestimabile, gestire il nuovo museo e più in generale per dare centralità alla cultura, elemento fondante della nostra identità. Il rilancio della conoscenza della civiltà etrusca con i suoi elementi di modernità, come il ruolo centrale della donna nella società, è un tema cruciale per il nostro futuro culturale”.
“La straordinaria partecipazione alla presentazione di oggi e la presenza del Ministro sono il segno del grande sostegno che l’amministrazione sta dando e darà a questo progetto archeologico”, dice il Capo Dipartimento Tutela del MIC, Luigi La Rocca. “Qui, a San Casciano dei Bagni, si è sviluppata una buona pratica di collaborazione tra tanti soggetti pubblici e privati e da questo è scaturito un progetto che il Ministro della Cultura ha finanziato e sostenuto. Un progetto che si fonda su basi scientifiche, su un gruppo di archeologi coeso e multidisciplinare e su una comunità locale presente e partecipe. La diffusione della conoscenza che sta venendo fuori dalle ricerche archeologiche è un punto fondamentale del progetto, insieme alla valorizzazione degli oggetti. I reperti ci trasmettono un messaggio antico ma attuale, la connessione tra la salute e la necessità di curarsi e la fede, tra il metodo scientifico e le pratiche rituali, il tutto legato dall’acqua termominerale del Bagno Grande. I dati ci raccontano di un mondo che sta cambiando, il passaggio dalla cultura etrusca a quella romana, dove il dono è rappresentato dai materiali preziosi, il bronzo, i gioielli e le monete appunto. Ci sono quindi tutti i presupposti per continuare a finanziare il progetto, che non riguarda solo gli scavi ma anche la realizzazione di un museo e di un parco archeologico presso il Bagno Grande”.
“La Direzione generale Musei”, spiega il direttore generale Musei del MIC, Massimo Osanna, “sta procedendo con determinazione, insieme alla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio e alla Soprintendenza, verso la realizzazione del nuovo Museo Archeologico Nazionale di San Casciano. Grazie a un finanziamento di 4,5 milioni di euro nell’ambito dei Grandi Progetti Beni Culturali, il cinquecentesco Palazzo dell’Arcipretura, situato nel cuore della città e recentemente acquisito dal Ministero della Cultura, sarà ristrutturato e allestito per ospitare questo nuovo spazio espositivo. Entro giugno 2025 sarà completata la progettazione, così da avviare i lavori entro la fine dello stesso anno. Parallelamente, stiamo acquisendo un ulteriore edificio, situato proprio di fronte al Palazzo dell’Arcipretura, che accoglierà uffici e laboratori al servizio del museo. Questo progetto, frutto di una virtuosa collaborazione tra istituzioni, porterà entro il 2026 all’apertura di un museo accessibile, progettato secondo i più elevati standard del Sistema Museale Nazionale. Qui, i bronzi di San Casciano troveranno la loro casa, per raccontare a tutti i pubblici la straordinaria storia che li accompagna.
“L’archeologia, come sappiamo, non si occupa di caccia al tesoro e ai tesori”, sottolinea Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, “ma si occupa dello studio e della ricostruzione dei contesti culturali e ‘non è possibile avere comprensione dei contesti passati se non si ha un vivo interesse e un amore per i contesti vivi’; questo diceva Marc Bloch nel 1944 nell’Apologia della Storia prima che i nazisti lo uccidessero. Quindi impegno dell’Università per Stranieri è quello di costruire un HUB di ricerca che connetta passato e presente, laddove il presente sono le vive persone degli archeologi e delle archeologhe di tutto il mondo che speriamo vengano nella nostra foresteria. In questo edificio in cui le pietre del passato che lo compongono collegate alla cinta muraria medievale di San Casciano sono in rapporto con le pietre vive della comunità scientifica e della comunità civica del paese. Queste cose devono essere in rapporto se vogliamo che ci sia un futuro sostenibile per la comunità di San Casciano dei Bagni e per la comunità scientifica internazionale. Non è comune che la ricerca si ponga questo tipo di problemi ma noi pensiamo invece che non ci sia distinzione fra la prima e la terza missione cosiddetta, fra la ricerca e la condivisione della conoscenza che non deve desertificare e gentrificare, ma deve invece rendere più vivibile e più civile la polis di San Casciano dei Bagni”.