Un nuovo capitolo nella conservazione del patrimonio archeologico si sta aprendo a Karahantepe, sito nel sud-est della Turchia. Tra le colline di Şanlıurfa, sono presenti tracce di una civiltà risalente al IX millennio a.C. e per garantire la tutela delle strutture, il governo turco ha avviato un ambizioso progetto nell’ambito dell’iniziativa Heritage to the Future. Una copertura protettiva di 5.000 metri quadrati permetterà infatti di proteggere i resti senza compromettere l’integrità del sito.
L’annuncio è arrivato direttamente dal ministro della Cultura e del Turismo, Mehmet Nuri Ersoy, che sui social ha definito l’intervento per la conservazione del patrimonio storico come "un grande passo con il progetto Heritage to the Future a Karahantepe".
“Un’area di 5mila metri quadrati sarà ora protetta senza danneggiarne la consistenza naturale. Karahantepe è il patrimonio comune dell’umanità, e siamo determinati a portare avanti questa eredità per le generazioni a venire” ha dichiarato, sottolineando l’importanza di proteggere il sito.
Karahantepe fa parte del più ampio progetto di ricerca che coinvolge Göbekli Tepe e altri siti dell’area di Şanlıurfa, considerati tra i più antichi complessi monumentali conosciuti (qui un approfondimento sul sito). Qui, tra le strutture scavate, sono emersi edifici pubblici decorati con sculture umane e animali, raffigurazioni che rivelano aspetti della spiritualità e della società di un’epoca in cui l’agricoltura era ancora agli albori. L’importanza del sito è stata ulteriormente confermata dalla scoperta, nell’estate scorsa, di una figura raffigurante un asino selvatico.
La necessità di una protezione adeguata è divenuta quindi urgente. Le intemperie e l’esposizione agli agenti atmosferici, infatti, minacciano la conservazione delle strutture, rendendo necessario un intervento che garantisca sia la tutela sia la possibilità di proseguire gli scavi senza ostacoli.
Parte centrale del progetto Heritage to the Future è la costruzione di una copertura protettiva, studiata per inserirsi in maniera armoniosa nel paesaggio senza alterarne la fisionomia. Il design, infatti, prevede una struttura ondulata che si integra con il terreno circostante, rispettando la conformazione naturale dell’area. Uno degli aspetti più innovativi del progetto è la sua attenzione alla funzionalità: il tetto è dotato di aperture che garantiscono una ventilazione naturale, evitando problemi di umidità e mantenendo un microclima ideale per la conservazione dei reperti. Inoltre, l’uso di una struttura modulare permette di ridurre al minimo la presenza di colonne, lasciando ampi spazi aperti che facilitano il lavoro degli archeologi. La scelta garantisce anche una flessibilità a lungo termine: la copertura è progettata per adattarsi a eventuali ampliamenti futuri, consentendo di proteggere nuove aree man mano che gli scavi si estendono.
“Funzionalità ed estetica insieme alla struttura che minimizza vuoti e colonnine fornendo una ventilazione naturale”, dice il ministro.
Il progetto si inserisce così in un processo di evoluzione delle strategie di tutela dei siti archeologici, dove la protezione delle rovine mira a conciliare la salvaguardia dei resti con l’esigenza di garantirne l’accessibilità agli studiosi e al pubblico.