Puntata 13 - 13 agosto 2013
Durata: 23'44"
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Tra gli ingegni più versatili e duttili del Rinascimento, Donato d'Angelo, detto "Bramante" dal soprannome del nonno materno che si era poi esteso a tutti i membri della famiglia, fu un insigne architetto e un originalissimo pittore, nativo di Fermignano (nei pressi di Urbino): è proprio della pittura bramantesca che Federico e Ilaria si occupano in questa puntata. Benché siano pochi i capolavori di Donato Bramante che oggi possiamo ancora ammirare, sono comunque sufficienti per tracciare un percorso che parte dalla Urbino di Federico da Montefeltro tra Piero della Francesca e Melozzo da Forlì, e passando dalla Mantova di Andrea Mantegna arriva fino alla Milano di Leonardo da Vinci: questo è, a brevi linee, il percorso artistico di Bramante, che portò l'artista a realizzare incredibili capolavori di illusionismo prospettico e di una modernità sorprendente, considerati tra i maggiori capisaldi del nostro Rinascimento.
Immagine: Finto coro di Santa Maria presso San Satiro, 1482-86; affresco; Milano, Santa Maria presso San Satiro.
1444 | Donato nasce a Fermignano, nei pressi di Urbino, da Angelo d'Antonio di Renzo e Vittoria di Pascuccio: il nonno materno Pascuccio era detto “Bramante” e il soprannome venne esteso poi a tutti i membri della famiglia. La famiglia si occupava di agricoltura, ma il giovane Donato nutrì ben presto interessi per l'arte. A Urbino fu probabilmente collaboratore di fra' Carnevale e di Piero della Francesca. Tuttavia non si hanno notizie sicure sui suoi primi trent'anni di età circa. |
1477 | Donato è documentato a Bergamo dove lavora da alcuni affreschi sul Palazzo del Podestà (di cui rimangono però scarse tracce). Non conosciamo il motivo del trasferimento in Lombardia. |
1481 | L'artista è documentato a Milano dove realizza il disegno che verrà poi “tradotto” in incisione da Bernardo Prevedari: è la famosa “incisione Prevedari”, la sua prima opera sicura che possiamo vedere oggi. |
1482 | È attivo presso la chiesa di Santa Maria presso San Satiro, dove nel 1486 porta a termine il finto coro affrescato. Probabilmente l'artista è coinvolto anche nei lavori di ricostruzione dell'edificio. |
1486 | Inizia a lavorare al ciclo degli Uomini d'arme nella casa di Gaspare Ambrogio Visconti, poeta e consigliere della corte sforzesca. |
1487 | L'artista inizia a occuparsi della costruzione del tiburio del Duomo di Milano scrivendo una relazione sul problema proponendo la sua soluzione per la realizzazione dell'opera: si tratta del suo unico scritto teorico che ci sia giunto. |
1488 | È a Pavia dove si trova a lavorare nel cantiere del Duomo. |
1490 circa | Attorno a quest'anno realizza il celeberrimo Cristo alla colonna. |
1492 | Bartolomeo Calco, segretario di Ludovico il Moro, chiede a Bramante l'allestimento di alcune scenografie per una festa (l'artista infatti si occupava talvolta anche di allestimenti scenografici). A partire dallo stesso anno si occupa della ricostruzione della canonica della basilica di Sant'Ambrogio a Milano, su commissione di Ludovico il Moro e del fratello di quest'ultimo, Ascanio Sforza. Nello stesso anno inizia la ricostruzione di Santa Maria delle Grazie, il cui progetto fu realizzato dall'artista (del progetto bramantesco però fu realizzata soltanto la tribuna). |
1494 | L'artista è attivo nel cantiere del castello di Vigevano: è forse a lui che si deve la conformazione di Piazza Ducale. |
1497 | Viene completata, su probabile progetto di Donato (non ci sono documenti che lo attestano ma la critica tende ad assegnarlo a lui), la facciata della chiesa di Santa Maria Nascente ad Abbiategrasso. |
1499 | A seguito della cacciata di Ludovico il Moro da Milano, Donato lascia la città lombarda e si trasferisce a Roma. |
1500 | Il cardinale Oliviero Carafa gli commissiona la progettazione del chiostro e del convento di Santa Maria della Pace. |
1502 | I reali di Spagna gli commissionano la realizzazione del tempietto di San Pietro in Montorio: il piccolo edificio sacro è uno dei capolavori del Rinascimento in architettura. |
1503 | A seguito dell'elezione al soglio pontificio di Giulio II, Donato inizia a lavorare per il vaticano. |
1504 | L'artista progetta il collegamento tra i Palazzi Vaticani e la villa di Innocenzo VIII: si tratta del “Cortile del Belvedere”, che l'artista però non fece in tempo a vedere completato. |
1505 | È tra gli artisti incaricati di progettare la nuova Basilica di San Pietro: l'artista ideò un tempio a croce greca sormontato da una imponente cupola. Durante i lavori, Donato Bramante fece demolire gran parte della preesistente basilica, ricevendo per questo l'epiteto di “mastro Ruinante” e venendo travolto da critiche e polemiche. Tuttavia, alla scomparsa dell'artista, la Basilica rimase ancora un cantiere aperto. Sempre nel 1505, Donato è impegnato nei lavori all'acquedotto Mario. Intorno allo stesso anno, Giulio II lo nomina sovrintendente delle costruzioni papali. |
1506 | Lavora al restauro della rocca di Viterbo. Sempre nello stesso anno si occupa di lavori di manutenzione a Castel Sant'Angelo. |
1508 | Presenta il progetto per la realizzazione di via Giulia. Nello stesso anno ottiene un ruolo nella progettazione del forte di Civitavecchia. |
1509 | Per volontà del papa, Bramante è a Loreto dove lavora al Santuario della Santa Casa: progetta la facciata (che non sarà mai realizzata) e disegna il rivestimento marmoreo della Santa Casa, che sarà realizzato dopo la sua scomparsa. |
1510 | Progetta Palazzo Caprini a Roma (l'edificio oggi non è più esistente). |
1514 | L'11 aprile, dopo un aggravarsi delle condizioni di salute già precarie da qualche anno, Donato scompare a Roma. |