Val Venosta, cosa vedere: i 10 luoghi da non perdere


Cosa vedere in Val Venosta: 10 luoghi da non perdere tra borghi, arte e natura.

Famosa per le sue mele, per le montagne e per la varietà dei suoi paesaggi, la Val Venosta è una delle più popolari mete turistiche dell’Alto Adige, in ogni stagione: d’inverno si affollano i suoi impianti sciistici, d’estate è invece possibile concedersi lunghe passeggiate tra boschi, prati e sentieri, magari cercando di vedere qualche animale o qualche pianta caratteristica. Si tratta infatti di una zona particolarmente favorita dal buon clima: la Val Venosta è un luogo poco piovoso e questo la rende una meta particolarmente piacevole in tutti i periodi dell’anno. La Val Venosta costituisce la parte più occidentale della provincia di Bolzano e si estende dal passo di Resia, dove si trovano le sorgenti dell’Adige, fino ad arrivare ai dintorni di Merano. Attorno alla cittadina principale, Silandro, si trovano gli altri dodici comuni del comprensorio (Castelbello-Ciardes, Curon Venosta, Glorenza, Laces, Lasa, Malles Venosta, Martello, Prato allo Stelvio, Silandro, Sluderno, Senales, Stelvio e Tubre), ognuno in grado di offrire mete particolari. Castelli, città antiche, i sentieri ai piedi del monte Ortles, musei che raccontano la secolare storia di questa terra che per secoli fu divisa tra Svizzera e Tirolo fino a diventare completamente italiana dopo la prima guerra mondiale (ancora oggi, oltre il 90% degli abitanti della Val Venosta è di madrelingua tedesca, con punte che superano il 98% in alcuni comuni fino ad arrivare al 100% del Comune di Martello). C’è tanto da vedere in Val Venosta, e qui proviamo a elencare le dieci mete imperdibili per il vostro viaggio.

1. Glorenza

Glorenza (Glurns in tedesco) è uno dei comuni più piccoli dell’Alto Adige (appena 913 abitanti) ma è uno dei più singolari: è infatti la città medievale meglio conservata della zona, circondata da una cerchia muraria cinquecentesca, costruita per volere dell’imperatore Massimiliano I, che ci è arrivata intatta, con le sue tozze porte d’accesso sormontate da vistosi tetti spioventi, tipici della zona. La cittadina, situata lungo le rive dell’Adige, si sviluppa attorno a piazza del Mercato e la sua antica vocazione commerciale è testimoniata dai portici che nel centro la percorrono (le strade porticate di Glorenza sono le uniche che si possono percorrere in Val Venosta) e che scorrono tra i suoi edifici del tardo Medioevo. Nel centro si visita la chiesa di San Pancrazio, facilmente riconoscibile per via del suo alto campanile a Cipolla. La chiesa conserva anche affreschi quattrocenteschi, tra cui quello raffigurante il Giudizio universale, del 1496, che decora la base del campanile. Glorenza fa parte del circuito dei “Borghi più belli d’Italia”.

Glorenza. Foto: Suedtirol.info
Glorenza. Foto: Suedtirol.info

2. L’abbazia di Monte Maria a Malles Venosta

L’abbazia di Monte Maria (Marienberg in tedesco) si trova a Malles Venosta e ha una storia molto antica, lunga novecento anni: venne infatti fondata nel XII secolo dai nobili di Tarasp laddove sorgeva una cappella ancora più antica dedicata alla Vergine Maria. L’aspetto attuale tuttavia è seicentesco: l’intero complesso infatti venne ampiamente ristrutturato a partire dal 1643 sotto l’abate Jakob Grafinger, e nel corso di questi lavori la chiesa abbaziale, in stile romanico, venne trasformata in un sontuoso tempio barocco, tanto da essere l’unica basilica a tre navate con colonne di tutta la Val Venosta. Della struttura più antica è rimasto comunque il portale romanico, del XII secolo, e si è conservata anche la cripta con i suoi affreschi medievali, che palesano evidenti influssi bizantini. Il complesso include anche un chiostro, un giardino, una biblioteca, una cappella dedicata a Sant’Egidio che venne edificata sul luogo dove si trovava l’originaria cappella della Vergine. L’abbazia ospita anche un museo, aperto nel 2008, che racconta la storia del sito attraverso opere d’arte, paramenti liturgici, reperti archeologici.

L'abbazia di Monte Maria a Malles Venosta
L’abbazia di Monte Maria a Malles Venosta. Foto: Luca Lorenzi

3. Il Castello di Castelbello

Si trova nel Comune di Castelbello-Ciardes e ha origini medievali: i primi documenti che lo riguardano risalgono infatti al 1238, anche se la sua storia probabilmente è precedente (venne edificato per volere dei signori di Montalban e divenne poi possesso dei Conti del Tirolo, che lo cedettero in seguito ai conti di Hendl, i quali ne mantennero il possesso fino al 1956, quando fu infine acquistato dallo Stato italiano: oggi invece è della Provincia Autonoma di Bolzano, che lo ha ricevuto dallo Stato). Il castello di Castelbello (Schloss Kastelbell) sorge sopra un alto sperone di roccia e domina la Val Venosta: il suo profilo massiccio e imponente è ben riconoscibile dalla strada statale che percorre la valle. Si presenta infatti come una possente fortezza medievale, che non ci è però giunta intatta a causa degli incedi e dell’incuria che lo hanno colpito nei secoli (tanto che fu restaurato a più riprese tra gli anni Sessanta e Novanta). Il Castello di Castelbello oggi è aperto al pubblico: vi si possono compiere visite guidate che illustrano la storia della struttura, ma è anche sede espositiva e luogo dove si tengono concerti.

Il Castello di Castelbello
Il Castello di Castelbello

4. Castel Coldrano

Castel Coldrano (Schloss Goldrain) si trova nel territorio comunale di Laces, e nacque come fortezza dei conti Hendl, situata alle pendici del monte Mezzodì, e venne poi trasformato, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, in un’elegante dimora nobiliare, pur mantenendo all’esterno il suo aspetto austero. Attorno al suo spazioso cortile interno si sviluppa una struttura in tre ali, chiusa da una cinta di mura lungo la quale si trovano bastioni cilindrici. Di quello che si trovava una volta all’interno del castello (opere d’arte, arredamenti), è rimasto poco, ma si può comunque osservare all’interno di Castel Coldrano una preziosa stufa in maiolica cinquecentesca, tipica di queste terre. Oggi il castello è sede di un centro di formazione e di aggiornamento professionale, ma è anche sede di convegni ed è possibile affittare le sue sale per eventi.

Castel Coldrano
Castel Coldrano. Foto: Suedtirol.info

5. Il Museo Val Venosta di Sluderno

Situato nella cittadina di Sluderno, il Museo della Val Venosta, noto anche come “VUSEUM” (Vintschger Museum, il suo nome in tedesco), racconta la storia di questa valle dell’Alto Adige. Si suddivide in tre sezioni o “mostre permanenti”: una è dedicata all’archeologia del territorio, con reperti che provengono dal sito archeologico della collina Ganglegg che dà conto dello sviluppo degli insediamenti preistorici della Val Venosta, raccontandone la vita, la cultura, la religione, l’artigianato. La mostra permanente “Wasser Wosser” è invece dedicata allo sviluppo idrico della Val Venosta, e infine la mostra permanente “I bambini di Svevia” narra la storia dei bambini della Val Venosta che, spinti dalla povertà che in antico affliggeva questa valle, erano costretti in estate a camminare a piedi fino all’alta Svevia (in Germania) per trovare lavoro. Il Museo della Val Venosta ospita inoltre mostre temporanee, eventi e laboratori.

Il Museo Val Venosta di Sluderno
Il Museo Val Venosta di Sluderno. Foto: Suedtirol.info

6. Il lago di Resia

È probabilmente la meta più nota della Val Venosta, soprattutto per lo scenografico campanile sommerso del borgo di Curon, che si può ammirare da vicino percorrendo il pontile in legno che si trova sulle acque del lago. Il lago di Resia (Reschensee) è un lago artificiale situato a 1.498 metri sul livello del mare e formatosi a seguito della costruzione della grande diga del 1950: la diga infatti provocò l’unione dei due laghi naturali che si trovavano in quest’area, il lago di Resia e il lago di Curon, e sommerse anche l’antico borgo di Curon Venosta, di cui rimane il campanile a testimoniare l’effetto dello sviluppo. Il campanile romanico è l’unica parte rimasta visibile della chiesa romanica del 1357, ricostruita durante l’Ottocento. Una curiosità: le vicende che hanno portato alla creazione del lago di Resia e al conseguente affondamento del borgo di Curon Venosta sono raccontate nel libro Resto qui di Marco Balzano, uno dei migliori romanzi italiani degli anni Duemila.

Il lago di Resia
Il lago di Resia. Foto: Wikimedia/Noclador

7. Castel Coira

Uno dei castelli più scenografici dell’Alto Adige: Castel Coira (Churburg) ha origini medievali, essendo stato fondato intorno al 1260 per volere del principe-vescovo di Coira, Heinrich von Montfort. Si trova a Sluderno, che anticamente dipendeva dalla città svizzera di Coira: nel 1297 passò al feudo dei Matsch che, nel corso del Cinquecento, rimaneggiarono l’edificio che oggi dunque si presenta in una commistione di tre stili diversi (romanico, tardogotico e rinascimentale). Il nucleo più antico ha infatti l’aspetto di una massiccia fortezza medievale, con mura e torri, mentre agli inizi del Cinquecento la struttura venne stesa con un nuovo nucleo abitativo in stile gotico, situato tra il palazzo e il mastio, e furono aperti anche i giardini terrazzati. Infine, all’inizio del Seicento, il castello fu trasformato in residenza signorile, secondo il gusto dell’epoca: un nuovo loggiato rinascimentale, sale decorate da affreschi, la cappella di San Giacomo. All’interno da vedere la Sala delle Armature, che conserva 50 armature antiche complete e un buon numero di armi, la Sala del Conte Giacomo (ovvero Giacomo Trapp VII, feudatario vissuto nella seconda metà del Cinquecento), con gli affreschi che raccontano la storia del nobile, la Sala degli Antenati con i ritratti della famiglia Trapp che per secoli detenne il possesso di Castel Coira.

Castel Coira
Castel Coira. Foto: Ministero della Cultura

8. Le sorgenti dell’Adige

Occorre intanto distinguere: c’è una falsa sorgente dell’Adige, e una vera sorgente dell’Adige. Per arrivare a quella falsa è necessaria una breve escursione partendo dal borgo di Resia, sulle sponde dell’omonimo lago: attraversando un sentiero che s’inoltra nel bosco, indicato dalla segnaletica, si arriva alla sorgente dell’Adige (Etschquelle), il fiume che attraversa il Trentino Alto-Adige. Da qui si gode anche un’ottima vista sul lago di Resia. La passeggiata, lunga 2,5 chilometri, presenta un dislivello di soli 54 metri, ed è adatta a tutti i camminatori. Sul luogo, una serie di pannelli illustra nei dettagli le sorgenti. La sorgente vera sta invece più a monte, al bunker numero 20 costruito in epoca fascista al passo Resia. Ci si arriva salendo ulteriormente dalla sorgente falsa.

Falsa sorgente dell'Adige. Foto: Luca Lorenzi
Falsa sorgente dell’Adige. Foto: Luca Lorenzi

9. Silandro

Centro principale della Val Venosta, Silandro (Schlanders) è una città di poco più di seimila abitanti, di antichissime origini (è attestato un insediamento celtico chiamato Slaranusa, ovvero “fiume dei salici”). È però durante il Medioevo che Silandro si sviluppa, diventando uno dei principali Comuni della zona, e uno dei pochi dove si teneva un fiorente mercato. A Silandro si ammirano la chiesa gotica (rimaneggiata però nel Seicento) dell’Assunta, riconoscibile per via del suo campanile alto più di 90 metri (il più alto di tutto l’Alto Adige), i due castelli (lo Schlandersburg e lo Schlandersberg, il primo ai margini del centro, il secondo costruito sopra a un colle che domina la città), oltre al centro storico che conserva buona parte del suo impianto antico.

Silandro
Silandro. Foto: Arnold Unterholzner

10. Le cave di marmo di Lasa

Il marmo di Lasa è uno dei prodotti d’eccellenza della Val Venosta, e lo sfruttamento delle cave di marmo di quest’area è un fatto relativamente recente. Venne usato già dai romani, che adoperarono lastre di marmo di Lasa per pavimentare la via Claudia Augusta, ma lo sfruttamento moderno è cominciato nel XIX secolo: era infatti il 1883 quando allo scalpellino Josef Lechner veniva concesso l’appalto, da parte del Comune di Laas (questo il nome tedesco di Lasa) per scavare il prezioso materiale. È un marmo bianco, purissimo e molto resistente, caratteristiche che lo rendono un materiale di particolare pregio, molto ricercato. Sul posto è possibile, grazia ad alcuni operatori specializzati, compiere visite alle cave di marmo di Lasa, per conoscere nei dettagli la storia dell’“oro bianco” del borgo altoatesino. Infine, una curiosità: ogni anno, nel primo fine settimana di agosto, si tiene un singolare evento chiamato “Marmo e albicocche”, una festa di paese che celebra i due prodotti più noti di quest’area della Val Venosta. Appunto, il marmo e le albicocche.

Cava di marmo a Lasa. Foto: Hans Urian
Cava di marmo a Lasa. Foto: Hans Urian

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