Cominciamo oggi una serie di articoli che vi porteranno alla scoperta della Romagna rinascimentale: sei itinerari attraverso le province e i comuni di questo territorio, tra arte e natura, dove alcune delle più importanti signorie del Rinascimento, quali gli Este e i Malatesta, hanno lasciato per sempre la loro impronta, dove grandi artisti hanno progettato e lavorato alle loro opere e dove famosi personaggi del passato si sono avvicendati scrivendo pagine della storia.
Il primo itinerario Leonardo da Vinci e Cesare Borgia: ingegno e intelletto a corte ci porta tra le province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e Ferrara, e nella città di Imola, seguendo le tracce di Leonardo da Vinci, che nel 1502 intraprese un viaggio in terra di Romagna, chiamato da Cesare Borgia, figlio naturale di papa Alessandro VI e conosciuto anche come il Valentino, per dotare le terre romagnole conquistate di aggiornate infrastrutture civili e militari. L’appellativo “Valentino” si deve a Luigi XII, che lo chiamò in Francia e per lui creò il ducato del Valentinois. Cesare Borgia e Leonardo si erano conosciuti nel 1499 a Milano, quando l’artista era al servizio della corte di Ludovico il Moro, e date le sue spiccate doti anche da ingegnere militare, al Borgia Leonardo da Vinci sembrò la persona più giusta a cui affidare questo compito. Documento ufficiale di quest’investitura è considerata la lettera patente rilasciata il 18 agosto 1502, scoperta e pubblicata nel 1792, nella quale Cesare Borgia definisce Leonardo suo “Architecto et Ingegnero Generale” che doveva “vedere, mesurare, et bene extimare” allo scopo di “considerare li Lochi et Forteze e li Stati nostri, Ad ciò che secundo la loro exigentia et suo iudicio possiamo provederli”. Leonardo avrebbe dovuto quindi individuare e progettare le opere militari e civili adatte alla difesa contro i nemici e al consolidamento del suo potere nelle terre conquistate della Romagna. Sul cosiddetto Codice L, grazie al quale abbiamo ancora oggi testimonianza di questa ricognizione, appuntava promemoria e osservazioni su fortificazioni, scavi del terreno, il moto delle acque, problemi tecnologici, studi sul volo degli uccelli, e note di aritmetica.
L’itinerario promosso da Visit Romagna tocca Cesena, Forlì, Faenza, Solarolo, Imola, Rimini, San Leo, Sogliano al Rubicone, Cesenatico e Pennabilli; nella maggior parte di questi luoghi Leonardo da Vinci passò per compiere questo incaricato affidatogli da Cesare Borgia.
L’8 agosto 1502 Leonardo è a Rimini, dove si concentra in particolare sugli strumenti di escavazione dei fossati e sulle problematiche strettamente legate agli eventi bellici, ma la sua attenzione si rivolge anche a sistemi acustici complessi da utilizzare durante le feste di corte, data la sua passione per gli strumenti musicali. Centro della signoria dei Malatesta, Rimini offre ancora oggi meravigliose tracce del suo passato rinascimentale: Castel Sismondo, residenza-fortezza di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che oggi ospita parte del Fellini Museum, e il Tempio Malatestiano, edificio pensato e costruito per celebrare le ambizioni di Sigismondo, signore di Rimini, al cui interno è conservato l’affresco Sigismondo Malatesta inginocchiato davanti al suo santo protettore Sigismondo, capolavoro di Piero della Francesca, considerato la prima opera pittorica pienamente rinascimentale, in un contesto ancora legato al gotico cortese.
Due giorni dopo, il 10 di agosto 1502, Leonardo si trova già a Cesena, città tra le sedi principali del ducato di Cesare Borgia: quest’ultimo voleva infatti ampliarla collegandola con un canale navigabile al porto Cesenatico e renderla così sede del suo Ducato. Borgia aveva tanti progetti per Cesena e Leonardo rimase qui oltre un mese: dovette occuparsi principalmente di opere difensive e a questo scopo effettuò misurazioni dettagliate della cinta muraria malatestiana e delle fortificazioni poste sul colle Garampo. Se si vogliono vedere le mura antiche di Cesena, si parte da Porta Fiume, l’unica torre di controllo superstite delle due collocate agli estremi del Ponte di San Martino, e si segue il perimetro verso nord e verso via Mura Federico Comandini: i torrioni conservano ancora le tracce delle arcate e del camminamento sopraelevato che li congiungeva. Questo tratto fu disegnato nel 1502 da Leonardo da Vinci insieme al resto del perimetro fortificato, allo scopo di adeguare il sistema di difesa all’utilizzo delle armi da fuoco pesanti. Alcuni disegni del Codice L documentano la sua attenzione per le fortificazioni cesenati, inclusa la rocca, ritratta con le sue rampe d’accesso a tornanti e identificata dalla scritta “rocca di Cesena”, e il suo possibile coinvolgimento per alcune opere pubbliche, quali il raddrizzamento del fiume Savio. Se ci si sposta a Villa Silvia Carducci, sede del Museo Musicalia, è invece possibile ammirare uno dei primissimi esempi di strumento musicale meccanico della storia: il tamburo meccanico di Leonardo Da Vinci, ideato per scopi pratici e militari: questo era montato su grandi ruote e azionato con una manovella e serviva per dare il tempo alla marcia dei soldati. L’esemplare al Museo Musicalia è stato costruito a partire dai disegni originali di Leonardo.
In provincia di Cesena, a Sogliano al Rubicone, è visitabile inoltre il museo dedicato al periodo romagnolo di Leonardo da Vinci. Con l’intento d’illustrare le caratteristiche del territorio e le sue tradizioni attraverso le osservazioni di questo uomo d’ingegno, il museo si articola in due sezioni: una scientifica che vuole documentare, mediante l’esposizione di copie anastatiche di manoscritti, studi, disegni ed appunti, le analisi legate ad aspetti di fisica, di meccanica e idraulica, svolte da Leonardo durante il suo soggiorno in Romagna. La seconda sezione, etnografica, presenta gli studi sugli usi e costumi della tradizione popolare romagnola del XVI secolo, con particolare riferimento al tema dell’acqua, del suono e della natura. Vi sono anche i modelli e le immagini delle due “concavità” realizzate nel parco pubblico San Donato sulla base delle osservazioni compiute da Leonardo per amplificare i suoni emessi dai corni utilizzati dai pastori romagnoli dell’epoca per comunicare a distanza tra loro. Dal centro storico di Sogliano parte anche il Cammino di Leonardo, un percorso lungo circa sette chilometri dedicato alla riscoperta del territorio circostante e delle opere lasciate dall’artista.
Leonardo è a Cesenatico il 6 settembre 1502: qui disegna la planimetria del Porto Canale, anche se il suo progetto rimase su carta. Porto Canale è oggi l’asse principale attorno al quale sorge il centro storico di Cesenatico e sulle cui banchine oggi passeggiano cittadini e turisti. Nel suo tratto più interno, il porto ricalca ancora le linee disegnate nel 1502 da Leonardo da Vinci, e nel tratto più recente, nei pressi del faro, le imponenti porte vinciane difendono oggi il centro abitato dalle mareggiate: una realizzazione di moderna tecnologia condotta sull’esempio dei progetti leonardeschi. Nel Codice L sono inoltre contenuti disegni che Leonardo eseguì a Cesenatico; in particolare si riconosce una veduta disegnata dalla sommità della torre malatestiana posta a difesa del porto.
Forse, tra la partenza da Cesenatico e l’arrivo a Imola, è possibile considerare una tappa di Leonardo a Faenza. Nel suo libretto d’appunti annota una serie di distanze tra le città allineate lungo la Via Emilia e, tra queste, “Faenza sta con Imola tra levante e scirocco in mezzo giusto a 10 miglia di spazio”. Nelle osservazioni di carattere geologico presenti nel Codice Leicester c’è invece un riferimento indiretto ala città e alle sue ceramiche: Leonardo infatti accenna alla “terra da far boccali” e alla “terra da far vasi” della “Val di Lamona”, ovvero del fiume Lamone. Per scoprire la tradizione ceramica faentina, immancabile a questo punto una visita al MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche.
Infine, Imola. Leonardo fu nella città nell’autunno 1502 fino alla fine di dicembre. Il documento fondamentale che lega Imola a Leonardo è la famosa mappa della città conservata alla Royal Library di Windsor. Testimonianza della precisa rappresentazione cartografica delle città e del territorio del ducato di Cesare Borgia, la mappa leonardesca di Imola è una rappresentazione zenitale della struttura urbana: definisce i quartieri, gli isolati, il perimetro dei singoli edifici e gli spazi verdi, le mura perimetrali, le porte della città e l’estremo baluardo difensivo della Rocca. Disegna poi in azzurro il percorso dell’alveo del fiume.
A un altro esponente della famiglia Borgia, Lucrezia, sorella del già menzionato Cesare, è invece dedicato un altro itinerario, che narra il percorso intrapreso da Lucrezia Borgia il 1° febbraio 1502, insieme alla cognata Isabella di Mantova, per raggiungere a Ferrara il neo-marito Alfonso I d’Este. Il viaggio di Lucrezia Borgia: un itinerario tra arte, storia e natura ha inizio nel comune di Malalbergo, in provincia di Bologna, a cui è legato un episodio della vita di Lucrezia. Figlia di papa Alessandro VI, Lucrezia Borgia si sposò a Roma per procura, nel 1502, con il duca Alfonso d’Este. Un lungo e magnifico corteo partì quindi da Roma il 6 gennaio, attraversò l’Umbria e le Romagne, per arrivare alla fine del mese nella capitale del ducato estense, dove Ercole I, duca di Ferrara, aveva preparato un fastosissimo ricevimento. A Malalbergo, Lucrezia Borgia incontrò la cognata Isabella marchesa di Mantova e, insieme, ripresero il viaggio verso Ferrara, in barca. Attraverso i canali navigabili arrivò a Torre della Fossa accompagnata da una numerosa corte e qui avvenne un incontro memorabile: i due sposi si incontrarono proprio qui. La sposa scese dall’imbarcazione sulla sponda del canale e baciò la mano al duca, il quale ricambiò cordialmente; salì poi sul sontuoso bucintoro estense (galea di stato) diretto a Ferrara, mentre un gran numero di cortigiani estensi e gentiluomini l’accompagnava cavalcando sugli argini. La sera Lucrezia albergò nel palazzo di Alberto d’Este nel Borgo di San Luca, sull’altra riva del Po, di fronte alla Porta San Paolo, e il giorno successivo, dopo aver attraversato il ponte di Castel Tedaldo, entrò in città.
A Ferrara sono diversi i luoghi a lei legati: in primo luogo il Castello Estense, dove Lucrezia Borgia e Alfonso I d’Este abitarono per ben diciassette anni. Alfonso proseguì l’opera di ristrutturazione del castello già intrapresa dal padre Ercole, supportata dall’architetto di corte Biagio Rossetti. Fece rimodernare l’appartamento della duchessa, accomodare altre ali e sale del Castello, completare le grandi cucine ducali e modificare ed ampliaare l’appartamento-studio che fu del padre, sulla via Coperta, realizzando i Camerini dorati o d’alabastro, un vero programma decorativo al quale furono chiamati a collaborare i più grandi artisti del tempo, quali Tiziano, i fratelli Dossi, Antonio Lombardo, Raffaello Sanzio e Giovanni Bellini.
A Casa Romei, ora museo, Lucrezia si ritirava per periodi di preghiera e meditazione. Qui sono oggi ospitati capolavori di Donatello, Francesco del Cossa, Bastianino, Alfonso Lombardi, mentre le stanze al piano terra conservano ancora la decorazione originale di gusto gotico, soprattutto nella Sala delle Sibille. Nel Monastero del Corpus Domini si trova invece la sua tomba; oltre a lei, sono qui sepolti altri personaggi della famiglia d’Este: Ercole II, Eleonora d’Aragona, Alfonso I, Alfonso II, Eleonora (figlia di Alfonso I) e Lucrezia (figlia di Ercole II), entrambe monache in questo monastero. Infine, a Palazzo Schifanoia, simbolo della Ferrara degli Este e custode e dei meravigliosi affreschi del Salone dei Mesi, è presente nel medagliere il ritratto di Lucrezia.
Per maggiori informazioni sugli itinerari dedicati alla Romagna rinascimentale visitare il sito di Visit Romagna
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