La Romagna rinascimentale: Piero della Francesca e Leon Battista Alberti a Rimini e il Rinascimento ravennate


Proseguiamo la scoperta della Romagna rinascimentale con altri due itinerari che vi porteranno tra Rimini, Ferrara e Ravenna. 

Proseguiamo la serie di articoli che vi hanno portato alla scoperta della Romagna rinascimentale con altri due itinerari promossi da Visit Romagna, volti a conoscere luoghi tra arte, natura e cultura delle province e dei comuni della Romagna legati a questa straordinaria epoca, che ha visto grandi artisti attivi sul territorio lasciare preziose testimonianze del loro passaggio.

Ne è prestigioso esempio Piero della Francesca, che alla corte del marchese Leonello d’Este, fratellastro di Borso d’Este, lavorò nel 1448-49 al Castello di San Michele e nella chiesa di Sant’Andrea, per realizzare affreschi che sfortunatamente andarono perduti. A Rimini invece, dove l’artista giunse nel 1451 chiamato da Sigismondo Pandolfo Malatesta, lavorò all’interno di quel capolavoro architettonico che è il Tempio Malatestiano (leggi qui il nostro articolo dedicato). E qui vi realizzò l’affresco raffigurante Sigismondo Malatesta inginocchiato davanti al suo santo protettore Sigismondo, prima opera pittorica pienamente rinascimentale, in un contesto ancora legato al gotico cortese, e unica opera datata di Piero della Francesca nel territorio emiliano-romagnolo, che dunque testimonia il periodo legato alla corte dei Malatesta.

L’aspetto esteriore del Tempio Malatestiano si deve tuttavia a Leon Battista Alberti, il quale, a partire dal 1453, cominciò a sistemare l’esterno dell’antica chiesa di San Francesco, una basilica gotica a navata unica e cappelle laterali: la commissione gli era stata affidata da Sigismondo Malatesta, dal 1432 signore di Rimini e Fano. Il grande architetto ideò un tempio innovativo: utilizzò per la facciata la struttura tipica dell’arco di trionfo romano, ispirandosi all’Arco di Augusto di Rimini e, come in un tempio antico, inserì anche un fregio con l’iscrizione SIGISMUNDUS PANDULFUS MALATESTA PANDVLFI F V FECIT ANNO GRATIAE MCCCCL, ovvero “Sigismondo Pandolfo Malatesta, figlio di Pandolfo, realizzò per voto nell’anno di grazia 1450”. Secondo il progetto di Leon Battista Alberti, il monumento si sarebbe dovuto concludere con l’inserimento di una maestosa rotonda coronata da una cupola ripresa dal Pantheon di Roma, ma il progetto rimase incompiuto con la morte di Sigismondo Malatesta avvenuta nel 1468, anche se i lavori si erano già fermati all’epoca degli scontri con Pio II. Al Museo della Città di Rimini è conservata una medaglia di Matteo de’ Pasti, collaboratore di Alberti a Rimini, sulla quale è visibile il progetto completo del Tempio Malatestiano con la prevista cupola.

Oltre a Rimini, Leon Battista Alberti fu anche legato a Ferrara, dove produsse alcuni dei suoi trattati, come il Theogenius e il De equo animante, dedicati entrambi a Leonello d’Este, principe e signore della città tra 1441 e 1450. Il famoso architetto e intellettuale sarebbe probabilmente legato anche al campanile del Duomo di Ferrara, costruito a partire dal 1412 e terminato a più riprese tra il 1451 e 1487. Secondo le recenti indagini di Francesco Ceccarelli, non solo si riconsidera l’attribuzione albertiana del campanile ferrarese (gli stessi marmi furono utilizzati anche per il Tempio Malatestiano), ma l’anticipata cronologia (1454 circa) ne suggerisce il ruolo di prototipo.

Intento dell’itinerario Leon Battista Alberti e Piero della Francesca. La rinascita delle arti tra Ferrara e Rimini, che si sviluppa tra le città di Rimini e Ferrara, è proprio far scoprire ai visitatori il ricco patrimonio storico-artistico e intellettuale che Piero della Francesca e Leon Battista Alberti ci hanno lasciato quando questi erano attivi alla corte estense e alla corte malatestiana.

Attraverso il progetto Montefeltro Art Views, frutto della collaborazione tra GAL Montefeltro Sviluppo, Regione Emilia-Romagna e l’architetto paesaggista Carlo Leonardi, è inoltre possibile nel Montefeltro riscoprire i paesaggi e gli scorci esatti che hanno fatto da sfondo a celebri opere come Il Battesimo di Cristo, La Resurrezione, La Natività, Il Ritratto di Battista Sforza, San Gerolamo e un devoto. Paesaggi che fino al 2007 si credevano immaginari, fino a quando alcuni studiosi hanno ritenuto di averli identificati. Ne facciamo qualche esempio: Montecopiolo - Monte Palazzolo avrebbe ispirato Piero della Francesca per la sua Natività, e sempre a Montecopiolo, in località Pugliano, si troverebbe invece il paesaggio che ha ispirato la Resurrezione. A Sant’Agata Feltria, in località Petrella Guidi, lo sfondo del Battesimo di Cristo; a San Leo quello di San Girolamo e un devoto, mentre a Poggio Torriana, in località Montebello, quello del Ritratto di Battista Sforza.

Il Tempio Malatestiano. Foto di Visit Romagna
Il Tempio Malatestiano. Foto di Visit Romagna
Piero della Francesca, Sigismondo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo (1451; Rimini, Tempio Malatestiano). Foto S.I.B.
Piero della Francesca, Sigismondo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo (1451; Rimini, Tempio Malatestiano). Foto Save Italian Beauty
Montefeltro Art Views, Battista Sforza
Montefeltro Art Views, Battista Sforza

Protagonisti invece dell’itinerario La scuola d’arte a Ravenna tra XV e XVI secolo: i capolavori pittorici di Francesco Zaganelli e Luca Longhi, che conduce nella Ravenna rinascimentale, sono Francesco Zaganelli (Cotignola, 1450/1460 – Ravenna, 1532) e Luca Longhi (Ravenna, 1507 – 1580). Il primo, influenzato dall’arte rinascimentale ferrarese, soprattutto da Ercole de’ Roberti, realizza a partire dal 1513 a Ravenna opere molte delle quali sono oggi custodite al MAR Museo d’Arte della Città, e tra il 1518 e il 1532 esegue molte opere per le chiese ravennati: nella chiesa di San Nicolò si trovano Il Presepio e i santi Caterina e Sebastiano; nella chiesa di Sant’Agata la Crocifissione e i dolenti; in quella di San Romualdo la Resurrezione di Lazzaro. Il secondo porta invece nella sua città natale, grazie ai suoi capolavori, il manierismo caratterizzato da uno stile raffinato ma stravagante e da colori brillanti. Inizialmente la sua pittura tende verso forme aggraziate e dolci, fino a che il suo linguaggio artistico non viene influenzato dalla maniera di fine Cinquecento. I suoi capolavori si possono ammirare al MAR di Ravenna, ma anche nelle chiese cittadine, come in Santa Maria in Porto, in Santa Barbara, in San Francesco, in Sant’Agata, in Santa Maria Maggiore, in San Giovanni Battista e nel Duomo: opere che il pittore compie a stretto contatto con i figli Francesco e Barbara, pittori altrettanto talentuosi quanto il padre. E ancora, nel Palazzo Arcivescovile e nella Biblioteca Classense, dove è conservato il dipinto su muro a fondale del refettorio raffigurante le Nozze di Cana, nel quale si riconosce sullo sfondo la Ravenna del 1579.

Longhi esegue inoltre le due tavole raffiguranti l’Adorazione dei Pastori e Cristo sorretto dagli angeli per l’abate di Classe, oggi custodite al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna. Per la Basilica di San Vitale porta a termine invece nel 1559 la tavola con il Martirio di San Ursicino e tra il 1579-1580 dipinge in San Domenico la tela con l’Invenzione della Croce.

Sono testimonianze della Ravenna rinascimentale (il Rinascimento invade la città con l’arrivo dei veneziani che la conquistano nel 1441, e è da questo momento che Ravenna inizia a dotarsi di piazze, complessi monumentali e chiese che rispecchiano i gusti artistici e i canoni di bellezza classica propri del Rinascimento) la Rocca di Brancaleone, la Piazza del Popolo, la cui planimetria seguiva i dettami di Leon Battista Alberti, e c’è da sottolineare come numerose chiese della città, quali la chiesa di San Francesco, la chiesa di San Giovanni Evangelista, Sant’Apollinare Nuovo e anche il complesso di San Vitale, in quest’epoca si arricchiscano di portici, cappelle e decorazioni che fanno diretto riferimento a canoni rinascimentali.

Anche a Forlimpopoli si trovano opere di Luca Longhi: due pale d’altare su tela che appartengono alla fase giovanile del pittore sono conservate nella Collegiata di San Ruffillo. Si tratta della Madonna in trono col Bambino e i santi Ruffillo e Antonio da Padova posta sull’altare Maggiore e della Madonna in trono col Bambino e i santi Valeriano e Lucia posta nell’abside; entrambe vennero commissionate nel primo Cinquecento dal signore di Forlimpopoli, Antonello Zampeschi. Al figlio Francesco sono invece attribuiti una pala d’altare raffigurante l’Immacolata Concezione nella secentesca Chiesa del Carmine e gli affreschi della cappella palatina al piano nobile della Rocca Ordelaffa.

Per maggiori informazioni sugli itinerari dedicati alla Romagna rinascimentale visitare il sito di Visit Romagna.

Luca Longhi, Adorazione dei pastori
Luca Longhi, Adorazione dei pastori. Foto MAR - Museo d’Arte della Città di Ravenna 
Luca Longhi, Nozze di Cana
Luca Longhi, Nozze di Cana. Foto Biblioteca Classense

La consultazione di questo articolo è e rimarrà sempre gratuita. Se ti è piaciuto o lo hai ritenuto interessante, iscriviti alla nostra newsletter gratuita!
Niente spam, una sola uscita la domenica, più eventuali extra, per aggiornarti su tutte le nostre novità!

La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte