Se pensiamo al Rinascimento, dal nostro immaginario emergono automaticamente le meraviglie di città come Firenze, Venezia, Urbino, Padova, Mantova, Vicenza, in parte di Roma, Bologna. Non sono molti però a nominare subito Milano tra le principali città rinascimentali d’Italia: eppure, Milano fu una delle più importanti capitali del Quattro e del Cinquecento, e conobbe una feconda stagione artistica, che culminò, alla fine del XV secolo, con l’arrivo in città di Leonardo da Vinci, che a Milano soggiornò per quasi vent’anni.
Centro propulsore del Rinascimento lombardo, che a Milano e dintorni conobbe declinazioni diverse rispetto a quelle delle altre città d’Italia ma non meno interessanti (l’argomento è stato di recente ampiamente approfondito con la mostra Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento), la città lombarda, dapprima coi Visconti e poi soprattutto con gli Sforza, diventò anche una delle principali capitali artistiche italiane durante il Quattro e il Cinquecento: furono aperti numerosi nuovi cantieri (alcuni degli edifici realizzati all’epoca ancor oggi marcano il volto della città) e arrivarono numerosi artisti, per lo più chiamati da fuori. Uno su tutti, l’architetto fiorentino Antonio di Pietro Averlino, detto il Filarete, giunto nel 1451 a Milano, primo importante architetto toscano attivo in zona. E poi i grandi artisti locali, milanesi o lombardi: Bonifacio Bembo, Giovanni Solari, Bernardino Butinone, Bernardo Zenale, Bartolomeo Suardi detto il Bramantino i fratelli Mantegazza, Giovanni Antonio Amadeo, Agostino de Fondulis, la folta cerchia dei leonardeschi, e molti altri. Le loro opere ci parlano di una Milano che era un importantissimo centro culturale ed economico già tra XV e XVI secolo. Scopriamolo in questo “tour” di dieci luoghi da vedere in città!
L’immagine più nota del Rinascimento a Milano è l’Ultima cena di Leonardo da Vinci, la pittura murale che il grande artista toscano realizzò nel refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie tra il 1493 e il 1498. È uno dei dipinti capitali della storia dell’arte, capace di sorprendere i contemporanei che per la prima volta assistevano a una rappresentazione dell’Ultima cena fortemente umana, con uno studio dei “moti dell’animo” capace di catturare i sentimenti di stupore, delusione, frustrazione e rabbia sui volti degli apostoli al momento dell’annuncio del tradimento di Giuda. Leonardo dipinse l’Ultima cena a secco, e per tale ragione si tratta di un’opera delicatissima, che era già in stato di degrado quando Giorgio Vasari, che la definì “cosa bellissima e maravigliosa”, la vide a metà del Cinquecento. Nel 1980 fu dichiarata, assieme a tutto il complesso di Santa Maria delle Grazie, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco poiché “realizzazione artistica unica, di un valore eccezionale universale che trascende tutte le contingenze storiche”. Tra il 1979 e il 1999 è stata invece oggetto del celeberrimo restauro di Pinin Brambilla Barcilon. Per poter visitare il Cenacolo è consigliabile prenotare con larghissimo anticipo perché le visite, per ragioni di conservazione, sono fortemente contingentate.
La basilica di Santa Maria delle Grazie, edificata tra il 1463 e il 1497 con l’architetto Guiniforte Solari a dirigere i lavori fino all’anno della sua scomparsa (il 1481), fa parte dello stesso complesso dove si trova il Cenacolo di Leonardo ed è una delle architetture rinascimentali più riconoscibili della città. Si presenta esternamente con la sua sobria facciata a capanna e con una cupola racchiusa dal suo caratteristico tiburio a forma di prisma, e all’interno con alcuni dei più importanti capolavori della Milano rinascimentale, a cominciare dalla tribuna di Bramante: l’artista marchigiano fu chiamato a Milano da Ludovico il Moro e gli fu affidato l’incarico (benché manchi la prova dei documenti, anche se sappiamo che negli anni Novanta del Quattrocento Donato Bramante era ingegnere ducale) di progettare la nuova tribuna, ispirata alla Sagrestia Vecchia di Brunelleschi in San Lorenzo a Firenze. Si visitano poi il Mausoleo sforzesco, progettato da Cristoforo Solari, la cappella di Santa Corona con una sontuosa Crocifissione di Gaudenzio Ferrari (autore anche, nella stessa cappella, dell’Ecce Homo e delle decorazioni delle vele), gli affreschi di Giovanni Demio nella Cappella Sauli, la Cappella di San Giovanni Battista con al centro la pala del leonardesco Marco d’Oggiono, la Sagrestia Vecchia, il Chiostro delle Rane. Molti dei dipinti qui presenti in antico furono asportati durante le spoliazioni napoleoniche (una delle maggiori perdite è l’Incoronazione di spine di Tiziano oggi al Louvre).
La chiesa di Santa Maria presso San Satiro, che sorge in una piazzetta che si apre all’inizio della centralissima via Torino, a pochi passi dal Duomo, fu realizzata tra il 1478 e il 1518: il nome della chiesa si deve al fatto che il nuovo edificio di culto rinascimentale fu costruito nei pressi di un piccolo sacello del IX secolo, dedicato a san Satiro, poi inglobato nel complesso. La chiesa si visita soprattutto per ammirare lo spettacolo del finto coro del Bramante, un dipinto che simula un coro monumentale e che si rese necessario perché dietro il transetto sorgevano altri edifici e di conseguenza mancava lo spazio per un’espansione dell’edificio. Donato Bramante risolse il problema creando, in uno spazio profondo appena 97 centimetri, un’opera che, col solo mezzo della prospettiva, fosse in grado di simulare il coro, con tanto di volta a cassettoni, dando l’illusione di un ambiente molto più profondo di quanto non sia in realtà. Ancora, nella chiesa si visitano la Sagrestia bramantesca e il sacello di San Satiro dov’è conservato uno dei capolavori scultorei del Rinascimento lombardo, la straordinaria Pietà di Agostino de’ Fondulis.
La chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore è un’altra chiesa cinquecentesca costruita sulla base di un edificio precedente: in questo caso la costruzione cominciò nel 1503 e terminò dopo brevissimo tempo, nel 1509 (la facciata tuttavia fu terminata solo nel 1574). All’interno si ammirano alcuni capolavori del Rinascimento lombardo: l’Aula dei Fedeli con gli affreschi di Bernardino Luini (che alcuni definiscono con enfasi la “Cappella Sistina di Milano”), la Cappella di San Giovanni Battista affrescata verso il 1545 da Evangelista Luini che probabilmente si avvalse dell’aiuto di un giovanissimo Giuseppe Arcimboldi, la Cappella di Santa Caterina d’Alessandria con le decorazioni che costituiscono il capolavoro estremo di Bernardino Luini, e soprattutto la splendida Aula delle Monache, il primo ambiente della chiesa a essere affrescato, negli anni Dieci del Cinquecento, con opere della bottega di Vincenzo Foppa e Giovanni Antonio Boltraffio, per poi essere completata alcuni anni dopo con gli affreschi di Bernardino Luini.
Il Castello Sforzesco ha origini trecentesche ma in epoca sforzesca furono diverse le modifiche e le aggiunte, su tutte la celeberrima Torre del Filarete, ovvero la Torre principale del Castello Sforzesco, edificata nella seconda metà del Quattrocento: era l’epoca in cui il Castello, da austera fortificazione, divenne centro della corte del Ducato di Milano, tanto che anche gli interni furono decorati. Da non perdere, dunque, una visita alla Sala delle Asse, dove si trova uno dei capolavori di Leonardo da Vinci, il celebre finto pergolato dipinto su tutti i quattro lati dell’ambiente (qui un approfondimento). Altri ambienti furono decorati da Bernardino Zenale, Bernardino Butinone e altri artisti. Al Castello Sforzesco non può mancare una visita alla Pinacoteca, per conoscere da vicino la storia del Rinascimento lombardo con alcune opere importanti di artisti (tutti i maggiori autori dell’epoca sono rappresentati), con un percorso che trova il suo culmine nella sala che ospita la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, acquistata dal Comune di Milano nel 1952, ma la cui storia antica non è legata a quella della città.
La basilica ha origini antichissime (fu fondata attorno al 344), ma è stata più volte rimaneggiata nei secoli e oggi esternamente si presenta con una facciata in stile neoromanico dovuta ai lavori di restauro della seconda metà dell’Ottocento. La basilica si distingue per i suoi preziosi ambienti affrescati, su tutti la meravigliosa Cappella Portinari, costruita tra il 1462 e il 1468 per volontà di Pigello Portinari, direttore della filiale milanese del Banco Mediceo, e decorata con gli affreschi di Vincenzo Foppa. Altri maestosi ambienti rinascimentali all’interno della basilica sono la Cappella dei Torriani e soprattutto la Cappella Brivio, ambiente fatto costruire da una delle famiglie più in vista nella Milano di Ludovico il Moro, e la cui struttura si ispira a quella della cappella dei Pazzi di Firenze. Sull’abside svetta un trittico del Bergognone, con la Madonna col Bambino, san Giacomo e sant’Enrico, e sul lato sinistro si trova il monumento funebre di Giacomo Brivio, capolavoro della statuaria funebre lombarda, e opere di Francesco Cazzaniga e Benedetto Briosco.
Si trova a pochi passi da Santa Maria delle Grazie ed è una interessante dimora quattrocentesca, dell’epoca di Ludovico il Moro. Era la residenza del nobile Giacometto di Lucia dell’Atella, che ricevette in dono quest’abitazione direttamente da Ludovico il Moro: gli Atellani abitarono qui fino al Settecento, dopodiché la casa fu abitata da diverse famiglie (i Taverna, i Pianca, i Martini di Cigala), finché nel 1919 fu acquistata da Ettore Conti, che ne affidò la ristrutturazione al grande architetto Piero Portaluppi, autore anche dei restauri dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. La facciata odierna fu rifatta da Portaluppi, ma all’interno ancora si conservano parti della struttura originaria, a cominciare dalle lunette con ritratti dipinti del primo Cinquecento, e tracce di affreschi nel cortile quattrocentesco. Nel giardino, restaurato anch’esso da Portaluppi in stile neobarocco, è stata impiantata di recente la cosiddetta Vigna di Leonardo da Vinci, un vigneto donato al grande artista toscano da Ludovico il Moro, durante i lavori di realizzazione dell’Ultima cena (la vigna originaria non si trovava esattamente nell’attuale sito, ma era comunque poco lontana).
La Ca’ Granda, oggi sede dell’Università Statale, è uno dei simboli della Milano rinascimentale: fu costruita durante il ducato di Francesco Sforza che voleva dotare la città di un ospedale grande e moderno. L’edificazione cominciò nel 1456, e il progetto si deve al Filarete, al quale subentrarono poi Guiniforte Solari e, dopo la scomparsa di quest’ultimo, Giovanni Antonio Amadeo, che modificarono il progetto del Filarete per renderlo più incline al gusto lombardo del tempo. I lavori proseguirono fino al 1499, anno della caduta degli Sforza, e a seguito dell’evento si interruppero per poi ripartire nel Seicento. Anche se il cantiere non era ancora completato, la Ca’ Granda comunque, già nel Quattrocento, cominciò a funzionare come ospedale. Devastato dai bombardamenti del 1942-1943, l’edificio fu poi ricostruito.
Edificata tra il 1450 e il 1460, la chiesa dell’Incoronata è un altro degli edifici più importanti della Milano sforzesca. È nota anche come “chiesa doppia”, perché risultante dall’unione di due chiese, tant’è si presenta esternamente con una facciata simmetrica, e l’interno ha una particolare e rara pianta a due navate. L’impianto della chiesa è ancora di gusto tardogotico ma l’interno ospita alcuni capolavori dia rtisti rinascimentali: un affresco del Bergognone raffigurante la non frequente iconografia del Cristo sotto il torchio, che nasce proprio nella seconda metà del Quattrocento, e la lastra tombale di Giovanni Bossi attribuita a uno dei grandi scultori della Milano rinascimentale, Agostino Busti detto il Bambaia.
Il tour nella Milano del Rinascimento non può dirsi completo senza una visita ai musei dove ammirare molti capolavori dei più grandi artisti: sono dunque d’obbligo visite alla Pinacoteca di Brera, alla Pinacoteca Ambrosiana, al Museo Diocesano, al Museo del Duomo, al Museo Poldi Pezzoli. Scopri anche il tour tra cinque musei per conoscere le opere degli artisti leonardeschi, come Francesco Melzi, Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, Giovanni Ambrogio de Predis, Marco d’Oggiono, Giovanni Antonio Boltraffio, Cesare da Sesto, Giovan Pietro Rizzoli detto il Giampietrino e Francesco Galli detto il Napoletano, altri grandi protagonisti del Rinascimento a Milano.