Nella centralissima via Cavour a Ravenna, in una delle sue residenze più prestigiose e cariche di storia, è stato inaugurato recentemente un nuovo museo. Dopo un lungo e complesso intervento di restauro reso possibile grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, attuale proprietaria dell’edificio, Palazzo Guiccioli ha infatti riaperto le sue porte il 19 aprile 2024 in occasione del bicentenario della morte di Lord Byron, che abitò per un periodo proprio nelle stanze del Palazzo ospite presso il conte Alessandro Guiccioli e della sua giovanissima consorte Teresa Gamba, e dal 29 novembre 2024 è diventato sede di un museo dedicato a due tematiche di grande rilievo: la figura del poeta romantico Lord Byron e le vicende del Risorgimento italiano, avvalendosi delle preziose collezioni byroniane e risorgimentali di proprietà del Comune di Ravenna e di narrazioni multimediali.
Palazzo Guiccioli ha un passato che intreccia passioni romantiche, cospirazioni politiche e il fervore culturale del Risorgimento italiano. Qui, il celebre poeta inglese George Gordon Byron, tra i più grandi autori del romanticismo europeo, visse alcuni degli anni più significativi della sua breve ma intensa vita. Byron, trasferitosi a Ravenna nel 1819, si stabilì nel palazzo come ospite del conte Alessandro Guiccioli e della sua giovane moglie Teresa Gamba.
La relazione tra Byron e Teresa, iniziata a Venezia, divenne simbolo dell’amore romantico per eccellenza, una passione intensa e tormentata che influenzò profondamente l’opera del poeta (alla storia d’amore tra Byron e Teresa Gamba avevamo dedicato un articolo). A Palazzo Guiccioli, Byron compose alcune delle sue opere più importanti, tra cui Don Juan, The Prophecy of Dante, Sardanapalus e The Two Foscari, raggiungendo la piena maturità artistica e dando vita al mito dell’eroe ribelle e melanconico.
Ma il palazzo non fu solo teatro di amori e creazioni letterarie. Tra le sue stanze, nel periodo 1820-21, avvennero le prime cospirazioni dei moti carbonari. E, tra gli illustri abitanti del palazzo, va ricordato il medico e patriota Luigi Carlo Farini, figura di spicco del movimento risorgimentale, che vi abitò dal 1836.
Dal 2011, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna ha avviato un delicato intervento di restauro per riaprire al pubblico Palazzo Guiccioli, e per destinarlo a nuove funzioni di palazzo-museo, dove oggetti, documenti e storie di personaggi che lo hanno abitato narrano di sentimenti romantici, ideali libertari e valori culturali. Le stanze dell’edificio completamente decorate testimoniano l’evoluzione del gusto e dello stile: le decorazioni a grottesca, con il loro rigoglioso intreccio di elementi vegetali, animali e fantastici, riflettono l’influenza dello stile romano ispirato alle scoperte della Domus Aurea. Allo stesso tempo, le scene di capriccio con ambientazioni esotiche evidenziano l’avanzare del Barocchetto, mentre la suddivisione dei soffitti al piano nobile testimonia la grandiosità delle imprese neoclassiche.
Tra gli ambienti spicca inoltre lo studiolo personale di Byron, decorato su richiesta del poeta con rappresentazioni tizianesche di Danae e Venere. Questi dettagli sono ora visibili grazie alla scelta di lasciare a vista le tracce delle decorazioni originarie.
Uno dei due nuclei del nuovo polo museale è il Museo Byron, che celebra la vita e l’opera del grande poeta inglese. L’esposizione racconta il soggiorno ravennate di Byron, considerato uno dei momenti peculiari della biografia dell’autore, attraverso le opere e i ricordi conservati da Teresa Gamba, ora esposti nelle stanze di Palazzo Guiccioli e narrati da apparati multimediali. Viene così raccontata la vita di un uomo che ha incarnato l’essenza stessa del romanticismo.
Byron è presentato non solo come poeta geniale (Goethe lo definì “il massimo genio poetico del suo secolo”), ma anche come viaggiatore, ribelle alla società e alle convenzioni e figura simbolo dell’Ottocento europeo. La sua permanenza a Ravenna rappresenta uno dei momenti più intensi della sua vita, in cui la passione amorosa per Teresa Gamba si intrecciò con l’impegno politico per la libertà sia morale che civile, ideali che lo portarono a lottare e a morire per l’indipendenza dell’Italia e della Grecia, dove trovò la morte nel 1824 a Missolungi.
L’altra anima del polo museale è il Museo del Risorgimento, che esplora in un percorso espositivo organizzato in ordine cronologico e tematico le grandi correnti di pensiero europee, addentrandosi nel tessuto sociale di Ravenna, nelle condizioni di vita durante le guerre risorgimentali e nel modo in cui le idee dell’epoca si tradussero in azioni concrete e quotidiane nel contesto locale. Sono qui esposti dipinti, sculture, incisioni, fotografie, armi, divise, manifesti, medaglie e cimeli vari, carteggi e una consistente raccolta di bandi, editti, proclami e di altri materiali a stampa che fanno parte della collezione del Risorgimento ravennate, costituitasi da diverse raccolte: la Collezione Risorgimentale Classense nata dalle donazioni di privati cittadini, la Collezione Mario Guerrini, donata al Comune di Ravenna nel 2002 come lascito testamentario e la raccolta risorgimentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Completa il percorso una narrazione multimediale immersiva che offre uno sguardo avvincente e d’insieme sul periodo della storia italiana e ravennate che va dagli anni napoleonici alla fine dell’Ottocento. Il museo si propone come un laboratorio di conoscenza, ricerca e studio, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare il Risorgimento italiano in tutte le sue sfaccettature. Allo stesso tempo, si vuole configurare come un’esperienza avvincente e stimolante, capace di trasformarsi in un’affascinante avventura intellettuale e civile.
“È ben noto che Byron abitò a Ravenna”, ha sottolineato Antonio Patuelli, Presidente del Gruppo Bancario La Cassa di Ravenna e ideatore del Museo, “per seguire l’amata Teresa Gamba Guiccioli. Byron a Ravenna trovò casa, affetti, la foresta pinetale cantata dai grandi poeti italiani, e in particolare trovò la tomba di Dante, fonte di forti ispirazioni. Byron risentiva fortemente delle aspirazioni di liberà suscitate dalla rivoluzione americana e da quella francese. Fra Dante e Byron corre un nitido collegamento culturale: Byron, nel corso del suo soggiorno ravennate, dal giugno 1819, compose quattro canti, in stile simil dantesco, intitolati La profezia di Dante. L’opera fu pubblicata nel 1821 e rappresenta un Dante romanzato che, dopo aver completato la Divina Commedia e vicino alla morte, predica (‘la profezia’) il futuro dell’Italia, descritta come divisa e meritevole di libertà e indipendenza. Byron si identifica con Dante e fa esprimere all’Alighieri i propri sogni di libertà per l’Italia”. “Quest’opera”, spiega Patuelli, “gli venne sollecitata dalla sua giovane amante e musa ravennate, Teresa Gamba Guiccioli, a cui Byron dedicò La profezia, che inizia con la descrizione della durezza dell’esilio di Dante, visto come martire, viene coniugato da Byron, identificato in Dante, con l’aspirazione alla libertà. Anche Byron era un esule dalla sua Inghilterra lasciata nel 1816. La profezia di Dante è quindi un inno alla libertà, all’indipendenza ed all’unità d’Italia, ostacolata dalle faziosità e dalle divisioni interne. Era certamente un’opera eversiva in quel tempo”.
Palazzo Guiccioli - Museo Byron e dl Risorgimento è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Chiuso il lunedì. Per tutte le info: https://www.palazzoguiccioli.it/
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