Parco del Pollino, cosa vedere: 10 tappe tra borghi, arte e natura


Cosa vedere nel Parco del Pollino: un itinerario in 10 tappe tra borghi, arte e natura.

Il Parco del Pollino è un luogo dove arte, tradizioni e natura si sposano alla perfezione andando a esaltare le bellezze di un territorio davvero unico. Il parco del Pollino si trova a cavallo tra Basilicata e Calabria e spazia dal mar Tirreno allo Jonio in un susseguirsi di bellissimi paesaggi tra montagne che superano i duemila metri, boschi incontaminati, gole profonde e alti pascoli. Il Pollino è però anche un luogo ricco di storia e di autentici gioielli architettonici con i suoi tanti borghi e paesi che conservano ancora vive le tracce di un passato in cui il rapporto con l’ambiente circostante è sempre stato al centro della vita quotidiana. Il parco del Pollino è oggi una meta ancora fuori dal circuito del grande turismo di massa, ma comunque molto ricercata da chiunque voglia godersi una vacanza diversa: all’insegna della vita all’aria aperta, senza dubbio, ma anche in grado di regalare forti emozioni alla scoperta di luoghi ancora integri dove il tempo sembra essersi fermato. Ecco dieci tappe da non perdere nel vostro viaggio nel parco del Pollino.

1. Il Parco Nazionale del Pollino

Quasi 200mila ettari di natura incontaminata a cavallo di due regioni e compresi tra due mari. Questo e molto altro ancora è il Parco Nazionale del Pollino, oggi considerato l’area protetta più estesa d’Italia. L’intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso, la catena montuosa che fa parte dell’Appennino meridionale a confine con la Basilicata e la Calabria e vanta le vette più alte del Sud Italia continentale. Il parco nazionale del Pollino è però anche una terra d’acqua visto che sono numerosi i fiumi che lo attraversano e che con la loro azione incessante ne hanno profondamente segnato il paesaggio andando a disegnare gole profonde e ampie vallate che non solo offrono ai visitatori un panorama mozzafiato, ma sono diventate degli importanti centri per attività sportive come il rafting. Un’eccellenza del parco nazionale del Pollina è poi quella delle sue erbe officinali che, in mezzo alla natura rigogliosa di queste zone e grazie a un sistema ecologico ancora invariato, qui possono crescere in modo prospero

Il monte Pollino. Foto di Fernando Santopaolo
Il monte Pollino. Foto di Fernando Santopaolo

2. La grotta delle Ninfe

A Cerchiara, paese in provincia di Cosenza affacciato sulla piana di Sibari si trova uno spettacolo della natura conosciuto e apprezzato fin dall’antichità: la grotta delle Ninfe. Secondo la leggenda in questo luogo mistico si trovava addirittura il talamo di Calipso, la nereide figlia di Atlante che si innamorò di Ulisse. Vedendo lo spettacolo della grotta delle Ninfe, d’altro canto, non è difficile capire il perché si tratti di un luogo da sempre al centro di miti e leggende, si tratta di una sorta di canyon strettissimo che taglia in due un grande sperone roccioso all’interno del quale i raggi del sole fanno fatica a filtrare. Qui scorre un ruscello che va a creare al centro della grotta una piscina di acqua calda dove si formano fanghi dalle importanti proprietà terapeutiche. Immergersi nelle acque della grotta delle Ninfe, circondati dalle alte pareti calcaree, è un’esperienza davvero unica, oltre che estremamente rilassante, ma non sempre possibile per motivi di sicurezza. Nel paese di Cerchiara si trova comunque una grande piscina, questa a pagamento a differenza della grotta a cui vi si può accedere gratuitamente.

La grotta delle Ninfe
La grotta delle Ninfe

3. San Severino Lucano

San Severino Lucano, in provincia di Potenza, rappresenta la porta d’accesso settentrionale al massiccio del Pollino, ma è soprattutto un pittoresco borgo che si trova a metà tra il Tirreno e lo Jonio. San Severino Lucano è un paese di acqua, di montagne che superano i duemila metri e di una natura ancora incontaminata che lo abbraccia rigogliosa. Una visita a San Severino sarà dunque dedicata principalmente alle escursioni e alla scoperta di un territorio dall’incredibile bellezza e che è possibile ammirare da una posizione privilegiata dallo splendido santuario della Madonna del Pollino, una struttura religiosa settecentesca appollaiata come un nido d’aquila a 1527 metri d’altezza e da cui si gode di una vista straordinaria sulla Serra del Prete, la Serra di Viggianello, il colle dell’Impiso e quello del Grattacielo. Le escursioni da fare, a piedi, in bici o a cavallo, poi certo non mancano attorno a San Severino Lucano, da non perdere in questo caso sono i tanti sentieri che conducono verso nord nel bellissimo Bosco Magnano, ma anche alla scoperta della selvaggia gola del Frido.

San Severino Lucano
San Severino Lucano

4. Viggianello

A poco più di 500 metri sul livello del mare, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino si trova Viggianello, un antico avamposto romano nelle terre dei lucani che, secolo dopo secolo, si è trasformato di pari passo con la terra che lo circonda. Ancora oggi Viggianello è un borgo dalla forte impronta bizantina e normanna. Bizantini erano i monaci che disseminarono il territorio di celle monastiche con chiesa in comune che sono ancora ben visibili ai piedi del centro storico, mentre normanna è l’origine dell’insediamento attuale in collina. Questa lunga e ricca storia ha lasciato un’architettura molto ricca con chiese e palazzi gentilizi che conservano al loro interno importanti opere d’arte. Da non perdere è senza dubbio la quattrocentesca cappella di San Sebastiano, di origine bizantina come diverse altre cappelle sparse nella campagna, oppure la chiesa madre dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Per quanto riguarda le opere d’arte, da segnalare è Madonna con Bambino in marmo bianco di Pietro Bernini, il padre di Gian Lorenzo, custodita nel convento di Sant’Antonio a ’Pantana’.

Viggianello. Foto: Borghi più belli d'Italia
Viggianello. Foto: Borghi più belli d’Italia

5. Papasidero

Questo antico borgo medievale arroccato alle falde del mote Ciagola, nell’Alto tirreno cosentino, è ormai da tempo una tappa obbligata per tutti gli amanti della vita all’aria aperta e, in particolare, del rafting. Ogni anno tantissimi appassionati giungono a Papasidero per lanciarsi tra le correnti del fiume Lao sia a bordo dei gommoni, ma anche per cimentarsi nel kayak, nel canyoning o nell’acqua trekking. Se Papasidero, d’altronde, è la forza della natura a farle da padrona, qui sono conservate anche importanti tracce di insediamenti che risalgono addirittura al Paleolitico. Tutto ruota in questo caso attorno al sito archeologico delle grotte del Romito e ai suoi straordinari ritrovamenti. Di grande fascino a Papasidero sono però anche i tanti edifici religiosi a partire dallo splendido santuario della Madonna di Costantinopoli, costruito a partire dal 1600 al di sotto di una grande rupe posta sul fiume Lao. Una posizione davvero unica a cui si accede grazie a un sentiero a gradoni lastricati e attraversando un suggestivo ponte ad arco sul Lao.

Papasidero. Foto Wikimedia/Mboesch
Papasidero. Foto Wikimedia/Mboesch

6. Grotte del Romito

Una finestra sulla preistoria nel cuore del parco del Pollino. A Papasidero si trova la meravigliosa Grotta del Romito che, assieme al Riparo del Romito, costituiscono uno dei più importanti giacimenti dell’Italia meridionale risalenti al tardo Pleistocene. All’interno di uno stretto canyon a poco distanza dal fiume Lao sono conservate importanti tracce della presenza di homo sapiens a partire dalla fine del Paleolitico, ma anche nel Mesolitico e nel Neolitico. Oggi la grotta e il riparo sono separati da un muro realizzato quando la caverna fu utilizzata come dormitorio, ma in epoca preistorica i due ambienti erano un’unica, grande abitazione e i segni di questa lunga frequentazione sono ancora ben visibili tra strumenti litici e ossei, graffiti e scheletri. Il capolavoro della grotta del Romito è senza dubbio la grande figura di toro, lunga circa 1,20 metri, incisa su un masso di circa 2,30 metri di lunghezza e inclinato di 45 gradi. Un disegno, di proporzioni perfette ed eseguito con tratto sicuro. Nella grotta è inoltre possibile osservare, nel luogo del loro rinvenimento, delle riproduzioni di sepoltura datate all’incirca 9.200 anni prima della nascita di Cristo.

Grotte del Romito
Grotte del Romito

7. Morano Calabro

Più ci si avvicina a Morano Calabro, più si ha l’impressione di avvicinarsi a un presepe meravigliosamente cesellato dalle sapienti mani di un maestro artigiano. Morano Calabro si trova arroccato sulla cima di un colle con il castello e la chiesa che sovrastano le fila di case che dolcemente degradano verso valle. Sullo sfondo, infine, a incorniciare questo panorama da sogno ci sono le vette dei monti Pollino, Serra Dolcedorme e Serra del Prete che superano tutte i duemila metri. Morano Calabro è un borgo dalla storia millenaria che, secolo dopo secolo, è sempre riuscito a conservare intatte le proprie tradizioni e il proprio stile di vita. Oggi Morano Calabro è una tappa sicuramente suggestiva nel vostro viaggio alla scoperta del parco del Pollino. A Morano Calabro non solo è bello perdersi tra vicoli e stradini che salgono e scendono ripidi lungo i pendii del colle, ma lo è anche scoprire le tante opere d’arte che qui sono conservate. Se d’altro canto gli scorci di Morano Calabro rapirono la fantasia persino di un genio del Novecento come Maurits Escher, che ha lasciato un eredità una splendida rappresentazione speculare del paese, il borgo conserva anche autentici capolavori firmati, per esempio, da Bartolomeo Vivarini e da Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo.

Morano Calabro
Morano Calabro

8. Il santuario della Madonna di Costantinopoli

Addossato, quasi incastrato, tra la costa del monte e la sponde del fiume Lao, il santuario della Madonna di Costantinopoli è un luogo dotato di un fascino mistico a cui non si piò restare indifferenti. Qui secolo dopo secolo è passata la storia di questi luoghi e le sue tracce sono ancora ben visibili non solo nell’architettura degli edifici che formano il santuario o nelle opere d’arte che vi sono conservate, ma anche dalla devozione che gli abitanti portano verso il Santuario della Madonna di Costantinopoli. Per raggiungere la chiesa, che si trova a poche centinaia di metri dal centro di Papasidero, si deve attraversare un ponte risalente all’inizio del XX secolo, ma sotto la cui campata è ancora ben visibile quello medievale detto della Rognosa. Proprio questo antico nome ha portato gli storici a ipotizzare la presenza nell’area dove ora sorge il santuario, di una piccola chiesa tardo medioevale di cui è riprodotto l’impianto nell’affresco della Vergine omonima custodito nella cappella di Santa Sofia, dove compare un edificio a navata unica e campaniletto a vela, che durante l’epidemia del 1656 venne utilizzata come lazzaretto. Dopo quella calamità la Vergine di Costantinopoli fu eletta patrona cittadina e si procedette così all’ampliamento del santuario.

Il santuario della Madonna di Costantinopoli. Foto Parco Nazionale del Pollino
Il santuario della Madonna di Costantinopoli. Foto Parco Nazionale del Pollino

9. Il Museo etnico Arbëresh di Civita

Nell’ex municipio di Civita si trova un museo davvero particolare che permette ai suoi visitatori di conoscere a fondo la storia e le tradizioni degli albanesi d’Italia, gli arbeshe. Si tratta di popolazioni che si stabilirono in tutto il Sud Italia, ma in particolare in Calabria, tra il XV e il XVII secolo e da allora hanno sempre conservato la propria cultura, la propria lingua e le proprie tradizioni. A questa comunità e alla sua lunga e ricca storia da più di 30 a Civita è dedicato il Museo etnico Arbëresh al cui interno sono raccolte diverse testimonianze sulla civiltà contadina locale e in particolare della comunità di tradizione albanese. Il museo si sviluppa su due piani e si compone di quattro sale: sala dell’accoglienza, sala del telaio, sala dei totem, sala del costume. Passeggiando per il museo si possono osservare da vicino i tradizionali costumi albanesi, ma anche una rassegna fotografica e testimonianze sui paesi dell’etnia arbëresh in Italia, una raccolta iconografica sui riti bizantini e una biblioteca di testi albanesi. Molto belli, infine, un’icona della Madonna di Odigitria e gli appunti di un cantastorie sulla Storia di Skanderbeg.

Museo etnico Arbëresh di Civita
Museo etnico Arbëresh di Civita

10. Il castello di Valsinni

Arte e letteratura, storia e leggenda: tutto questo e molto altro ancora contribuiscono a creare il fascino del Castello di Valsinni. Attorno a questo imponente edificio si sviluppa tutta la parte storica del borgo di Valsinni, un vero gioiello dove tra antichi edifici addossati uno all’altro spicca la bella chiesa Madre dedicata a Santa Maria Assunta. La particolare conformazione di questo luogo, inoltre, ha prodotto una particolarità architettonica: i gafi, aperture coperte che passano sotto le case per aggirare i dislivelli. A rendere celebre Valsinni è però soprattutto il suo castello a cui addirittura Benedetto Croce dedicò un cantico poetico a Isabella Morra, poetessa cinquecentesca che, reclusa nelle stanze del castello portò avanti un amore platonico con il cavaliere spagnolo Diego Sandoval fino a che i suoi fratelli, venuti a conoscenza di questi mormorii, non avevano accolto il legame che univa i due poeti e per motivi di ”onore” oltre che politici attuarono una sanguinosa vendetta. Una storia funesta che nel 1928, come detto, ispirò Benedetto Croce, ma a cui anche Dacia Maraini dedicò uno spettacolo teatrale e che il borgo di Valsinni ricorda ogni anno con tanti eventi dedicati.

Il castello di Valsinni
Il castello di Valsinni

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