Fare il bagno dentro una delle sorgenti termali più antiche che esistano, esattamente come ci si bagnava centinaia di anni fa. Siamo in Turchia ma evochiamo l’Egitto e i Romani. Paliamo di quella che è chiamata da tutti la “Piscina di Cleopatra”, la faraona che nel massimo dello splendore del suo popolo venne a immergersi in queste acque rinomate in tutta l’antichità per le cure delle malattie della pelle, giovava a chi aveva problemi di circolazione, reumatismi. Acque calde termali, sorgente di acqua minerale geotermica che qui sgorga a 36 gradi in quella località chiamata all’epoca Hierapolis, che oggi si chiama Pammukale, a circa 20 chilometri da Denizli (nel sud-ovest della Turchia, nella regione dell’Egeo, nella valle del fiume Menderes), nel territorio dell’antica Frigia, dove ci si immerge tra le antiche rovine sommerse della costruzione che all’epoca circondava la piscina: antiche colonne e resti archeologici depositati sul fondo, in un florilegio di vegetazione tropicale con palme e fiori. Il senso della storia che si coniuga con il benessere di questa ormai famosissima meta turistica Patrimonio Unesco.
Il sito archeologico infatti prosegue lungo un kilometro sul quale si affacciano altre rovine tra cui quelle del tempio di Apollo, e il grande teatro da 10.000 posti disposti su 46 file, che risale all’epoca di Severo, decorato con un mirabile fregio raffigurante una processione rituale e un sacrificio ad Artemide di Efeso. Resti ben conservati anche della necropoli posta più a nord, che si estende per oltre due chilometri, e che offre un vasto panorama delle pratiche funerarie di epoca greco-romana. I resti del periodo greco-romano includono terme, rovine di templi, un arco monumentale, un ninfeo.
Marco Antonio non badò a spese e sulla sorgente fece costruire importanti bagni termali e la piscina di Cleopatra era incorniciata da portici ionici in marmo eretti nel II secolo a.C., che furono in seguito distrutti dalle scosse di un terremoto finendo all’interno della vasca.
Il sito Unesco per l’esattezza è “Hierapolis-Pamukkale” e comprende anche l’incredibile formazione di roccia e acqua di colore bianco che da il nome al luogo: in turco “Pamukkale” significa “castello di cotone”. Ma quello che potrebbe sembrare un fiabesco castello bianco arroccato su un promontorio con guglie, terrazzamenti torri e punti di avvistamento, in realtà non è opera umana ma della Natura.
Piattaforme di calcite, bianchissime, che formano vasche una accanto all’altra con acqua al loro interno calda e ricca di minerali provenienti dalla montagna sovrastante. Originate da sorgenti in una scogliera alta quasi 200 metri di altezza che domina la pianura, le acque cariche di calcite hanno creato a Pamukkale un paesaggio irreale, fatto di foreste minerali, cascate pietrificate, vasche di travertino. Il sito copre un’area di 2700 metri di lunghezza e 160 d’altezza e, come riconosciuto dall’Unesco quando motivò la scelta di porlo sotto tutela come patrimonio dell’umanità, questo è uno “straordinario paesaggio”, “visivamente sbalorditivo”. Le acque mineralizzate, ricche di idrocarbonato di calcio che a contatto con l’aria determina la sedimentazione del carbonato di calcio, hanno generato una serie di cascate pietrificate, stalattiti e piscine con terrazze a gradoni, alcune delle quali sono alte meno di un metro mentre altre sono alte fino a sei metri. Depositi freschi di carbonato di calcio conferiscono a queste formazioni un rivestimento talmente bianco da abbagliare.
E con la vicina città termale ellenistica di Hierapolis, fondata dai re Attalidi di Pergamo alla fine del II secolo a.C., era richiamo per l’antichità. Ceduta a Roma nel 2 a.C., Hierapolis fiorì, raggiungendo l’apice della sua importanza nel II e III secolo d.C., dopo essere stata distrutta da un terremoto nel 133 d.C. e ricostruita.
La combinazione di suggestive formazioni naturali e lo sviluppo di un complesso sistema di canali, che portano l’acqua termale ai villaggi e ai campi vicini, è eccezionale. Le sorgenti sono la fonte di un sistema idraulico che si estende per 70 km a nord-ovest di Alasehir e verso ovest lungo la valle del fiume Menderes.
Il Museo Archeologico di Hierapolis ospitato all’interno delle antiche Terme Romane è assolutamente da visitare per poter osservare i molti reperti antichi rimasti. I monumenti cristiani di Hierapolis, eretti tra il IV e il VI secolo, costituiscono un eccezionale esempio di un gruppo architettonico paleocristiano con una cattedrale, un battistero e chiese. Il monumento più importante, situato all’esterno della cinta muraria nord-ovest della città, è il Martyrium di San Filippo. Alla sommità di una scalinata monumentale, la pianta ottagonale dell’edificio è notevole per la sua ingegnosa organizzazione spaziale. Dall’ottagono centrale si irradiano cappelle, sale poligonali e ambienti triangolari, che si combinano per culminare in una struttura quadrata circondata da celle rettangolari delimitate da portici. Il modo migliore per terminare la propria visita dopo essere stati in uno degli stabilimenti termali più antichi che esistano.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.