Il Parco degli Acquedotti di Roma, inaugurato nel 1999, è un ampio polmone verde che si estende su 240 ettari tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli e rappresenta un tratto residuo dell’Agro Romano ricco di vegetazione arborea attraversata dall’acquedotto Felice che forma un laghetto, un corso d’acqua e una cascata seguendo l’antica marrana dell’Acqua Mariana. Il Parco prende nome dagli imponenti resti degli acquedotti, simboli della grandezza di Roma. Gli storici antichi, come Dionigi di Alicarnasso, riconoscevano in questi monumenti la grandiosità dell’Impero Romano. L’autore sottolineava che gli acquedotti, insieme alle strade lastricate e alle fognature, manifestavano l’eccezionale grandezza dell’Impero. In passato nota come “Roma Vecchia”, l’area è stata espropriata negli anni Settanta e liberata dalle baracche, grazie al Comitato per la salvaguardia del Parco degli Acquedotti e di Roma Vecchia. Nel 1988, l’area è stata inclusa nel Parco Regionale dell’Appia Antica. Gli ultimi interventi hanno rimosso gli orti abusivi, ripristinato la marrana dell’Acqua Mariana e creato collegamenti ciclo-pedonali con Tor Fiscale. Cosa vedere dunque in un’area così estesa? Abbiamo selezionato per voi otto tappe imperdibili in questo luogo fermo nel tempo.
I tre acquedotti, nel tratto romano, condividevano diversi condotti, come si vede nel Parco, dove sono sovrapposti. L’Acquedotto Marcio, noto come Aqua Marcia in latino, rappresenta il terzo sistema di approvvigionamento idrico dell’antica Roma e fu edificato nel 144 a.C. sotto la guida del pretore Quinto Marcio Re. A differenza dell’Anio vetus, che prelevava acqua direttamente dal corso del fiume, l’Acqua Marcia sfruttava una delle sue sorgenti che era caratterizzata da una qualità e purezza eccezionali, tanto da esser considerata la migliore tra quelle che giungevano a Roma. Restano ancora visibili le basse arcate presso il casale di Roma Vecchia e in altre sezioni vicine alla città. Nel XVI secolo, le arcate dell’Acquedotto Marcio furono demolite e i suoi piloni furono impiegati come fondamenta per l’Acquedotto Felice, una struttura voluta da Papa Sisto V. L’Acquedotto Giulio (Aqua Iulia), quinto sistema idrico di Roma, fu costruito nel 33 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, amico e alleato di Ottaviano. Quest’opera fu dedicata alla gens Iulia, la nobile famiglia romana cui apparteneva il futuro imperatore. L’acquedotto raccoglieva acqua da sorgenti tuscolane, situate presso il ponte degli “Squarciarelli” a Grottaferrata, a breve distanza da quelle dell’Acqua Tepula. Le due condividevano un tratto sotterraneo fino alla piscina limaria, quindi i condotti si separavano. Successivamente, per circa 9,6 km, seguivano un percorso in superficie attraverso arcate già erette per l’Acqua Marcia, ristrutturate poi per sopportare il carico aggiuntivo. Le portate d’acqua aumentarono nel tempo grazie all’aggiunta di flussi dall’Acqua Marcia e, molto più tardi, dall’Acquedotto dell’Anio Novus e oggi l’acqua giunge a Roma grazie al canale della Marrana Mariana, che venne fatto costruire da Papa Callisto II nel 1122 e che, all’epoca, veniva utilizzato soprattutto per i mulini e per l’irrigazione dei campi. Infine, il quarto acquedotto dell’epoca repubblicana, noto come Aqua Tepula, fu eretto nel 125 a.C. dai censori Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino. Questo acquedotto prende il nome dalla temperatura “tiepida” dell’acqua, che si manteneva a 16-17 gradi alle sorgenti. Tali sorgenti si trovavano nella regione vulcanica dei Colli Albani, precisamente al X miglio della via Latina, tra gli attuali comuni di Grottaferrata e Marino e l’acquedotto Aqua Tepula distribuiva l’acqua a quattro diverse regioni: Templum Pacis, Esquiliae, Alta Semita e Via Lata. La maggior parte delle sue acque era destinata ai cittadini privati per uso domestico tramite fontane e canali, mentre il restante 15% in eccedenza, veniva impiegato per usi pubblici. La sua funzione era quella di integrare altre reti idriche, come l’acquedotto Marcia, che serviva le parti orientali di Roma. Questa acqua potrebbe corrispondere a quella conosciuta oggi come “Pantanella” e “Acqua Preziosa”.
Camminando lungo Via Lemonia, nel lato settentrionale del Parco, si possono osservare i resti di una vasta villa suburbana dell’Antica Roma. Gli scavi eseguiti rivelarono cinque fasi di vita, dal I al VI secolo, con murature miste di laterizio a rete e liste. I resti includono una zona termale con una grande sala circolare coperta da cupola e stanze absidate. La villa appartenne a Quinto Servilio Pudente, noto costruttore dell’epoca legato alla famiglia imperiale. Qui venne scoperta una statua raffigurante Marsia, il satiro che sfidò Apollo in una gara musicale e venne punito crudelmente. La statua, intagliata da un blocco di marmo rosso-violaceo proveniente dall’Asia Minore, è un’importante scoperta artistica. Il nucleo centrale del complesso è composto da una grande sala absidata rettangolare con nicchie su ogni lato. Un corridoio a volta a crociera passava dietro di essa. Adiacente, un vano quadrangolare coperto da volta a crociera dava accesso a un’aula rettangolare con piccole sale quadrate sui lati. Una sorta di anticamera precedeva un’area absidata con nicchie. Altri ambienti paralleli con piani superiori mostrano pochi resti.
Nel Parco degli Acquedotti, a circa 150 metri a Sud-Ovest dalla Villa delle Vignacce, emergono i resti di un’imponente cisterna-serbatoio. Costruita in “opera mista” di reticolato e laterizio, questa assunse una forma allungata. Tale struttura si dispone parallelamente all’Acquedotto Felice, il quale ha sostituito l’originario Acquedotto Marcio che forniva acqua alla villa. La cisterna, riconosciuta come un autentico “Castellum aquae”, assume una configurazione trapezoidale e si sviluppa su due piani ed esternamente, presenta due file di nicchie semicircolari, mentre internamente è suddivisa in tre camere al piano inferiore e quattro al piano superiore.
L’acquedotto Claudio, noto anche come “Aqua Claudia”, fu l’ottavo acquedotto a essere costruito nell’antica Roma ed è stato uno dei più significativi per le tecnologie innovative adottate, l’ingente sforzo lavorativo impiegato e le notevoli spese sostenute per la sua realizzazione. La sua costruzione ebbe inizio nel 38 d.C. sotto l’imperatore Caligola e fu portata a termine durante il principato di Claudio nel 52 d.C. Questo particolare acquedotto divenne rapidamente di vitale importanza per la sua efficienza e soprattutto perchè rispondeva alle crescenti esigenze di approvvigionamento idrico di una città in costante crescita demografica. L’acqua veniva raccolta da due sorgenti, note come Curzia e Cerulea, situate nell’alta valle dell’Aniene tra gli attuali comuni di Arsoli e Marano Equo, in laghetti dalle acque estremamente limpide. La sezione meglio conservata di questo acquedotto è proprio quella del Parco degli Acquedotti, che è anche divenuta l’icona rappresentativa della campagna romana.
Nel periodo compreso tra il 1585 e il 1587, dopo un intervallo temporale di oltre tredici secoli e mezzo dall’ultimo acquedotto realizzato, ebbe luogo la costruzione dell’Acquedotto Felice. Questo imponente progetto fu guidato da Matteo Bortolani e Giovanni Fontana, il quale venne incaricato di correggere gli errori di progettazione del collega. L’iniziativa ebbe luogo durante il pontificato di Papa Sisto V, originariamente Felice Peretti, da cui l’acquedotto prende il nome. L’Acquedotto Felice fu realizzato riutilizzando le fonti dell’Aqua Alexandrina e altre risorse limitrofe, e la sua traiettoria terminava presso la fontana del Mosè, opera di Domenico Fontana. L’acquedotto aveva come scopo principale fornire acqua alle zone dei colli Viminale e Quirinale, ma si presume che la sua intenzione primaria fosse invece quella di garantire l’approvvigionamento idrico alla villa papale, che si estendeva su entrambi i colli. La realizzazione dell’Acquedotto Felice comportò la demolizione di alcune porzioni degli acquedotti più antichi, come quelli di Marcio, Tepula e Iulia, per poter dare spazio al nuovo sistema.
Il fosso Acqua Marina, edificato nel 1122 su ordine di Papa Callisto II, assicurava l’approvvigionamento idrico di Roma e serviva acqua a mulini e giardini della Basilica di San Giovanni in Laterano, offrendo un’alternativa ai vecchi acquedotti. A Roma, “marrana” indica i corsi d’acqua urbani e questa parola sembra legata ad “Ager maranus”: zona vicino alla Via Appia, dove scorreva il fosso dell’Acqua Mariana. Nel XX secolo, l’acqua del fosso fu deviata al Fosso del Calicetto, che si unisce all’Almone. L’Anio vetus, secondo acquedotto romano, seguiva l’Anio Appio, costruito 40 anni prima.
Nel Parco dell’Appia Antica, poco al di fuori del parco degli Acquedotti, si trova il Campo Barbarico dove i Goti si accamparono durante l’assedio di Roma. Sfruttando la posizione strategica alle spalle di Tor Fiscale, i barbari stabilirono un campo trincerato che traeva profitto dall’incrocio di vitali acquedotti romani quali Acquedotto Claudio, Anio Novus, Acquedotto Marcio, Tepula e Julia. Questo formava uno spazio chiuso di forma trapezoidale di rilevanza strategica. Gli acquedotti si incrociavano vicino al Parco degli Acquedotti e a Tor Fiscale, consentendo il controllo delle vie di accesso a Roma. Oggi questa caratteristica è meno evidente a causa della demolizione e riuso degli acquedotti, tuttavia, la loro presenza fu essenziale nella creazione del campo fortificato barbarico. In questa zona si trova anche un mausoleo del II secolo d.C., realizzato in laterizio: non si sa chi fosse la personalità qui sepolta poiché non ci sono arrivate epigrafi e iscrizioni che possano identificarla.
Il territorio di Tor Fiscale, parte integrante del Parco Regionale dell’Appia Antica di Roma, anch’esso appena al di fuori del Parco degli Acquedott, racconta la storia dell’antica Via Latina e custodisce i resti di sei acquedotti, Sepolcri e Ville Romane dell’epoca imperiale. Il parco prende il nome dalla Tor Fiscale, una torre medievale ben conservata alta circa 30 metri, risalente al XII-XIII secolo. Oltre a questa torre, il territorio del Parco è ricco di monumenti di varie epoche, come il Tempio del dio Redicolo, il Ninfeo di Egeria, la chiesa di Sant’Urbano, torri medievali, il complesso delle Tombe Latine e il Parco degli Acquedotti, dove imponenti ruderi delle condotte idriche che rifornivano Roma di acqua si ergono ancora.
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