L’Oltrepò pavese è una terra ricca e suggestiva in grado di coniugare paesaggi da cartolina con tradizioni secolari. L’Oltrepò pavese è incorniciato dal grande fiume Po che scorre sempre placido sullo sfondo e dall’Appennino che con le sue vette lo delimita dalla parte opposta, in mezzo si trova un territorio variegato con una lunga successione di colline, caratterizzate dagli onnipresenti filari di viti da cui si produce uno dei vini Doc più conosciuti d’Italia (che porta il nome del territorio), e dalla pianura dove si coltivano frumento, mais e tanti altri prodotti. Lo stretto rapporto con la terra, con i suoi ritmi e le sue stagioni ha da sempre influito in maniera importante sulla vita e le tradizioni delle popolazioni dell’Oltrepò pavese, almeno quanto la sua posizione baricentrica per i traffici tra la costa del mar Ligure e la pianura Padana. Tutto ciò ha fatto dell’Oltrepò pavese un luogo ricco di storia e di luoghi incantati, tra castelli, meravigliosi palazzi e borghi dal fascino unico. Il centro più importante di tutto l’Oltrepò pavese è Voghera, ma in pochi altri posti come in questo angolo di Lombardia si può apprezzare la bellezza di una scoperta lenta, di un viaggiare senza frenesia che, passo dopo passo, condurrà a svelare paesini e borghi che si fondono alla perfezione con la natura circostante e che nascondono piccoli e grandi tesori artistici e architettonici. Un tour dell’Oltrepò pavese è poi necessariamente anche un itinerario alla scoperta di un universo di sapori e gusti differenti in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Passando da un agriturismo a un altro, fermandosi tra cantine, trattorie e importanti ristoranti è impossible resistere alle tante eccellenze di questa terra, tra il suo pregiato vino e i piatti della tradizione. Ecco dieci tappe da non perdere nel vostro viaggio alla scoperta dell’Oltrepò pavese.
Per approfondire la lunga storia dell’Oltrepò pavese non esiste miglior luogo da dove cominciare del Mac, il Museo Archeologico di Casteggio. Nato a metà degli anni Settanta per volontà di un gruppo di appassionati locali e dell’amministrazione comunale dopo l’importante ritrovamento di due tombe romane, il Museo Archeologico di Casteggio anno dopo anno ha sempre continuato a crescere. Oggi il Mac è costituito da quattro sezioni dedicate a: geologia e paleontologia; preistoria e protostoria; età romana, medioevo e barocco e infine una ricca collezione di oggetti donati da privati cittadini. La prima sezione raccoglie le testimonianze delle forme di vita, sia marine che terrestri, che hanno preceduto l’arrivo dell’uomo, la seconda invece propone un viaggio che parte dal Neolitico (IV millennio avanti Cristo), con la capanna di Cecima, fino all’arrivo dei popoli celtici (II secolo avanti Cristo), passando per l’età del Rame, del Bronzo e del Ferro. La terza è invece sicuramente la sezione più ricca di manufatti nella quale sono esposti reperti che attestano l’arrivo dei Romani nel III secolo avanti Cristo in Oltrepò. Numerosi, in particolare, i corredi funerari provenienti dallo scavo della necropoli dell’Area Pleba, riportata alla luce nel 1987 a Casteggio. Molto interessanti sono poi una vetrina longobarda, che ospita un cofanetto in osso decorato e un’altra contenente pregiati vetri rinvenuti a Stradella, i più recenti dei quali sono ascrivibili all’età barocca.
Il castello di Zavattarello, meglio conosciuto come Castello dal Verme, è uno dei simboli dell’Oltrepò pavese. Si tratta di un imponente fortilizio in pietra che domina il territorio circostante da una posizione rialzata e le cui prima tracce vengono fatte risalire addirittura al VII secolo. Edificato probabilmente per volere del monastero milanese di Sant’Ambrogio, il castello viene dato alla fine del X secolo al potente monastero di San Colombano di Bobbio da Ottone I mentre è nel 1390 che l’edificio passò sotto il dominio della famiglia dal Verme che ne conservò la proprietà fino al 1975, anno in cui la contessa Titina Gavazzi dal Verme lo cedette al Comune di Zavattarello vincolando quest’ultimo a darne una destinazione culturale. Per tutto il medioevo il castello di Zavattarello è stato una fortezza inespugnabile che ha resistito a numerosi assedi grazie alla sua struttura in pietra e all’imponenza delle mura. Il castello è dotato di scuderie, cappella è di una quarantina di stanze divise in un sistema con vari livelli separati, collegati da varie scale interne secondarie. Dalla torre e dalla terrazza si gode un panorama mozzafiato su tutto il territorio circostante. Oggi la fortezza si può percorrere con visite guidate, ma il castello, completamente ristrutturato, è anche una importante sede per matrimoni, concerti, conferenze, spettacoli, meeting aziendali.
Romagnese è un piccolo tesoro tutto da scoprire. Questo Comune conta poco più di 600 abitanti, ma ha alle proprie spalle una storia tanto lunga quanto ricca. Si trova nella parte montana della provincia di Pavia ed è anche per la sua particolare collocazione geografica che Romagnese ha delle caratteristiche uniche in tutto l’Oltrepò pavese. Tra meraviglie della natura e importanti lasciti del passato sono tante le cose da vedere fuori e dentro il centro abitato di Romagnese. Ci sono anzitutto il castello dal Verme, fortezza risalente al Quattrocento e oggi sede del Comune e di un museo di arte contadina, e la splendida chiesa di San Lorenzo, gioiello barocco risalente alla prima metà del XVII secolo, e infine l’oratorio dei Morti di San Lorenzo, suggestiva costruzione ottocentesca che si trova in mezzo ai boschi del monte Penice. Poco fuori da Romagnese sorge invece il Giardino alpino di Pietra Corva, un bellissimo giardino botanico con custodite circa tremila specie vegetali, mentre per chi ha voglia di camminare un po’ è imperdibile una visita alle cascate del Rivarolo raggiungibili dopo una bella passeggiata di fianco all’omonimo torrente.
In valle Stàffora, nel cuore dell’Oltrepò pavese, si trova un borgo dove il tempo sembra essere rimasto sospeso. Varzi è un gioiello medievale la cui visita è un continuo susseguirsi di scoperte che raccontano la lunga e complessa storia di queste terre. Torri, chiese e l’imponente castello sono il lascito più importante dei signori del passato, ma sono anche testimonianza di un paese sempre vivo e sempre al centro delle vicende economiche e sociali di queste terre. Uno degli angoli più caratteristici di Varzi è via del Mercato che oggi si presenta con una doppia fila di portici risalenti al Trecento, ma altrettanto suggestive sono anche l’antica via della Maiolica e vicolo Dietro le Mura che si presenta come un tunnel sopra il muro di difesa medioevale. Via di Dentro si trova invece fra le torri di Porta Sottana e di Porta Soprana ed è sempre stata il centro propulsore del borgo. Qui sorgono la seicentesca chiesa dei Rossi, con al suo fianco l’ospizio per pellegrini, e la chiesa dei Bianchi con un oratorio unico nel suo genere perché il suo interno ha la forma di un quadrifoglio. Offre uno spettacolo importante anche l’imponente Torre delle Streghe, chiamata così perché nel XV secolo vi furono rinchiuse 25 donne accusate, assieme ad alcuni uomini, di stregoneria.
Luogo di solitudine, silenzio e preghiera, l’eremo di Sant’Alberto di Butrio sorge su uno sperone di roccia a quasi 700 metri sul livello del mare. Al centro della valle Stàffora, nel cuore dell’Oltrepò pavese, l’eremo di Sant’Alberto si trova fra primi i rilievi dell’Appennino ligure e la sua costruzione viene fatta risalire fino allo stesso Sant’Alberto, forse del casato dei Malaspina, che nel 1030 andò ad abitare in solitudine nella vicina valletta del Borrione. Ancora oggi l’eremo è un’oasi di pace e tranquillità dove staccarsi dalla frenesia della vita quotidiana, ma è anche un prezioso scrigno che conserva con gelosie le tracce del suo lungo passato. Durante la visita si possono ancora prezzare una robusta torre, avanzo della cinta muraria fortificata, e delle piccole chiese romaniche: quella di Sant’Antonio ha all’interno affreschi tardo quattrocenteschi di fattura popolare; quella di Sant’Alberto conserva invece le reliquie del santo e un ciclo di affreschi che raffigurano il committente Bertramino Malaspina.
Un viaggio verso l’infinito ed oltre senza mai lasciare l’Oltrepò pavese. A Ca’ del Monte si trova una struttura in grado di coniugare alla perfezione cultura, scienza e divulgazione, tanto da essere divenuta ormai uno dei luoghi più amati da chi si addentra alla scoperta di queste terre. La struttura ad arco dell’Osservatorio è stata progettata per inserirsi armonicamente nel fianco della collina, mentre i diversi ambienti: la cupola centrale del planetario, le due laterali e l’anfiteatro sono interconnessi nello svolgimento dell’attività di osservazione. La cupola centrale accoglie 36 posti a sedere e ospita il Planetario che può contare su un innovativo sistema di proiezione digitale. Le postazioni fisse, collocate nelle cupole laterali est e ovest, sono invece principalmente dedicate alla ricerca, mentre l’attività osservativa guidata rivolta al pubblico e alle scuole sfrutta la strumentazione mobile nello spazio aperto antistante la struttura. Nell’anfiteatro, infine, vengono organizzati eventi astronomici e culturali ad ampio respiro, da rappresentazioni teatrali a conferenze, ma anche concerti, degustazioni di vino e tanto altro ancora.
Meno di 500 abitanti, di cui appena poche decine nel cuore del borgo, per questo paesino immerso tra la natura rigogliosa dell’Oltrepò pavese. Dal sesto secolo avanti Cristo Fortunago è un silenzioso testimone delle vicende che hanno riguardato queste terre. Celti, romani, Longobardi, vescovi, imperatori e signori di importanti famiglie hanno uno dopo l’altro regnato su questo angolo di Lombardia e ognuno ha lasciato qualcosa dietro di sé. Oggi Fortunago è anzitutto un luogo perfetto per partire alla scoperta dell’Oltrepò pavese passeggiando tra i suoi boschi incantati, ma è anche un posto dove è possibile toccare con mano atmosfere ormai dimenticate. Qui si può vedere ancora al lavoro un vecchio maniscalco, ma anche lasciarsi rapire dal profumo del pane cotto nel forno a legna o abbeverarsi in una sorgente di acqua minerale e, soprattutto, qui ci si può perdere con il sorriso sulle labbra nel dedalo delle sue antiche stradine. Facciate in pietra, strade pavimentate in porfido e una cura estrema per il verde pubblico fanno di Fortunago un perfetto esempio di equilibrio ritrovato tra modernità e tradizione. Qui si possono poi ancora ammirare importanti edifici a cominciare dalla chiese parrocchiale, che risale alla metà del Cinquecento, per non parlare poi dei resti dell’antico castello.
Nella pianura tra Pavia e Voghera si trova uno degli edifici più celebri dell’Oltrepò pavese. Il castello di Branduzzo è al centro di un’area che per secoli è stata celebre per la coltivazione di gelso e l’allevamento di bachi da seta. Il castello di Branduzzo è un vasto complesso di origine medievale con quattro torri e uno stile e un gusto che segue alla perfezione quella che è l’architettura rinascimentale lombarda con splendide decorazioni nell’entrata principale. Il castello di Branduzzo venne edificato dalla famiglia Botta nel corso dell’ultimo decennio del XV secolo e comprendeva, oltre alla parte abitativa signorile, grandi scuderie, un ampio giardino, un porticato e vasti annessi agricoli, il tutto circondato da lunghe murature. Praticamente era un piccolo centro abitato, dove vivevano centinaia di persone. Oggi dell’antico splendore del castello restano ormai solo alcune tracce a causa della progressiva riduzione dei fondi per la sua manutenzione. Rimane comunque un simbolo importante del ricco passato di queste terre.
Montalto Pavese ospita uno splendido castello cinquecentesco, sicuramente tra gli edifici maggiormente identitari dell’intero Oltrepò pavese. Si tratta di un edificio solido e imponente, con quattro torri quadrate a cui si accede attraverso un grande portale ornato da pinnacoli e vasi in terracotta. Il castello, la cui proprietà oggi è privata, racchiude al proprio interno un’ampia corte, cui fa da sfondo una loggia. Molto pregevoli sono poi una grande fontana monumentale, la statua di Diana, la cappella gentilizia di San Francesco, le terrazze, le scale, i pergolati. Le sale del castello sono sontuosamente arredate e qui si trovano anche due giardini, all’italiana e all’inglese. Di sicuro interesse è poi il Museo della civiltà contadina che si trova a Villa Illibradi e che ripercorre attraverso oggetti d’epoca la storia di questo territorio. Merita infine una visita il belvedere detto Madonna del Vento che da diversi anni ormai il luogo di partenza ideale per coloro che praticano il volo libero con deltaplani e parapendii poiché i venti provenienti da occidente permettono ascendenze ragguardevoli.
Nell’alta valle Stàffora, a ridosso del monte Pernice si trova un trova un luogo dall’alto valore ambientale e naturalistico. La riserva naturale del Monte Alpe si trova a un’altitudine che va dai 762 metri sul livello del mare ai 1.254 dell’omonimo molte ed è a cavallo tra i Comuni di Menconico, Varzi e Romagnese. Qui si trovano oltre 300 ettari di castagneti e prati e poi ancora boschi di pino nero, pino silvestre e larice. Si tratta di un’autentica oasi incontaminata a pochi minuti di viaggio dal cuore delle città e di una perfetta base di partenza per la scoperta di questa parte dell’Oltrepo pavese. Qui è possibile passeggiare all’ombra di alberi secolari e fare incontri ravvicinati con la ricca fauna che li abita. Tutto ciò fa della Riserva naturale Monte Alpe uno dei luoghi più amati dagli amanti della vita all’aria aperta e da chiunque voglia cercare un po’ di pace e tranquillità stando a stretto contatto con la natura e lasciandosi coccolare dalla grande ospitalità delle genti di queste vallate.
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