Il monte Amiata: un vulcano spento nel cuore della Toscana oggi autentico paradiso per gli amanti della vita all’aria aperta. L’Amiata con i suoi quasi 1.800 metri d’altezza si staglia imponente su questo angolo di Toscana e dalla sua vetta offre vedute spettacolari sulla Maremma, le colline senesi e sul lago di Bolsena. Durante l’inverno l’Amiata è un’apprezzata località sciistica che richiama tantissimi appassionati da tutto il centro Italia, ma anche d’estate non è da meno. Camminare tra i castagni secolari che ne ricoprono le pendici è un’esperienza unica e qui si possono trovare numerosi percorsi per gli amanti del trekking e della mountain bike. Sono però tanti anche i borghi sparsi tra le valli e le pendici dell’Amiata a meritare una visita tra castelli medievali, antiche chiese e le tracce onnipresenti delle miniere. Ecco 10 tappe imperdibili del vostro viaggio alla scoperta dell’Amiata.
Immerso tra gli olivi, Seggiano è un paese di poco più di mille abitanti che si trova tra il monte Amiata e il mare. Qui c’è da sempre un microclima perfetto per la crescita delle piante dell’olivo e, non a caso, a Seggiano viene prodotto uno degli oli più famosi della Toscana. Tra i vicoli di questo antico paese sono però numerosi i monumenti che meritano una visita a cominciare delle antiche mura che abbracciano e proteggono l’intero centro storico. Non da meno sono poi anche le chiese di San Bartolomeo e della Compagnia del Corpus domini e ancora l’oratorio di San Rocco, il convento del Colombaio e il santuario della Madonna della Carità. Basta poi percorrere pochi chilometri per trovare lo splendido castello del Potentino.
Un grande parco nel cuore della Toscana letteralmente disseminato di meravigliose sculture. Il Giardino di Daniel Spoerri è il dono che il danzatore, pittore e coreografo rumeno naturalizzato svizzero celebre soprattutto per i suoi quadri-trappola, ha fatta a questa terra rigogliosa. Nel grande giardino che porta il suo nome alle porte di Seggiano a partire dalle fine degli anni Novanta si trovano tantissime sculture di arte contemporanea che si sposano perfettamente con l’ambiente delle colline toscane. Passo dopo passo qui si possono ripercorrere le tappe della carriera artistica di Spoerri che non ha mai smesso di arricchire il giardino con installazioni che, solitamente, vengono presentate al pubblico il lunedì di Pasqua quando la nuova stagione viene tradizionalmente inaugurata con un grande picnic.
Arroccato su di una rupe nella parte meridionale dell’Amiata, Santa Fiora è un piccolo borgo immerso nel verde letteralmente pieno di bellezze artistiche e architettoniche. La parte più antica del paese è il terziere del castello dove si trovano ancora le fortificazioni aldobrandesche che si possono visitare potendo sempre ammirare sullo sfondo le meraviglie del paesaggio toscano. Da non perdere assolutamente è poi la scoperta della seicentesca torre dell’Orologio e del palazzo dei conti Sforza Cesarini per non parlare poi della meravigliosa pieve delle Sante Flora e Lucilla. Si tratta della più importante chiesa del borgo al cui interno è custodita una collezione di opere di terracotta di Andrea Della Robbia.
Nel cuore del paese di Santa Fiora vengono conservate le testimonianze di quella che è stata a lungo la principale risorsa di queste terre, il mercurio, per estrarre il quale le popolazioni dell’Amiata hanno affrontato grandissimi sacrifici. Nelle sale del Museo delle miniere di mercurio il visitatore sarà guidato passo passo alla scoperta del passato di queste terre attraverso una ricca documentazione storica che cerca di far rivivere condizioni antiche e moderne del lavoro, della organizzazione sociale e dello sviluppo delle miniere oltre ad illustrare la fatica ed i rischi che questo lavoro comportava.
La rocca, le chiese, le strette strade medievali: Piancastagnaio è un gioiello da cui si possono dominare con lo sguardo chilometri di pianura nel versante sud orientale del monte Amiata. Il suo centro storico, ancora oggi perfettamente conservato, si sviluppa attorno al castello per poi digradare dolcemente a valle. Il simbolo di Piancastagnaio, ieri come oggi, è la splendida rocca Aldobrandesca la cui costruzione viene fatta risalire tra il XIII e il XIV secolo anche se poi fu ricostruita e rinforzata alla fine del Quattrocento. Perfettamente restaurata la Rocca è oggi uno dei migliori esempi di architettura dell’epoca che si possono ammirare in tutta la Toscana.
Uno dei monumenti più interessanti di tutta la zona è senza dubbio l’antica pieve dei Santi Stefano e Degna a Castiglione d’Orcia. Dietro la sua bella facciata cinquecentesca, dove spicca il portale, tipico esempio di architettura rinascimentale senese, sono conservate numerose opere d’arte tra tele trecentesche e pregevoli affreschi. Di particolare pregio è poi una grande tavola, del 1531, con la Madonna in trono col Bambino e santi di Giovanni di Bartolo. Erano infine qui conservate tre importanti tavole attribuite a Simone Martini, Pietro Lorenzetti e Vecchietta, ora trasferite nella Pinacoteca di Siena.
Un pezzo di estremo oriente nel cuore della Toscana. Tanto insolito quanto assolutamente affascinante è il Maco, il Museo d’Arte e Cultura Orientale di Arcidosso. Questo grande spazio espositivo, ospitato nel settecentesco palazzo dell’ex cancelleria, parte del Castello Aldobrandesco di Arcidosso, raccoglie nelle proprie stanze il frutto di un lavoro che va avanti da oltre trentacinque anni tra il Comune ll Museo di Arte e Cultura Orientale di Arcidosso, ed è frutto della collaborazione tra il Comune grossetano e l’associazione culturale Comunità Dzogchen di Merigar, fondata da Namkhai Norbu, per trent’anni professore di lingua e letteratura tibetana e mongola all’Università Orientale di Napoli. Qui sono esposti oltre cinquemila oggetti d’arte orientale e reperti etnografici contenuti nella Collezione Namkhai.
Ad Arcidosso, sulle pendici dell’Amiata, si trova uno dei castelli medievali più antichi, e meglio conservati, d’Italia e d’Europa. Le origini della Rocca, autentico simbolo del paese, vengono fatte risalire addirittura al X secolo e il suo sviluppo e le sue trasformazioni vengono oggi bene descritte in un rinnovato percorso archeologico-artistico. Sempre durante la visita è poi possibile approfondire la conoscenza di architettura e urbanistica dei centri storici medievali amiatini e della Valle del Fiora e la formazione della contea Aldobrandesca, antenata storica dell’attuale provincia di Grosseto. Sono inoltre conservati reperti archeologici provenienti dal sito di Castel Vaiolo.
Centro culturale di Castel del Piano, questo bell’edificio cinquecentesco ospita al proprio interno diverse raccolte d’arte che sono state messe assieme nel corso degli anni. Si tratta di collezioni di genere diverso tra loro che spaziano dai ritratti degli uomini illustri che hanno contribuito alla crescita del paese, passando per una serie di opere settecentesche fino alla Pinatocea Edoardo Cei. Qui sono conservati dipinti, cartelloni pubblicitari, caricature e manifesti realizzati dall’artista quand’era agli inizi della sua carriera e che raccontano un’Italia e una Toscana ormai dimenticate, ma autentiche e bellissime.
Questo splendido palazzo cinquecentesco è opera di due degli allievi di Gian Lorenzo Bernini, Domenico e Giovanni Fontana, e fu commissionata dal cardinale Alessandro Sforza come sua residenza estiva. La villa, oggi visitabile su prenotazione nel corso dei secoli ha affrontato più volte un progressivo degrado per poi però essere sempre restaurata e migliorata ad ogni passaggio di proprietà tanto da ospitare più volte anche il granduca Leopoldo II. L’ultimo importante restauro risale invece in concomitanza con il Giubileo del 2000 che ha permesso di riportare la villa al suo antico splendore. Oggi, dietro la facciata si trova una corte dove sono visibili alcuni ruderi, mentre al suo interno sono visibili tracce di decorazioni e affreschi tardo cinquecenteschi e del periodo barocco.
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