La Lunigiana, una misteriosa terra di castelli, antichissime pievi, abitata in tempi remoti dall’indomita popolazione dei Liguri Apuani che da queste parti ha lasciato la sua più evidente testimonianza artistica e culturale, le statue stele della Lunigiana. Terra di intatti borghi medievali, di leggende e di antichi miti, in tante sue zone ancora selvaggia. Questa parte dell’alta Toscana, incastonata tra la Liguria e l’Emilia, nella provincia di Massa e Carrara, tra le valli e le vette appenniniche, è però anche una zona poco battuta dal turismo di massa, dove trovare delle aree in cui rilassarsi tra il verde, nella natura, in mezzo agli animali, e in tutte le stagioni: la Lunigiana offre tantissimo in ogni periodo dell’anno. Così come sarebbero tante le cose da vedere, basti pensare ai tanti castelli (in antico la Lunigiana era terra dominata dai Malaspina) che formano un vero sistema di fortezze, manieri e residenze fortificate in tutta la regione. Abbiamo selezionato qui le dieci mete imperdibili da cui cominciare il proprio viaggio alla scoperta della Lunigiana.
Per conoscere tutto sulle Statue Stele della Lunigiana (qui un nostro dettagliato approfondimento), il luogo ideale è il Museo delle Statue Stele di Pontremoli, un museo ricco e moderno che ha sede nel Castello del Piagnaro, la fortezza che domina Pontremoli, ovvero la porta della Lunigiana per chi arriva da nord. Il museo accoglie la più completa raccolta esistente di statue stele (se ne conoscono circa 80 esemplari e al museo di Pontremoli se ne possono vedere una quarantina), esposte in un percorso che mostra questi singolari reperti in ordine cronologico, spiegando nel dettaglio il contesto storico, religioso, sociale e culturale che diede origine a queste particolarissime sculture, oltre alle caratteristiche intrinseche di queste opere che furono prodotte in un lungo arco di tempo, dal III millennio avanti Cristo fino al VI secolo avanti Cristo. Il museo, aperto nel 1975, è stato riallestito nel 2015, con anche l’utilizzo di apparati multimediali. Impossibile dire di aver visitato la Lunigiana senza conoscere la storia delle statue stele.
La pieve di Santo Stefano, che si trova nella località di Sorano (frazione di Filattiera), è una delle pievi romaniche meglio conservate del territorio. Di facilissimo accesso (si trova infatti lungo la statale della Cisa), è un edificio risalente al XII secolo, in un’area che fu sede di importanti insediamenti preistorici (lo ha dimostrato il ritrovamento, a Sorano, di ben sette statue stele, due delle quali esposte in controfacciata). La pieve di Sorano era probabilmente la più importante dipendenza in Lunigiana della Diocesi di Luni: edificio di grandi dimensioni, si trova lungo quella che un tempo era una delle principali strade di collegamento tra l’Italia settentrionale e quella meridionale. L’edificio è importante anche per le sue peculiarità costruttive: è infatti realizzata con ciottoli di fiume non squadrati, mentre le coperture sono in ardesia. Molto interessante la parte absidale, con le tre absidi e il campanile squadrato che rendono inconfondibile il profilo di questo edificio di culto.
Si trova in una delle frazioni di Casola in Lunigiana, Codiponte: è la pieve dei Santi Cornelio e Cipriano, costruita in un luogo dove il culto nei riguardi di san Cipriano è già attestato nel 793, mentre il primo documento che attesta l’esistenza della pieve risale al 1148. L’edificio attualmente visibile risale al XII secolo ma subì dei rimaneggiamenti nel Trecento, quando la pieve fu danneggiata da una frana. Si tratta di una chiesa romanica che si distingue per i suoi capitelli riccamente decorati con motivi zoomorfi e fitomorfi, simili a quelli di un’altra pieve che si trova nelle vicinanze, quella di San Paolo a Vendaso, nel territorio comunale di Fivizzano. All’interno, la pieve di Codiponte ospita un singolare trittico trecentesco con al centro la Vergine col Bambino, a destra i santi Cornelio e Cipriano e a sinistra il Volto Santo, il celebre crocifisso oggi conservato a Lucca ma molto venerato in Lunigiana in quanto anticamente, secondo la tradizione, contesa tra lucchesi e lunensi. Anche la pieve di Codiponte, come quella di Sorano, sorge nei pressi di un antico insediamento ligure apuano.
È il castello più imponente della Lunigiana: la fortezza della Brunella è infatti una struttura militare, costruita durante il Rinascimento sopra uno sperone roccioso che domina la città di Aulla, per controllare le principali strade che passavano dalla zona. Nonostante il suo aspetto massiccio e minaccioso, sono rarissime le fonti antiche che la citano: il primo documento relativo alla fortezza della Brunella risale infatti al 1553, epoca in cui ci s’immagina che questo fortilizio fosse già operativo. Non sappiamo chi abbia fatto costruire la fortezza (le ipotesi più accreditate conducono verso Giovanni dalle Bande Nere, che nel 1523 acquistò dai Malaspina di Lusuolo il feudo di Aulla, oppure verso Jacopo Ambrogio Malaspina, che alla fine del Quattrocento fu marchese di Aulla, o ancora si pensa al nobile genovese Adamo Centurione, a cui il feudo passò nel 1543). La fortezza rimase proprietà dei Centurione fino al Settecento, per poi tornare ai Malaspina, mentre dopo il 1860 fu venduto a privati. Nel 1920 fu restaurata dai nuovi proprietari, i coniugi inglesi Aubrey Waterfield e Lina Duff Gordon, e infine nel 1977 fu acquistata dallo Stato che la cedette al Comune di Aulla. Oggi la Fortezza è visitabile e ospita il Museo di Storia Naturale della Lunigiana, con quattro sale che raccontano il territorio dal punto di vista naturalistico.
Filetto è uno splendido borgo fortificato (il nome stesso deriverebbe dal greco filakterion, ovvero “luogo fortificato”), le cui origini si perdono nella notte dei tempi (sembra che la sua nascita risalga al VI-VII secolo), che conserva ancora intatto il suo aspetto medievale: la torre delle antiche mura (l’unica ancora pienamente riconoscibile delle quattro che difendevano il borgo), edifici in pietra, le porte monumentali, la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, il palazzo seicentesco dei Marchesi Ariberti. Tutto è rimasto come una volta e a Filetto sembra davvero di compiere un incredibile viaggio nel tempo. E appena fuori dal borgo è d’obbligo una visita a uno dei luoghi più magici di tutta la Lunigiana, ovvero la selva di Filetto, ritenuta luogo di antichi riti dei Liguri Apuani (tra i suoi castagni sono state ritrovate ben undici statue stelle). Narra la leggenda che Dante Alighieri, che soggiornò in Lunigiana tra il 1306 e il 1307 (fu ospite dei Malaspina), avrebbe tratto ispirazione per la sua “selva oscura” proprio dalla selva di Filetto.
Simbolo della Pontremoli barocca, Villa Dosi Delfini (qui un nostro approfondito video sull’edificio) è la residenza, fatta costruire alla fine del Seicento, dalla facoltosa famiglia dei Dosi Delfini (e in particolare da Carlo e Francesco Dosi), all’epoca in cui Pontremoli passò al granducato di Toscana dopo essere stata a lungo genovese. Magnifiche sale affrescate (imperdibile il salone centrale con gli affreschi eseguiti tra il 1697 e il 1700 da Francesco Natali e Alessandro Gherardini, col primo che si occupò delle quadrature e il secondo delle scene), una sontuosa collezione d’arte, un magnifico parco, sculture, specchiere, una ricca biblioteca rendono Villa Dosi Delfini una delle dimore più splendide di tutta la Toscana.
Il Castello Malaspina di Fosdinovo è sicuramente il maniero più famoso della Lunigiana, ancor oggi proprietà di un ramo della famiglia Malaspina, che dominò queste terre per secoli. Costruito sopra una roccia di arenaria che domina la città di Fosdinovo, il castello fu edificato a partire dal XII secolo ma fu tra il Tre e il Cinquecento che assunse l’aspetto attuale: fu infatti trasformato da presidio militare a dimora signorile, pur conservando il suo aspetto imponente, con torri, un massiccio bastione a semicerchio, i camminamenti di ronda sopra i tetti. Tra le mura del Castello di Fosdinovo soggiornò anche Dante Alighieri, ospite dei Malaspina durante il suo periodo di permanenza in Lunigiana. L’interno è visitabile: si possono percorrere le sale affrescate, come la Sala da Pranzo, il Salone, la Sala del Trono. E come in ogni castello che si rispetti, pare che anche qui a Fosdinovo abiti un fantasma.
Si tratta di uno dei castelli medievali meglio conservati della Lunigiana: risale probabilmente al XII secolo, anche se viene citato per la prima volta in un documento del 1351. Aveva una importante funzione strategica dal momento che era posto a presidio della valle del fiume Bagnone, un affluente del Magra. Ampliato tra il Tre e il Quattrocento, subì diversi passaggi di proprietà nel corso dei secoli, e col tempo (in particolare nel XVII secolo) diventò una dimora gentilizia, pur mantenendo esteriormente l’aspetto di fortezza medievale. Oggi è riconoscibile soprattutto per via della sua grossa torre circolare, alta più di venticinque metri, e risalente alle prime fasi costruttive del castello.
Nei pressi della località termale di Equi Terme (frazione di Fivizzano), si trova l’esteso sistema carsico della Grotte di Equi: cunicoli, laghi sotterranei, stalattiti e stalagmiti, persino un torrente sotterraneo. In certi periodi dell’anno l’acqua riempie completamente le grotte offrendo uno scenario particolarmente spettacolare. Le grotte sono visitabili (nell’ambito del complesso “Geo-Archeo-Adventure Park delle Grotte di Equi”) e offrono diverse attività: dai semplici percorsi attraverso i cunicoli che si addentrano nell’antro, con proposte differenziate per tutte le età, fino alle attività sportive per gli appassionati di arrampicata o biciclette, passando per le “speleo avventure” con ferrate, ponti tibetani in grotta e altro.
L’abbazia di San Caprasio è il monumento più antico di Aulla: la chiesa del complesso abbaziale, dedicata a Santa Maria Assunta, venne infatti fondata nell’884. Nel 1050 risulta dedicata a san Caprasio, e fu poi rimaneggiata nel corso dei secoli (oggi si presenta nel suo aspetto moderno, ma l’abside è ancora quella dell’edificio originario). In quella che era una volta la sala capitolare del monastero è stato allestito il Museo di San Caprasio, uno dei principali del territorio: all’interno reperti archeologici, opere medievali (in particolare sculture e capitelli splendidamente decorati, a cominciare dagli imperdibili draghi alati di maestro Oberto Ferlendi, uno scultore vissuto tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo), il reliquiario di San Caprasio e molto altro.