Il Lago di Idro è una gemma incastonata tra le vette imbiancate al confine tra Lombardia e Trentino. Il lago di Idro è uno specchio d’acqua incontaminata simbolo di un turismo sostenibile e rispettoso. Il lago di Idro è il limite naturale della valle del Chiese e nei secoli è stato un punto di passaggio obbligato per popoli, eserciti e culture che hanno lasciato alle due regioni fortificazioni, castelli e luoghi di rilevanza storica ed artistica. Oggi il lago di Idro è una meta amatissima dagli amanti della vita all’aria aperta, ma anche da chi è alla ricerca di una pausa lontana dalla vita di città all’insegna del vivere bene, tra ottima cucina, castelli, borghi sospesi nel tempo e tanto altro ancora. Le acque del lago sono interamente balneabili e la loro temperatura mite permette lunghe nuotate per tutta l’estate fino a settembre inoltrato. Ogni anno sulle sponde del lago d’Idro si ritrovano appassionati di surf, vela, canoa, ma anche famiglie che qui possono trovare tutto quello di cui hanno bisogno. Per chi invece è alla ricerca di escursioni ed avventure la rete di sentieri offre chilometri e chilometri di percorsi attrezzati da percorrere a piedi o in bicicletta e poi ancora ancora falesie e ferrate per chi invece vuole emozioni forti. Ecco dieci tappe imperdibili per un viaggio sul lago di Idro.
Sulla sponda occidentale del lago di Idro, in provincia di Brescia, si trova Anfo, un paese di appena 450 abitanti, ma con una storia ricca e suggestiva. Meta prediletta per chi decide di visitare questo angolo incantato di Lombardia, il borgo di Anfo affonda le sue origini nell’epoca romana e offre ai turisti, oltre alle acque cristalline del lago, anche tanti monumenti e luoghi d’interesse storici, artistici e architettonici. Tra questi merita una particolare menzione l’antica chiesa parrocchiale che conserva al suo interno numerose opere di artisti lombardi e dalle cui pietre trasuda tutta la ricca storia di queste vallate. È però il paese nel suo complesso a meritare una visita approfondita. Inerpicandosi a passo lento tra i suoi vicoli e le sue piazzette è facile viaggiare con l’immaginazione e lasciarsi rapire da scorci che raccontano di una civiltà cresciuta e sviluppatasi secolo dopo secolo di pari passo con i ritmi della natura e delle stagioni seguendo tradizioni antiche che hanno forgiato il carattere della popolazione e di tutto il territorio.
La Rocca di Anfo è la fortezza napoleonica più grande d’Italia e domina silente le sponde del lago di Idro. Quella che è conosciuta come la Rocca d’Anfo comprende un sistema di fortificazioni militari che occupa una superficie di circa 50 ettari sulla sponda occidentale del lago d’Idro. Questo imponente complesso difensivo fu eretto nel XV secolo dalla Repubblica di Venezia e notevolmente ampliato in epoca Napoleonica, nei pressi dell’antico confine tra Lombardia e Tirolo tra Valle Sabbia e Valli Giudicarie. La Rocca d’Anfo è costituita da circa 34 strutture principali tra cui caserme, polveriere e batterie militari collegate tra loro da camminamenti, scalinate e percorsi ipogei che portano il visitatore a ripercorrere i principali fatti storici italiani dalla Repubblica di Venezia fino ai giorni nostri. La Rocca d’Anfo è un vero gioiello storico incastonato sulle sponde del lago di Idro in cui storia, cultura, natura e sport si fondono per vivere un’esperienza unica facendo compiere al visitatore un viaggio indietro nel tempo senza mai distogliere lo sguardo da paesaggi fiabeschi.
Placidamente disteso sulle sponde del lago a cui dà il nome, il Comune sparso di Idro è un luogo speciale dove godere della bellezza incontaminata della montagna e, al tempo stesso, rilassarsi su spiagge dorate. Come gli altri paesi di questa terra ricca e generosa anche Idro, in particolare nella sua frazione principale, Crone, conserva nella sua secolare e spontanea architettura un vivo sapore di antico: viuzze sassose ed anguste, vecchi portali e porticati. A tutto questo si aggiungano tante strutture ricettive: campeggi, villaggi turistici, hotel e bed and breakfast, ma anche locali, bar e ristoranti pensati per accogliere il visitatore in una maniera al contempo schietta e ricercata. Pace e tranquillità, poi, sono le caratteristiche più apprezzate da chi decide di soggiornare a Idro alle quali si aggiungono le manifestazioni sportive, folkloristiche, artistiche e culturali che si susseguono durante l’intera stagione estiva. Idro è però soprattutto un punto di partenza perfetto per tante escursioni che partono dalle sponde del lago e salgono su verso le alte vette. A piedi, in bici o con imbrago e moschettoni: sentieri, strade sterrate, falesie e ferrate a Idro e dintorni certo non mancano e sono adatti a tutti i gusti e a tutte le difficoltà.
Fondato agli inizi dell’XI secolo, il monastero di San Bartolomeo di Serle si trova in posizione panoramica sul monte Orsino, a quasi mille metri di altitudine. Ristrutturato radicalmente a metà del 1400 sui ruderi della precedente, e ben più grandiosa, chiesa di San Pietro, il monastero oggi si raggiunge con una bellissima passeggiata nel bosco da cui si possono ammirare panorami davvero unici. Scenari che in passato avevano però anche un’importante rilevanza strategica visto che il monastero di San Bartolomeo nel corso dei secoli è stato importante soprattutto perché controllava le due strade che, da Brescia, andavano verso l’alto lago di Garda e il Trentino. Oggi raggiungere il monastero è un’esperienza forte soprattutto perché permette di immergersi in una natura rigogliosa e incontaminata in cui è facile far volare l’immaginazione ripensando a quanti per secoli hanno percorso quelle stesse vie al tempo stesso di fede e di vita quotidiana.
Il santuario della Madonna di Paitone fu costruito nella prima metà del XVI secolo sul luogo dove, secondo la tradizione, era miracolosamente apparsa la Madonna al sordomuto Filippo Viotti che sarebbe poi guarito dopo questa visione. Proprio questo evento mistico è il tema di un’importante pala del Moretto, conservata all’interno della chiesa, da sempre lodata per il fatto di illustrare l’apparizione con grande concretezza, senza ricorrere ad elementi soprannaturali e miracolistici, ma basandosi sul racconto proprio del giovane Filippo. Imponente è poi l’aspetto esterno del santuario con l’edificio che si presenta circondato da un portico regolare ad arcate sorretto da colonne. L’interno è invece a navata unica dove si può ammirare una profusione di stucchi dorati, mentre sul fondo si trova un ricco altare in marmo che poggia sulla pietra dell’apparizione e che contiene una tela del Moretto.
A Gavardo si trova il Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia (Mavs) pensato per offrire al visitatore il quadro in continua evoluzione della storia di questi luoghi a partire dalla Preistoria. Il percorso espositivo si concentra sui principali rinvenimenti nell’area tra cui il complesso di Monte Covolo, un insediamento durato dal tardo Neolitico alla Media età del Bronzo, corredato da ripari sepolcrali sottoroccia dell’età del Rame e da aree di estrazione della selce. Particolare attenzione è riservata anche all’importante gruppo di abitati palafitticoli dell’età del Bronzo del Lucone di Polpenazze, nel 2011 iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco come parte dei Siti palafitticoli preistorici delle Alpi. Trovano spazio nelle sale del Mavs poi anche i materiali preistorici della Corna Nibbia di Bione e quelli romani di Castel Antico di Idro. Il Mavs promuove inoltre lo studio e la divulgazione dell’archeologia della Valle Sabbia, attraverso la collaborazione con vari studiosi, l’organizzazione di convegni e mostre e la periodica pubblicazione dei suoi annali.
Odolo è un paese della Valle Sabbia con una lunga tradizione di fucine. L’opera di canalizzazione del fiume Vrenda ha consentito, soprattutto a partire dal XVII secolo, uno sviluppo molto forte di queste realtà artigianali. Per tenere viva questa lunga tradizione nel 2007 a Odolo è stato inaugurato il Museo del Ferro “Fucina di Pamparane”. Si tratta di un un edificio, disposto su due piani, che ospitava, fino a qualche tempo fa, un laboratorio artigianale. Tutta la struttura, e non solo gli oggetti contenuti all’interno di questo antico luogo di lavoro, formano il museo. Qui è stata realizzata una passerella che serve per definire il percorso del visitatore e permette di osservare al meglio le caratteristiche strutturali del museo e gli strumenti utili alla forgiatura del ferro. All’interno sono presenti due magli completi di ruote idrauliche, depositi, tromba idroeolica e altre macchine a corredo di un’ampia esposizione volta ad illustrare la storia socio-economica di Odolo, strettamente legata alla lavorazione del ferro.
La “cattedrale in montagna”, com’è conosciuta dagli abitanti del luogo e un’imponente chiesa parrocchiale che racchiude le maggiori testimonianze della storia di Bagolino. Edificata nel Seicento in soli tre anni su progetto dell’architetto Giovanni Battista Lantana, la chiesa di San Giorgio è una delle più grandi dell’intera provincia di Brescia. Di pari passo con la sua maestosità esteriore, d’altronde, va la ricchezza dei suoi interni dove si possono ammirare opere di grandi artisti come: Tiziano, Tintoretto, Palma il Giovane, Torbido, Pietro Mera. La scenografica volta affrescata fu invece realizzata da Tommaso Sandrini, secondo il gusto e le strutture tipiche del XVII secolo mentre l’altare maggiore è opera dell’abate Gaspare Turbini. Celebre è infine la tavola della Madonna di San Luca.
Nel borgo di Cima Rest sorge il Museo etnografico della Valvestino. Caratteristico fin dalla sue sede, un fienile con tetto di paglia che, fin dal primo sguardo offre al visitatore uno spunto per avvicinarsi alla lettura della valle e delle sue molteplici caratteristiche. Gli oggetti esposti hanno tutti un importante valore simbolico, culturale e artistico, che si delinea soprattutto in ragione del distacco tra il significato odierno e quello che gli stessi oggetti rappresentavano nel passato. Tutti questi sono disposti tra il fienile al piano superiore, la stalla al piano inferiore e la casera al fondo del piano terra. Si tratta per lo più di manufatti raccolti nel territorio della Val Vestino e sono costituiti soprattutto da strumenti di lavoro agricolo, artigianale e caseario: le slitte per il trasporto del legname, gli attrezzi volti alla produzione di formaggio, le attrezzature per la lavorazione del legno, per la coltivazione dei campi e per la realizzazione e conduzione dei fienili e delle strutture legate all’attività della pastorizia. È anche possibile soggiornare nei fienili vicini.
Sulla sponda destra del torrente Tovere si trova il forno fusorio di Pertica alta. Questo interessante sito di tradizione e di lavoro è raggiungibile percorrendo una mulattiera che scende dal paese di Livemmo di Pertica Alta e rappresenta una testimonianza viva dell’attività che per secoli ha animato l’economia delle valli bresciane. Il forno si trova vicino allerisorse primarie necessarie alla lavorazione del metallo: l’acqua ed il carbone di legna. Il minerale era invece trasportato a dorso di mulo dalla Valtrompia. L’impianto era adibito alla prima trasformazione del minerale ferroso estratto in Valtrompia, la ghisa, che veniva poi avviato alle successive lavorazioni nelle fucine valsabbine, situate più a valle. Questa attività era così florida perché la Valle Sabbia era ricca di boschi che fornivano il combustibile del carbone di legna. La Valle Trompia invece, aveva il minerale ma era priva di combustibile per questo motivo Livemmo svolgeva un ruolo strategico. Nel XIX secolo, poi, questo sistema economico entrò in crisi e la lavorazione del ferro si spostò principalmente nelle fucine del fondo valle e le zone montane furono abbandonate.
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