L’Isola Bisentina, con i suoi 0,17 kilometri quadrati di superficie, è la più grande delle due isole del lago di Bolsena. Amministrativamente parte del territorio comunale di Capodimonte, uno dei borghi che si affacciano sul lago, fino a poco fa era inaccessibile: dal 2022 è stata tuttavia aperta al pubblico (anche se in un periodo limitato dell’anno, ovvero tra l’estate e l’inizio dell’autunno, e con accesso a pagamento le cui tariffe si trovano sul sito del gestore del servizio) per portare al pubblico un sito adatto a tutti, sia che si tratti di amanti di storia, di architettura, di appassionati di misteri ed esoterismo, oltre che, ovviamente, per chi ama la natura. L’Isola Bisentina si raggiunge con il servizio di trasporto del lago di Bolsena, con partenze dai moli di Bolsena e di Capodimonte. La visita al momento è possibile solo con gruppi organizzati e con visita guidata abilitata. Ecco quali sarano i luoghi che si vedranno durante la visita.
Il monte Tabor è il punto più alto dell’isola ed è così chiamato per voluta analogia con la collina di Galilea per la presenza di una cappella che conserva un affresco della Trasfigurazione. Il monte è coperto di boschi, dove non è raro imbattersi in numerosi alberi secolari.
Abitata a partire dal IX secolo, quando diede rifugio alle popolazioni delle coste tirreniche che volevano rifugiarsi dalle incursioni dei pirati saraceni, l’isola Bisentina diventò, sul finire del Trecento, un dominio dei Farnese, e nel 1431 papa Eugenio IV concesse l’isola ai frati minori osservanti, che qui costruirono una chiesa (quella dei Santi Giacomo e Cristoforo), un campanile, un convento e numerose cappelle, a strapiombo sul lago, secondo u progetto mistico e artistico teso a creare una sorta di via Crucis sull’isola. Si possono visitare tre delle sette cappelle edificate fra XV e XVI secolo sui sentieri perimetrali in un percorso devozionale, che fu meta di pellegrinaggio religioso prossimo alla Via Francigena: la cappella a pianta ottagonale di Santa Caterina attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane posta su uno sperone di roccia alto 22 metri; la cappella del Crocefisso o del Monte Calvario, che conserva preziosi affreschi attribuiti alla mano di Benozzo Gozzoli; infine, la cappella della trasfigurazione sul Monte Tabor. Le restanti cappelle saranno rese visitabili e svelate a una a una nel tempo. Troneggia nella natura il Grande Vecchio, un leccio di oltre 600 anni, protetto dall’opera site specific Il Vello d’Oro di Federico Gori.
L’edificio fu commissionato da Alessandro Farnese Juniore al Vignola come ampliamento della preesistente chiesa di San Giovanni Battista, nella quale a suo tempo Ranuccio Farnese aveva voluto un mausoleo per la famiglia (furono infatti sepolti qui diversi membri della famiglia). Fu poi realizzata da un allievo del Vignola, il lombardo Antonio Garzoni. In passato ospitò anche dipinti di Annibale Carracci. È stata riportata in condizioni di conservazione ottimali grazie al restauro della cupola di piombo e della facciata: al momento non visitabile, la chiesa nel tempo sarà resa accessibile anche all’interno.
Aperta per la prima volta per la stagione 2023 (si è trattata di una apertura molto attesa), la Malta dei Papi si trova sotto il monte Tabor, il punto più alto dell’isola, ed è citata da Dante nel Paradiso (canto IX, vv. 52-54) come carcere perpetuo. Si tratta di un profondo cunicolo scavato nel tufo alla cui estremità c’è una camera ipogea di circa 6 metri e al cui centro è ubicato un pozzo, sopra il quale vi è un’apertura circolare che serviva per la raccolta di acqua. Che questa struttura fosse in epoca romana usata come cisterna ce lo rivela l’intonaco impermeabile trovato sulle mura delle parerti interne, ma la sua origine è probabilmente molto più antica e legata alle acque sorgive termali che scorrono sotto di essa. Ciò conferirebbe alla Malta una sacralità ritrovata: un grande ventre sotterraneo all’interno del quale venivano celebrati rituali legati alla nascita e alla fertilità. Trasformata per un lungo periodo in carcere a vita per eretici, questa camera fu annoverata nel tempo fra i temi dell’occulto e fu oggetto di conversazione tardo ottocentesca nel salotto teosofico di Madame Blavatsky, che riteneva questo luogo uno degli ingressi segreti per il regno sotterraneo di Agarthi, “l’inaccessibile”.
Nel 2023 presenti sull’isola Bisentina due nuovi progetti site specific: Fondere una roccia dell’artista Unurgent Argilla, che ritrae l’isola attraverso uno studio e trasformazione delle sue rocce vulcaniche. Una composizione di tre vasi rotondi, frammenti e tavole di studio dei materiali scavati porta in luce l’identità materica, geologica e sentimentale dell’isola. I tre vasi sono esposti nei pressi della cappella sul monte Tabor, che contiene un affresco attribuito alla scuola di Benozzo Gozzoli e ritrae la Trasfigurazione. Se l’affresco ritrae uno stato intangibile della materia quale è la luce, a suo completamento la densità della materia è rappresentata da questi vasi realizzati con la terra dell’isola. La materia qui è sacra, poiché i vasi hanno in sé l’essenza della luce. Il secondo progetto site specific consiste nella installazione sonora Celestia, composta dal maestro Roberto Cacciapaglia, in una versione speciale destinata a questo luogo fascinoso. La musica accoglie il visitatore all’interno della Malta dei Papi, donandole un significato rinnovato: da carcere perpetuo a luogo di rinascita custodito nel ventre della terra. Il suono avvolgente diventa parte dell’esperienza di visita a questo luogo. Queste due opere installate nei due poli estremi del Monte Tabor - la cima e il sottosuolo - fanno sì che il monte stesso diventi una sorta di porta alchemica attraverso la quale la luce si fa materia, e la materia, luce.
Isola Bisentina, cosa vedere nella maggiore isola del lago di Bolsena |