Quinta città più grande dell’Austria e capoluogo del Tirolo, Innsbruck è il primo importante centro austriaco che s’incontra uscendo dall’Italia attraverso il passo del Brennero, a circa un’ora e mezza di viaggio da Bolzano. Il suo nome significa letteralmente “Ponte sul fiume Inn” e le sue origini sono molto antiche, dal momento che dove oggi sorge Innsbruck si trovava già in epoca romana il castrum di Veldidena, mentre le prime notizie dell’odierna città risalgono al 1133. Ottenuto il titolo di città nel 1239 per mano del duca Ottone II, nel 1248 Innsbruck passò ai conti del Tirolo e poi agli Asburgo, che la fecero diventare capitale del Tirolo nel 1420 in sostituzione di Merano. Fu tra il XVI e il XVII secolo che Innsbruck raggiunse l’apogeo: l’imperatore Massimiliano I la scelse come propria residenza e vi fece costruire quello che è ancora oggi il simbolo della città, il Goldenes Dachl, ovvero il “Tettuccio d’oro”, una sontuosa loggia interamente rivestita con 2.657 tegole in rame dorato.
Grazie ai conti del Tirolo prima e agli Asburgo poi, Innsbruck conserva una forte impronta artistica: basterebbe citare il palazzo imperiale dell’Hofburg, antica residenza dei conti poi trasformata in splendida reggia da Massimiliano I e poi ancora da Maria Teresa nel XVII secolo, oppure il Castello di Ambras con la sua collezione di armature, la galleria dei ritratti degli Asburgo e la Camera delle Meraviglie (leggi qui un approfondimento sul Castello di Ambras), e poi ancora le chiese a partire dal Duomo di San Giacomo (costruito nel 1180 e poi riedificato in forme barocche), l’esuberante Helblinghaus (dimora borghese nota per la sua caratteristica facciata rococò), la Basilica di Wilten e molti altri siti di grande interesse. Innsbruck è anche sede di numerosi musei, gran parte dei quali riuniti sotto un unico istituto, i Tiroler Landesmuseen. In questo articolo andiamo alla scoperta di cinque musei attraverso i quali poter conoscere l’arte a Innsbruck in tutte le sue forme e le sue declinazioni, capaci di stupire i viaggiatori per la loro varietà e per le molte inaspettate sorprese che si possono trovare in città.
Il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum è il principale museo d’arte della città. O “la casa dell’arte di Innsbruck”, come viene definito. È sede di una raccolta che narra 30.000 anni di storia del Tirolo, dall’età della pietra sino ai giorni nostri. Fu fondato nel 1823 dalla Verein Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum (“Società per il Museo di Stato Ferdinandeum”), terzo più antico museo dell’Impero Austroungarico dopo quelli di Budapest e Graz, e deve il suo nome Ferdinando I d’Asburgo-Lorena, che fu imperatore d’Austria (come Ferdinando V) tra il 1835 e il 1848, e che accettò la carica di patrono del museo dopo che l’imperatore Francesco I ne approvò l’istituzione. Ha sede in un grande edificio progettato tra il 1842 e il 1846 dall’architetto Anton Mutschlechner, poi terminato negli anni Ottanta dell’Ottocento dal trentino Natale Tommasi, che progettò la facciata in stile neorinascimentale (in questo senso si tratta di un edificio unico a Innsbruck).
L’idea dei suoi fondatori era quella di creare un museo che si ponesse come custode della storia e della cultura del Tirolo, oltre che della sua arte, ma allo stesso tempo anche un museo rivolto al pubblico internazionale. La collezione ha dunque due anime, una di carattere locale e una invece di più ampio respiro. Sono sette in tutto le raccolte: si comincia il viaggo con le collezioni preistoriche e protostoriche, che consentono di compiere un viaggio nel Tirolo fino all’alto Medioevo. Si passa poi attraverso le raccolte d’arte antica, con opere di autori come Rembrandt, Bernardo Strozzi (suo il ritratto di Claudio Monteverdi), Lucas Cranach il Vecchio, Michael Pacher, Angelika Kauffmann e molti altri. La terza sezione è quella del moderno, con opere del XX e XXI secolo (spiccano i nomi di Oskar Kokoschka e di Egon Schiele). Ci sono poi una sezione riservata alla grafica con disegni e stampe dal XV secolo fino ai giorni nostri, una collezione di reperti storici, la raccolta musicale, e infine la ricca biblioteca.
Austria Turismo, con la collaborazione di Peter Assmann, direttore dei Tiroler Landesmuseen, ha di recente prodotto e realizzato quattro brevi video (di poco meno di tre minuti ciascuno), dove Peter Assmann, presenta in italiano quattro quadri che sono esposti al Ferdinandeum di Innsbruck, ovvero il già citato ritratto di Claudio Monteverdi, opera di Bernardo Strozzi, l’autoritratto di Angelika Kauffmann, il ritratto di Josef Pembauer di Gustav Klimt e un autoritratto di Maria Lassning.
È il più grande museo dedicato al folklore, alla cultura e alle arti popolari del Tirolo nonché uno dei principali del suo genere in Austria. Aperto nel 1888, ha sede dal 1929 nell’ex convento francescano di Innsbruck. È la meta ideale per chi desidera approfondire la cultura popolare del Tirolo o per chi vuole conoscerne gli aspetti storici legati al lavoro, alla vita religiosa, al costume e alle tradizioni: insomma, per chiunque voglia scoprire come si vivesse da queste parti nel passato. Il Tiroler Volkskunstmuseum è peraltro anche uno dei primi musei austriaci dedicati alle arti popolari ed è sede di una vasta raccolta con oggetti che partono dal Basso Medioevo fino ad arrivare alla contemporaneità.
Il racconto si snoda attraverso varie sezioni: “Das prekäre Leben” (“La vita precaria”), dedicata alla vita quotidiana nel Tirolo fino alle soglie della modernità (è la parte più spiccatamente etnografica dell’istituto); “Erb-Gut. Studiensammlung” (“Patrimonio. Raccolta di studi”), la raccolta di oggetti di artigianato artistico del Tirolo (il legno è grande protagonista); “Stuben”, la sezione riservata al tipico soggiorno in legno delle aree alpine (la “Stube”, appunto); “Trachten” (“Costumi”), dove si trovano 48 statuine in legno che indossano costumi tipici, tutte scolpite da Virgil Rainer in occasione dell’inaugurazione del 1929. Molto particolare è infine la sezione “Miniaturen des Evangeliums” (“Miniature del Vangelo”), con una collezione di venti presepi artistici dal Settecento a oggi.
La Hofkirche (“chiesa di Corte”), oggi parte del circuito museale dei Tiroler Landesmuseen, è uno dei monumenti più imporanti e imponenti del Tirolo. Fu costruita tra il 1553 e il 1563 su progetto del trentino Andrea Crivelli per volere di Ferdinando I che la fece edificare in onore di suo nonno Massimiliano I, dato che Innsbruck era una delle sue città preferite (all’epoca in Austria non c’era una sede del governo ufficiale, ma era l’imperatore a spostarsi tra le varie residenze a seconda della necessità). La chiesa fu costruita con l’intento di accogliere il monumento funebre di Massimiliano I: benché l’imperatore avesse espresso il desiderio di essere sepolto nel castello di Wiener Neustadt, la cappella non aveva dimensioni adatte a ospitare un magnifico cenotafio come quello che sognava. Fu dunque Ferdinando I a far realizzare un degno monumento funebre al suo predecessore: un grande cenotafio, disegnato da Florian Abel, circondato da ventotto statue di bronzo di antenati e parenti di Massimiliano I, e che celebra la sua memoria, benché la sua tomba si trovi a Wiener Neustadt.
Il cenotafio è decorato con ventiquattro rilievi di bronzo che compongono un fregio in cui vengono descritte la vita e le imprese di Massimiliano I: furono realizzati da Alexander Colin sulla base dei disegni che Albrecht Dürer realizzò tra il 1515 e il 1517 per l’enorme Arco di Trionfo, una gigantesca xilografia di 3 metri e mezzo per tre, commissionata dallo stesso Massimiliano (sull’arco disegnato da Dürer figuravano proprio le storie della vita di Massimiliano e dei suoi antenati). Nella chiesa, un vero gioiello dell’arte austriaca, si trova anche la tomba di Andreas Hofer, il patriota che guidò le truppe tirolesi contro i francesi all’epoca delle guerre napoleoniche. Da vedere anche l’altare maggiore, disegnato nel 1755 dall’architetto di corte Nikolaus Pacassi, e l’organo rinascimentale (1560) di Jörg Ebert of Ravensburg, con le decorazioni dipinte dal ticinese Domenico Pozzi.
Il Museo Zeughaus ha sede in una fortezza in passato circondata da un fossato e un tempo anche sede della raccolta di armi dell’imperatore Massimiliano, da cui il nome: è il più grande edificio cinquecentesco che si sia conservato a Innsbruck ed è l’istituto in cui viene raccontata la storia del Tirolo. Con una collezione di 466 oggetti, il museo dell’ex Arsenale racconta la storia della regione, dalla preistoria a oggi, con focus su alcuni importanti capitoli, come quelli dedicati al già citato Andreas Hofer, o al 1919 e alla separazione dell’Alto Adige (il “Südtirol”, come si dice in Austria e in generale nei paesi di lingua tedesca) e al suo passaggio all’Italia a seguito della Prima guerra mondiale.
La fortezza fu un deposito militare fino al 1955, dopodiché negli anni Settanta cominciò la trasformazione in museo e il 18 maggio 1973 l’istituto aprì finalmente le porte al pubblico. In origine era una sede distaccata del Ferdinandeum, e ancora oggi parte delle collezioni del grande museo d’arte sono esposte al Museo Zeughaus. La raccolta annovera diversi oggetti curiosi: la prima carta stradale d’Europa, risalente al Cinquecento, i grandi mappamondi settecenteschi di Peter Anich, la collezione mineralogica, i fossili, gli oggetti che raccontano la vita nelle miniere di sale di Hall e nei giacimenti minerari di Schwaz-Brixlegg e Kitzbühel (per molto tempo l’economia del Tirolo si è retta sulla sua fiorente industria mineraria). Una curiosità: d’estate, il cortile interno del Museo Zeughaus diventa un cinema all’aperto.
I Kaiserjäger (“Cacciatori dell’Imperatore”) erano i membri di quattro reggimenti di fanteria dell’esercito imperiale austriaco attivi dal 1815 fino al 1918. La loro storia è raccontata nel Kaiserjägermuseum, istituto che narra la storia militare del Tirolo e che fa parte di un progetto più ampio, il museo Tirol Panorama (situato ai piedi del monte Isel), dove è conservato l’Innsbrucker Riesenrundgemälde, un enorme dipinto di mille metri quadri in cui è raffigurata la terza battaglia del monte Isel combattuta nel 1809, e durante la quale i tirolesi, guidati da Andreas Hofer, sconfissero i francesi e i bavaresi. L’opera fu realizzata nel 1896 dal pittore tedesco Michael Zeno Diemer, supportato nell’impresa da diversi suoi colleghi, ovvero Franz von Defregger, Franz Burger, Anton Niedermaier e altri. Si tratta di un dipinto realizzato con la tecnica del “Panorama”, molto diffusa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in area tedesca, e impiegata non di rado per scene di battaglia: si trattava di vere opere “immersive” ante litteram, dal momento che gli artisti creavano ambienti dipinti (solitamente circolari) che, tramite accorgimenti prospettici, davano al pubblico l’impressione di trovarsi al centro dell’episodio.
Il Panorama di Diemer è rimasto dal 1896 al 2010 nella sua rotonda originaria (era uno dei pochi Panorami al mondo a poter godere di questo privilegio), dopodiché è stato trasferito nel nuovo edificio appositamente progettato (con un’operazione molto discussa che ha creato due schieramenti: chi intendeva preservare la sua originaria collocazione per ragioni storiche, e chi invece riteneva che il nuovo edificio garantisse migliori condizioni di conservazione), collegato attraverso un tunnel sotterraneo al palazzo settecentesco che ospita il Kaiserjägermuseum. L’Innsbrucker Riesenrundgemälde è il dipinto più grande del Tirolo, e dopo averlo visto si continua la visita alla Schauplatz Tirol, una mostra permanente dedicata al mito del Tirolo, e si esce poi dal museo per inoltrarsi lungo i sentieri che conducono al monte Isel, per concludere il proprio viaggio d’arte... nella natura.
Per conoscere artisti e luoghi di ispirazione vai su austria.info
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER