Più di sessanta ettari di verde, duemila piante ad alto fusto, ventimila piante tappezzanti, un prato da diecimila metri quadri, un giardino all’italiana, un laghetto e una cascata, e poi un percorso ciclabile e podistico da 1.400 metri, un’area giochi con campi da pallavolo, pallacanestro, calcetto, tennistavolo, l’area fitness, il teatro verde da 700 posti, un bar e un punto ristoro. Sono, a grandi linee, i numeri del Parco della Biodiversità Mediterranea di Catanzaro, splendido polmone verde situato nel cuore del capoluogo calabrese.
Un parco nato in tempi relativamente recenti: il piano per l’apertura di un parco dedicato alla Biodiversità Mediterranea veniva presentato per la prima volta nel giugno del 2001 dall’allora presidente della Provincia di Catanzaro, Michele Traversa, e dall’Afor, l’Azienda Forestale della Regione. Il parco doveva sorgere dalle operazioni di recupero dei vasti terreni un tempo appartenenti all’istituto agrario della città, e che da decenni versavano in stato di abbandono. I lavori di bonifica e recupero partirono nel 2002, seguendo il progetto dell’architetto Marcella Gariano e dell’ingegnere Pierluigi Mancuso, col primo lotto che veniva inaugurato già nel maggio del 2004: i primi 13 ettari di parco aprivano così alla cittadinanza. I lavori sono poi proseguiti nei successivi quattro anni, con l’estensione del primo nucleo del Parco della Biodiversità Mediterranea e l’installazione di nuove aree, dedicate soprattutto ai giochi e allo sport. Poi, nel 2005, l’apertura del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici), e nel 2006 la nascita del Parco Internazionale delle Sculture che si è arricchito di opere d’arte di anno in anno e oggi vede la presenza di lavori di grandi artisti internazionali: è possibile ammirare opere di Dennis Oppenheim (Electric Kisses), Mauro Staccioli (Catanzaro ‘11), Tony Cragg (Cast glance), Jan Fabre (L’uomo che misura le nuvole), Mimmo Paladino (Testimoni), Michelangelo Pistoletto (Love difference), Wim Delvoye (Betoniera), Marc Quinn (Totem), sette sculture in ferro del ciclo Time Horizon di Antony Gormley e altro ancora. Nel 2007 venviano poi aperti il Parco Giochi dei Folletti e la Valle dei Mulini: il primo è uno spazio di 1.350 metri quadri riservato ai bambini, con un’area giochi al coperto, mentre il secondo è un vasto percorso naturalistico di 48 ettari, con al suo interno anche un grande centro ippico.
Tra le varie attrazioni del Parco della Biodiversità Mediterranea è possibile annoverare anche il suo labirinto, un percorso che si estende su di un’area di 600 metri quadri, e che ha aperto al pubblico nel 2004, contestualmente all’inaugurazione del parco. Si tratta di un dedalo particolare, perché privo di un centro definito: non è dunque un labirinto che ha una meta finale, come la gran parte delle strutture di questo tipo. O meglio: l’obiettivo non è raggiungere il centro del labirinto ma... uscirne. Si possono dunque seguire vari percorsi, oppure si può tornare sui propri passi sapendo che non necessariamente ci si troverà a percorrere la stessa strada. Quello del labirinto del Parco della Biodiversità di Catanzaro non è uno schema molto diffuso, ma ce ne sono di simili: si potrebbe citare come esempio il labirinto del Castello Bufalini di San Giustino, nei pressi di Perugia (che ha tuttavia uno schema più intricato).
Il labirinto del parco di Catanzaro ha poi una particolarità: verso metà del percorso c’è infatti una specie di scorciatoia che consente di uscire immediatamente senza doversi inoltrare lungo tutto il cammino. Non è comunque difficile trovare il modo per uscire da questo labirinto, anche perché le siepi sono corte e non superano la nostra altezza, garantendo quindi a chi entra nel dedalo di avere sempre... la situazione sotto controllo. Per realizzare il labirinto sono state usate mille siepi di alloro (laurus nobilis delle lauracee), pianta che si presta a questo tipo di struttura vegetale in quanto facile da mantenere e da modellare, anche se non sono così frequenti i labirinti con siepi di lauro (solitamente vengono preferite altre essenze, come il bosso).
Nel 2011, il Parco della Biodiversità Mediterranea di Catanzaro ha anche ricevuto il premio “La Città per il Verde”, che quell’anno giungeva alla sua dodicesima edizione, e che ogni anno, su iniziativa della casa editrice Il Verde Editoriale, premia i migliori progetti di verde urbano delle città italiane. La giuria aveva valutato il forte e positivo impatto che il Parco della Biodiversità Mediterranea aveva avuto sulla città di Catanzaro, ritenendolo un ottimo investimento per il futuro del capoluogo calabrese, un modello da imitare e un’eccellenza nell’ambito della gestione dell’ambiente. “Il Parco della Biodiversità”, diceva l’allora presidente provinciale Wanda Ferro, “ha senza dubbio migliorato la qualità della vita dei cittadini catanzaresi e dei tanti visitatori che da ogni angolo della regione arrivano per trascorrere qualche ora in serenità ed allegria tra il verde e le tante attrattive che anno dopo anno ne arricchiscono le potenzialità”.
Oggi il Parco della Biodiversità Mediterranea è una delle principali attrazioni di Catanzaro, ritrovo abituale per i cittadini, luogo in cui gli amanti dello sport si recano a fare attività fisica, parco di scultura contemporanea con pochi altri eguali nel Meridione d’Italia, sede di numerose attrazioni per bambini, e ovviamente luogo in cui sorge un labirinto ben tenuto e ben curato che rende questo parco ancor più attraente.
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