Un labirinto di mais che cambia ogni anno. Si trova nelle Marche, a Senigallia (anche se in qualche occasione ha cambiato sede: Porto Recanati, Ancona, Ostra), ed è ormai diventato, tutti gli anni, un appuntamento fisso per appassionati, turisti, curiosi. È il Labirinto di Hort, una società cooperativa, nata nel 2011 come spin off dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, specializzata nella fornitura di servizi agronomici e in ambiente naturale, per finalità tecniche ma anche ricreative e didattiche. Hort si occupa dunque di consulenza tecnica in ambito agronomico, ma anche di attività per le scuole, escursioni, centri estivi, il tutto pensato sia per adulti sia per bambini. Il labirinto di mais, un’attrazione a carattere ludico-educativo dal bassissimo impatto ambientale, è una sorta di fiore all’occhiello delle attività di Hort.
Il primo labirinto risale al 2012, anno in cui Hort decide di ridisegnare un campo di mais con una fedele riproduzione, a grandezza naturale, del perimetro della basilica di Loreto: e proprio come nella chiesa, si entrava dall’ingresso principale e, percorrendo i corridoi del dedalo, occorreva trovare l’uscita. Da allora, il labirinto di Hort è diventato un appuntamento annuale: ogni estate, la cooperativa realizza uno schema diverso e, tra luglio e settembre, invita tutti a percorrere il dedalo nel campo di mais. “Abbandonandosi al piacere di perdersi”, sottolinea Hort.
La cooperativa ha provato ogni anno labirinti ispirati alla cultura del territorio. Nel 2013, lo schema ricalcava l’architettura della Rocca Roveresca di Senigallia. L’anno dopo, il “Labirinto del Duca” ha omaggiato la città marchigiana con un percorso ispirato alla cinta muraria della città. Nel 2015 ecco invece il labirinto con la facciata del Palazzo Ducale di Urbino. Nel 2016 e nel 2017 sono state invece omaggiate la radio e la bicicletta, mentre nel 2018 è arrivato il labirinto in onore di Gioacchino Rossini con un disegno ispirato alla Gazza ladra e al Guglielmo Tell. E poi ancora nel 2019 il labirinto sulla fotografia (Senigallia è considerata infatti città della fotografia: uno dei più grandi fotografi del XX secolo, Mario Giacomelli, era di qua), nel 2020 il labirinto per il cinquecentenario della scomparsa di Raffaello che riproduceva, in forme stilizzate, gli angioletti della Madonna Sistina,
Ogni anno sono circa 15.000 i visitatori che si sfidano nel percorrere il labirinto e trovare l’uscita: turisti e residenti apprezzano l’amenità del luogo, situato tra colline e mare, la complessità degli schemi, il piacere di perdersi tra piante di mais alte più di due metri. Ma il segreto del successo dei labirinti di Hort sta probabilmente nelle attività che la cooperativa organizza regolarmente tra i meandri del labirinto, come giochi, serate a tema, degustazioni e altro. Alcune di queste attività sono fisse: per esempio, il percorso Enigma, che con un sovrapprezzo rispetto al normale costo del biglietto (l’ingresso nel labirinto è infatti a pagamento) consente ai visitatori di prendere parte a un gioco a squadre, della durata di un’ora e mezza circa, con la quale ci si sfida a trovare gli indizi prima dei rivali. Se Enigma è una specie di escape room riservata agli adulti (viene peraltro organizzata anche in notturna), la Caccia al tesoro è invece l’attività permanente riservata ai bambini, che in squadre con almeno un adulto saranno chiamati a risolvere indovinelli e trovare indizi, sempre sfidando le altre squadre. Spesso inoltre i giochi sono a tema e prevedono la presenza di figuranti che possono aiutare oppure ostacolare i contendenti (per esempio Fantastic Maze e Labirinto incantato dove s’incontrano cavalieri e principesse o in generale personaggi ispirati al mondo delle fiabe, oppure Hero’s Maze con la presenza dei più famosi supereroi, e poi ancora La notte del Minotauro, una serata in cui, trovandosi del resto in un labirinto, si può rivivere l’avventura di Teseo che sfida il minotauro, oppure il Labirinto di paura con un percorso a tema orrorifico). E ovviamente il labirinto è anche prenotabile per giochi a squadre. Poi, una volta terminata la stagione estiva, il labirinto torna a essere un campo di mais pronto per il raccolto (ai visitatori è fatto divieto di raccogliere le pannocchie).
Ma come si fa a tracciare un labirinto dentro un campo di mais? La cooperativa Hort non è stata la prima a introdurre il labirinto effimero (che nasce negli Stati Uniti negli anni Ottanta, come idea delle aziende agricole per attirare turisti: in Italia il primo labirinto effimero è stato sperimentato nel 2007 ad Alfonsine, vicino Ravenna), ma è la prima in Italia ad aver reso strutturale questo tipo di attrazione (già la seconda edizione, quella ispirata alla Rocca Roveresca, aveva contato oltre 8.000 visitatori). I metodi di tracciatura sono stati ben riassunti in un articolo, pubblicato su MediaGeo, di Massimiliano Toppi, Giorgia Pandolfi e Francesca Massetani, che hanno peraltro definito il Labirinto di Hort “una delle iniziative imprenditoriali più brillanti del territorio regionale e che raccoglie unanimi consensi dal mondo delle istituzioni locali e dai tanti turisti che nella stagione estiva affollano la ‘spiaggia di velluto’ ed il suo entroterra”. Fino al 2016, il tracciato è stato realizzato con tecniche tradizionali: gli allineamenti a squadri realizzati con strumenti antichi come lo squadro agrimensorio e la cordella metrica che consentono di prendere le misure del campo. Un lavoro lungo e faticoso e poco adatto agli schemi complessi.
Proprio la crescente complessità del progetto ha spinto Hort, spiegano Toppi, Pandolfi e Massetani, a “cercare nuove soluzioni per la realizzazione del tracciamento sul campo, e hanno fatto nascere l’esigenza di avviare una collaborazione con un’azienda di strumentazione topografica”. L’azienda in questione è Topcon che ha proposto un’innovazione: utilizzare il GPS per tracciare lo schema del labirinto. Viene dunque elaborato uno schema georeferenziato all’interno di un programma di grafica, che viene poi riportato sul campo attraverso strumenti come ricevitori e controller palmari. “Per la trasposizione in campo del percorso del labirinto di mais”, spiega Francesca Massetani, responsabile tecnica di Hort, “la società ha cercato un metodo innovativo che permettesse di evitare le operazioni iniziali di squadro con strumenti ottici e di velocizzare il tracciamento manuale dei sentieri, sostituendo le misurazioni mediante rotella metrica, con il picchettamento tramite GPS. Ne sono derivati vantaggi in termini di tempo e di accuratezza soprattutto nella trasposizione di tratti lunghi, nei quali gli eventuali errori manuali verrebbero amplificati. Inoltre, la soluzione ha permesso di utilizzare agevolmente tutte le aree del campo, anche quelle dove la semina del mais non segue una direzione regolare, e di realizzare forme più complesse. Un auspicabile miglioramento infine, risiederebbe nella possibilità di guidare direttamente le operazioni di realizzazione dei percorsi, superando la fase intermedia di picchettamento e tracciamento”.
Si può dire dunque che nelle Marche, da oltre dieci anni, esiste una sorta di parco divertimenti realizzato con bassi costi, e con ridotto impatto ambientale, che grazie a un’idea semplice, ma affascinante e comunicata in maniera estremamente efficace (Hort è infatti molto attiva sui social e organizza spesso campagne video e fotografiche ad hoc per illustrare le meraviglie del suo labirinto), è diventato una delle attrazioni di punta dell’estate in zona, in grado di coniugare divertimento, cultura, rispetto per l’ambiente.
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