In provincia di Vercelli, su un panoramico colle tra la Valsesia e la Valsessera, sorge Guardabosone, un piccolo borgo conosciuto come il "paese Museo vivo". Nonostante le sue piccole dimensioni, offre ben quattro musei, un orto botanico e un caratteristico nucleo medievale. Le sue origini risalgono all’anno 1000 e le sue tracce medievali si possono ancora riconoscere nelle mura e nella presenza di caratteristici cortili chiusi. Forse i due cortili tra via Roma e via Stretta e quello tra via Stretta e via Crosetto costituivano il primitivo nucleo di Guardabosone che nel 1227 contava una popolazione di sette famiglie.
Appena fuori dal borgo si trova il Santuario della Madonna del Carretto con la sua splendida cappella esterna ottagonale barocca detta del Gongora. Il Santuario fu costruito tra il 1669 e il 1679 su disegno di Carlo Gilardi di Campertogno e presenta preziose decorazioni costituite da stucchi e da affreschi; al suo interno è custodito un paliotto in marmo. La cappella ottagonale, considerata monumento nazionale, è stata invece costruita da maestranze locali intorno al preesistente pilone affrescato ed è ricca di stucchi sia all’esterno che all’interno.
Spostandosi all’interno del borgo, merita una visita la chiesa parrocchiale di Sant’Agata, databile al XVI secolo. Custodisce statue e altari lignei intagliati di pregio, ed è ancora visibile sul lato sud della chiesa la meridiana Mazzietti, realizzata nel 1880 da Pietro Mazzietti. La meridiana si presenta come un doppio orologio, poiché la parte superiore è un orologio che segna le ore secondo i canoni diffusi nell’Ottocento, mentre la parte inferiore è una meridiana che segna il mezzogiorno vero e il mezzogiorno medio del meridiano di Roma. Per essere più precisi, la linea verticale segna il mezzogiorno “vero” di Guardabosone, la linea retta leggermente inclinata a sinistra della verticale segna il mezzogiorno “vero” di Roma (circa 16’48" prima del mezzogiorno locale). Restaurata, è una delle più belle meridiane ottocentesche del territorio.
Vicino alla chiesa parrocchiale è la Cappella Vietti, probabilmente la cappella di un lazzaretto del Quattrocento per gli affreschi presenti al suo interno. Conosciuta anche come Giset, secondo la tradizione questa sarebbe il primo luogo di culto di Guardabosone. Gli affreschi, riconducibili alla bottega di Tomaso Cagnola, potrebbero essere ex voto: raffigurano per quattro volte san Sebastiano, Cristo con la Croce, la Madonna col Bambino e san Rocco che mostra la piaga della peste.
Nella parte alta del borgo si trova invece l’Oratorio di Santa Maria o di San Rocco, conosciuto come Oratorio dei Torni dal nome di un’antica famiglia locale. L’edificio venne costruito nel 1630 durante la peste. La parte superiore dell’altare presenta un impianto architettonico secentesco a due ordini di nicchie, divise da colonne tortili sormontate da edicolette. Lo splendido altare ligneo che oggi si può ammirare nel Museo di Arte Sacra apparteneva proprio a questo oratorio.
Oltre al Museo di Arte Sacra, da vedere a Guardabosone sono anche il Museo di Scienze Naturali, il Museo degli antichi mestieri e delle attività agricole, la Casa dei Mestieri e l’Orto Botanico Pier Carlo Bussi; quest’ultimo sorge su una collina di 5000 metri quadrati ed è nato nel 1989, grazie a un piccolo gruppo di appassionati di erbe officinali, per scopi didattici, scientifici e di conservazione della flora, in particolare erbe aromatiche e curative. Qui si possono trovare infatti circa quattrocento varietà di piante, sia ornamentali che a grosso fusto, nonché numerose specie di piante officinali. Piante acquatiche e palustri si trovano in un laghetto e in due piccoli stagni. È stata costruita anche una serra piramidale. Recentemente l’Orto Botanico è diventato anche stazione ornitologica.
Il Museo di Storia Naturale si deve a Carlo Locca che ha riunito nella sua collezione, nell’arco di cinquant’anni, reperti dell’età della pietra e centinaia di animali imbalsamati. Mammiferi, pesci, rettili, uccelli, una collezione di migliaia di insetti e conchiglie marine, testimonianze fossili dall’era primaria alla quaternaria, minerali, reperti di civiltà primitive dell’era della pietra. Il museo comprende anche un area parco esterna con struzzi, lama, daini e caprioli, oltre a un’antica cantina e a un nucleo di edifici medievali e di fine Ottocento.
Il Museo degli antichi mestieri e delle attività agricole propone un viaggio nelle antiche tradizioni del mondo contadino. Sono qui conservati strumenti anticamente utilizzati per la filatura e la tessitura artigianale della canapa e per la produzione di olio di noci. Vi è anche un torchio del Settecento. Il percorso museale dedica le sue sale alla lavorazione della canapa, un tempo ampiamente coltivata e utilizzata in Valsessera (dalla semina ai telai a mano che si usavano per confezionare la pezza), e alla lavorazione delle noci con la produzione dell’olio da queste ultime.
Infine la Casa dei Mestieri è una tipica costruzione a loggiato in legno dove sono custoditi gli attrezzi tradizionali delle antiche botteghe degli artigiani, quali il lattoniere, il fabbro, l’arrotino, il pantofolaio, il ciabattino e il falegname. È qui situata una delle cinque più grandi collezioni entomologiche al mondo, che si snoda ai piani superiori dell’edificio.
Dall’Oratorio dei Torni parte anche un sentiero che conduce alla chiesa della Madonna di Loreto, situata in posizione panoramica sul colle di Luppia. Venne costruita nel 1852 dai fratelli Zandotti, che erano parroco e viceparroco, su un pilone votivo del Seicento.
Un piccolo borgo medievale antico per trascorrere una giornata all’insegna dell’arte, della natura e delle tradizioni.
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