Foligno è una città situata nella regione dell’Umbria. La sua storia risale all’epoca umbra preromana, quando gli antichi Umbri la fondarono probabilmente intorno al X sec. a.C., sotto il nome di Fulginia. Più avanti la città iniziò la sua evoluzione urbanistica e nel 1255 passò sotto il controllo della famiglia di origine longobarda dei Trinci. Sotto il loro dominio, Foligno estese la propria influenza su molte città vicine e nel XV secolo, entrò a far parte dello Stato Pontificio rimanendovi fino al 1860, escludendo il periodo napoleonico. Attraverso le epoche romana, medievale e rinascimentale, Foligno ha mantenuto il suo fascino grazie alla diversità della sua arte e alla ricchezza dei secoli trascorsi. Piazza della Repubblica, simbolo della città e centro storico conserva al suo interno edifici storici importanti, come il Duomo di San Feliciano, imponente cattedrale costruita tra il XII e il XIII secolo, con una facciata bianca e rossa e luogo di sepoltura di Feliciano di Foligno; Palazzo Trinci, con i suoi affreschi Rinascimentali e i suoi Musei. La Pinacoteca Civica, ospitata nel Palazzo Trinci, presenta una vasta collezione di opere d’arte che spaziano dal Medioevo al Rinascimento ad esempio, mentre il Museo della Stampa conserva la prima copia stampata di una pagina della Divina Commedia. La città è inoltre anche un importante centro per l’arte contemporanea, con istituzioni come il Centro Italiano d’Arte Contemporanea, il CIAC che promuove mostre e eventi culturali di rilievo nazionale e internazionale all’interno delle sue due sedi. Oltre alla sua storia e cultura, Foligno offre anche una splendida zona naturalistica come le Cascate del Menotre e il Borgo di Rasiglia, con colline verdi, ginepri e sentieri perfetti per le passeggiate, escursioni in compagnia o in solitudine. Noi della redazione abbiamo raccolto quindi i 10 luoghi più importanti e interessanti per capire la sua storia e immergersi nell’atmosfera antica di Foligno. Ecco quali sono:
La Cattedrale di San Feliciano, costruita nel XII e XIII, è eretta sul luogo di sepoltura del vescovo e martire Feliciano di Foligno, patrono della Città, martirizzato e sepolto nel 251 d.C. A quei secoli risalgono sia la facciata principale che quella laterale, restaurate poi all’inizio del Novecento. Un’iscrizione posta sulla facciata principale testimonia inoltre che l’edificio venne edificato ad opera di Maestro Atto: tuttavia, oggi la cattedrale presenta una combinazione di stili architettonici provenienti da diverse epoche. Sull’esterno della Basilica è presente il mosaico del 1904 sopra il rosone in stile romanico raffigurante il Cristo in trono tra San Feliciano e Messalina, protettori della città e rappresentati assieme a papa Leone XIII, committente del lavoro. L’interno invece conserva sia la cripta del XI secolo, sia opere di epoca rinascimentale come la cappella feriale e la cupola. Il presbiterio con l’altare maggiore coperto da un baldacchino copia di quello di San Pietro in Vaticano è di epoca Barocca con riprese in epoca neoclassica, risalenti al progetto Sette-ottocentesco di Giuseppe Piermarini. La cappella del Sacramento del 1527 di Antonio da Sangallo il Giovane è tra le opere più significative presenti all’interno del Duomo.
Il Palazzo Trinci è uno dei monumenti più interessanti della città, e si trova in piazza della Repubblica, nel cuore di Foligno. Fu fatto costruire dalla famiglia Trinci, che governò la città tra il 1305 e il 1439, e decorato con una serie di affreschi di Gentile da Fabriano (Fabriano, 1370 circa – Roma, settembre 1427), artista del periodo tardogotico italiano, e da altri artisti come Ottaviano Nelli, Bartolomeo di Tommaso e Giovanni di Corraduccio. Si tratta di affreschi fondamentali per comprendere la cultura umanistica e antiquaria del tempo, tra i massimi esempi di cicli del Quattrocento ancora largamente integri. Tra questi, spiccano gli affreschi nella Sala dei Giganti, nella Sala delle Arti Liberali e dei Pianeti, e nella Loggia di Romolo e Remo. Al suo interno, l’edificio ospita inoltre la Pinacoteca Civica, la Sala Giuseppe Palmierini, il Museo dell’Istituzione Comunale, il Museo archeologico e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi.
La scultura realizzata in segreto nel 1988 da Gino de Dominicis intitolata Calamita Cosmica e conosciuta anche come Grande Scheletro, è conservata al centro della navata centrale dell’ex Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata, oggi sede distaccata del CIAC, Centro Italiano d’Arte Contemporanea. L’opera rappresenta un grosso scheletro antropomorfo con un becco di uccello al centro del viso in sostituzione del naso e allude al rapporto tra la scultura colossale di 24 metri e lo spazio cosmico. Attraverso l’asta d’oro, in bilico sul dito medio della mano destra, che rappresenta lo scandire del tempo primordiale, la scultura crea un collegamento tra cielo e terra, attirando sulla terra le vibrazioni energetiche dei corpi celesti. L’opera è in polistirolo, ferro e vetroresina ad alta densità ricoperta da colle siliconiche che conferiscono all’opera una superficie liscia e lucida. In passato la Calamita Cosmica è stata esposta in diverse prestigiose sedi, come il MAC di Grenoble, il Museo di Capodimonte di Napoli, la Mole Vanvitelliana di Ancona, Piazzetta Duomo a Milano, la Reggia di Versailles, il MAC’S Grand Hornu a Mons in Belgio e il MAXXI di Roma.
L’Oratorio del Crocifisso si trova tra Palazzo Scafati-Candiotti e l’Auditorium di San Domenico, a Foligno. In passato la Confraternita del Crocifisso aveva il compito di assistere i carcerati e i condannati a morte, di accompagnare i morti alla sepoltura, e dare alloggio ai pellegrini. Nel 1643, venne realizzata una copertura in legno a cassettoni dipinta a tempera intagliata e realizzata dagli artisti Francesco Costantini e Cristoforo Lacchi. Durante il Seicento, vari artisti, tra cui Giovanni Fontana, Giuseppe Lepri, il bolognese Giuseppe Maria Mazza per gli stucchi e Giovanni Battista Michelini, e forse anche Francesco Nasini per le pitture, contribuirono all’ampliamento della chiesa. L’edificio, costruito in tre fasi distinte dalla fine del XVI all’inizio del XVIII secolo, comprende un’unica aula, una sacrestia e un campanile sul lato sinistro. La struttura può essere considerata un esempio architettonico in stile tardo barocco, evidente dalla decorazione di stucco dorato, dai motivi ornamentali e dalla pittura murale di grande effetto decorativo. Nel 2002 l’Oratorio è entrato a far parte del patrimonio del Comune di Foligno.
Il Museo della Stampa si trova all’interno di Palazzo Orfini ed è una testimonianza sulla produzione della carta e sull’editoria folignate dal XV secolo a oggi. Foligno è stata infatti la prima città italiana ad accogliere una tipografia, e il territorio della Valle del Menotre a Foligno era noto, almeno a partire dal XIII secolo, per le sue tante cartiere. L’11 aprile 1472, all’interno della tipografia fu stampata la prima copia della Divina Commedia, a opera di Johannes Numeister. Dell’opera è possibile ammirare solo una pagina, l’unica nella disponibilità del Museo, riferita alla terzina dell’XI Canto del Paradiso, dedicato a San Francesco, in cui Dante descrive il territorio umbro. All’interno del Museo sono presenti inoltre diversi sezioni dedicate alla produzione della carta a Foligno: è possibile ammirare, per esempio, la ricostruzione di un torchio da stampa quattrocentesco; le edizioni quattrocentesche della tipografia Orfini Numeister; una panoramica di lunari e di almanacchi, tra cui spicca il celebre Barbanera, pubblicato per la prima volta alla metà del Settecento e ancora oggi diffuso su tutto il territorio nazionale. Nella Loggia dei Trinci invece, interamente affrescata, è possibile visitare la sezione dedicata ai tipografi presenti in città tra XVI e XIX secolo.
Il CIAC, il Centro Italiano d’Arte Contemporanea di Foligno, con mostre permanenti e non, è un centro culturale di importanza nazionale e internazionale e si dispone in due sedi museali nella città: una iconica e contemporanea, e l’altra ricavata dalla vecchia Chiesa della Santissima Trinità in Annunziata in cui è custodita l’opera Calamita Cosmica di Gino de Dominicis. L’architettura della prima sede è nata da un’idea di Getulio Alviani, sviluppata in collaborazione con l’architetto Alberto Zanmatti e poi realizzata infine dall’architetto Giancarlo Partenzi. Il complesso invece è formato da un parallelepipedo rivestito in acciaio corten, che dona ai volumi esterni il tipico colore ruggine. Lo stile si distingue per la sua semplicità, con la luce e lo spazio come elementi protagonisti. Il Museo rappresenta il punto di arrivo di un crescente interesse di Foligno verso l’arte contemporanea, cominciato negli anni Sessanta con mostre di rilievo di artisti italiani e internazionali come: Paul Jenkins, George Tatge, Gian Maria Tosatti, Ugo La Pietra e Giuseppe Stampone.
L’Abbazia di Santa Croce in Sassovivo è un complesso benedettino nel territorio di Foligno. Fondata da eremiti benedettini nella seconda metà del XI sec., intorno al 1070, sopra i resti di una rocca fortificata della famiglia Monaldi, l’edificio si trova tra i boschi di lecci avvolto in un paesaggio naturale. Al suo interno sono conservati frammenti di affreschi del 1280, come l’immagine della Vergine in trono col Bambino in braccio, affreschi monocromi del Quattrocento nella Loggia del Paradiso, e l’affresco del Cinquecento raffigurante l’Ultima Cena. All’interno dell’Abbazia è presente oltre a ciò la Cripta di San Marone, sacerdote e monaco vissuto tra il IV e il V secolo, e il chiostro romanico ad opera da un marmoraro che si chiamava Pietro di Maria. Nel 2010, l’UNESCO ha conferito all’Abbazia il riconoscimento di “Patrimonio testimone di una cultura di pace”, riconoscendola per la sua “vocazione di pace”, alla quale è rimasta fedele sin dalla sua fondazione e per l’elevata qualità storico-artistica e ambientale dell’abbazia.
Dell’Eremo di Santa Maria di Giacobbe, si hanno notizie dal 1295 e ad oggi l’eremo è uno dei tanti santuari terapeutici che sorgono sulla montagna folignate. La storia vuole che dopo la resurrezione, Santa Maria di Giacobbe (una delle pie donne secondo la tradizione popolare) si sia ritirata in una delle grotte del Sasso di Pale per abbracciare una vita di preghiera e penitenza. La chiesa legata all’eremo, edificata intorno alla seconda metà del secolo XIII, è interamente affrescata. Sono diversi infatti i dipinti che la caratterizzano: il Cristo tunicato della parete di sinistra e la Natività dipinta sulla parete di destra sono i dipinti più conosciuti, sebbene siano presenti altri affreschi come San Cristoforo col bambino in braccio nella parete d’ingresso e il Santo volto di Lucca, eseguito prima del 1400 e tra i più misteriosi del luogo. Sul fondo è presente invece un dipinto raffigurante Maria di Giacobbe con in mano un vaso di unguenti. Purtroppo, a seguito delle continue asportazioni di frammenti dell’intonaco, usati per preparare decotti a scopi curativi, le opere sulle pareti absidali sono danneggiate. Ancora oggi, l’eremo viene raggiunto in processione il giorno dell’Ascensione e il 25 maggio, quando la comunità di Pale torna a venerare la santa patrona del santuario.
Le Cascate del Menotre sono un luogo naturalistico racchiuso tra Pale e Belfiore, nei pressi di Foligno, raggiungibili attraverso un sentiero di circa 2 km. Si tratta di un’oasi nascosta, in cui il fiume Menotre di alta collina alimenta una vegetazione ricca e fresca. All’altezza di Pale il fiume precipita nella vallata sottostante formando tutta una serie di suggestive cascate circondate da una folta vegetazione. Il ruolo dell’affluente (che attraversa per 30 km il territorio) è stato fondamentale in epoche passate, quando numerose e importanti cartiere venivano alimentate dalle sue acque. Gli opifici idraulici hanno contribuito fino al XIX secolo alla vocazione tipografica della vicina città di Foligno. È qui, nel 1472, che venne realizzata la prima versione a stampa della Divina Commedia, utilizzando la pregiata carta prodotta a Pale.
Immersa nella Valle del Menotre, a soli 18 km da Foligno, Rasiglia nasce tra i boschi di faggi e ginestre. L’origine del piccolo borgo è rappresentata dalla sorgente Capovena, che sgorga dalla terra proprio a monte dell’abitato, distribuendosi poi in canali che scorrono sulle facciate delle case. Sin dai tempi della Famiglia dei Trinci nel XIV secolo, di cui si conserva traccia nei resti dell’antica rocca, Rasiglia ha iniziato a distinguersi per la sua attività mercantile, legata allo sfruttamento delle acque per la lavorazione di lane e pellami: qui nacquero concerie, gualchiere per il panno, filande e tintorie. Ancora oggi è possibile ammirare tutti gli antichi strumenti e macchinari che costituivano l’intera filiera tessile: cardatrici, arcolai, telai in legno e il moderno telaio Jacquard, fino alla centralina idroelettrica dei primi del Novecento, situata ai piedi della sorgente che alimentava i lanifici. Sono intatti due mulini del Quattrocento, l’antica gualchiera per il panno e la straordinaria opera di ingegneria rappresentata da chiuse e canali che attraversano l’intero borgo. Non lontano dal borgo, a solo 1 km di distanza, è presente inoltre il Santuario della Madonna delle Grazie, immerso nel verde e nel silenzio. Le pareti interni della chiesa sono ricoperte da affreschi di notevole pregio artistico come la Madonna col bambino benedicente, il San Cristoforo, il Sant’Antonio Abate, appartenenti a maestri folignati del XV secolo.