1. Craco
L’odierno Comune di Craco è un moderno centro abitato di appena 700 abitanti che risiedono nella frazione di Craco Peschiera, ma la vera attrazione è il centro storico, oggi una città fantasma: è infatti disabitato, a causa di una frana che nel 1963 portò le autorità a far evacuare i quasi duemila abitanti del borgo antico, di origine medievale. I pochi abitanti rimasti abbandonarono definitivamente Craco dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Questa evacuazione forzata ha fatto sì che il borgo si mantenesse intatto, tant’è che oggi conserva in gran parte il suo aspetto antico ed è diventato set di innumerevoli film internazionali. Tra le rovine, si ammirano l’antica chiesa madre, il quattrocentesco Palazzo Carbone (rimaneggiato nel Settecento), e l’alto torrione di Palazzo Maronna, visibile anche da lontano.
Veduta di Craco |
2. Acerenza
Si trova sulla cima di un colle a più di ottocento metri d’altitudine e le sue origini rimandano a epoche antiche: è già citata in opere latine. Già nel V secolo dopo Cristo diventò la sede di una diocesi, che ha conservato tuttora. Poiché è situata in una zona di collegamento verso la Puglia, fu a lungo contesa in passato. Come molti altri borghi della regione, Acerenza fu longobarda, bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese, e a per secoli feudo di diverse famiglie. Acerenza è nota anche come “la città cattedrale”, per la sua spiritualità, e per il fatto che la maestosa Cattedrale è il monumento che la domina dall’alto: intitolata a Santa Maria Assunta, è un poderoso edificio romanico risalente all’XI secolo. Da vedere anche la chiesa di San Laviero martire, il Palazzo della Curia vecchia (che si trova all’interno di quello che fu il Castello medievale), e Palazzo Gala, edificio settecentesco.
Veduta di Acerenza |
3. Irsina
Antico borgo normanno, Irsina, secondo comune della regione per estensione (dopo Matera) si trova su una collina che si eleva sulla valle del Bradano, al centro di boschi e campi di grano. Una delle curiosità del luogo sono i “bottini”, i cunicoli sotterranei che servivano per la raccolta dell’acqua piovana. Da vedere la Cattedrale di Santa Maria Assunta, duecentesca ma ricostruita nel Settecento (il campanile è però ancora in stile gotico), e le varie chiese che ospitano le tele di Andrea Miglionico, importante pittore seicentesco del luogo. L’ex convento di San Francesco, uno dei più grandi monumenti della città, accoglie il Museo Civico Janora, che raduna numerosi oggetti (tra cui molti reperti archeologici) che raccontano la storia del luogo. Nella cripta di San Francesco si trovano inoltre affreschi del Trecento.
Veduta di Irsina |
4. Venosa
È l’antica Venusia dei romani (il nome della località sembra sia collegato con quello della dea Venere in latino), ed è nota in quanto patria del grande poeta Orazio, che qui nacque nel 70 dopo Cristo. Città sannita divenuta colonia romana, accolse già in epoca romana quella che è ritenuta da molti la più antica comunità ebraica insediatasi in Italia (rimangono le catacombe ebraiche, datate tra il III e il VII secolo dopo Cristo). Nel Medioevo fu saccheggiata dai saraceni e divenne poi città normanna, quindi sveva e infine angioina. Numerosi le vestigia del passato che si trovano in città. Tra queste, il Parco Archeologico con l’anfiteatro e le domus, il Complesso della Santissima Trinità (un antichissimo complesso di chiese, risalente all’epoca paleocristiana e poi ampliato sotto i longobardi e i normanni), l’austera Concattedrale di Sant’Andrea, la barocca chiesa del Purgatorio. Nel centro si trova anche la cosiddetta “Casa di Orazio”, in realtà risalente al II secolo dopo Cristo, ricostruita con tecniche di archeologia sperimentale. Dell’epoca angioina è la severa Fontana Angioina, mentre successivo è il Castello Aragonese, costruito nel 1470.
Il Castello di Venosa |
5. Maratea
È l’unica città della Basilicata bagnata dal mar Tirreno, dal momento che si affaccia sul golfo di Policastro. Il borgo storico è su una collina a trecento metri di altitudine e ha origini romane, anche se si sviluppò nel Medioevo, quando Maratea, come gran parte delle città della Basilicata, fu normanna, poi angioina e quindi sveva. Nel 1860 fu uno dei principali centri della cosiddetta “Insurrezione lucana”, una serie di moti scoppiati nell’agosto di quell’anno contro i Borbone delle Due Sicilia e in favore dell’annessione della regione al futuro regno d’Italia. Maratea è nota anche come la “città delle 44 chiese”, per via dei numerosi edifici di culto che si trovano nel borgo, a cominciare dai due principali, la Basilica Pontifica di San Biagio, e la chiesa madre di Santa Maria Maggiore. Il litorale scosceso è punteggiato di numerose torri costiere che avevano, in antico, funzioni di avvistamento in chiave anti-corsara: risalgono al Cinquecento. La frazione sul mare, Marina di Maratea, è un piccolo centro balneare. Infine, da vedere la Statua del Redentore, che svetta sul monte San Biagio: è alta 22 metri circa.
Veduta di Maratea, con in primo piano la statua del Redentore |
6. Pietrapertosa
Situata a più di mille metri d’altitudine, Pietrapertosa, al centro del Parco delle Dolomiti Lucane, è il comune più alto della Basilicata. Il borgo è costruito sulla roccia e le sue origini sembrerebbero risalire all’VIII secolo avanti Cristo, quando in zona era presente un insediamento dei pelasgi. Nel Medioevo fu normanna e angioina, e a quell’epoca risalgono alcuni dei suoi monumenti più interessanti, come il Castello e la cappella di San Cataldo, quest’ultima risalente all’epoca dei normanni. Il fascino del borgo è conservato tra le viuzze dell’Arabata, il quartiere risalente all’epoca della dominazione araba, fatto di vicoli stretti e ripidi che si arrampicano lungo le pareti rocciose. Nel convento e nella chiesa di San Francesco si conservano numerose opere antiche.
Veduta di Pietrapertosa |
7. Policoro
Con quasi diciottomila abitanti, è il terzo comune più grande della regione per popolazione, dopo i due capoluoghi di provincia, Potenza e Matera. L’odierno centro sorge a poca distanza dall’antica Eraclea, città della Magna Grecia tra le più importanti della zona: il sito archeologico e il Museo Nazionale della Siritide ne raccontano la lunga storia. La città, importante centro balneare e partenza per escursioni naturalistiche, è soprattutto moderna: il suo sviluppo, che da villaggio di poche anime l’ha resa un centro piuttosto popoloso, si data a partire dagli anni Sessanta del Novecento, quando Policoro attirò gli abitanti dell’entroterra che cominciava a spopolarsi.
Il sito di Eraclea |
8. Viggianello
L’antico Castrum Byanelli era una roccaforte romana sulla via Appia, mentre il borgo attuale è di origini medievali, probabilmente risalenti al IX-X secolo, anche se la prima citazione di “Vineanellum” è del 1079. Fu a lungo feudo dei Sanseverino, che la arricchirono di monumenti: risalgono al Rinascimento il convento di Sant’Antonio, la cappella dell’Assunta, e soprattutto il Castello che svetta sull’abitato e che, nel Cinquecento, fu trasformato dai Senseverino in una residenza nobiliare. Molte sono poi le chiese di origine bizantina, come quella di San Sebastiano, rimaneggiata però nel XV secolo. Da non perdere i numerosi palazzi nobiliari che si affacciano sulle vie del borgo.
Veduta di Viggianello |
9. Metaponto
Frazione costiera del comune di Bernalda, Metaponto è nota ovunque per i suoi monumenti antichi: l’antica Metapontion fu infatti una fiorente colonia greca, fondata nel VII secolo avanti Cristo, tra le principali città dell’Italia meridionale all’epoca della Magna Grecia. La città fu completamente abbandonata già in epoca romana: nel Medioevo furono i borghi dell’immediato entroterra a svilupparsi a suo discapito. Oggi Metaponto è una località balneare con lunghe spiagge sabbiose, ma gli amanti della storia possono visitare il sito archeologico e il Museo Nazionale di Metaponto: rimangono i templi di Era, di Apollo Licio, di Demetra e di Afrodite, oltre alle “Tavole Palatine”, i resti di un tempio dorico del VI secolo avanti Cristo. Sono rimaste anche alcune rovine del teatro.
Il tempio noto come “Tavole Palatine” |
10. Castelmezzano
Incastonata tra le montagne, nel Parco delle Dolomiti Lucane, si trova a poca distanza da Pietrapertosa, sua “dirimpettaia”. Castelmezzano nacque durante il Medioevo, quando le invasioni dei pirati saraceni costrinsero gli abitanti a lasciare la piana costiera per rifugiarsi sulle montagne. Il nome del borgo deriva da quello del Castello (il “Castrum Medianum”, ovvero il “Castello al centro”) che vi eressero i normanni nel Duecento. Del Castello oggi rimangono alcune rovine: da vedere i palazzi storici (a cominciare dal Palazzo Ducale dei De Lerma, gli ultimi signori di Castelmezzano) e le numerose chiese come quella del Santo Sepolcro, di origini medievali, ma ampliata e rimaneggiata nei secoli successivi.
Veduta di Castelmezzano. Ph. Credit Lorenzo Palazzo |