Il nome di Amalfi evoca non soltanto quello della Costiera Amalfitana con il suo mare e i suoi scorci meravigliosi, ma anche ricordi legati alla storia medievale: il simbolo di Amalfi, la croce ottagona su fondo blu, è uno dei quattro che campeggiano sullo stemma della Marina Militare proprio per via dei suoi trascorsi legati alle cosiddette “repubbliche marinare” (termine storiografico coniato nell’Ottocento, ma improprio: in antico nessuna delle potenze marittime dell’Italia medievale si è mai definita “repubblica marinara”, e si parla di una storia più complessa, lunga e stratificata rispetto a quella... fissata sullo stemma della Marina). Certo comunque è che Amalfi fu a lungo capitale di uno Stato indipendente, che corrispondeva all’incirca al territorio della Costiera.
Così come è altrettanto certo che, tra X e XI secolo, Amalfi arrivò all’apice della sua potenza: prima amministrata secondo una forma di governo repubblicana oligarchica, e poi diventata ducato nel 954 (quando il conte Mastalo II si proclamò duca della città), Amalfi in questo periodo conobbe anche la fioritura delle arti. Una fioritura che, peraltro, proseguì anche in epoche successive, quando nel 1131 il ducato si sottomise a Ruggero II di Sicilia perdendo la propria indipendenza. Viaggiare nella Costiera Amalfitana pertanto non significa soltanto scoprire borghi “pittoreschi” e paesaggi unici al mondo, ma anche viaggiare nell’arte del Medioevo. Sono diversi i siti da scoprire: vediamo quali sono quelli imperdibili, secondo il nostro format “cinque luoghi in due giorni”.
Il viaggio non può che cominciare dal Duomo di Amalfi, probabilmente il monumento più celebre del territorio. Fu costruito sotto il duca Mansone I a partire dal 987, anche se ottenne la configurazione attuale tra il XII e il XIII secolo (l’attuale edificio, peraltro, è il risultato dell’unione di due luoghi di culto attigui). La facciata non è però medievale: fu progettata nel XIX secolo dall’architetto Errico Alvino, che propose una facciata neomoresca immaginando come dovesse essere l’originale. Tuttavia il campanile è ancora quello antico: fu costruito tra il XII e il XIII secolo e si riconosce per via delle sue appariscenti smaltature policrome, tipiche del romanico di queste zone, ispirate a stilemi di carattere calabro-bizantino. All’interno la chiesa attuale è il risultato di una lunga stratificazione e di vari interventi e rimaneggiamenti che si sono succeduti nel corso dei secoli. Ci sono però ancora numerose testimonianze dell’edificio medievale: per esempio, la porta bronzea bizantina dell’XI secolo, le decorazioni marmoree del portale, le colonne dell’arco trionfale. E poi ancora, resti di affreschi del Trecento (e probabilmente anche più antichi nel caso degli affreschi che decorano le cappelle che si aprono sul chiostro), e diverse sculture tra cui un’aquila di marmo che faceva probabilmente parte di un antico ambone.
Il Duomo di Amalfi |
Dettaglio della Crocifissione di Roberto d’Oderisio |
È forse meno conosciuto rispetto ad altre località della Costiera, ma si fregia di essere il “borgo più antico della Costiera Amalfitana”, come recita il cartello all’ingresso del paese. Non è sul mare, ma rimane sulla collina che si estende dietro ad Atrani e a Minori: nonostante le ridotte dimensioni, a Scala sono molti i monumenti di pregio. Si comincia col Duomo di San Lorenzo, costruito nell’XI secolo ma rimaneggiato a lungo nei secoli (la cripta è rimasta tuttavia inalterata: vi si trova una splendida Deposizione in legno del XIII secolo, una delle più importanti sculture di questo genere di tutta la Campania), e si prosegue nella frazione di Minuta, dove si visitano la chiesa della Santissima Annunziata, costruita sulle tracce di un edificio paleocristiano di cui ricalca la struttura, e gli scenografici ruderi della basilica di Sant’Eustachio, con la sua abside che ancora conserva parte della sua coloratissima decorazione.
I ruderi di Sant’Eustachio. Ph. Discover Atrani |
Ravello è un altro borgo medievale (che come Scala non si affaccia direttamente sul mare) e sono molte sono le emergenze che andrebbero citate: è però imperdibile il Duomo, che seppur conservi molto poco del suo aspetto medievale, all’interno ospita uno dei capolavori dell’intera scultura italiana del Medioevo, ovvero il pulpto di Nicola di Bartolomeo da Foggia del 1272, con le sue splendide decorazioni cosmatesche e la cassa sorretta da sei colonne che poggiano su leoni stilofori. Vicino a quest’ultimo, merita una menzione anche l’ambone bizantineggiante del 1130, di autore ignoto: è l’unico ambone, in tutta la Campania, realizzato col modello a doppia scala, che ha origini romane. I due musei (il Museo dell’Opera del Duomo, che si trova nella cripta dell’edificio di culto, e la Pinacoteca d’Arte Medievale e Moderna, cui s’accede dalla navata sinistra) completano la visita: il primo è dedicato soprattutto alla scultura (vi si trova un’altra opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia, il cosiddetto busto di Sigilgaida Rufolo), mentre il secondo conserva una significativa quadreria, con dipinti per lo più di epoca moderna.
Il pulpito del Duomo di Ravello. Ph. Credit Greg Willis |
L’ambone a doppia scala. Ph. Credit K. Weise |
Il complesso abbaziale di Santa Maria de Olearia (che deve probabilmente il nome ai tanti ulivi che si trovano in quest’area della Costiera) si trova a Maiori ed è costituito da un ex convento (oggi adibito a residence) e da tre edifici di culto che si trovano in una scenografica posizione, sulla costa di una collina che si eleva prima dell’abitato di Maiori: l’abbazia è inserita in un antro di roccia. L’eremo risale al X secolo e conserva diversi cicli pittorici (sopravvissuti in maniera frammentaria), tra cui gli affreschi realizzati nell’XI secolo e attribuiti a un certo Leone Amalfitano, che secondo la tradizione fu un valente monaco-pittore. Ma nel complesso ci sono testimonianze anche più antiche: la cosiddetta “catacomba”, ovvero la porzione inferiore della grotta, conserva ancora ancora pitture murali del X secolo.
Affreschi in Santa Maria de Olearia. Ph. Credit Maiori Cultura |