I colli bolognesi sono parchi naturali, sono borghi e castelli a due passi da Bologna, una delle città più belle d’Italia, sono musei e avventurosi sentieri, sono imperdibili specialità gastronomiche, eppure non è a tutto questo che pensate quando sentite parlare di colli bolognesi. Per tutti, o almeno per chi sia nato prima della fine del secolo scorso, il nome dei colli bolognesi rievoca immancabilmente ragazzini spensierati che corrono su e giù per questi paesaggi da favola in sella alle loro Vespe. L’iconica “50 special” cantata nel 1999 da Cesare Cremonini con gli allora Lunapop è diventata d’altronde non solo l’inno di una generazione intera, ma anche il manifesto di quanto abbiano da offrire i colli bolognesi. Sui dolci pendii che circondano Bologna, d’altronde, le cose da fare, e da vedere, certo non mancano tra una natura plasmata con pazienza e abilità dall’incessante lavoro dell’uomo e borghi che conservano piccoli e grandi capolavori dell’arte e dell’architettura e dove è possibile sedersi per gustare del buon vino per accompagnare gli straordinari piatti della cucina emiliana. I colli bolognesi ospitano poi tanti parchi dove potersi rilassare e respirare aria buona senza allontanarsi troppo dalla quotidianità cittadina. Tra Casalecchio di Reno e Casaglia, per esempio, si trova il parco della Chiusa, o “Tolon”, dove è possibile passeggiare tra viali di ippocastani e boschi di pioppi mentre in Valsamoggia non si può perdere un’escursione fino al parco dell’abbazia di Monteveglio, uno degli edifici religiosi più antichi di tutto il bolognese. Appena a sud di Bologna si trovano invece il parco dei gessi bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa dove è possibile andare alla scoperta di grotte e insenature davvero suggestive infine, lungo il rio Marzatore, si trova l’omonima area naturale dell’acqua salata dove si può camminare fino a una piccola insenatura dove sgorga questa particolarissima acqua. Ecco dieci cose da non perdere nel vostro viaggio alla scoperta dei colli bolognesi.
Il Santuario della Beata Vergine di San Luca, o San Lòcca come lo chiamano da queste parti, è indiscutibilmente uno dei simboli più conosciuti di Bologna e uno dei luoghi più cari a tutti i bolognesi. Il santuario di San Luca domina la città dal colle della Guardia, uno sperone di roccia ricoperto da un fitto bosco, ed è raggiungibile da porta Saragozza attraverso un lungo e caratteristico portico, considerato il più lungo del mondo, che scavalca via Saragozza con il monumentale Arco del Meloncello per poi salire ripidamente fino al santuario che si trova a quasi 300 metri d’altezza sul livello del mare. Qui da secoli i pellegrini salgono per venerare l’icona della Vergine col bambino, detta di San Luca. Secondo alcune fonti, d’altronde, su questo colle già dal XII secolo si era stabilito un eremita di nome Eutimio che era giunto da Costantinopoli portando con sé una tavola di cedro sulla quale era dipinta un’immagine della Vergine in stile bizantino antico. Da allora questi luoghi sono sempre stati al centro di una grande devozione tanto che, a metà del settecento, si decise per la costruzione del santuario secondo un disegno di Carlo Francesco Dotti. Questo ha ancora oggi uno stile prettamente barocco, è a pianta circolare con brevi bracci a croce greca, all’interno ha una sola navata e l’effetto grandioso complessivo è dato dal grande tamburo che sorregge una cupola maestosa. Il santuario conserva pregevoli dipinti della scuola seicentesca bolognese a opera, tra gli altri, di Guido Reni. Dietro al presbiterio si accede con una scala a una tribuna nella quale è custodita l’icona.
Il borgo medievale di Castello di Serravalle domina dall’alto di un crinale il territorio circostante e oggi fa parte del Comune di Valsamoggia. Castello di Serravalle conserva un fascino unico, racchiuso tra le antiche mura e circondato da una natura rigogliosa che attende solo di essere scoperta a passo lento. Questo borgo dalla storia tanto lunga quanto ricca nel corso dei secoli ha visto passare eserciti e condottieri e oggi è ancora perfettamente conservato tanto da offrire al visitatore numerosi luoghi d’interesse. Tra questi c’è sicuramente la Rocca di origine medioevale, con torre, parte delle fortificazioni e porta d’ingresso al borgo. Qui, all’interno nella duecentesca casa del Capitano si trova l’interessante Ecomuseo della collina e del vino che offre uno spaccato della storia e delle tradizioni degli abitanti dei colli bolognesi. Passeggiando per il borgo spiccano poi la chiesetta neoromanica di San Pietro, ma anche interessanti torri colombaie, la ricostruzione di un orto medievale, alcuni pozzi e una vigna secolare sul fianco della chiesa. Da non perdere poi il parco fluviale che circonda la chiesa barocca dedicata a Sant’Apollinare e ancora palazzo Cuzzano. Per chi è appassionato di attività all’aria aperta Castello di Serravalle è poi il luogo di partenza di tantissimi sentieri del Cai che si inoltrano per tutto il territorio del parco regionale dell’Abbazia di Monteveglio .
Pochi posti sono capaci di rendere bene le atmosfere tipiche dei colli bolognesi come Rocca di Roffeno. Si tratta di una piccola frazione del Comune di Castel d’Aiano. Qui, tra case sparse e bei casolari che spuntano dal verde dei boschi, bolognesi e turisti cercano un po’ di fresco e un po’ di relax lontano dalla vita frenetica di città. Numerose sono a Rocca di Roffeno le tracce del passato così come i luoghi da visitare. Tra questi c’è sicuramente l’antica abbazia di Santa Lucia che si trova poco fuori dal centro abitato e dove per secoli hanno trovato rifugio i viandanti che percorrevano la vicina strada di collegamento fra l’Emilia e la Toscana. Molto belli anche i piccoli centri come Monzone, la cui origine risale al Trecento, e il quattrocentesco di Ca’ Masina. Gioielli di Rocca di Roffeno sono però le sue case torri e la vicina pieve. Antico feudo di Matilde di Canossa al confine tra territorio bolognese e modenese, Rocca di Roffeno fu sempre oggetto del contendere tra lo Stato Pontificio e il Ducato. Oggi le principali vestigia di questo passato sono i tanti edifici fortificati sparsi per tutto il territorio comunale. Tra questi una menzione speciale la merita la torre del Monzone, secondo alcuni sede dell’originale castello di Roffeno e casa per alcuni anni del pittore Giorgio Morandi.
Un castello fiabesco che si staglia nel bel mezzo dei colli bolognesi. Questa è la rocchetta Mattei, sogno divenuto realtà del conte Cesare Mattei, politico e medico autodidatta che nel 1850 diede il via alla costruzione di questo lussuosa residenza. Costruita sulle rovine di una rocca precedente secondo uno stile che va dal moresco al neomedievale fino al liberty la rocchetta è un dedalo di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento e camere private. Nel corso di quasi duecento anni di vita la rocchetta Mattei ha ospitato sovrani e capi di stato ed è oggi visitabile grazie a un’intesa tra la Fondazione Carisbo, proprietaria dell’edificio, il Comune di Grizzana Morandi, la Città metropolitana di Bologna e l’Unione Comuni dell’Appennino Bolognese. Visitare la rocchetta Mattei è compiere un viaggio attraverso un caleidoscopio di trovate architettoniche che passano in breve tempo dall’imponete scalinata d’ingresso fino all’iconica cappella, uno spazio che unisce elementi arabo-islamici con altri della tradizione architettonica medievale italiana, come il matroneo e l’abside semicircolare. Ci sono poi un incredibile giardino pensile da cui ammirare la sequenza di edifici che compone la rocchetta e poi ancora il cortile dei Leoni che richiama quello dell’Alhambra di Granada e poi ancora una lunga sequenza di sale piccole e grandi tutte riccamente decorate.
Ca’ la Ghironda Modern art museum è un grande parco di 10 ettari sui colli bolognesi, a pochi minuti dal centro città, che ospita una collezione d’arte moderna e contemporanea di pittura e di scultura. Vi sono inoltre un orto botanico con oltre 150 differenti specie di piante locali o naturalizzate, un teatro all’aperto ed all’interno della moderna residenza si trova una spazio per convegni e un ristorante. È però l’arte la grande protagonista di Ca’ la Ghironda. Percorrendo i dolci declivi del parco si possono ammirare ben 210 sculture di materiali vari e opera di importanti autori come Manzù, Zorio, Messina, Minguzzi e tanti altri. All’interno della residenza si trova il centro espositivo dove si trovano 500 opere dei più rappresentativi artisti della pittura nazionale ed internazionale dal ’500 ai giorni contemporanei tra cui delle vere e proprie chicche che attendono solo di essere scoperte dall’occhio attento del visitatore.
Un tempo inespugnabile roccaforte oggi uno dei luoghi più suggestivi di tutti i colli bolognesi. Il borgo fortificato di Monteveglio sorge insieme all’antichissima Abbazia di Santa Maria Assunta sulla cima di un colle che domina la vallata. Le origini del castello vengono fatte risalire all’anno Mille e oggi dell’originaria fortificazione restano la porta ad arco e una massiccia torre castellana. L’antica abbazia è sicuramente il monumento più fotografato di questi luoghi e con la sua rigorosa bellezza domina queste vallate da oltre mille anni. Edificata nel 1092 in forme romaniche, l’abbazia di Monteveglio è affiancata da un campanile del XV secolo e al suo interno spiccano l’abside e la cripta. Pieno di fascino è però tutto il borgo di Monteveglio al cui ingresso ci si imbatte subito in una torre trecentesca che ospita oggi il centro visitatori. Tutto l’abitato è poi un continuo susseguirsi di antichi palazzi, chiese, santuari e oratori le cui mura trasudano ancora la lunga storia che li ha visti coinvolti.
Dozza rientra nel ristretto club dei “Borghi più belli d’Italia” ed è celebre soprattutto per essere un museo a cielo aperto dove antico e moderno si sposano in una maniera davvero unica. Tra palazzi ed edifici che testimoniano il ricco passato del borgo, da ormai oltre sessant’anni spiccano opere dei maggiori artisti contemporanei che fanno di Dozza la capitale del muro dipinto. In tutto si possono ammirare oltre cento murales realizzati da chi, a partire dal dal 1960, ha partecipato alla Biennale del muro dipinto. Tutto questo si colloca all’interno di un centro storico perfettamente conservato sovrastato dalla possente Rocca Sforzesca. Quest’ultima fu poi trasformata nel signorile Palazzo Malvezzi Campeggi, che prende il nome dal casato che, sul finire del XVI secolo, trasformarono questo edificio da puramente militare in una residenza signorile. Meritano una visita gli appartamenti del piano nobile, il salone, i salottini e le camere da letto, la cucina, le prigioni, le stanze di tortura, i camminamenti sulle torri. Al secondo piano si trovano il centro studi e documentazione del Muro Dipinto e la Collezione Mascellani, mentre i sotterranei ospitano l’Enoteca regionale dell’Emilia Romagna.
La Grotta di Labante si trova nel territorio di Castel d’Aiano ed è la più grande grotta primaria nei travertini d’Italia e una delle più grandi del mondo: ben 51 metri con 12 di dislivello. La storia della Grotta di Labante è lunghissima tanto che persino gli etruschi di Marzabotto la utilizzavano come cava di travertino per le proprie statue sacre e i monumenti funerari. Sono però gli straordinari scorci offerti da questa meraviglia della natura a farne uno dei luoghi più amati dai visitatori. Sopra la grotta si trova una cascata naturale alimentata dalla stessa sorgente che ha dato origine alla formazione calcarea. Cunicoli e pertugi consentono di visitare le grotte all’interno delle quali è possibile ammirare l’azione naturale dell’acqua che ha plasmato vegetali e cristalli di calcite dalle forme più strane. La Grotta di Labante è al centro di un bellissimo parco adatto a escursioni a piedi o in bicicletta e dai cui sentieri è possibile sbizzarrirsi nella ricerca dello scatto più suggestivo di questi luoghi magici.
A Pontecchio Marconi si trova un museo davvero particolare. Qui, nel luogo di nascita della radiotelegrafia, il Museo Marconi documenta e racconta i momenti salienti della vita di uno dei più grandi inventori della storia mondiale che, partendo dai suoi primi esperimenti proprio a villa Griffone, ha poi diffuso il suo sistema di comunicazione senza fili in tutti i cinque continenti. Apparati d’epoca, materiali interattivi, video e pannelli illustrativi avvicinano il visitatore al mondo di Guglielmo Marconi e delle trasmissioni con onde elettromagnetiche. Nella magnifica cornice della villa, rimasta tale e quale a come appariva due secoli fa, il museo si sviluppa lungo tre piani e occupa tutti gli spazi che non sono riservati ai ricercatori e alla biblioteca. Si parte così dalla soffitta, dove un giovane Guglielmo Marconi allestì il suo primo laboratorio e scende poi via via verso l’aula magna, la sala macchine e poi il grande parco e il mausoleo del grande inventore.
Oggi sede per grandi ricevimenti e meeting, Palazzo de’ Rossi è al centro delle vicende di questi luoghi da prima della scoperta dell’America. Le sue origini vengono fatte risalire alla seconda metà del Quattrocento, quando Bartolomeo de’ Rossi, un senatore di origine parmense, decise di erigere a Pontecchio una sontuosa residenza che potesse ospitare nobili, intellettuali ed ecclesiastici in visita a Bologna. Da queste stanze sono passati, tra gli altri, Torquato Tasso e Papa Giulio II e da allora palazzo de’ Rossi non ha mai smesso di essere meta prediletta per importanti eventi e per accogliere ospiti illustri. Punto di partenza privilegiato per visitare sia Bologna che tutti i suoi splendidi colli, palazzo de’ Rossi è un luogo perfetto anche per chi si voglia regalare una vacanza all’insegna della vita all’aria aperta. Tutto non può che cominciare dalla scoperta dell’antico borgo, oggi completamente ristrutturato per offrire servizi d’ospitalità a 360 gradi tra ristoranti, hotel e lussuosi appartamenti dove rilassarsi magari dopo aver pedalato lungo la grande ciclovia del Sole oppure avere arrampicato sulla vicina rocca di Badolo o ancora aver camminato lungo la via degli dei, il grande cammino che collega piazza Maggiore a Bologna con piazza della Signoria a Firenze.