È cosa risaputa: a Venezia, si paga un biglietto d’ingresso quasi ovunque. Anche nelle chiese: se nelle principali città d’Italia solitamente sono le chiese più grandi e complesse da mantenere a richiedere un corrispettivo per l’ingresso, nel capoluogo lagunare il biglietto si paga in quasi tutte le chiese principali. Negli ultimi anni sono state comunque inventate delle formule per rendere meno pesante l’esborso: alcune chiese, ad esempio, hanno ideato una formula “biglietto + guida” (con un piccolo sovrapprezzo si ottiene una pubblicazione che spiega nel dettaglio l’edificio che si sta per visitare), oppure un pass (il “Chorus Pass” che consente di vedere tutti gli edifici di culto dell’Associazione per le Chiese del Patriarcato di Venezia con un biglietto di soli 12 euro: sono quindici le chiese che fanno parte del circuito).
Certo, per molti può essere antipatico pagare per vedere una chiesa, ma è necessario anche comprendere le motivazioni: le chiese di Venezia sono ricche e delicate, sono spettacolari scrigni di opere d’arte visitati ogni anno da milioni di turisti e che necessitano di una continua manutenzione (la conformazione di Venezia e il suo clima rendono tutto più difficile e più costoso rispetto al resto d’Italia). Tuttavia, ci sono anche alcuni importanti edifici che si possono visitare liberamente, e alcuni di questi sono tra le principali e più famose chiese della città. Per il nostro format “cinque luoghi in due giorni”, vediamo dunque cinque chiese di Venezia in cui non si paga l’ingresso, da visitare gratuitamente!
La basilica di Santa Maria della Salute, a pochi passi dalla Punta della Dogana, è uno degli edifici più iconici e riconoscibili della città, ed è anche uno dei capolavori dell’architettura seicentesca, non soltanto a Venezia. La sua costruzione iniziò nel 1631, su progetto di Baldassarre Longhena, uno dei più grandi architetti del XVII secolo, e la consacrazione si tenne il 9 novembre del 1687. La cupola maggiore (così detta perché le cupole sono due) marca in maniera inconfondibile lo skyline di Venezia. L’edificio, a pianta ottagonale, conserva importanti dipinti come la Discesa dello Spirito Santo di Tiziano (e altre sue opere si trovano nella sacrestia), l’Assunta di Luca Giordano, sculture di Tommaso Rues (che ha anche realizzato le statue dei quattro evangelisti che decorano la facciata), opere del Tintoretto, di Palma il Giovane, del Padovanino e altri grandi artisti veneti.
Santa Maria della Salute |
È una piccola chiesa, generalmente poco frequentata nonostante si trovi in una delle strade più frequentate della città, a pochi passi dal Ponte di Rialto, lungo la direttrice che da quest’ultimo porta verso la stazione e i parcheggi di piazzale Roma. L’edificio in sé, una chiesa rinascimentale progettata dall’architetto Mauro Codussi (che scomparve nel 1504 prima di veder terminati i lavori, durati dal 1495 al 1525), non si distingue tanto per il suo aspetto quanto per i tre grandi capolavori che conserva all’interno: la pala di Giovanni Bellini con i Santi Cristoforo, Girolamo e Ludovico di Tolosa, la Pala di san Giovanni Crisostomo di Sebastiano del Piombo, e l’Incoronazione della Vergine fra gli Apostoli, pala marmorea di Tullio Lombardo.
San Giovanni Crisostomo. Foto di Didier Descouens |
Contrariamente rispetto a San Giovanni Crisostomo, la chiesa di San Moisè è invece solitamente piena di turisti soprattutto per due motivi: la sua posizione (è a pochi passi da piazza San Marco), e il suo aspetto appariscente. La chiesa si caratterizza infatti per la sua spettacolare facciata realizzata nel 1668 su progetto di Alessandro Tremignon, che immaginò una delle facciate più esuberanti di tutta la città (tanto che per i suoi eccessi fu anche criticata). Il progetto fu reso possibile grazie a un cospicuo finanziamento lasciato da due fratelli, Vincenzo e Girolamo Fini, entrati di recente a far parte della nobiltà veneziana e desiderosi di lasciare un’impronta molto marcata sulla città. Non meno spettacolare è l’interno: anch’esso conserva l’impronta di Tremignon nell’altare maggiore (che risale al 1685-1688) e nell’altare della Natività di Maria. Tra le opere d’arte conservate, figurano dipinti di Tintoretto, Palma il Giovane, Girolamo Brusaferro, Niccolò Bambini.
San Moisè. Foto di Didier Descouens |
Risalente al XIII secolo, si distingue per diverse particolarità. Intanto, è una delle poche chiese di Venezia con la facciata rimasta incompiuta. E poi, perché al suo interno accoglie quello che è considerato il dipinto a olio su tela più grande al mondo: si tratta di un’enorme opera che copre tutto il soffitto della chiesa (alzando lo sguardo dunque non si noterà un affresco, ma una gigantesca opera realizzata con quaranta tele unite tra loro che coprono una superficie di 443 metri quadri), e che raffigura il martirio e la gloria di san Pantaleone, il santo titolare della chiesa. Il suo autore, il pittore veneziano Giovanni Antonio Fumiani, specializzato in interventi particolarmente scenografici, impiegò ventiquattro anni per completarla: dal 1680 al 1704. E poi, visitare la chiesa di San Pantalon significa anche compiere un viaggio nella storia dell’arte veneziana, visto che tutti i secoli sono rappresentati: dal Trecento di Paolo Veneziano al Quattrocento di Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna, dal Cinquecento di Paolo Veronese e Palma il Giovane al Seicento del Padovanino e di Giuseppe Sardi per arrivare al Settecento di Gregorio Lazzarini e Pietro Longhi.
San Pantalon. Foto di Didier Descouens |
La chiesa e il suo complesso abbaziale occupano tutta l’isola omonima, che si trova di fronte a piazza San Marco. Il primo monastero, dell’ordine benedettino, fu costruito nel X secolo, mentre gli edifici attuali sono il frutto di varie fasi costruttive tra il Quattrocento e il Seicento (i locali dell’ex abbazia oggi ospitano centri espositivi). La chiesa fu progettata da Andrea Palladio negli anni Sessanta del Cinquecento (la facciata è però posteriore). Il grande architetto veneto non fece in tempo a vederla completata (ci pensò all’inizio del Seicento il suo successore Vincenzo Scamozzi), ma è comunque uno dei principali edifici dell’epoca in città. All’interno, la basilica di San Giorgio Maggiore conserva capolavori di grandi artisti veneziani, da Vittore Carpaccio al Tintoretto (di quest’ultimo la chiesa conserva la famosissima Ultima cena, uno dei suoi capolavori), da Sebastiano Ricci a Palma il Giovane, oltre a sculture di Alessandro Vittoria, Girolamo Campagna, Niccolò Roccatagliata e altri.
San Giorgio Maggiore. Foto di Didier Descouens |