Meravigliosi paesaggi, calette nascoste, scogliere a picco sul mare, borghi coloratissimi: le Cinque Terre, in Liguria, attirano ogni anno milioni di viaggiatori da tutto il mondo per il loro indiscutibile fascino paesaggistico e per la loro unicità, che dimostra come, da queste parti, l’essere umano sia stato in grado di adattarsi a vivere in un territorio aspro e difficile dove la natura è avara. Ma cosa regalano i borghi delle Cinque Terre (da sud: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare) agli appassionati d’arte che vogliono immergersi tra dipinti, sculture, architetture dei secoli indietro e dei giorni nostri? Vediamo alcuni spunti per un... viaggio artistico alle Cinque Terre.
Situata sul lato corto di una piazzetta che domina la parte bassa del borgo di Riomaggiore, la parrocchiale di San Giovanni Battista a Riomaggiore venne fondata nel 1340 dall’allora vescovo di Luni, Antonio Fieschi: l’aspetto con cui si presenta oggi all’esterno al visitatore è tuttavia frutto dei lavori ottocenteschi (del 1870-1871) che l’hanno dotata della sua attuale facciata neogotica. L’interno, a tre navate che ricalcano l’impianto originario (rimangono comunque visibili due portali gotici decorati con rilievi precedenti, di cultura antelamica), conserva diverse pregevoli opere d’arte: un trittico del Quattrocento con la Madonna e i santi Rocco e Sebastiano (attribuito al Maestro delle Cinque Terre, anonimo pittore locale attivo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo e legato alla cultura di passaggio tra tardogotico e Rinascimento), un pulpito del XVII secolo decorato con un rilievo marmoreo del 1530 raffigurante san Martino nell’atto di donare il mantello al povero e un crocifisso ligneo attribuito ad Anton Maria Maragliano, uno dei maggiori scultori del Settecento ligure.
Il grande pittore macchiaiolo Telemaco Signorini, che frequentò spesso Riomaggiore ritraendola in numerosi suoi dipinti, eseguì molte vedute del borgo dal Santuario di Nostra Signora di Montenero, che si trova su di un colle che lo domina. Si tratta di un edificio di culto attestato già nel 1335, anche se l’aspetto odierno è quello dei rimaneggiamenti ottocenteschi. Stando alla leggenda, l’immagine che raffigura l’Assunzione della Vergine conservata nel santuario sarebbe stata portata qui da profughi greci al tempo dell’iconoclastia bizantina. È noto soprattutto per i panorami che offre, e ci si arriva soltanto attraverso i sentieri che attraversano i promontori.
Altra chiesa trecentesca (la fondazione, come si legge nella lapide posta in facciata, risale al 1338), ha mantenuto la sua facciata gotica a salienti, con un rosone in marmo di Carrara al centro (risale al 1375 ed è attribuito a due maestri campionesi, Matteo e Pietro da Campilio) e il portale sormontato da una lunetta decorata con rilievi di cultura antelamica. L’interno della chiesa è stato modificato nei secoli e si presenta oggi nel suo aspetto barocco, anche se, a seguito dei restauri novecenteschi, è possibile vedere alcune parti delle forme gotiche delle origini. Si devono al Maestro delle Cinque Terre un trittico con san Lorenzo tra i santi Antonio abate e Bernardino da Siena, e un polittico sull’altare maggiore con la Madonna e il Bambino tra i santi Lorenzo e Caterina d’Alessandria e altri due santi.
La chiesa di San Pietro di Corniglia, la principale del terzo borgo delle Cinque Terre, è menzionata già in un documento nel 1261, ma è possibile che sia ancora più antica: l’edificio attuale fu infatti costruito nel Trecento sui resti di un tempietto precedente, i cui resti sono in parte ancora visibili. Si tratta di una delle chiese delle Cinque Terre che meglio hanno conservato il loro aspetto originario: lo si vede dalla facciata a salienti nella quale spicca il rosone in marmo di Carrara, del 1351, di Matteo e Pietro da Campilio, autori anche del rosone della chiesa di Manarola. L’interno a tre navate si è ancora conservato in parte com’era in origine, sebbene sia stato oggetto di estesi interventi in epoca barocca: conserva un fonte battesimale medievale (del XII secolo) e un dipinto secentesco con i misteri del Rosario.
È un piccolo oratorio di origine settecentesca situato nel pieno centro di Corniglia. La semplice facciata è decorata con una spoglia finestra circolare e con una nicchia che ospita una statua di santa Caterina d’Alessandria, a cui l’edificio è dedicato. L’interno, ad aula unica, presenta un soffitto affrescato del Settecento, raffigurante l’episodio del martirio di santa Caterina d’Alessandria. Oggi l’oratorio è diventato anche sede di mostre d’arte contemporanea: nell’estate del 2021, per esempio, ha ospitato un’importante personale di Iva Lulashi, talento emergente dell’arte europea.
Interessante edificio in stile romanico, in buona parte ben conservato, sorge sopra una scogliera, in una posizione molto scenografica. La leggenda attribuisce la fondazione a un miracolo: pare che alcuni abitanti di Vernazza avessero ritrovato, sulla spiaggia del borgo, una cassa contenente una reliquia di santa Margherita d’Antiochia e avessero così deciso di dedicarle una chiesa. Miti a parte, l’edificio risale probabilmente all’XI secolo, anche se venne poi rifatto nel Duecento e ampliato tra Cinque e Seicento. La facciata purtroppo non si conserva più perché venne demolita durante i rifacimenti secenteschi, ma la decorazione esterna medievale è ancora visibile nella parte absidale. Con i restauri degli anni Sessanta del XX secolo, è stato deciso di far riemergere l’aspetto originario e di recuperare la copertura in legno. All’interno, due tele seicentesche, un altare maggiore barocco del 1750 e un crocifisso ligneo attribuito ad Anton Maria Maragliano.
La chiesa di San Giovanni Battista, edificata tra il Duecento e il Trecento (i lavori, come attesta un’iscrizione apposta sopra una colonna all’interno, si conclusero nel 1307), è la principale di Monterosso al Mare, il più settentrionale e il più grande dei borghi delle Cinque Terre. La scenografica facciata del 1307 si presenta con strisce orizzontali bicrome, in marmo bianco e serpentino scuro (una decorazione che si trova spesso nelle chiese della Liguria), e al centro presenta un grande rosone in marmo. È uno degli edifici trecenteschi più interessanti delle Cinque Terre: l’interno, a tre navate, benché ampiamente rimaneggiato ricalca l’impianto originario conservando ancora capitelli medievali, e custodisce un fonte battesimale del 1360, un dipinto raffigurante la Madonna del Rosario di scuola cambiasesca, una Crocifissione secentesca e un altare maggiore del 1734.
È uno dei luoghi più ricchi d’arte del Levante ligure. Sorge sulla sommità del promontorio che divide Monterosso da Fegina, leggermente fuori dal borgo, e fu fondato nel 1618, per iniziativa di un gruppo di frati cappuccini che aveva ricevuto un terreno in dono dal Comune di Monterosso. La costruzione terminò nel 1622, mentre l’anno dopo il vescovo Giovanni Battista Salvago consacrò la chiesa del convento, dedicata a San Francesco d’Assisi. Proprio nella chiesa seicentesca sono conservate diverse significative opere d’arte: una Crocifissione attribuita ad Antoon van Dyck, un San Girolamo penitente di Luca Cambiaso, una Veronica di Bernardo Strozzi. Nel 2013 l’alluvione delle Cinque Terre ha provocato il crollo di un muro esterno della struttura originaria, e l’anno successivo il convento dei Cappuccini di Monterosso al Mare è stato uno dei siti più votati nei “Luoghi del Cuore” del FAI - Fondo Ambiente Italiano, con oltre centomila preferenze. Ancora oggi nel convento vivono frati cappuccini.
Il Parco Letterario dedicato a Eugenio Montale è stato inaugurato, grazie a una collaborazione tra il Parco Nazionale delle Cinque Terre, la Società Dante Alighieri e il Comune di Monterosso al Mare, nel 2015, nel quarantennale del Premio Nobel per la Letteratura ricevuto nel 1975 dal grande poeta Eugenio Montale, che frequentava abitualmente le Cinque Terre (era solito soggiornare d’estate proprio a Monterosso). Situato nel litorale di Fegina, offre anche la possibilità di vedere (seppur dall’esterno, essendo ancor oggi una dimora privata) la residenza estiva del poeta, oggi parte del Parco: per Montale, questa casa era “la pagoda giallognola” e la “casa delle due palme”. All’interno del Parco, numerose targhe consentono di vivere questi luoghi attraverso le parole di Montale. Altro dei punti nevralgici del Parco è la Spiaggia del Gigante, dove si trova la Statua del Gigante, grande scultura che raffigura nettuno, opera del 1910 di Arrigo Minerbi che decorava Villa Pastine (sontuosa e appariscente residenza che per Montale era... “un sogno, o un delirio”): dopo la distruzione di quest’ultima durante la guerra mondiale, la scultura fu collocata nell’attuale sistemazione sulla spiaggia.
Un piccolo sconfinamento per vedere un interessante complesso: Levanto non fa parte delle Cinque Terre, ma è la prima città che s’incontra uscendo da Monterosso al Mare, e la chiesa e il convento della Santissima Annunziata, di origine quattrocentesca, non deluderanno il viaggiatore che cerca arte. La struttura fu edificata in una zona che sovrasta il borgo di Levanto, per ospitare una comunità di minori francescani. Di conseguenza, l’edificio si caratterizza per la sua semplicità e la sua sobrietà, ma l’interno ospita alcune opere di grande interesse: in particolare due dipinti, un San Giorgio e il drago del pavese Pier Francesco Sacchi e una delle tele più belle di Bernardo Strozzi, il Miracolo di san Diego. In quello che fu un tempo il refettorio del convento e che oggi è invece una sala conferenze è possibile osservare anche una Cena in Emmaus di Giovanni Battista Casoni, pittore di Lerici che fu tra i più talentuosi allievi di Domenico Fiasella.