Orsi, leoni, pesci, anfibi, uccelli, creature fantastiche: sono tanti e di varie specie gli animali che si possono trovare raffigurati in sculture, pitture o in oggetti nelle terre di Siena, o di cui rimangono tracce che risalgono addirittura all’epoca preistorica. Proviamo a disegnare in questa sede un vero itinerario per poter ammirare un bestiario tutto senese, sulle tracce di animali fantastici e non, che vanno dalla Preistoria fino ai giorni nostri.
Il nostro viaggio alla scoperta degli animali comincia dal Museo civico per la preistoria del monte Cetona, dove è conservato lo scheletro di un orso speleo, altrimenti detto orso delle caverne, rinvenuto nella Grotta Lattaia, sulle pendici del Monte Cetona. È oggi uno dei principali protagonisti del museo, ma qui si custodiscono più di 45mila anni di testimonianze della presenza dell’uomo preistorico nella Valdichiana senese, materiali che documentano l’ambiente naturale antico e la Preistoria del territorio: dai resti di un mammut agli utensili in selce utilizzati dall’uomo di Neanderthal, a vasellame, oggetti in metallo, osso e pietra del Neolitico e dell’età del Bronzo.
Dalla Preistoria andiamo al VII-VI secolo a.C. con la testa felina in pietra serena conservata al Museo archeologico del Chianti Senese di Castellina in Chianti. Si tratta di una testa di leone, con le fauci semiaperte, scolpita nell’arenaria, che venne ritrovata nella tomba meridionale del Tumulo di Montecalvario, a difesa del sepolcro. Sculture di animali reali o mostruosi che avevano il compito di proteggere le tombe aristocratiche erano particolarmente diffuse nell’agro di Vulci.
Probabilmente la testa fungeva da base per un altro elemento, forse una colonna lignea, per la presenza di una cavità cilindrica sulla faccia superiore, provvista di due fori passanti. La testa felina non rimanda all’ambito etrusco, bensì all’influsso vicino-orientale poiché simile alle prime grandi sculture in pietra d’Etruria, come quelle di Casale Marittimo, di Vetulonia, di Cerveteri e, oltre Appennino, delle stele bolognesi.
Si incontrano creature fantastiche al Museo Archeologico di Murlo, dove è custodita un’antefissa a testa di Gorgone che serviva soprattutto per proteggere dall’acqua piovana le parti lignee dei tetti, oltre ad avere anche un profondo significato religioso, poiché allontanava i mali e propiziava gli dei. Questa Gorgone dalla bocca spalancata, gli occhi grandi, la lingua pendula e i denti aguzzi accoglieva tutti coloro che giungevano alla dimora principesca etrusca di Poggio Civitate. Charun, l’omologo etrusco di Caronte che con la chioma fiammeggiante e lo sguardo spiritato guidava le anime nell’Aldilà conducendo la quadriga infernale trainata da due leoni e due grifoni, è invece il protagonista della Tomba della Quadriga infernale, capolavoro dell’arte etrusca di IV secolo a.C. scoperta a Sarteano nel 2003 e ne è conservata una copia, in scala 1:1, nel Museo Civico Archeologico di Sarteano. Sulle pareti della Tomba è raffigurato un vero viaggio infernale tra animali mostruosi e demoni: ad attendere Charun sono due defunti distesi a banchetto; la creatura li condurrà nell’Ade, mondo popolato da mostri, come il serpente a tre teste avvolto in una grande spira e l’ippocampo, animale metà cavallo e metà pesce. Anche a Chiusi, al Museo Civico La città sotterranea, sono visibili urne scolpite in alabastro o modellate in terracotta: sul coperchio era raffigurato il defunto semidisteso a banchetto, mentre sulla cassa erano scolpite scene mitologiche o immagini connesse al viaggio nell’oltretomba, tra mostri alati, gorgoni e scene d’addio.
Dalle creature fantastiche e mostruose si torna agli animali reali del Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, collocato nell’ex convento di Santa Mustiola appartenuto all’ordine camaldolese. La sede museale possiede oltre 140 esemplari di mammiferi marini, solo in minima parte esposti, tra cui uno scheletro montato di balenottera comune di 15 metri di lunghezza, soprannominato Nereo dalla community online del museo, che è stato recuperato a Piombino. È qui conservata anche una straordinaria collezione zoologica che comprende invertebrati, insetti, molluschi, pesci, anfibi, uccelli, mammiferi, e anche alcuni “scherzi della natura”, come l’agnello a due teste e la gallina a tre zampe. Ci sono poi molti campioni di vertebrati naturalizzati, scheletri, esemplari in alcool, conchiglie di molluschi e scatole di insetti; e ancora, circa tremila reperti di uccelli, quasi settecento reperti riferibili a circa centocinquanta specie di mammiferi con esemplari provenienti da tutti i continenti, rarità e una specie estinta. I nuovi materiali acquisiti o preparati non derivano da catture, ma solo da sequestri giudiziari e dal recupero di esemplari già morti, e la presenza di un laboratorio tassidermico garantisce la preparazione, la manutenzione e il restauro di tutti gli esemplari, nonché materiale di studio per i ricercatori dell’Università di Siena. Il Museo continua a fare ricerca: oggi ha all’attivo due progetti di citizen science per la rilevazione di specie locali.
Esempi di animali dipinti si possono trovare invece al Museo d’Arte Sacra della Val D’Arbia di Buonconvento, ad esempio nell’Annunciazione tra santi di Girolamo di Benvenuto: qui è raffigurato un pavone. Sacro alla dea Giunone, il pavone appare molto presto nell’arte cristiana dei primi secoli, come simbolo di rinascita spirituale e di resurrezione; secondo antiche credenze infatti si riteneva che perdesse le piume in autunno, per riacquistarle, ancora più belle, in primavera e che le sue carni non andassero mai in decomposizione dopo la morte. Ecco perché è simbolo della incorruttibilità del corpo e della vita eterna. È tuttavia nei Musei civici di San Gimignano che possiamo ammirare un bellissimo bestiario dipinto nei secoli: lungo le sale dei Musei civici compaiono orsi, cani, cavalli, gazze, rondini, civette, cardellini, pesci, maiali. Nella Sala di Dante del Palazzo Comunale, proprio vicino al busto del Sommo Poeta, è raffigurato un orso bianco, tra i primi e pochi documenti che testimoniano la presenza di questo animale in Europa che fino ad allora, negli ultimi decenni del Duecento, non era mai stato documentato. È da sottolineare tuttavia anche la portata simbolica di questa raffigurazione perché a lungo considerato il re degli animali, oggetto di venerazione e simbolo di forza e di coraggio, ma anche simbolo dei peccati e dei vizi (lussuria, gola, accidia) e per questo oggetto di caccia. Nello stesso ciclo di affreschi di Azzo di Masetto nel Palazzo Comunale sono raffigurati cani, in particolare levrieri: utilizzati spesso nella caccia alla corsa, i levrieri sono rappresentati al fianco di nobili come simbolo di virtù cavalleresche. Diversi sono invece quelli raffigurati nell’affresco di San Lorenzo in Ponte (1413) dedicato al Trionfo della Morte: cagnolini che stanno giocando circondati da dame in un ambiente più ristretto, un giardino (in questo caso il cane diviene attributo della domus e della nobildonna, simbolo di fedeltà coniugale). Nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” il ciclo pittorico di Giannetto Fieschi, Il pericolo - Coppia che cammina n.1, vede ancora una volta il cane come protagonista: è ritratto come movimento e come suono, mentre abbaia, e una coppia di anziani viene sbranata dai cani che avrebbero dovuto proteggerli; in questo caso quindi sono gli stessi ideali di fedeltà a rivoltarsi contro l’essere umano.
Sempre negli affreschi di Azzo di Masetto del Palazzo Comunale è visibile, nella scena del Torneo di cavalieri, l’utilizzo bellico del cavallo; lo stesso animale è poi raffigurato su una cassa di urna in alabastro con viaggio agli inferi del II secolo a.C. conservata al Museo Archeologico, dove il cavallo diventa co-protagonista della scena. In ultimo, anche al Museo di Palazzo Corboli di Asciano ci imbattiamo in una civetta, che sembra vegliare l’Adorazione dei pastori del suadente pittore quattrocentesco Pietro di Giovanni Ambrosi: animale dal doppio aspetto, simbolo di saggezza e conoscenza e insieme di oscurità e di morte, proprio a prefigurare il destino di Cristo bambino. All’interno del Palazzo Comunale sono raffigurati tanti volatili, tra cui un gufo con due gazze sulla porta della camera del Podestà, affrescati da Memmo di Filippuccio all’inizio del Trecento; le gazze si trovano ancora nelle stemmi delle famiglie o nella Sala di Dante. E ancora, il cardellino, simbolo della Passione di Cristo, si riconosce in due dipinti della Pinacoteca, uno di Jacopo da Firenze e l’altro di Taddeo di Bartolo, entrambi Madonne col Bambino, mentre la rondine, il cui canto richiama quello della vittima che invoca protezione, si nota nella Maestà di Cenni di Francesco di Ser Cenni al Palazzo Comunale e nella Madonna col Bambino dello stesso autore nella Chiesa di San Lorenzo in Ponte, entrambe del 1413 circa, nella Madonna col Bambino di Neri di Bicci (1460-70) e in quella di Pier Francesco Fiorentino (1477 circa) entrambe nel Palazzo Comunale.
Un delfino è dipinto sopra la torre più alta delle Storie di San Gimignano di Taddeo di Bartolo (1401) e infine il maiale nella Madonna col Bambino tra i santi Bartolomeo, Antonio abate e il donatore fra’ Tommaso Cortesi di Pier Francesco Fiorentino (1490 circa), nell’affresco di Bartolo di Fredi nella Sala di Dante (1366-67), nella Maestà di Lippo Memmi (1317) e in almeno due dipinti della Pinacoteca dove il maialino è rappresentato con atteggiamento vezzoso con la zampetta sollevata ai piedi di sant’Antonio abate.
Insomma, un bestiario davvero ricco quello che ci aspetta nei musei delle terre di Siena, spunto per un itinerario adatto alle famiglie e anche ai più piccoli; una caccia al tesoro che riserva sorprese inattese e divertimento.