Non tutti sanno che la Toscana, oltre a essere la regione dove è nato il Rinascimento (che, come tutti sanno, ebbe le sue origini a Firenze), e una zona dove è possibile vedere grandi capolavori artistici dal Medioevo al Novecento, è anche una straordinaria terra d’arte contemporanea. La Toscana ha sempre avuto un rapporto privilegiato con le arti: l’arte, del resto, è sempre stata contemporanea e la Toscana di oggi non fa eccezione, dal momento che in tutta la regione hanno lavorato e lavorano alcuni dei più grandi artisti contemporanei, italiani e internazionali. Anzi: alcuni di questi hanno deciso di lasciare tracce profonde della loro presenza, e la Toscana si è arricchita di molti splendidi parchi d’artista, ovvero meravigliosi giardini all’aperto dove natura ed essere umano si fondono nel segno dell’arte, con interventi rispettosi, capaci di esaltare il paesaggio e di rendere ancora più stretto questo legame tra la Toscana e le arti.
Un grande studioso, Enrico Crispolti, ha scritto che l’arte ambientale italiana ha origini proprio da esperienze che hanno avuto luogo in Toscana. Ce n’è abbastanza per programmare un intero viaggio alla scoperta dei parchi d’artista: ve ne mostriamo di seguito dieci, alcuni celeberrimi, altri meno famosi ma non per questo meno preziosi, per suggerirvi un itinerario tra opere di grandi artisti di oggi.
1. Il Giardino di Daniel Spoerri (Seggiano, Grosseto)
L’artista svizzero-rumeno Daniel Spoerri è uno dei nomi di punta del nouveau réalisme (Galaţi, 1930), e a Seggiano, piccolo centro di neanche mille abitanti situato sul massiccio del monte Amiata, tra Siena e Grosseto, ha fondato il suo Giardino: era il 1991 e Spoerri, affascinato dal paesaggio (uno dei meno urbanizzati della regione) e dal clima, ha cominciato a installare qui le sue sculture. Il Giardino, oggi fondazione culturale senza scopo di lucro, è stato aperto nel 1997, e ospita 113 installazioni di 55 artisti, su un territorio di ben 16 ettari. “Qui”, si legge nella presentazione ufficiale del Giardino, “si attraversa una Toscana non come la si conosce dalle foto del calendario o in cartolina, ma un paesaggio lussureggiante e incantato che nasconde misteriosi ed inaspettati incontri con segni artistici ora mimetizzati, ora che cercano di imporsi alla natura”. Tra gli artisti che, accanto a Spoerri, compaiono nel giardino, figurano alcuni dei più grandi nomi dell’arte italiana e mondiale degli ultimi decenni: Arman, Nam June Paik, Luigi Mainolfi, Aldo Mondino, Meret Oppenheim, Jesús Rafael Soto, Mauro Staccioli, Jean Tinguely e diversi altri. Di Spoerri (che è ovviamente l’artista più rappresentato), si possono vedere la Colonna del Rinascimento, il Tavolo di marmo che richiama i suoi famosi tableaux-pièges e la celeberrima installazione Ombelico del mondo, con i teschi d’unicorno disposti a cerchio nel paesaggio. Il parco si caratterizza, oltre che per il percorso artistico, anche per un percorso botanico di grande valore. Per sapere tutto sul parco basta recarsi sul sito www.danielspoerri.org, dove ci sono anche le schede di tutte le opere del Giardino.
Il Giardino di Daniel Spoerri |
2. Il Giardino dei Tarocchi (Capalbio, Grosseto)
Chi visita il Giardino dei Tarocchi di Capalbio ha l’impressione di trovarsi al famoso Park Güell di Barcellona, uno dei capolavori di Antoni Gaudí: e in effetti, l’artista che ha realizzato il parco del grossetano, la francese Niki de Saint-Phalle (Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle; Neuilly-sur-Seine, 1930 - San Diego, 2002), nel corso di un viaggio a Barcellona nel 1955 fu fortemente affascinata proprio dal grande parco catalano, e dopo la visita prese la decisione di aprire un suo giardino di sculture. Il sogno prese forma solo negli anni Settanta: nel 1974, Niki aveva conosciuto, a Sankt-Moritz, in Svizzera, la collezionista e designer Marella Caracciolo di Castagneto, moglie di Gianni Agnelli, e le espose il progetto. I fratelli di Marella, Carlo e Caracciolo, fortemente interessati, le misero a disposizione il terreno di Capalbio per cominciare a dar forma al Giardino dei Tarocchi, dove i lavori cominciarono nel 1979 e occuparono l’artista per un ventennio, dal momento che il Giardino dei Tarocchi fu aperto al pubblico nel 1998. Oggi, nel Giardino si trovano sculture, alte tra i dodici e i quindici metri, che raffigurano gli arcani maggiori dei tarocchi (da cui il nome del giardino). Sono opere inconfondibili: grandi sagome piene di tessere di mosaico, vetri e specchi coloratissimi, tipiche dello stile dell’artista. Per avere informazioni sul parco, il sito da visitare è www.ilgiardinodeitarocchi.it.
Il Giardino dei Tarocchi |
3. Parco-Museo Quinto Martini (Seano, Prato)
Si trova a pochi chilometri dal centro di Prato, in un contesto di grande pregio naturalistico, tra le colline della Toscana, a Seano, piccola e tranquilla frazione residenziale di Carmignano. È un bellissimo giardino che ospita le sculture di Quinto Martini (Seano, 1908 - 1990), artista e poeta capace di fondere le istanze dell’arte francese di fine Ottocento e inizio Novecento (in particolar modo lo affascinavano Cézanne e Degas) a suggestioni che derivavano da una personale lettura dell’arte etrusca: le sue opere sono state esposte diverse volte in varie edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma, e trentasei di queste, tutte in bronzo e fuse tra il 1931 e il 1988, trovano oggi collocazione nel Parco-Museo Quinto Martini di Seano. Le sculture, centrate soprattutto sulla figura umana, dialogano con il paesaggio circostante con grande naturalezza, per dare anche al visitatore quel senso di fusione tra cultura, lavoro, svago e paesaggio che da sempre caratterizza il modo dei toscani di rapportarsi alla vita. Il parco copre una superficie di 31.530 metri quadri e venne progettato dall’architetto Ettore Chelazzi: è una delle più importanti testimonianze dell’arte del Novecento in Toscana. Il parco è aperto 24 ore su 24 e per maggiori informazioni è possibile visitare il sito del Comune di Carmignano o il sito dedicato all’artista.
Parco-Museo Quinto Martini |
4. Il Giardino di Kurt Laurenz Metzler (Monticiano, Siena)
Situato nella frazione di Jesa a Monticiano (in provincia di Siena), è il progetto dello scultore svizzero Kurt Laurenz Metzler (Balgach, 1941), aperto nel 1995 anche grazie all’azione della moglie dell’artista, Claudia, e del critico Enrico Crispolti: il giardino accoglie molte delle coloratissime figure umane che l’artista realizza con diversi materiali (dal ferro al bronzo, dal marmo all’alluminio, passando per le resine). Sono figure nate con l’intento di essere poste all’aperte, e a differenza di altri parchi, qui non c’è un dialogo con lo spazio circostante, ma piuttosto una sorta di “occupazione”, e il paesaggio naturale diventa così il palcoscenico di queste figure colte in atteggiamenti normali e spontanei: c’è chi passeggia, chi chiacchiera, chi legge il giornale. Quello che Metzler mette in scena a Monticiano, ha scritto Crispolti, è “un teatro da strada, per dare immagine emblematicamente disalienante dell’uomo dei nostri giorni”. Il parco si visita su appuntamento, per informazioni è possibile inviare una mail a giardinokurtlaurenzmetzler@ymail.com, o telefonare allo 0577 758130 o al 335 6578362.
Il Giardino di Kurt Laurenz Metzler |
5. Selva di Sogno - Dreamwoods (Casole d’Elsa, Siena)
Questo parco dal nome evocativo da corpo al sogno dello scultore tedesco Deva Manfredo, che ha voluto dar vita a un progetto di Land Art a Casole d’Elsa, al quale continua a lavorare da circa trent’anni. Si tratta di una sorta di bosco incantato con una particolarità: tutte le opere che vi sono contenute sono realizzate in pietra. Si trovano figure umane, figure naturali, giochi di pietra, templi, tappeti di mille colori, personaggi nascosti tra gli alberi, nella querceta dove Manfredo ha realizzato la sua “selva di sogno”. In tutto, sono oltre 150 le opere, tutte costruite con pietre non lavorate e semplicemente accostate (alcune opere sono anche di grandi dimensioni). Uno dei materiali più antichi per spronare i visitatori a riflettere sul mondo contemporaneo: così potremmo forse riassumere il senso di questo progetto. “Qui”, dice l’artista, “succede solo una cosa: compongo pietre, le metto da orizzontale a verticale insieme e le poso, senza legarle o cementarle, senza tagliarle o romperle. Compongo libero e spontaneo. Lavoro solo con equilibrio e gravità. Le pietre sono scelte individualmente con cura. Le pietre sono perfette, come sono, quando le trovo e non vanno scolpite. Le pietre sono solide, silenziose, vecchissime, paziente, passive e senza difesa. La natura possiede un’incredibile moltitudine ed individualità nelle sue espressioni creative. La natura, le pietre vivranno molto più a lungo di noi, come sono sopravvissute a mille generazioni di uomini. Sono state, sono e ci saranno. Sono il materiale piu vecchio del mondo, le osse della terra”. Per informazioni sul parco è possibile visitare il sito dell’artista.
Selva di Sogno - Dreamwoods |
6. Jean Michel Folon al Giardino delle Rose (Firenze)
Il Giardino delle Rose non è un progetto recente: fu infatti aperto nel 1865, nell’ambito del rinnovamento di Firenze da poco divenuta capitale d’Italia. Quello che è nuovo, è l’intervento dell’artista belga Jean Michel Folon (Uccle, 1934 - Monaco, 2005), che ha dato nuovo significato a questo spazio, aperto nel magnifico complesso di piazzale Michelangel. Scendendo di pochi metri dal più famoso dei panorami fiorentini, sulla costa di un tornante del viale che porta verso la città, s’incontra un cancello che porta in questo parco cittadino che, dal 2005, anno in cui Folon espose in una personale al Forte Belvedere, si è riempito delle sue sculture. L’artista scomparve poco dopo la conclusione della mostra, ma aveva fatto in tempo a esprimere la sua volontà di lasciare traccia di sé a Firenze: così, grazie alla disponibilità della vedova Paola Ghiringhelli, alcune sue sculture realizzate tra gli anni Novanta e le fasi estreme della sua carriera, donate al Comune di Firenze, hanno trovato spazio nel giardino progettato da Giuseppe Poggi. Si tratta di nove bronzi e due gessi, che adesso fanno un po’ da “compagni” del viaggiatore o del cittadino che decide di fermarsi a vedere Firenze dall’alto. Famosa la scultura Partir, un po’ valigia e un po’ cornice che racchiude quel sontuoso quadro che è il capoluogo toscano.
Jean Michel Folon al Giardino delle Rose |
7. Open Air Museo Italo Bolano (Portoferraio, Livorno)
L’Open Air Museo è un progetto dell’artista Italo Bolano (Portoferraio, 1936), realizzato nel 1965 sull’isola d’Elba, a Portoferraio. Fu aperto col nome di International Art Center, titolazione oggi riservata a una sezione del progetto, che nel frattempo si è arricchito ed è diventato un grande parco di diecimila metri quadrati dove si trovano trenta monumenti in ceramica e diverse piante tipiche della vegetazione mediterranea. L’idea di Bolano era quella di creare un grande museo internazionale d’arte contemporanea, che ha poi preso la forma di una sorta di giardino interiore, con cui l’artista dà forma ai suoi pensieri attraverso il mezzo della ceramica. Il museo oggi ospita spazi per mostre temporanee, sale conferenze, laboratori didattici centrati soprattutto sulla lavorazione della ceramica, c’è un teatro all’aperto e ospita un bookshop. L’Open Air Museo, per volontà stessa dell’artista, è in costante arricchimento: per Bolano, infatti, il museo vuole essere un cantiere infinito capace di svilupparsi in maniera non programmatica, ma secondo estro, ispirazione, creatività. Per maggiori informazioni sul parco-museo, è possibile visitare il sito di Italo Bolano.
Open Air Museo Italo Bolano |
8. Il Giardino dei Suoni (Montieri, Grosseto)
Questo parco si trova a Montieri, non lontano da Massa Marittima, nella Maremma grossetana, ed è opera dell’artista bavarese Paul Fuchs (1936), che in suo terreno ha realizzato, a partire dal 1996, un giardino di sculture di pietra, legno e ferro, alcune delle quali di enormi dimensioni (come il Grande indicatore in ferro, alto 31 metri). Le opere sono inserite in un bosco per dar vita a un intenso dialogo tra natura e scultura: le stese opere, infatti, richiamano di frequente elementi naturali. Il nome del parco deriva dal fatto che alcune delle sculture sono talmente esili che, quando soffia il vento, risunano nell’aria dando origine a una sorta di delicata sinfonia. Il Giardino dei Suoni, che occupa uno spazio di due ettari, è un’opera in continua evoluzione, ed è visitabile su appuntamento. Per informazioni è possibile telefonare al numero 0566 998221, inviare una mail a paul.fuchs@tiscalinet.it, oppure visitare il sito dell’artista.
Il Giardino dei Suoni |
9. Giardino “Viaggio di Ritorno” (Castiglione della Pescaia, Grosseto)
È il progetto del bioarchitetto Rodolfo Lacquaniti, situato nel podere “il Leccio” in località Buriano, a pochi chilometri dal centro di Castiglione della Pescaia. Il nome del giardino deriva dal fatto che tutte le opere qui presenti sono realizzate con materiale di scarto o con materiale riciclato, un tratto tipico della poetica di Lacquaniti: l’idea è quella di dare nuovo significato agli oggetti che il ciclo della produzione ha escluso dal comune concetto di valore. Qui, avviene il contrario: quello che viene considerato poco pregiato, è la base con cui vengono create suggestive opere d’arte. Con l’idea di invitare tutte le persone che lo visitano a riflettere sui grandi temi ecologici del mondo di oggi: la finitezza delle risorse, il recupero e il riciclo dei materiali, il rispetto per il pianeta. Per conoscere meglio questo straordinario giardino (che è anche un centro didattico che ospita spesso laboratori a tema), è possibile visitare il sito dell’artista.
Giardino Viaggio di Ritorno |
10. Site Transitoire (Asciano, Siena)
Non è un vero parco, ma è un intervento di Land Art che, dal 1993, caratterizza questo brano di paesaggio delle crete senesi nei dintorni di Asciano, non lontano da Siena. È una grande scultura in pietra basaltina etrusca realizzata dallo scultore francese Jean-Paul Philippe (Altfortville, 1944), che vive e lavora tra Parigi e Siena. “Qualche anno fa”, ha dichiarato l’artista a proposito di quest’opera, “un pensiero ha completamente occupato il mio tempo, realizzare in pietra e mettere in spazio tre posizioni familiari: seduta, alzata, sdraiata, e lasciarle mute a dialogare fra loro nella solitudine e nel silenzio di un luogo naturale. Non avrei mai potuto immaginare che quello che stava per diventare il Site Transitoire sarebbe stato complice di tanti incontri. Il luogo scelto fu quello: una collina tra Siena e Asciano nel cuore delle Crete senesi, tra Leonina e Mucigliani. Compiendo quel gesto, installando quelle pietre mi resi conto che disegnavano nella luce e nello spazio i limiti di una casa. Una dimora senza mura dalla soglia invisibile. A terra alcune lastre, una sedia per accogliere il passante, un banco, una finestra e per tetto la volta celeste. L’ombra di questo mobilio di pietra tracciava al suolo la sua passeggiata grazie alle apparizioni della Luna e del Sole. Nel solstizio d’estate è nell’appiombo della finestra che il disco solare sparisce, mentre brillano la prima stella e le luci di Siena”. L’opera è stata pensata dall’artista col chiaro intento di rapportarsi al paesaggio che lo circonda. L’installazione è visitabile sempre, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno dell’anno, trovandosi in un contesto naturale aperto.
Site Transitoire |
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER