San Francesco, di estrazione nobile, nacque ad Assisi tra il dicembre 1181 e il settembre 1182 e, secondo una leggenda, venne concepito durante un viaggio in Terra Santa da una coppia ormai avanti con gli anni. Subito dopo la sua miracolosa nascita, venne battezzato dalla madre con il nome di Giovanni, ma al ritorno del padre dalla Francia, verrà mutato in Francesco. Partecipò ventenne alla guerra che vide nemiche le città di Assisi e di Perugia. L’esercito in cui combatté il ragazzo venne presto sconfitto, lui venne fatto prigioniero e dopo un lungo anno riuscì finalmente a tornare a casa, anche se gravemente malato. Una volta guarito partì nuovamente diretto a sud al seguito di Gualtiero da Brienne, ma durante il cammino ebbe la sua prima apparizione che lo spinse a spogliarsi delle vesti da soldato e tornare a casa ad Assisi. Fu dal 1205 che ebbe inizio la sua conversione e sono moltissimi gli episodi che si narrano da questo periodo in poi e da qui, iniziano gli scontri e i conflitti con gli amici e soprattutto il padre, che non capì subito la grandezza del figlio.
Come raccontato dal primo biografo del santo, Tommaso da Celano, è proprio qui che nel 1205 Francesco ricevette la visione del Crocifisso, ora conservato presso la cappella di san Giorgio in Santa Chiara, che gli disse: “Va’ e ripara la mia chiesa che come vedi è in rovina”. La chiesa di San Damiano ad Assisi, sorta tra l’VIII e il IX secolo, oggi è custode di un’atmosfera di rarefatta spiritualità, ma si trovava in stato di assoluta precarietà quando il santo accolse l’invito del Crocifisso e fu proprio in questo luogo, inoltre, che nel 1225 compose il Cantico delle Creature. Il suo interno è a navata unica coperta con volta a botte ogivale che oggi custodisce un crocifisso ligneo del 1637, firmato da Innocenzo da Petralia. La volta della profonda abside è ribassata rispetto quella del corpo principale e in essa è posto il tabernacolo ligneo barocco e il coro dei monaci, mentre nel catino è possibile ammirare un affresco del XIV che rappresenta la Madonna col Bambino tra i santi Rufino e Damiano.
Situata in Toscana, è il luogo dove San Francesco ricevette le stimmate, nel 1224, una volta ritiratosi sul monte per affrontare i suoi periodi di silenzio e preghiera. Quell’estate il santo chiese a Dio di poter partecipare alla Passione di Cristo per capire il mistero dell’amore e dolore e fu ascoltato ricevendo in dono i suoi sigilli. La Verna è un luogo di mistico silenzio in cui la massiccia architettura custodisce numerosi storie di spiritualità, arte e cultura, insegnando ad apprezzare la pacifica tranquillità e invitando ad abbracciarne pienamente la bellezza. Dal santuario si snoda un percorso che porta al Sasso Spicco e a metà del sentiero ci si trova dinanzi a una porta coperta di chiodi che consente l’accesso alla grotta in cui San Francesco era solito dormire, riposando sulla nuda pietra.
Ad Assisi, all’interno del bosco di San Francesco, luogo tranquillo di lecci secolari e natura rigogliosa, si trova l’Eremo delle Carceri. “Carcere” proviene dal latino carcer che sta a significare un luogo appartato e solitario e non una prigione, come si potrebbe erroneamente pensare e qui infatti passavano il tempo San Francesco d’Assisi e i suoi compagni scandendo le giornate tramite le preghiere. Inizialmente il luogo era semplicemente un grande blocco roccioso con delle grotte utilizzate come celle e un Oratorio centrale dove i fratelli potevano pregare tra loro, ma dalla metà del XIV secolo, i frati iniziarono a stabilircisi e crearono le prime dimore che confluirono nel progetto più ambizioso che ammiriamo oggi. Nel 1400, grazie a San Bernardino da Siena, venne costruita la piccola Chiesa, il Coro, il Refettorio e il Dormitorio con piccole celle per i frati addossate alla roccia.
Varcando la soglia della basilica di Santa Maria degli Angeli, ai piedi del colle su cui si staglia Assisi, si scorge la Porziuncola di Assisi, una piccola chiesa romanica che indicava letteralmente la piccola porzione di terreno sulla quale era stata costruita. Questa fu la terza chiesa restaurata dal Poverello in seguito la richiesta del Crocifisso di San Damiano. Ben presto, la piccolissima chiesa divenne un luogo da lui molto amato, nel quale si raccoglieva in preghiera, studiava gli insegnamenti del Vangelo e radunava i suoi seguaci. I mirabili affreschi sulla parete esterna della cappella raffigurano la Morte e i Funerali di san Francesco e furono eseguiti nel 1886 dal pittore Domenico Bruschi, mentre le decorazioni parietali interne appartengono al pittore quattrocentesco Giovanni di Pietro che fu uno dei più diretti seguaci del Perugino, e raffigurano Santi e beati francescani.
Rivotorto fu il primo rifugio dei seguaci di san Francesco, che era semplicemente costituito da due capanne in pietra con poche stanze. In questo “tugurio” abbandonato, san Francesco concepì e scrisse la Regola su Sorella Povertà e sulla preghiera. Oggi sono visitabili tre locali: La stanza del riposo, sulla sinistra guardando il Tugurio che ospita una statua di san Francesco dormiente del XVIII secolo, la stanza della croce nel vano centrale e sulla destra la stanza del fuoco. Nel 1209 da Rivotorto partì per di Roma, con dieci compagni, per andare da Papa Innocenzo III e la storia narra delle infinite vicissitudini e della paura che il Papa potesse scambiarli come eretici. San Francesco, però, apparve in sogno al papa mentre sorreggeva sulle spalle la chiesa di Roma e, grazie a questo, benedisse la Regola, approvandola.
Sorta sulle pendici del monte Ingino, questa affascinante città umbra è legata a una famosa leggenda di san Francesco che narra di come il santo abbia domato un lupo feroce che terrorizzava la città. Tra le pagine dei Fioretti di San Francesco si legge, infatti, che il Poverello dimorava a Gubbio quando vi “apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura e tutti andavano armati come a combattere”, ma il frate senza timore e con il cuore pieno di compassione si avvicinò all’animale e disse “Frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non faccia male né a me né a persona alcuna... io ti prometto che ti farò nutrire finché vivrai, sì che tu non patirai più la fame". Tra le vie della città dall’atmosfera ancora medievale si snoda il percorso detto “Fratello Lupo” che permette al pellegrino di camminare tra i luoghi francescani della città (inclusa la stessa chiesa dove avvenne l’incontro tra Francesco il lupo) il cui punto d’arrivo è la cinquecentesca Basilica di Sant’Ubaldo, in cima al monte Ingino, dedicata al vescovo patrono di Gubbio.
San Francesco visitò Cortona durante il suo viaggio in Toscana e la Chiesa a lui dedicata è uno dei più importanti luoghi di culto del borgo che conserva alcuni oggetti del santo tra cui la tonaca, l’evangeliario e un cuscino. All’interno della chiesa a navata unica con copertura a capriate, è custodito anche un frammento della croce di Cristo che, secondo la leggenda, venne preso a Costantinopoli dallo stesso frate Elia. La chiesa fu edificata per volere di frate Elia, successore del santo, che fece avviare la costruzione nel 1247 sui resti di uno stabilimento termale romano. Di grande importanza artistica sono anche le opere pittoriche al suo interno come l’Annunciazione di Pietro da Cortona, la Vergine in gloria tra i santi di Ciro Ferri, fino ad arrivare alla Natività di Raffaello Vanni.
Nel settembre del 1223 Francesco sale a Fontecolombo, a Rieti, con frate Leone, Bonizio da Bologna e qualche altro compagno e in questa città, in cui si trovano il Santuario di Fonte Colombo e la Chiesa di San Francesco, ricevette l’approvazione della sua regola francescana da parte del Papa Innocenzo III. Il santuario fu, purtroppo, anche triste testimone delle sofferenze e delle malattie patite dal frate che, durante il soggiorno nel 1225, fu convinto da frate Elia a lasciarsi operare per una grave malattia agli occhi che lo affliggeva dal pellegrinaggio in Terra Santa. La chiesa fu costruita nella seconda metà del XIII secolo e consacrata nel 1450 e al suo interno venne poi posizionata, nel XVII secolo, una scultura lignea raffigurante il santo in meditazione ai piedi del Crocifisso.
In quegli stessi anni nacque un piccolo oratorio vicino l’hospitale Santa Croce, edificato dal poverello d’Assisi per la cura degli infermi che divenne il primo insediamento dei frati minori. La costruzione prese avvio dal 1246 e la facciata oggi si presenta come severa, imponente ed estremamente semplice in uno stile romanico-gotico, mentre l’interno è molto ampio come tipico delle chiese degli ordini mendicanti, che volevano accogliere più fedeli possibili. La pianta è a croce latina suddivisa in tre navate dal soffitto a capriate e un tempo riccamente intarsiato con una decorazione barocca, andata persa con il terremoto del 1898. Sulle pareti è possibile ancora ammirare gli affreschi di scuola giottesca che raccontano scene della vita di San Francesco.
Tumulato sotto l’altare della Basilica Inferiore di Assisi, si trova il corpo di san Francesco, alla cui tomba si accede attraverso due rampe di scale e, come simbolo del cuore del santuario, fu lasciato volutamente spoglio. Inizialmente il suo corpo venne ospitato, temporaneamente, nella chiesa di San Giorgio, ma il 25 maggio del 1230 fu definitivamente inumato e trasportato nella, ancora in costruzione, basilica a lui dedicata. Sarà Fra Elia a deporre il corpo del Poverello sotto l’altare maggiore, adagiandolo in un sarcofago di pietra dal peso di dodici quintali, inchiavardato in una gabbia di ferro, e, infine, ricoperto da pesanti lastre di travertino e calcestruzzo. Dinnanzi alla tomba del frate è collocata una fiamma ardente alimentata dall’olio che ogni anno, per la festa del 4 ottobre, viene donato da una diversa regione italiana.