10 luoghi insoliti o poco noti da vedere a Milano


Luoghi insoliti e poco noti a Milano: un tour di 10 tappe diverse dal solito nel capoluogo lombardo.

Nella Milano “da bere” e degli affari, la città dei grattacieli e della tecnica, della modernità e del design, dove si lavora e si produce, c’è tutto un patrimonio artistico da scoprire e apprezzare. E non si parla soltanto dei luoghi più noti, come la Pinacoteca di Brera o il Duomo oppure Palazzo Reale, la Pinacoteca Ambrosiana, il Museo Poldi Pezzoli, il Museo del Novecento, le Gallerie d’Italia e altri luoghi molto conosciuti. La faccia culturale di Milano è ricca e conosciuta ma nella varietà di questo patrimonio c’è ancora tanto che merita maggiore valorizzazione e che, fuori dalle mete da guida classiche per la prima visita in città, può rivendicare giustamente il suo posto in una visita a Milano. Ecco alcuni spunti.

1. San Maurizio al Monastero Maggiore

La struttura che ospita oggi il Civico Museo Archeologico di Milano è il Monastero Maggiore di monache benedettine a cui è annessa una chiesa che costituisce uno dei tesori più belli della città: la chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, quella che Vittorio Sgarbi ha definito la “Cappella Sistina di Milano”. La chiesa infatti al suo interno ospita un ciclo di affreschi lungo tutte le pareti, le cappelle, i soffitti, che la decora in modo sfarzoso ed elegante, cui lavorarono a più riprese per quasi un secolo diversi artisti della scuola leonardesca (a partire da Bernardino Luini, Giovanni Paolo Lomazzo e Giovanni Boltraffio). I lavori della chiesa, di origine paleocristiana, sono iniziati nei primi del Cinquecento dall’architetto Gian Giacomo Dolce e con il suo sobrio esterno in pietra grigia di Ornavasso non fa presagire quanto si possa trovare al suo interno realizzato grazie alle donazioni delle famiglie delle monache, tra cui Ippolita Sforza. Chiesa a una unica navata con cappelle laterali sopra le quali ci sono matronei che si affacciano sulla navata con loggiato serliane, ha la particolarità di essere stata probabilmente la prima ad avere un muro separatore a tramezzo per evitare la celebrazione del rito con promiscuità tra i fedeli (che entravano da via Magenta) e le monache di clausura che nella loro parte sedevano in un coro in legno di pregevole fattura tuttora ben conservato e potevano fare la comunione attraverso le grate poste nel muro di tramezzo. Una soluzione che fu portata da esempio da San Carlo Borromeo per costruzioni similari a seguire. Ovunque è riccamente decorato facendone un eccezionale esempio della pittura rinascimentale lombarda.

San Maurizio al Monastero Maggiore
San Maurizio al Monastero Maggiore. Foto: Touring Club

2. Il Santuario di San Bernardino alle Ossa

A poche centinaia di metri dal Duomo di Milano, vicino alla Basilica di Santo Stefano, c’è una chiesa particolare per il suo contenuto: una quantità enorme di ossa e teschi usati come decorazione delle pareti: è il Santuario di San Bernardino alle Ossa. Omeri, tibie, crani, femori e gli altri resti umani però non sono di santi o martiri ma di persone che morirono nei vicini ospedali nei suoi pressi dal 1100 in poi fino a quando, per varie vicissitudini e problemi logistici, nel Settecento vennero usati come fossero ornamenti barocchi o rococò ad opera della Confraternita dei Disciplini. L’ossario vero e proprio è un edificio semplice a base quadrata dove nel mezzo c’è l’altare e in una parete la nicchia con la Madonna piangente Gesù deposto dalla Croce. E alzando gli occhi si noterà uno degli affreschi più belli di Milano: quello di Sebastiano Ricci che decora la volta. Per quanto si tratti di un luogo di culto pienamente di religione cristiana ad esso è associata una leggenda che niente ha a che vedere con i canoni dottrinali ortodossi: si dice infatti che la notte del 2 novembre le ossa si ricompongano in scheletri per dare vita, è proprio il caso di dirlo, a una danza non meglio precisata. Non ci si può domandare come si possa oggi accostare i duemila anni di Cristianesimo a una storia da telefilm americano anni Ottanta, che peraltro si può sfatare di persona ogni anno in quella data. È il gioco di tradizione e modernità di una città unica come Milano.

Il Santuario di San Bernardino alle Ossa
Il Santuario di San Bernardino alle Ossa

3. La Basilica di Sant’Eustorgio

Tra le chiese più importanti della cristianità milanese c’è la Basilica di Sant’Eustorgio. Di origine paleocristiana (quando Mediolanum era capitale dell’Impero romano d’Occidente. I resti sono ancora visibili sotto l’abside) era inizialmente intitolata ai Tre Re Magi in quanto la tradizione vuole che qui siano custoditi i loro resti, nel sarcofago collocato nel transetto destro, che sempre secondo la tradizione sarebbe stato usato dal vescovo Eustorgio per trasportare le loro spoglie da Costantinopoli. Nella cappella dei Magi si trova anche l’Ancona dei Magi attribuita a Jacopino da Tradate, un trittico marmoreo meraviglioso con formelle cuspidate. Da non perdere inoltre la Cappella Brivio con la sua architettura rinascimentale, la Cappella Torelli con il sontuoso monumento funebre a Pietro Torelli (altra opera di Jacopino da Tradate), e soprattutto la Cappella Portinari con il ciclo di affreschi di Vincenzo Foppa, genio del Rinascimento lombardo. E già questo basterebbe per tutto: la concentrazione di opere d’arte (affreschi, tele, sculture…) in questo sito nella sua millenaria storia è frutto della devozione a queste importanti reliquie. Sulla cuspide del campanile (il più alto di Milano con 73 metri di altezza) vi è una stella, simbolo dei Magi e da tradizione plurisecolare il giorno dell’epifania c’è il corteo storico dei Magi che dal Duomo arriva qua. E, viceversa, ogni nuovo vescovo di Milano per entrare in città il primo giorno parte da questa Basilica con una processione fino in Duomo. E sempre qui vi è il Museo Diocesano.

La Basilica di Sant'Eustorgio
La Basilica di Sant’Eustorgio

4. Villa Necchi Campiglio

Al centro di un grande parco in piena città a Milano, in via Mozart al numero 14, troviamo un pezzo della storia milanese del Novecento: Villa Necchi Campiglio. Le sorelle Nedda e Gigina Necchi insieme ad angelo Campiglio, marito di Gigina, fecero costruire la loro casa negli anni Trenta da uno dei maggiori architetti dell’epoca: Piero Portaluppi. Quella che doveva essere la casa milanese dei Necchi Campiglio, di una facoltosa borghesia industriale, originari di Pavia, divenne l’occasione per Portaluppi di sperimentare soluzioni architettoniche ed impiantistiche avveniristiche per l’epoca con i primi esempi di piscina (con acqua riscaldata) e campo da tennis, porte blindate a scomparsa che sigillavano la casa con un pulsante alzandosi dal pavimento, ascensore, montacarichi, citofoni e telefoni. Moderna sì, ma anche estremamente elegante e raffinata, curata in ogni dettaglio anche nell’arredamento tutt’ora perfettamente conservato. Ci si estranea dalla Milano anni Duemila e ci si tuffa nella Milano in stile razionalista del secolo scorso. Arricchita negli anni da collezioni di quadri e arredi di artisti come Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Mario Sironi, Adolfo Wildt, Canaletto, Giovanni Battista Tiepolo, le collezioni di Claudia Gian Ferrari, Alighiero ed Emilietta De’ Micheli e Guido Sforni, è un luogo che oggi si può visitare in quanto, non avendo figli, Gigina la donò al Fai e oggi è una casa museo. Un gioiello.

Villa Necchi Campiglio. Foto: FAI
Villa Necchi Campiglio. Foto: FAI

5. San Bernardino alle Monache

La chiesa di San Bernardino alle Monache è quello che rimane di un articolato complesso monastico fondato alla fine del Duecento per seguire la regola di Sant’Agostino per poi passare sotto l’ordine francescano e seguire la regola di Santa Chiara. In seguito la chiesa fu consacrata al culto di San Bernardino destinandole la conservazione di alcune reliquie. Prezioso esempio di architettura quattrocentesca tardogotica al suo interno si conservano affreschi di notevole valore. La facciata ha un portale a tutto sesto sovrastato da due monofore laterali ad arco acuto e da un piccolo oculo circolare abbellita da scodelle in maiolica, l’interno è a navata unica conclusa da coro quadrato innestato dietro l’arco trionfale ed è suddivisa in due campate da un arco trasversale sostenuto su peducci, con volte a crociera sui costoloni. Ci sono poi importanti affreschi del Quattro e del Cinquecento.

San Bernardino alle Monache
San Bernardino alle Monache. Foto: Diocesi di Milano

6. Santa Maria dei Miracoli

Il santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso è legato alla miracolosa personificazione della Madonna nel 1485 affrescata su una stele in nicchia all’interno di una cappella adiacente l’abbazia benedettina di San Celso, a cui poi seguì la scomparsa della Peste che flagellava Milano da quattro anni. Dopo l’apparizione venne deciso di edificare un santuario per venerare l’immagine, quello che adesso si trova tutt’ora al fianco di San Celso, diventando il primo esempio di architettura rinascimentale milanese. Ingrandita e abbellita a più riprese (verranno effettuati lavori e modifiche fino a metà del 1800) è caratterizzata dalla presenza di un quadriportico (di Cristoforo Solari) antistante l’ingresso, dalla facciata sontuosa in marmo di Carrara realizzata circa un secolo dopo da Martino Bassi facendone un capolavoro del manierismo, e dalla cupola ottagonale coperta all’esterno da un triburio con loggiato e 12 statue raffiguranti gli Apostoli. Sempre di Martino Bassi è straordinaria pavimentazione in marmo che sotto la cupola è di una portata eccezionale. Seguendo l’evoluzione dei canoni religiosi, al suo interno le opere d’arte rispecchiano le tradizioni artistiche della cristianità lombarda con esemplari di primario interesse culturale. È usanza che ogni sposa milanese dopo il matrimonio porti qui un mazzo di fiori per la Madonna. Tra le opere su cui soffermarsi, il Battesimo di Cristo di Gaudenzio Ferrari, il San Girolamo di Callisto Piazza e uno dei maggiori capolavori del Moretto, la Conversione di san Paolo.

Santa Maria dei Miracoli
Santa Maria dei Miracoli

7. Il Museo Bagatti Valsecchi

La casa-museo Bagatti Valsecchi è un altro esempio di quella borghesia illuminata che ha contribuito a rendere Milano una città della cultura. Qui infatti abbiamo la dimora di famiglia dei due fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi che fu per loro volere progressivamente arredata, adornata e abbellita seguendo ispirazione artistica nello stile di quelle nobiliari lombarde del cinquecentesco. Li contraddistinse una meticolosa precisione nella ricerca di arredi e pezzi d’antiquariato che oggi ne fa una delle migliori case-museo italiane. Come ebbe a dire Giuseppe Bagatti Valsecchi: “Non si è voluto fare un museo o una collezione, ma bensì la ricostruzione di un’abitazione signorile della metà circa del Cinquecento donde trovasi oggetti del XV e del XVI secolo dei generi più svariati: quadri, arazzi, tappeti, mobili, armi, ceramiche, bronzi, vetri, gioielli, ferri, utensili domestici di ogni qualità raccolti con studio accurato e restituiti al loro uso originario”. E così ogni elemento aggiunto, dai fregi alle parerti ai camini, dai soffitti ai ferri battuti ai soffitti in legno troviamo un unico armonico ambiente che si lega dallo stile architettonico ai suppellettili, di grande eleganza e raffinatezza.

Museo Bagatti Valsecchi
Museo Bagatti Valsecchi

8. Il Castello di Carte

A camminare per Milano può capitare di imbattersi in un castello di carte, enormi. Dopo lo spaesamento iniziale, compreso che non siamo finiti nel “Magico mondo di Oz”, ci rendiamo conto che siamo nell’avveniristico quartiere City Life, tra viale Berengario e via Benedetto Brin, e che l’installazione davanti agli occhi è Love Art 4 All, opera nata dalla collaborazione tra Rinaldo Denti (attuale proprietario di Castello Pozzi), Elio Fiorucci e Giuliani Grittini nel 2014. Siamo davanti a Castello Pozzi: villa realizzata nel 1929 dall’architetto Livio Cossutti chiamata così per via della torretta con le bifore, per essere casa e luogo di lavoro di un personaggio che per primo capì il valore della Moda per Milano, Claudio Tridenti Pozzi, che adesso è galleria d’arte sede di molte collezioni private. Le carte della dimensione di grandi finestre di sera si illuminano con giochi di luci al neon.

Il Castello di Carte
Il Castello di Carte. Foto: Rita Caglioso

9. Hangar Bicocca

Rigenerazione urbana grazie a una riconversione industriale: è il Pirelli Hangar Bicocca, uno stabilimento di una fabbrica metalmeccanica di 15mila mq trasformato da Pirelli, attraverso una Fondazione, in una grande area espositiva, centro di produzione e promozione di arte contemporanea. Dalla realizzazione di treni e locomotive a luogo dove l’arte è per tutti: l’ingresso a tutte le mostre che si svolgono è infatti gratuito. Soluzioni innovative nel concepire lo spazio a disposizione sia per i servizi correlati (come per le rassegne cinematografiche) come il progetto per i bambini con percorsi creativi ed educativi pensati per i ragazzi e per la loro capacità espressiva. Tra le tante iniziative ed eventi in programma troverete sempre una opera qui in modo permanente: I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer. un’opera mastodontica che consta in 7 torri in cemento armato e moduli di container del peso di 90 tonnellate (l’una) di altezza che svetta tra i 14 e 18 metri. Milano si proietta nella scena dell’arte contemporanea internazionale dando modo ad artisti anche emergenti di esprimersi e al pubblico di avvicinarsi alle nuove proposte.

Hangar Bicocca
Hangar Bicocca

10. Santa Maria presso San Satiro

Nella storia dell’arte il finto coro di Donato Bramante nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro è considerato un capolavoro della pittura prospettica. Per ovviare all’impossibilità fisica di realizzare l’abside il genio del Bramante escogitò questo sistema prospettico a trompe l’oeil che con lo spazio di 97 centimetri a disposizione dietro l’altare crea un effetto visivo di quasi 10 metri con volta a botte con cassettoni. Chiunque entrando ha questa impressione che si svela soltanto avvicinandosi molto all’altare. Bramante fu chiamato per ingrandire la chiesa dedicata a San Satiro che con il verificarsi di un evento miracoloso vide crescere la devozione dei fedeli e l’esigenza di adeguato contesto per l’affresco della Madonna con bambino (da cui sgorgò del sangue) da venerare. Lo spazio dunque era quello preesistente ma non lo vide demordere. Progettò e seguì la costruzione tra 1476 e il 1482 la chiesa che si presentava con tre navate e la caratteristica cupola all’incrocio con i transetti. Nel rispetto delle proporzioni per l’edificio realizzato ci sarebbe dovuto essere uno sviluppo in profondità dietro l’altare che non poteva esserci, in tale circostanza venne fuori quanto di geniale potesse un così grande artista. Nel sacello di San Satiro, infine, si troverà un altro capolavoro della Milano rinascimentale: la Pietà di Agostino Fonduli, uno dei più interessanti complessi scultorei della sua epoca nell’Italia del nord.

Santa Maria presso San Satiro
Santa Maria presso San Satiro. Foto: Giorgio Ripa

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Andrea Laratta

L'autore di questo articolo: Andrea Laratta

Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.






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