Un “percorso borzonesco” tra i caruggi di Genova


Nelle chiese di Genova sono conservate alcune interessanti opere di Luciano Borzone: scopriamo due tra le più importanti!

Abbiamo parlato più volte, su queste pagine, dei tesori nascosti nel centro storico di Genova: c’è di bello che, a seconda dei gusti e delle preferenze di ognuno, è possibile ritagliarsi un percorso tematico tra i vicoli del capoluogo ligure. Oggi vogliamo proporvi un percorso borzonesco che vi condurrà alla scoperta di due tra le più interessanti opere di Luciano Borzone (1590 - 1645), pittore tra i protagonisti del Seicento genovese, a cui la città quest’anno dedica la prima mostra monografica, in svolgimento fino al 28 febbraio 2016 presso Palazzo Nicolosio Lomellino.

Sono diverse le chiese di Genova che ospitano importanti opere d’arte di Luciano Borzone, ancora conservate nei luoghi per cui furono ideate: accanto a una cospicua produzione destinata alla fruizione privata, l’artista, riuscendo a ritagliarsi una posizione di prestigio negli ambienti della pittura genovese del suo tempo, affiancò un’importante produzione di opere d’arte che gli venivano richieste da prestigiosi committenti al fine di esporle nelle chiese della città. Per il nostro percorso abbiamo scelto due di queste chiese, per un paio di ragioni: perché contengono due delle più interessanti nonché meglio documentate opere di Luciano Borzone, e perché i due edifici sono molto vicini (sono separati da una piacevole passeggiata di circa venti minuti). Si parte dalla chiesa della Santissima Annunziata del Vastato, dove è conservata l’ultima opera dell’artista, il cosiddetto Presepe, un dipinto per il quale addirittura il pittore genovese perse la vita: mentre infatti era intento a terminarlo nel suo studio, scivolò dal ponteggio su cui era salito per attendere al suo lavoro e la caduta gli fu fatale. Gli ultimi attimi della vita di Luciano Borzone ci vengono raccontati da Raffaele Soprani (1612 - 1672), autore delle Vite de’ pittori, scultori et architetti genovesi: “ma ecco che tutte le prerogative e virtuose operationi uscite nel corso di molti anni da’ pennelli di Luciano, hebbero per termina una sventurata et improvisa cascata: imperoché, occupandosi egli un giorno nella tavola della Natività di Christo, che di presente si vede nella Santissima Anonciata del Guastato; et essendo a tal effetto salito sopra lo scalone, che di solito usano li Pittori quando s’affatticano nelle tavole di straordinaria grandezza nell’inchinarsi o sia voltarsi per prendere certi pennelli, inavedutamente sdruciolando, precipitò rapidamente nel suolo, e offesa essendo la testa da mortal percossa così stordito rimase, che niente valsero per ristorarlo le molte diligenze da Chirurgi e da Medici usate”.

Siamo nell’estate del 1645: l’opera, grandiosa e imponente, sarebbe stata poi rifinita nelle settimane successive dai figli di Luciano, Carlo e Giovanni Battista. La committenza è di alto livello: il dipinto fu infatti richiesto da Giacomo Lomellini detto il Moro, esponente di una delle famiglie più potenti di Genova, nonché colto mecenate (tra gli artisti da lui sostenuti figurava anche Domenico Fiasella). Era lui che aveva fatto costruire l’altare destinato a ospitare il Presepe di Luciano Borzone (che non è quello che lo ospita attualmente poiché l’opera è stata spostata) ed era lui che, ovviamente, aveva scelto il pittore. La scena, che si svolge, come da tradizione iconografica, sotto la capanna che diede ricovero a Maria e a san Giuseppe, è divisa nettamente in due parti: in basso, la Sacra Famiglia e i personaggi che accorrono in adorazione del Bambino, in alto gli angeli che si sporgono dalle nubi per osservare ciò che sta accadendo sotto di loro. Lo storico dell’arte Camillo Manzitti, in un suo saggio del 1969, individuava proprio nei putti in alto l’intervento dei figli: lo studioso metteva a confronto l’atteggiamento stereotipato di questi angioletti, che assumono tutti la stessa postura e la stessa espressione, con quelli che compaiono in un analogo dipinto di Luciano Borzone, l’Adorazione dei pastori della Pinacoteca Civica di Savona, anche questa opera della maturità dell’artista. Qui, i putti si mostrano in atteggiamenti più sciolti: giocano con le nuvole, appaiono nelle più svariate posizioni, rivolgono lo sguardo in direzioni diverse. Segno che l’immaginazione dell’artista che ha prodotto i putti del quadro della Santissima Annunziata è sicuramente meno fertile rispetto a quella dell’autore della pala conservata a Savona. Manzitti cercava di avvalorare la sua ipotesi pensando che Luciano Borzone dovesse trovarsi in una posizione decisamente elevata per perdere la vita durante la caduta: segno che, probabilmente, stava proprio lavorando ai putti, nella parte più alta della composizione.

Luciano Borzone, Presepe
Luciano Borzone, Presepe (1645; Genova, Santissima Annunziata del Vastato)


Luciano Borzone, Adorazione dei Pastori
Luciano Borzone, Adorazione dei Pastori (1635-1640 circa; Savona, Pinacoteca Civica)


Il presepe di Luciano Borzone nella chiesa della Santissima Annunziata del Vastato
Il presepe di Luciano Borzone nella chiesa della Santissima Annunziata del Vastato

La zona inferiore del dipinto è invece contraddistinta da una libertà compositiva degna d’un grande artista quale era Luciano Borzone: i personaggi, che ripetono connotati ed espressioni che il pittore aveva già sperimentato in suoi precedenti dipinti, si dispongono seguendo quasi un movimento circolare che evidenzia il dinamismo tipico dell’arte borzonesca e che è simile al cerchio dei protagonisti dell’Adorazione eseguita in precedenza. Non mancano inoltre brani tratti dal quotidiano: se nel quadro oggi a Savona l’artista poneva in primo piano una cesta colma di uova, nella sua ultima opera Luciano Borzone inserisce lanterne poggiate a terra, una cesta con galline, una pecora che si sporge sulla sinistra, e occorre inoltre notare con quanta cura e con quanta naturalezza l’artista dipinga i riflessi della luce sui fili di paglia che rendono meno scomoda la mangiatoia che accoglie Gesù bambino. Tutte caratteristiche che fanno del dipinto uno dei lavori più interessanti di Luciano Borzone: peccato solo che col tempo i colori abbiano subito qualche alterazione e oggi la tavola ci appare più scura di quanto non lo fosse al tempo in cui l’artista la dipinse.

Dalla chiesa della Santissima Annunziata del Vastato attraversiamo tutto il centro storico per recarci in quella che è forse la parte più bella e suggestiva della vecchia Genova (o almeno, lo è a nostro avviso), la collina di Castello: è qui che si apre, sorprendendo sempre chi percorre questi caruggi, la chiesa di Santa Maria di Castello, con annesso piccolo museo. Un gioiello di cui avremo modo di parlare più approfonditamente un’altra volta: per oggi ci basti sapere che qui dentro si conserva un’altra bella opera di Luciano Borzone, la Predica di san Vincenzo Ferrer fanciullo (oltre a un altro paio di tele attribuite a lui sebbene con diversi dubbi). La Predica è un dipinto di cui parla anche Soprani, che tra le opere “degne di nota” segnala “la tavola che si vede in Santa Maria di Castello, nella quale rappresentò San Vincenzo Ferreri quando in età fanciullesca stà predicando alla presenza del suo maestro, e condiscepoli”.

San Vincenzo Ferrer (noto anche come “Vincenzo Ferreri”, ma il vero nome è Vicent Ferrer) fu un predicatore valenciano vissuto tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento, e canonizzato da Callisto III nel 1458: di nobili origini, instancabile viaggiatore appartenente all’ordine dei domenicani e anche appassionato insegnante di filosofia, Vincenzo Ferrer avvertì fin da bambino la propria vocazione. A tale precocità allude l’inusuale soggetto del dipinto di Luciano Borzone: benché abbondino i dipinti che raffigurano prediche e miracoli di Vincenzo Ferrer, occorre evidenziare che il santo è quasi sempre ritratto da adulto, con gli abiti tipici dei domenicani. Qui invece il protagonista di questa composizione, dai toni caravaggeschi, è un bambino fortemente sicuro di sé, e direttamente ispirato dalla divinità: si erge infatti sopra un tavolo con posa solenne, e il cielo, che lo inonda di luce dorata, si squarcia facendo scendere su di lui lo Spirito Santo proprio perpendicolarmente alla sua figura. Anche qui, Luciano Borzone sperimenta una grande varietà di pose per i personaggi, che sono tutti bambini, a eccezione del maestro di Vincenzo Ferrer, rappresentato come un vecchio dalla lunga barba, sulla sinistra della composizione. Abbiamo quindi chi prega assorto, abbiamo due bambini che rimangono indifferenti alle parole del loro compagno, ne abbiamo uno, forse il più naturale di tutti, che s’appoggia con aria quasi svogliata sullo stesso tavolo su cui è salito il futuro santo.

E anche in questo caso, si trattava di una committenza di prestigio: il patronato della cappella di San Vincenzo Ferrer, a cui era destinato il dipinto, era stato ottenuto nei primi anni del Seicento dalla famiglia Brignole-Sale, tra le più in vista della città. Inoltre, come il dipinto della Santissima Annunziata, anche quello di Santa Maria di Castello si presenta in condizioni di conservazioni non ottimali. Ma il genio di Luciano Borzone si vede comunque... !

Luciano Borzone, Predica di san Vincenzo Ferrer fanciullo
Luciano Borzone, Predica di san Vincenzo Ferrer fanciullo (1635 circa; Genova, Santa Maria di Castello)


La cappella di San Vincenzo Ferrer nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova
La cappella di San Vincenzo Ferrer nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova

Come detto in apertura, sono molte le opere dell’artista genovese che si conservano nelle chiese di Genova e dintorni (ma anche nei vari musei del territorio). In occasione della mostra di Palazzo Nicolosio Lomellino, è stato creato un dépliant (che vi linkiamo qua) con un’apposita sezione “Oltre la mostra. Dipinti di Luciano Borzone a Genova e in Liguria”, che contiene una vasta selezione, suddivisa per città e luogo di conservazione, delle migliori opere del pittore seicentesco che si trovano nella regione. E ovviamente l’invito è, di nuovo, quello di recarsi a visitare la fondamentale mostra monografica su Luciano Borzone!

Bibliografia di riferimento

  • Anna Manzitti (a cura di), Luciano Borzone. Pittore vivacissimo nella Genova di primo Seicento, SAGEP, 2015
  • Anna Manzitti, Luciano Borzone 1590-1645, SAGEP, 2015
  • Giorgio Rossini, L’Annunziata del Vastato a Genova: arte e restauro, Marsilio, 2005
  • Ennio Poleggi, Santa Maria di Castello e il romanico a Genova, SAGEP, 1973
  • Camillo Manzitti, Riscoperta di Luciano Borzone, in Commentari: rivista di critica e storia dell’arte, 1969, XX, pp. 210-222


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo





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