Quando si pensa al principato di Monaco, le associazioni che saltano automaticamente alla mente sono, solitamente, tre: il Casinò, il Gran Premio di Formula 1 e, ovviamente, il principe. Come però sapete (specialmente se ci seguite da un po’ di tempo), a noi non piacciono i viaggi, per così dire, “stereotipati”, quindi l’ultima volta che abbiamo messo piede nel principato di Monaco siamo subito andati alla ricerca di... arte! :-) E l’abbiamo trovata, peraltro in uno dei luoghi più belli del piccolo staterello che si trova a pochi chilometri dal confine tra Italia e Francia. E si tratta anche di grande arte! Oggi dunque vi parliamo di due opere di un grande artista del Rinascimento italiano che potrete trovare nel principato: l’artista è Ludovico Brea, il maggior esponente del Rinascimento in Liguria. Gli abbiamo anche dedicato una puntata del nostro podcast!
La Cattedrale di Monaco |
Per trovare le sue opere dobbiamo salire fino a Monaco-Ville. Solitamente si tende a identificare il principato con il suo quartiere più famoso, ovvero Monte Carlo (che in francese si scrive con il trattino tra le due parole: Monte-Carlo). In realtà, il principato è suddiviso in dieci quartieri (che una volta erano quattro: Monaco, Monte-Carlo, La Condamine e Gain sur la mer): Monaco-Ville è uno di questi dieci quartieri, ed è quello più importante in quanto qui si trovano le sedi di tutte le principali istituzioni: il Palazzo del Principe, il Governo, il Consiglio Nazionale (ovvero il parlamento di Monaco), la sede del Municipio, il tribunale. A Monaco-Ville si trova anche l’imponente Cattedrale, dedicata alla Vergine Immacolata: è la chiesa più importante del principato ed è famosa soprattutto perché all’interno si trovano le tombe dei principi, tra cui Ranieri III e Grace Kelly. Quella di Grace Kelly, principessa consorte, è la tomba più fotografata e gettonata dai visitatori che entrano nella Cattedrale, nonché quella che registra il numero più alto di attestazioni di affetto. È all’interno della Cattedrale che si trovano le due opere monegasche di Ludovico Brea: il Polittico di san Nicola e la Pietà.
L’artista fu a lungo attivo a Genova e nel ponente ligure in quanto era nativo di Nizza: dobbiamo considerare che all’epoca di Ludovico Brea, che nacque attorno al 1450, Nizza era sede di una contea che dipendeva dai domini dei Savoia, e aveva diversi scambi commerciali e culturali con Genova e quindi con la regione che oggi conosciamo come Liguria. Monaco, che si trova a metà strada tra Nizza e Ventimiglia, era già allora una signoria indipendente: diventò principato nel 1612. Poiché il nome di Ludovico Brea, sul finire del quindicesimo secolo, aveva già acquisito una certa importanza, dato che l’artista aveva eseguito diversi lavori sia a Nizza che a Genova, l’allora signore di Monaco, Giovanni II, che era impegnato in una politica di patrocinio delle arti e delle lettere, decise di chiamare Ludovico a Monaco per commissionargli alcuni dipinti.
Ludovico Brea, Il Polittico di san Nicola |
Il primo di questi fu proprio il Polittico di san Nicola, che si chiama così in quanto era destinato alla chiesa di San Nicola, oggi non più esistente: si trovava dove attualmente sorge la Cattedrale. Si trattava di una commissione molto prestigiosa, perché la tavola dedicata al santo titolare della chiesa, è la tavola più importante della chiesa stessa. In questo splendido dipinto, san Nicola è al centro, seduto sulla sua cattedra, classicheggiante e quindi tipicamente rinascimentale, dipinta di un color verde molto forte, poco realistico, ma di eccezionale impatto. E, se ci fate caso, noterete che in ogni scomparto del polittico, c’è sempre un particolare verde, sia esso un oggetto, una veste, o il pavimento su cui si trovano i personaggi! San Nicola è abbigliato con la veste tipica del vescovo (così come il copricapo, ricco di gemme preziose) e porta in grembo le tre sfere d’oro che alludono a un episodio leggendario che riguarda il santo. Pare infatti che san Nicola avesse donato queste sfere d’oro a tre ragazze povere che volevano sposarsi, ma non avevano la dote: grazie al dono di san Nicola, poterono coronare il suo sogno. Questa leggenda è anche alla base della tradizione che vede in san Nicola le origini della figura di Babbo Natale! Vicino a lui, come tipico per i polittici del tempo, abbiamo diversi santi: da sinistra, san Michele, santo Stefano, san Lorenzo e santa Maria Maddalena. Altri santi, più piccoli, ai lati: su quello sinistro, partendo dall’alto, abbiamo santa Barbara, san Bernardo, santa Chiara e santa Devota (quest’ultima è la santa patrona di Monaco), mentre sul lato destro abbiamo santa Brigida, san Biagio, santa Margherita e santa Cecilia. Nel registro superiore abbiamo al centro un Cristo nel sepolcro tra la Madonna e san Giovanni, e ai lati, da sinistra, notiamo san Giovanni Battista, l’arcangelo Gabriele, la Madonna annunciata e sant’Anna.
A livello stilistico, oltre all’eccezionale monumentalità del san Nicola in cattedra, dobbiamo notare il realismo con cui sono raffigurate le fattezze dei personaggi, che per l’epoca era molto alto: questo realismo derivava a Ludovico Brea dallo studio della pittura lombarda del tempo, che probabilmente fu la più realistica del Rinascimento, e il fatto che un nizzardo avesse studiato la pittura lombarda, si deve al fatto che, anche in questo caso, gli scambi commerciali e culturali tra la Liguria e la Lombardia erano molto frequenti. Notiamo anche il fondo oro: siamo abituato a vederlo in dipinti di epoche precedenti, per esempio nei dipinti del Trecento o del primo Quattrocento. Anche se Ludovico Brea fu un contemporaneo del grande Michelangelo (per avere un termine di paragone: la famosissima Pietà di Michelangelo fu terminata tre anni prima del polittico di san Nicola di Ludovico Brea, che risale al 1500 circa), il fondo oro non è da considerare come un particolare frutto di una personalità artistica poco aggiornata. Si trattava di una precisa scelta stilistica, perché i pittori provenzali, a cui Ludovico Brea si rifaceva, preferivano ancora il fondo oro: evidentemente, anche i gusti della committenza dovevano essere particolarmente suggestionati dalla pittura provenzale. Ludovico Brea fu capace anche di creare fondi con paesaggi tipicamente rinascimentali: l’anacronismo apparente è in realtà frutto di una scelta.
Ludovico Brea, La Pietà |
E di questo, Ludovico Brea ci dà una dimostrazione con l’altra opera della Cattedrale di Monaco, la sua Pietà realizzata poco dopo il polittico di san Nicola: siamo nel 1505. Si tratta di un altro polittico, la cui tavola centrale però occupa tutta la tavola in senso verticale e rappresenta, appunto, una pietà. Ovvero l’episodio in cui la Madonna sorregge il corpo esanime di Cristo deposto dalla croce. Nell’iconografia della pietà la Madonna è spesso sola, ma in questo caso è accompagnata da san Giovanni e da santa Maria Maddalena che, come lei, piangono Gesù. Il tutto si svolge ai piedi della croce. E, sullo sfondo, un paesaggio: oltre il colle del Calvario, su cui è piantata la croce, notiamo una paesaggio brullo, con un borgo sulla sinistra e le montagne che si perdono sullo sfondo. Il corpo inarcato del Cristo rimanda invece a un’altra fonte di Ludovico Brea, la pittura fiamminga, mentre la veridicità delle espressioni dei personaggi (il loro dolore è reso in modo tangibile) si deve ancora alla pittura lombarda.
Nell’angolo in basso a sinistra notiamo un personaggio inginocchiato: è il committente del dipinto, il curato Antonio Teste, tanto che il dipinto è noto anche come la “Pietà del curato Antonio Teste”. Conosciamo il suo nome in quanto si trova scritto nel cartellino che compare in basso, vicino al bordo inferiore, dove troviamo anche la firma dell’artista e la data in cui l’opera sarebbe stata terminata: il primo aprile del 1505. Sopra, notiamo invece un lungo cartiglio con un’iscrizione in latino. Si tratta di un invito all’osservatore: gli si chiede se il dolore che prova lui è simile al dolore che ha provato Gesù. Ai lati della scena principale, abbiamo sei piccoli riquadri, uno per lato, che raffigurano diverse storie della Passione di Gesù. In nessuna di esse compare il fondo oro: possiamo quindi ipotizzare che la differenza tra quest’opera e quella precedente fosse dettata da precise richieste della committenza... !
Due opere quindi molto belle ed eleganti ma soprattutto molto interessanti: ci riportano indietro di circa cinquecento anni e ci fanno conoscere diversi aspetti del contesto storico e artistico del tempo. E soprattutto, due opere che ci dimostrano come nel principato di Monaco sia possibile superare gli stereotipi! Dunque, il nostro Ludovico Brea vi ha invogliato a soggiornare a Monaco? Ci vediamo al prossimo viaggio :-)))
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo