Prima del 1992, l’area del Porto Antico di Genova era molto diversa da come la conosciamo attualmente. Con la crescita dei traffici portuali nel secondo dopoguerra, le strutture di quello che per secoli era stato (e continua a essere ancora oggi) uno dei principali porti del mondo intero, erano diventate inadeguate: così le navi iniziarono a spostarsi verso l’area di ponente del porto di Genova. Di conseguenza, le strutture del porto antico iniziarono a essere abbandonate e ad andare incontro al degrado. Per chi si fosse recato in questa zona di Genova fino almeno agli anni Settanta o Ottanta, non l’avrebbe trovata tanto diversa da come Fabrizio De Andrè descriveva il cuore più antico della città nella sua canzone La città vecchia.
In occasione del cinquecentenario della scoperta dell’America, nel 1992, a Genova fu assegnata l’organizzazione di un’Expo Internazionale dedicata proprio al tema del mare. E fu per questa occasione che si decise di dare un volto nuovo alla città, iniziando proprio dal Porto Antico. L’incarico di procedere alla risistemazione di tutta l’area fu affidato, nel 1984, all’architetto Renzo Piano: dopo aver scartato l’ipotesi di creare un’area per l’Expo fuori dal centro cittadino, si pensò che, per la città, la soluzione migliore fosse proprio quella di recuperare l’area più importante della Genova antica: quella che, da secoli, la connetteva al mare. Ma si pensò anche di creare delle strutture che non esaurissero le loro funzioni con la fine dell’Expo del 1992: con lungimiranza, si pensò infatti a una serie di interventi per far sì che il Porto Antico venisse convertito in centro culturale e zona commerciale.
La mappa dell’Expo 1992 |
Dopo che il Bureau International des Expositions, l’organizzazione che gestisce e organizza le esposizioni universali e internazionali, nel 1986 assegnò ufficialmente a Genova un’Expo da realizzare nel 1992, i progetti poterono prendere finalmente il via. Il primo intervento fu l’abbattimento del muro che divideva l’area portuale dalla città: fino al 1992 infatti, i genovesi del centro storico non avevano contatto diretto con il mare. La vista della distesa d’acqua era ostacolata dal muro di accesso al porto, e questa sensazione di lontananza fu poi accresciuta dalla criticatissima realizzazione della strada sopraelevata che percorre tutta la zona, e all’epoca alzava ulteriormente la barriera tra città e mare. Con l’abbattimento del muro, anche i genovesi che non lavoravano nel porto potevano tornare ad avere un rapporto col mare direttamente nel centro della città.
Il porto antico di Genova in una foto d’epoca |
Le trasformazioni riguardarono poi i moli: non più aree per il caricamento e lo scaricamento delle merci, ma aree funzionali ad ospitare nuovi servizi e attività. Il Ponte Embriaco diventò sede della Piazza delle Feste, una tensostruttura pensata per accogliere, appunto, feste, spettacoli ed eventi: è particolarmente suggestiva d’inverno, quando diventa una grande pista di pattinaggio. A fianco del Ponte Embriaco, Renzo Piano realizzò quello che probabilmente è il simbolo del nuovo Porto Antico, il Bigo, una struttura che riveste una duplice funzione: decorativa e strutturale. Nell’estetica, si collega idealmente al bigo (da cui il nome), ovvero la gru per caricare e scaricare le merci sulle navi, e a livello funzionale ha il compito di sostenere i teloni della Piazza delle Feste. A uno dei bracci del Bigo fu inoltre collegato l’ascensore panoramico per permettere al pubblico di avere una visuale dall’alto del porto e della città. Grosse trasformazioni riguardarono poi il Ponte Spinola, dove fu realizzato il celeberrimo Acquario di Genova, aperto proprio in occasione dell’Expo del 1992 e ancor oggi uno dei più grandi e importanti del mondo. Al Ponte venivano poi collegata la Nave Italia, che durante l’Expo ospitò il Padiglione dell’Italia, e che oggi è parte integrante del percorso dell’Acquario, e l’Isola delle Chiatte, una sorta di piazza in legno galleggiante: è uno dei luoghi più affascinanti del Porto Antico, e da qui si gode di una bella vista su pressoché tutta la parte antica di Genova.
Il porto antico di Genova oggi, visto dal Ponte Spinola |
La facciata di Palazzo San Giorgio |
In generale, comunque, fu tutta Genova a essere interessata da uno spiccato rinnovamento che fu, prima di tutto, culturale. Il Teatro Carlo Felice aveva da poco riaperto al pubblico: i lavori di ricostruzione dell’edificio, dopo la sua distruzione durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, erano terminati nel 1991. Il Palazzo Ducale fu ristrutturato e risistemato per essere trasformato nel principale polo cittadino per le mostre d’arte, funzione che ricopre ancora oggi ospitando esposizioni di elevato spessore: in occasione dell’Expo, ospitò una mostra su Cristoforo Colombo. E, a proposito di mostre, il 1992 vide anche la mostra sul barocco genovese allestita nelle sale della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. Fu restaurato anche il Palazzo San Giorgio, che diventò, alcuni anni dopo, sede dell’autorità portuale. Genova si preparava, insomma, a diventare una delle capitali italiane della cultura. Anzi: nel 2004 fu addirittura insignita del titolo di capitale europea della cultura. Malgrado l’Expo del 1992 non fosse riuscito a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato, perché il numero complessivo dei visitatori fu molto più modesto rispetto a quello che gli organizzatori si aspettavano, Genova diventava di fatto una città proiettata nella modernità. Noi la consideriamo una delle maggiori città d’arte d’Italia e d’Europa, una città dalla forte vocazione culturale, unica e bellissima. Ed è anche per questi aspetti che è una delle nostre città preferite!
I Magazzini del Cotone |
L’Acquario di Genova |
Il Bigo |
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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo