Chi arriva a Dolceacqua, idilliaco borgo d’origine medievale del ponente ligure, a pochi chilometri dal confine con la Francia, si troverà subito davanti a una vera immagine da cartolina, soprattutto se il tempo è sereno (situazione molto frequente, da queste parti) e i raggi del sole inondano quindi di luce l’abitato facendo risaltare i suoi magnifici colori. Insomma, una cartolina... dal vivo: il torrente Nervia divide il borgo, ma a riunire i due nuclei ci pensa il famoso Ponte Vecchio, che conduce chi giunge dalla strada principale verso la parte più antica, abbarbicata su una collina, che è dominata dalla possente mole del Castello dei Doria.
Panorama di Dolceacqua |
La chiesa di Sant’Antonio Abate |
Seguendo una stradina che costeggia il torrente Nervia, ci ritroviamo nella piazza principale, nella parte bassa del borgo: su uno dei lati si erge la maestosa facciata della parrocchiale di Sant’Antonio Abate, risalente al 1471, ma ampiamente rimaneggiata nel corso dell’Ottocento, epoca a cui risale l’ampliamento in tre navate. La bella facciata è decorata con i colori tipici di questi luoghi, che ritroviamo anche in altre chiese del territorio: il verde e il rosa, che caratterizzano anche i sobri ma raffinati stucchi dell’interno. La statua del santo titolare, Antonio Abate, fa mostra di sé sopra al portale della chiesa. La facciata, tripartita, presenta diversi motivi dell’arte barocca, come le colonne avanzate (sormontate da capitelli di ordine ionico nel registro inferiore), ovvero sporgenti rispetto alla struttura principale, mantenendo comunque una certa sobrietà. All’interno si conserva anche un meraviglioso capolavoro dell’arte rinascimentale ligure: la Pala di Santa Devota di Ludovico Brea, il maggior pittore del Rinascimento di queste zone.
Il Castello dei Doria |
Dopo la visita alla chiesa, ci inerpichiamo per uno dei vicoli che conducono verso il castello. L’erta è fiancheggiata da edifici in sasso, molti dei quali ricoperti di rampicanti, ed è piena di botteghe di artisti (e non è difficile immaginare il perché: la bellezza, l’incanto e la tranquillità di Dolceacqua ispirano anche la meno fervida delle immaginazioni), mentre fuori dalle porte pendono le insegne in legno o in ferro battuto delle attività. Nei punti più ripidi, il ciottolato della strada si trasforma in una scalinata, e dopo un po’ di cammino raggiungiamo il Castello dei Doria. La fortificazione è citata per la prima volta alla metà del XII secolo, quando fu fatto costruire dai conti di Ventimiglia. Nel 1270 il castello fu acquistato da Oberto Doria, membro della celebre famiglia genovese e noto per essere stato l’ammiraglio della flotta di Genova che, il 6 agosto del 1284, sbaragliò le navi pisane nella battaglia della Meloria, infliggendo a Pisa una durissima sconfitta. Il castello ha visto battaglie durante molti secoli, data la sua posizione strategica. Fu teatro di schermaglie durante gli scontri tra guelfi e ghibellini e, dopo un periodo di tranquillità tra il Cinquecento e il Seicento, quando divenne residenza dei signori che reggevano le sorti del paese, che faceva parte della Repubblica di Genova, fu sottoposto a un pesante assedio nel 1744: i francesi e gli spagnoli combatterono contro i Savoia, alleati dei genovesi, nel corso della Guerra di Successione austriaca, e bombardarono la fortezza con le loro artiglierie, causandole gravi danni. Oggi ci appare come una possente struttura quadrangolare, difesa da due torri parallele agli angoli: è l’aspetto che assunse durante i lavori di rifacimento cinquecenteschi.
Uno dei vicoli di Dolceacqua |
Continuiamo a camminare per le strade del quartiere Terra, che si sviluppa su cerchi concentrici seguendo verso l’alto lo sviluppo della collina su cui è stato costruito. Spesso gli edifici hanno altezze notevoli: non avendo grande spazio per costruire in orizzontale, gli antichi abitanti spesso avevano l’idea di sviluppare gli edifici in verticale, ed è per questo che a volte, anche se siamo in piena estate e nei momenti centrali della giornata, non vediamo la luce del sole, e certi slarghi o certi angoli del borgo rimangono nella penombra. Il vantaggio è che il caldo si sente meno!
Altra splendida vista di Dolceacqua |
Torniamo nei pressi del ponte, lo superiamo per tornare nella parte meno antica del borgo. Qui, in una delle piazzette, si trova una statua in bronzo che raffigura una pastorella con una capra: la ragazza, colta nella sua fresca e giovane nudità, e la capra che si rivolge verso di lei, costituiscono un omaggio alla secolare tradizione pastorizia di Dolceacqua (la capra con i fagioli è un piatto tipico del borgo).
Un paesino tutto da scoprire immerso nella pace e nella tranquillità, dove ogni angolo possiede un fascino straordinario da immortalare in una fotografia, dove la bellezza sta proprio nella semplicità della quotidianità. Non sarà di certo un caso, se un pittore come Claude Monet decise di soggiornare a più riprese a Dolceacqua, e di immortalare il borgo in alcuni suoi dipinti... !
Una bella vista di Dolceacqua
L’oratorio di San Filippo Neri
Un panorma di Dolceacqua dal Ponte Vecchio, con il Castello dei Doria e la chiesa di Sant’Antonio Abate
Un vicolo di Dolceacqua... | ... e un altro caruggio |
I rampicanti avvolgono un edificio | Ecco una delle botteghe d’artista del borgo |
Uno degli ingressi delle Scasasse... | … e uno dei suoi passaggi bui |
Le fotografie abbelliscono uno dei caruggi delle Scasasse | L’Aquila, simbolo di Dolceacqua, sulla pavimentazione di un vicolo |
La statua in bronzo della Pastorella con la capra
Piazzetta nella parte più recente del borgo, al di qua di Ponte Vecchio
Altra veduta di Dolceacqua con il Ponte Vecchio e il Castello dei Doria
Claude Monet, Il Ponte di Dolceacqua (1884; Williamstown, The Clark Art Institute)
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo