Se c’è una cosa che stupisce della chiesa di Santa Anastasia a Verona, è il fatto che opere di diverse epoche e realizzate da artisti provenienti da diverse parti d’Italia, riescono a dialogare tra loro senza mai trovarsi in disaccordo. Ed è interessante come uno sfondo gotico, quale è appunto il tempio di Santa Anastasia, faccia da cornice a un monumento classicheggiante, imponente, fiero, che con le architetture gotiche convive in modo felice: si tratta dell’altare Fregoso, grande capolavoro dello scultore Danese Cattaneo (1512 - 1572). E, detto tra noi, è sempre molto bello, girando per l’Italia e per il mondo, osservare un’opera di un proprio concittadino, dato che Danese Cattaneo è di Carrara, come noi :-)
Danese Cattaneo, Altare Fregoso, 1562-1565, Chiesa di Sant’Anastasia, Verona |
L’altare Fregoso ci colpisce perché, se prima di essere stati a Verona abbiamo visitato anche Genova, ci accorgiamo di trovarci davanti a un pezzo di Liguria sorto direttamente in terra veneta. Ligure è il personaggio a cui l’altare è dedicato, Giano Fregoso: esponente di una delle famiglie di spicco della nobiltà genovese, si trasferì a Verona per prendere il comando dell’esercito della Repubblica di Venezia, un incarico che mantenne fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1529. Ligure è la grandiosità che l’opera emana, il senso di grandezza che riecheggia quello delle architetture dei palazzi genovesi, dimore delle famiglie aristocratiche che facevano a gara a chi aveva la residenza più ricca e sontuosa: non è un caso che Genova sia nota anche come la Superba. Tutta ligure è infine la capacità di stupire: come nessuno si aspetterebbe di trovare ariosi affreschi tra i vicoli bui di Genova, allo stesso modo nessuno si aspetterebbe di trovare un monumento così spettacolarmente classico in un edificio gotico.
Un monumento che assolve, nello stesso tempo, a tre funzioni diverse. È infatti un altare di fronte al quale il fedele può inginocchiarsi a pregare, perché il grande protagonista di tutta la composizione è il Cristo risorto che si staglia al centro, scolpito in una posa che sembra rappresentarlo in movimento, mentre esce da una edicola scolpita a guisa di un classicissimo portale di un edificio antico. È poi un monumento funerario, il cui compito è quello di ricordare Giano Fregoso, per sua precisa volontà, in quanto è nel proprio testamento del 1514 che Fregoso aveva richiesto l’edificazione di una tomba nella chiesa di Santa Anastasia: sarebbe stato il figlio Ercole ad eseguire la volontà di Giano e a far realizzare l’opera da Danese Cattaneo, che per condurre a termine l’impresa lavorò dal 1562 al 1565. È infine un monumento celebrativo, perché realizzato per glorificare Giano Fregoso, tanto più che la sua forma ricorda quella di un arco di trionfo: il condottiero è ritratto alla destra di Cristo, vestito con l’armatura e il mantello dei soldati romani, mentre appoggia una mano sulla sua spada. E alla sinistra di Cristo, a sottolineare le doti da guerriero di Giano Fregoso, abbiamo l’allegoria della Virtù militare, personificata come una sorta di dea Minerva che si appoggia a uno scudo. Sulla sua corazza, la Virtù Militare reca un’impresa, ovvero una figura corredata da un motto. In questo caso il motto è Potius mori quam foedari (“Meglio morire che essere disonorati”), e la figura è un ermellino, simbolo di purezza e quindi di integrità.
Altra immagine dell’altare Fregoso, nella sua interezza - Photo credit |
Accanto alle tre statue principali, ne troviamo altre, che decorano tutta la struttura del monumento, che segue uno schema il cui merito è quello di fondere assieme antico e moderno. Il riferimento più antico è, infatti, l’arco di Traiano ad Ancona. I punti in comune sono diversi: le quattro colonne corinzie scanalate, i piedistalli che le colonne condividono, e il fatto che le colonne siano libere, cioè non addossate al corpo principale del monumento. Corpo principale che qui, nell’altare Fregoso, è addossato alla parete e ha una forma che ricorda una serliana: un’architettura, cioè, formata da un arco centrale a tutto sesto (quello entro cui Danese Cattaneo ha inserito l’edicola con il Cristo risorto) e due elementi laterali con architrave. A differenza di una “vera” serliana però, i due elementi laterali qua non sono aperti. E il corpo principale è decorato da rilievi, che vediamo tra le colonne: una personificazione di Venezia armata e una personificazione della Vittoria. Angeli che recano gli strumenti della passione decorano invece i pennacchi dell’arco, ovvero gli elementi che raccordano l’arco con la struttura del monumento.
Il riferimento più moderno è, invece, il monumento a Marco Mantova Benavides realizzato da Bartolomeo Ammannati nella chiesa degli Eremitani di Padova tra il 1545 e il 1546: Danese Cattaneo avrebbe tratto degli spunti per l’attico, la parte alta del suo monumento. Cattaneo però semplifica lo schema, eliminando gli spioventi, ovvero gli elementi diagonali che raccordano il corpo centrale dell’attico con la trabeazione (l’elemento orizzontale) retta dalle colonne. Ma non solo: Danese Cattaneo riesce a ottenere un effetto di maggiore spettacolarità e imponenza perché, non dovendo realizzare il sepolcro come invece aveva fatto Ammannati nel suo monumento, può alzare notevolmente l’altezza delle colonne infondendo a tutto l’altare Fregoso uno slancio verticale che, peraltro, ben si accorda con lo slancio delle alte navate della chiesa di Santa Anastasia. E, al contempo, Danese Cattaneo aumenta il numero di statue che decorano l’attico: da tre si passa a cinque. Al centro, su tutte svetta un piccolo gruppo costituito da due putti che reggono uno scudo con lo stemma dei Fregoso. Nel registro inferiore, due statue che raffigurano trofei militari (corazze, elmi, scudi, armi). E ancora più sotto, abbiamo, ai lati della trabeazione, le statue della Fama, a sinistra, nell’atto di spiccare il volo, e l’Eternità a destra. Nel corpo centrale dell’attico, un’iscrizione celebra le virtù di Giano Fregoso e ricorda che l’altare è stato fatto erigere dal figlio Ercole a memoria del padre. Alla base dell’altare, sotto il Cristo risorto, un’ulteriore iscrizione riporta la firma dello scultore e la data di ultimazione dell’opera.
Le statue dell’altare Fregoso: Giano Fregoso, Cristo risorto, Allegoria della Virtù militare - Photo credit |
Un monumento complesso, di forte impatto emotivo: non vi potrà lasciare indifferenti mentre vi troverete ad aggirarvi per le navate di Santa Anastasia. Vi accoglierà in modo sorprendente, con la sua eccezionale compostezza e la sua nobile dignità. Osservate, per esempio, il Cristo, muscoloso come una figura di Michelangelo, e allo stesso tempo rappresentato in una posa fiera come quella di un dio greco. Indica con grande naturalezza, quasi con nonchalance, le piaghe sul suo costato e rivolge la mano verso di noi, come per invitarci a soffermarci per ammirare questo capolavoro, e allo stesso tempo a inginocchiarci di fronte all’altare. Il Cristo è, peraltro, assieme agli angeli dei pennacchi, l’unica figura della religione: strano e inusuale, se pensiamo anche al fatto che questo monumento si trova dentro a una chiesa! È difficile trovare, dentro a un edificio sacro, un monumento dal gusto così spiccatamente classico, quasi pagano: tanto che se al posto del Cristo ci fosse la statua di un Apollo, probabilmente cambierebbe poco (anche perché la figura di Cristo e quella di Apollo, a livello simbolico, hanno molte analogie). E c’è anche da dire che Danese Cattaneo non si prodiga molto per piegare gli elementi antichi ai simboli cristiani: perché quella a cui assistiamo è la celebrazione di un soldato e delle sue imprese. Un soldato, certamente, consacrato alla fede cristiana rappresentata da Cristo stesso al centro: la grande abilità di Danese Cattaneo consiste anche nel far sì che ogni osservatore possa attribuire al suo monumento la valenza che, secondo lui, meglio gli si confà.
Dunque, varcata la soglia della chiesa di Sant’Anastasia a Verona, guardate verso il fondo, verso l’altare, e poi giratevi verso destra: l’altare Fregoso, questo poco conosciuto frammento di Liguria sul suolo veneto, si aprirà in tutta la sua grandiosità di fronte ai vostri occhi... !
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo