La città di Tolentino, poco nota ai più, si colloca nell’entroterra marchigiano, in quella zona non ancora di montagna ma pur sempre lontana dalle coste. Tra i tesori di questa cittadina troviamo la splendida Basilica di San Nicola, costruita tra XIII e XIV secolo e modificata in varie parti nel corso della storia. La Basilica fu intitolata a San Nicola solo nel 1476: precedentemente l’intitolazione era a San Giorgio. Di questo avvicendamento troviamo traccia nel portale marmoreo realizzato da Nanni di Bartolo tra il 1540 e il 1550: sopra alla lunetta che incornicia la Vergine col Bambino con San Nicola e Sant’Agostino, troviamo la raffigurazione di San Giorgio intento nell’uccisione del drago.
La Facciata della Basilica di San Nicola da Tolentino. Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |
La lunetta in facciata. Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |
Una volta entrati ci si trova immersi nelle decorazioni barocche dell’unica navata che compone la basilica: l’impianto è quello originario risalente al XIII secolo ma la decorazione venne completamente modificata nell’arco del XVII secolo. Vennero pian piano commissionate le varie cappelle laterali, la basilica si ricoprì di marmi pregiati e, infine, tra il 1605 e il 1628 venne realizzato da Filippo da Firenze, maestro intagliatore, il soffitto a cassettoni lignei che doveva sostituire l’originaria copertura a capriate. Il soffitto, in legno dipinto con oro zecchino, illumina l’intera navata dall’ingresso fino all’altare.
Interno della Basilica di San Nicola da Tolentino. Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |
La parte più affascinante di questo complesso architettonico (almeno secondo la sottoscritta) è probabilmente la cappella conosciuta con il nome di Cappellone di San Nicola. Entrando in questo ambiente a pianta rettangolare dopo aver visitato il resto della Basilica, si percepisce una sorta di calma: gli stucchi dorati non ci sono più e una regolarità geometrica ci accoglie. Il cappellone è completamente affrescato, dai costoloni della volta alle vele, alle pareti: il colore dello sfondo, un blu intenso, caratterizza l’intera stanza ricordando l’ambiente della giottesca Cappella degli Scrovegni. Guardando in alto, in ogni vela troviamo, seduti al proprio tavolo pieno di volumi aperti, i quattro Evangelisti, ognuno in coppia con uno dei Dottori della Chiesa. Le pareti si dividono in ordini dove vengono raccontate le storie della Madonna , le storie della vita di Gesù e, infine, le storie di San Nicola da Tolentino. I vari ordini sono separati fra loro da fascioni decorativi dai quali fanno capolino ritratti a mezzo busto di Santi e angeli. L’intero ciclo culmina nella crocifissione di Cristo che coincide con un piccolo altare marmoreo posto sotto la scena dipinta.
Il Cappellone di San Nicola . Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |
Se all’inizio si pensava che questi affreschi fossero stati realizzati dopo il 1325, anno in cui iniziò il processo di canonizzazione del Santo, ora vengono fatti risalire ai primi venti anni del Trecento: infatti la canonizzazione venne sospesa per un lungo periodo di tempo (la santificazione avvenne nel 1446) e sembra strano che questa decorazione sia stata realizzata in un momento di dubbio sulla santità del personaggio. Più probabile, secondo molti, che sia stata realizzata dopo la morte del Santo, avvenuta nel 1305, grazie all’entusiasmo suscitato dai miracoli che iniziavano ad essergli attribuiti; tra questi il Miracolo della Nave raffigurato con grande maestria e dinamicità sulle pareti del Cappellone. La memoria giottesca riaffiora soprattutto in alcuni riquadri dove vediamo, ad esempio, delle figure poste di spalle che dovrebbero dare dinamicità alla composizione, oppure elementi circolari tesi nello sforzo di rendere la tridimensionalità dello spazio.
Il Cappellone di San Nicola: la Crocifissione. Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |
Il Cappellone di San Nicola: il Miracolo della Nave. Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |
L’intero ciclo fu attribuito alla scuola di Rimini fin da 1905: in particolare è molto evidente il fatto che il tutto sia stato progettato da un’unica mente e poi realizzato da un gran numero di collaboratori e cioè da una bottega. La qualità degli affreschi è molto varia: da punte elevatissime si arriva, soprattutto nell’ordine più in basso raffigurante le scene della vita di San Nicola, a scene di bassa qualità realizzate da collaboratori meno esperti. Dopo il recente restauro l’attribuzione si è indirizzata in maniera più sicura verso la bottega di Pietro da Rimini. La tradizione, d’altra parte, attribuisce ancora il ciclo a un non meglio precisato Maestro da Tolentino.
Una volta saziati gli occhi con i colori brillanti di questo luogo, da una porta laterale del cappellone si può uscire sul chiostro per godersi un ultimo assaggio di tranquillità monacale con gli affreschi del cappellone ancora ben impressi nella memoria.
Il chiostro. Foto rilasciata dall’autore nel pubblico dominio |