Oh felici giorni di Palladio e invidiabile gioia! Per lui la Basilica era divenuto il suo vagheggiato poema, e grande merito n’ebbe il Trissino: molto pur quella schiera di nobili, che tanto favore gli dimostrarono; e Vicenza, che di palagi si abbelliva, vide sorgere un capo d’opera lodatissimo (Francesco Formenton, Storia e illustrazione della basilica di Palladio in Vicenza, 1870).
Difficilmente su Finestre sull’Arte ci siamo occupati di architettura, dal momento che il nostro sito si focalizza principalmente su pittura e scultura. Ma è impossibile non parlare di architettura se si visita la meravigliosa città di Vicenza: uno scrigno rinascimentale, ancora non snaturato dal turismo massificato, e quindi genuino, caratterizzato dalle opere di Andrea Palladio (1508 - 1580), uno dei più grandi architetti della storia. Originario di Padova, progettò edifici che richiamavano alla mente quelli dell’antichità greca e romana, e proprio a Vicenza trovò terreno fertile per la sua arte, poiché venne pienamente appoggiato da committenti moderni e intelligenti. Sono diverse le opere palladiane che abbelliscono Vicenza e i suoi dintorni e rendono la città una delle più affascinanti non solo d’Italia, ma del mondo intero: provate a visitarla per credere :-) Tuttavia, se pensiamo alla più nota, al capolavoro palladiano, a quella che più caratterizza Vicenza, ce ne viene in mente una ben precisa: le Logge della Basilica.
La Basilica Palladiana di Vicenza |
Sono note anche come logge palladiane e sono il simbolo della città. Rivestono l’edificio conosciuto come Basilica che, nonostante il nome, non ha niente a che vedere con la religione: è infatti l’antico Palazzo della Ragione, detto anche, appunto, “Basilica” secondo l’uso che di questo termine veniva fatto nell’antica Roma. Era, cioè, il luogo dove si svolgevano gli affari (il piano terra era sede di botteghe e negozi) e dove si amministrava la vita della città, perché il piano superiore ospitava un enorme salone unico, coperto da volta a carena (è quella che vediamo oggi, che è stata ricostruita a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, in modo fedele rispetto a com’era un tempo), dove si riuniva il consiglio della città. Oggi invece la Basilica è diventata un luogo della cultura: è stata musealizzata e ospita mostre ed eventi. Curiosamente, negli anni Sessanta del secolo scorso, la Basilica svolse anche la funzione di campo sportivo: era infatti il teatro delle partite casalinghe della squadra di pallacanestro di Vicenza.
Nel 1546 il Palladio iniziò a progettare il restauro dell’antico edificio, di origine quattrocentesca (per l’esattezza fu costruito tra il 1449 e il 1460 rimpiazzando alcune preesistenti costruzioni medievali), edificato inizialmente in forme gotiche. Nel 1496 la Basilica subì un crollo che portò il consiglio della città a discutere su una eventuale ristrutturazione: nel dibattito furono coinvolti diversi grandi architetti del tempo, da Giulio Romano a Sebastiano Serlio passando per Jacopo Sansovino e Michele Sanmicheli. Si dovette però arrivare fino al 1546 per vedere un progetto approvato dal consiglio di Vicenza: e il progetto fu proprio quello del Palladio. La sua idea era quella di rivestire la Basilica con logge in pietra di Piovene di Rocchette (nei pressi dell’Altopiano di Asiago). L’architetto realizzò pertanto due ordini di logge sovrapposte, che si caratterizzano per l’utilizzo di moduli che si ripetono e consistono in serliane, ovvero elementi architettonici che sono composti da un arco a tutto sesto compreso tra due aperture rettangolari delimitate da colonne. La serliana prende il nome dal già citato Sebastiano Serlio in quanto fu lui, nel suo trattato di architettura, a fornire le descrizioni più dettagliate di questo tipo di struttura, che è un po’ un “marchio di fabbrica” delle opere del Palladio.
Perché l’architetto, per la Basilica, scelse la struttura della Serliana? È l’ingegnere Francesco Formenton, che abbiamo citato all’inizio di questo articolo, a offrirci una chiave di lettura: Palladio usò sommo accorgimento nella costruzione delle nuove arcate, in modo da raggiungere la solidità, l’armonia e la magnificenza. Solidità, perché le serliane sostengono in modo efficace il peso della volta. Armonia, perché Palladio poteva modificare la larghezza delle aperture laterali per creare un’opera equilibrata: e lo vediamo negli angoli, dove le aperture laterali delle serliane si riducono un po’ per meglio adattarsi alle dimensioni dell’edificio (anche nella foto si vede: notiamo che nell’ultima serliana scompaiono le aperture tonde sopra gli elementi laterali, proprio perché la larghezza si riduce). Magnificenza, perché la serliana ricorda un arco di trionfo!
La costruzione del Palladio richiama infatti l’antichità: come nei templi greci, la trabeazione (cioè l’elemento orizzontale sorretto dalle colonne) è rivestita da un fregio con triglifi (le formelle con tre scanalature verticali) e metope (che sono invece le formelle decorate). La loggia superiore invece poggia su una balaustra, mentre la sua architrave è a fregio continuo. Anche le colonne sono ispirate all’antichità: quelle della loggia inferiore sono di ordine dorico, mentre quelle della loggia superiore sono di ordine ionico.
Le logge della Basilica Palladiana |
Sfortunatamente, Andrea Palladio non fece in tempo a vedere la sua opera completata: riuscì a vedere finito solo il loggiato inferiore. Ma nonostante ciò, immaginava già la grandezza della sua opera. Sì, perché nei suoi Quattro libri dell’Architettura, il trattato pubblicato nel 1570, così parlava della sua Basilica: un’altra ve n’è in Vicenza, della quale solamente ho posto i disegni, perché i portichi, ch’ella hà d’intorno, sono di mia inventione: e perché non dubito, che questa fabrica non possa esser comparata à gli edificij antichi, et annoverata tra le maggiori, e le più belle fabriche, che siano state fatte da gli antichi in quà, sì per la grandezza, e per gli ornamenti suoi: come anco per la materia, che è tutta di pietra viva durissima, e sono state tutte le pietre commesse, e legate insieme con somma diligenza. Il secondo livello fu terminato nel 1597, diciassette anni dopo la scomparsa del Palladio, mentre i lavori sul lato di piazza delle Erbe ebbero fine nel 1614. L’opera ha poi subito alcuni rimaneggiamenti strutturali e funzionali nel corso dei secoli: uno dei più importanti è avvenuto di recente, tra il 2007 e il 2012: il 2012 è stato anche l’anno di riapertura della Basilica che da allora, come detto, ospita mostre, esposizioni, eventi.
L’opera è talmente rappresentativa del genio dell’architetto che la ideò, da essere oggi conosciuta come la Basilica palladiana. E la Basilica, da oltre quattro secoli, sorprende il visitatore di Vicenza con il suo splendore classico, con la sua composta maestosità. Vedersela apparire davanti ai propri occhi, nascosta tra i palazzi rinascimentali della città, è un’emozione che ti coglie di sorpresa: significa compiere un viaggio nella bellezza, significa immaginare di essere immersi nel fervore intellettuale di quegli anni, quando si discuteva di proporzioni classiche, di bello ideale, di richiami all’antichità. Il grande scrittore tedesco Johan Wolfgang Goethe, trovandosi di fronte alla Basilica Palladiana, diceva di non riuscire a trovare le parole per esprimere l’effetto che gli aveva fatto. Ma, allo stesso tempo, era convinto che davanti a questi grandi monumenti se ne potesse davvero riconoscere il grande valore. Noi abbiamo provato a descrivere le nostre impressioni, ma è davvero difficile dare torto a Goethe... !
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo