Abiti dal Settecento al Novecento tra le bellezze di Caltanissetta


A Caltanissetta fino ad aprile 2018 sono in mostra sontuosi abiti realizzati tra Sette e Novecento: un'occasione per scoprire anche le bellezze della città.

Caltanissetta, adagiata nel cuore del paesaggio collinare e rurale della Sicilia, è riconoscibile giungendo da qualunque parte dell’isola grazie all’antenna RAI, ormai dismessa, alta ben 286 metri: spesso la si guarda da lontano percorrendo le principali arterie siciliane, ma la città merita certamente una visita.

In questi giorni l’occasione per scoprirla è la mostra “Magnificenza e trame d’Arte. Abiti delle antiche manifatture tessili dei secoli XVIII-XX” visitabile dal 26 gennaio al 22 aprile 2018 nel piano nobile di Palazzo Moncada. Si tratta di una selezione di abiti e costumi antichi appartenenti alla prestigiosa collezione del prof. Raffaello Piraino di Palermo, composta da oltre cinquemila oggetti provenienti per la maggior parte da antiche famiglie siciliane e appartenenti a epoche diverse (1700-1970). Sono esposti numerosi abiti, soprattutto femminili, appartenuti all’aristocrazia palermitana, con preziosi esemplari di epoca napoleonica, abiti romantici, costumi della Belle Époque e del Novecento. Tra i pezzi più curiosi una scarpa spaiata della seconda metà del Seicento, una marsina appartenuta a un esponente della famiglia Moncada, i guanti di Franca Florio e l’abito rosso simbolo della mostra appartenuto ai baroni Polizzello di Petralia del 1865. L’esposizione, curata dall’architetto Filippo Ciancimino e organizzata dalla Rete Museale Culturale e Ambientale del centro Sicilia con il patrocinio del Comune di Caltanissetta, consente di intraprendere un coinvolgente viaggio nella storia del costume siciliano nelle sue espressioni più raffinate ed eleganti.

Un abito alla mostra Magnificenza e trame d'arte
Un abito alla mostra Magnificenza e trame d’arte


Palazzo Moncada a Caltanissetta. Ph. Credit Luigi Garbato
Palazzo Moncada a Caltanissetta. Ph. Credit Luigi Garbato

Terminata la visita alla mostra, non si può non lasciarsi incuriosire dalle bellezze artistiche della città e dalla sua storia ricca sin dall’epoca preistorica.

I primi insediamenti abitativi risalgono ai Sicani, documentati nei siti archeologici della zona, entrati successivamente in contatto con i coloni Greci che dalle coste di Gela risalivano il fiume Himera/Salso. Le preziose testimonianze di questa contaminazione culturale sono oggi esposte nel Museo Archeologico Regionale e tra tutte spicca per pregio e bellezza il modellino fittile di un tempietto arcaico. Il museo archeologico sorge a pochi passi dall’abbazia di Santo Spirito, edificata in epoca normanna: l’edificio colpisce per semplicità e bellezza, ma anche per i tesori d’arte in esso custoditi, come un Crocifisso ligneo del XV secolo, alcuni affreschi del XVI secolo e una piccola urna di età flavia reimpiegata come arredo liturgico. I Normanni giunsero in città nel XI secolo riconquistando il Castello di Pietrarossa che era una roccaforte araba. Gli Arabi infatti fondarono un insediamento abitativo nell’attuale quartiere Angeli che conserva ancora l’impianto urbanistico e la toponomastica dell’epoca. All’estremità del quartiere sorgono i ruderi del Castello di Pietrarossa, distrutto alla fine del XVI secolo, al quale si deve il nome arabo della città:Qal’at an-nisa che significa“Castello delle donne”. Ai piedi del castello fu edificata in epoca sveva la chiesa di Santa Maria degli Angeli, più volte rimaneggiata e recentemente restaurata. Nel XVII secolo fu annesso alla chiesa il Convento dei Frati Minori Riformati per volontà della famiglia Moncada, che governò la città dal 1407 al 1812. A loro si devono la creazione del nuovo nucleo rinascimentale, posto ai margini di quello medievale, caratterizzato oggi dall’incrocio di corso Umberto I e di corso Vittorio Emanuele II, e l’edificazione di numerose chiese del centro storico: dalla Cattedrale di Santa Maria la Nova, affrescata dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans, alla chiesa di San Domenico, con la splendida pala d’altare del pittore manierista Filippo Paladini; meritano una visita anche la chiesa di Sant’Agata al Collegio, con gli altari decorati da marmi mischi settecenteschi, la chiesa di Santa Croce, con i suoi stucchi candidi, e molte altre ancora.

L'interno della Cattedrale di Caltanissetta
L’interno della Cattedrale di Caltanissetta. Ph. Credit

Preziose opere d’arte sono custodite nel Museo Diocesano del Seminario Vescovile “G. Speciale”, mentre un autentico capolavoro del periodo moncadiano è l’incompiuto Palazzo Moncada, edificiosorprendente con in suoi mensoloni zoomorfi e antropomorfi. All’interno è allestita la Galleria Civica d’Arte che conserva le sculture degli artisti di fine Ottocento, in particolare i nisseni Michele Tripisciano e Giuseppe Frattallone. Entrambi gli scultori furono incoraggiati dalla nobiltà locale, rispettivamente dai Lanzirotti e dai Barile, che grazie alla caduta dei Moncada e soprattutto allo sfruttamento dei giacimenti di zolfo poterono affermare la propria ricchezza. Nello stesso periodo le famiglie più agiate della città costruirono ville suburbane e rinnovarono i propri palazzi, tutti affacciati sui due corsi principali, dotandoli di facciate neoclassiche, eclettiche e neogotiche; il medesimo sfarzo si può riscontrare nelle cappelle gentilizie del cimitero Angeli. Della stessa epoca è la facciata della chiesa di San Sebastiano, realizzata su disegno di Pasquale Saetta e decorata dalle sculture di Francesco Biangardi; allo stesso scultore napoletano e al figlio Vincenzo furono commissionati, alla fine del XIX secolo, i gruppi sacri delle “Vare” che sfilano per le vie del centro storico la sera del Giovedì Santo. Queste furono volute come segno di devozione dai minatori sopravvissuti all’incidente nella miniera di Gessolungo avvenuto nel 1881. I minatori facevano una vita di sacrifici, raccontata dalla letteratura di quegli anni e dalle testimonianze conservate nel Museo Mineralogico, dove si possono ammirare anche preziosi minerali e cristalli di zolfo.

Si potrebbe dire ancora tantissimo su Caltanissetta: del pane più buono di Sicilia prodotto nel borgo rurale di Santa Rita oppure dello squisito torrone duro di produzione locale; del monumento al Redentore e della fontana del Tritone; del “rollò”, dolce tradizionale alla ricotta, e della stagione teatrale curata anche quest’anno da Moni Ovadia; o ancora della spettacolare Settimana Santa che dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua regala emozioni e suggestioni diverse per ogni momento. La cosa migliore però è decidersi a scoprire di persona questo cuore nascosto di Sicilia.


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