Il 16 giugno, in occasione della festa del patrono di Carrara, san Ceccardo, è stato inaugurato il cosiddetto “Museo diffuso” del centro storico, ovvero, per citare le parole dell’articolo uscito sul Tirreno lo stesso 16 giugno (“Al via il museo diffuso per le strade del centro storico”), un “percorso storico artistico di valorizzazione delle immagini sacre nel centro storico di Carrara”. Sempre nell’articolo si legge che l’itinerario del Museo diffuso “è descritto su due pannelli contenenti la cartina del percorso e le didascalie delle opere, collocati uno in piazza Accademia, l’altro in via Carriona angolo ponte Baroncino” e che “è possibile trovare anche una brochure, che verrà distribuita gratuitamente negli esercizi commerciali ubicati lungo il percorso”.
Un’iniziativa veramente lodevole quindi, portare la cittadinanza e i turisti alla conoscenza di quel vasto patrimonio di bassorilievi, madonnine, santi, edicole, cristogrammi, icone e iscrizioni che si snoda lungo le strade del centro storico di Carrara e di cui in parte abbiamo anche già parlato nel nostro sito. Iniziativa lodevole sulla carta, ovvero fino al momento in cui non ci si scontra con la realtà. Curioso di saperne di più e soprattutto di percorrere l’itinerario del museo diffuso, appena avuto un po’ di tempo libero mi sono recato in centro per cercare la famosa brochure distribuita gratuitamente negli esercizi commerciali. Ho girato tutti i fruttivendoli, le pescherie, i negozi d’abbigliamento, di accessori e di scarpe, i calzolai, le mercerie, i bar ubicati lungo il percorso... ma della brochure neanche l’ombra. Possibile siano andate così a ruba? Alla fine però ho avuto un’illuminazione: sono entrato nel Duomo di Sant’Andrea (più “ubicato lungo il percorso” del Duomo del resto cosa c’è?) e ho trovato finalmente un prezioso esemplare della brochure. Uno solo però: non so se quello che ora è in mio possesso fosse l’ultimo o l’unico in dotazione del principale edificio di culto cittadino... se così fosse il parroco del Duomo può mettersi in contatto con il nostro sito e sarò lieto di restituire la brochure.
Il percorso parte da piazza dell’Accademia, dove troviamo il pannello illustrativo che descrive il “Percorso 1” (nell’articolo parlerò solo di questo perché non ho avuto modo né tempo di studiare anche il “Percorso 2”), ovvero quello sulla sinistra del Carrione. Tanto per cominciare, c’è da augurarsi che il pannello non faccia la fine di diversi altri pannelli ubicati nel centro storico di Carrara. Vediamone alcuni, il primo collocato sul Ponte delle Lacrime, l’altro davanti al Palazzo della Biblioteca (anche se ora la Biblioteca si trova in un’altra sede) e il terzo all’inizio di via del Cavatore (ricordo che cliccando sulle miniature è possibile ingrandire le foto e leggerne il commento, e se a qualcuno interessa abbiamo anche foto in alta definizione che possiamo inviare su richiesta):
Si noti bene: questi cartelli non sono in questo stato da un paio di giorni... sono così da mesi. Però c’è un aggiornamento: a oggi il pannello sul Ponte delle Lacrime non è più esistente perché è stato asportato o è andato definitivamente distrutto anche il brandello che rimaneva. Ma continuiamo: dicevamo che il primo percorso parte da piazza dell’Accademia. Sulla piazza si affaccia il nucleo rinascimentale del Palazzo Ducale (o Palazzo Cybo Malaspina), antica residenza dei principi (e dal Seicento duchi) di Massa e Carrara e oggi sede dell’Accademia di Belle Arti. Il 4 luglio, giorno della mia visita, la facciata rinascimentale del palazzo si presentava così come la vedete in queste fotografie:A scanso di equivoci, quel “Buongiorno principessa” che vedete nell’immagine non è un saluto a Elisa Bonaparte, principessa di Lucca a cui è dedicata la mostra che si tiene a poche decine di metri a Palazzo Binelli (e che governò anche Carrara), ma è molto più probabilmente l’amorosa esternazione di un qualche grafomane che per salutare la sua amata ha avuto la bella e nobile idea di imbrattare un edificio storico antico di secoli. E fosse un caso isolato, ci si potrebbe anche passare sopra, ma i graffiti sulla facciata rinascimentale di Palazzo Ducale sono ormai diventati una pessima abitudine tutta carrarese, e le scritte campeggiano lì a volte anche per mesi senza che nessuno ci faccia caso o dica niente. Colgo pertanto l’occasione per chiedere al sindaco Zubbani e all’assessore alla cultura Bernardini, qualora leggessero questo articolo, se a loro tutto ciò pare accettabile e se non vedono in che stato versa la facciata dell’edificio più bello della città.
Riflettendo quindi sull’incongruenza tra l’inaugurazione di un Museo diffuso e lo stato di incuria di Palazzo Cybo Malaspina (di fronte al quale, lo ricordo, si trova uno dei due pannelli illustrativi del percorso e davanti al quale parte l’itinerario del museo: non c’è che dire, un bellissimo biglietto da visita), mi incammino lungo le stradine della meravigliosa parte medievale del centro storico. In alcune strade, come per esempio in via dell’Arancio, sembra di fare un viaggio indietro nel tempo. Palazzi antichi di secoli, silenzio interrotto solo da qualche gatto che miagola sulle soglie dei portali in marmo o da anziane signore che si parlano da una finestra all’altra (rigorosamente in dialetto), altre signore che rincasano dalle botteghe con i loro cestelli della spesa, ogni tanto qualche studente dell’Accademia in un angolo a disegnare uno scorcio di un palazzo o una madonnina. Tutto bello se non fosse che certi punti di via dell’Arancio, che è una delle strade principali del Museo diffuso, sono anch’essi preda da anni delle scritte sui muri:
Ma, in seguito, penso che se iniziassi a dedicare fotografie a tutte le strade interessate da questo fenomeno, dovrei fotografare buona parte del centro storico... mi concentro invece solo su via dell’Arancio intanto perché è una delle mie strade preferite, e poi perché qui si trovano molte delle opere del Museo diffuso. Già, le opere... immagino che in occasione dell’inaugurazione saranno state, se non restaurate, almeno tirate a lucido per fare bella mostra di sé a quei pochi fortunati che saranno riusciti a ottenere la brochure illustrativa (perché l’alternativa è ricordarsi perfettamente il percorso dopo averlo studiato sul pannello di piazza dell’Accademia, oppure fare una foto al pannello e poi stamparla... certo, se uno per sua ventura ha un tablet può anche evitare di stamparla e viceversa può consultare la foto in tempo reale, ma qual è la reale percentuale di persone che possono compiere un’operazione del genere?).
Ma anche qui mi sbagliavo. Lo spettacolo che mi si para dinanzi agli occhi è quello di icone e bassorilievi anneriti, preda di polvere e sporcizia di varia natura, e in qualche caso (per esempio nella Madonna Assunta di via dell’Arancio) anche lussuosa abitazione per qualche ragnetto (che magari con i suoi amici potrà vantarsi di aver realizzato la sua ragnatela in una statua risalente al 1622). Certo, i ragnetti vanno e vengono ogni giorno, ma la sporcizia no, quella si accumula negli anni, e sarebbero bastati semplici (ed economici) interventi di pulitura per dare un po’ di risalto al marmo con il quale sono state realizzate le opere. E non sarebbe servito neppure andare a cercare troppo lontano visto che a Carrara abbiamo persone in grado di compiere interventi del genere. Comunque lasciamo parlare le immagini:
Girando per le strade del centro storico noto poi che sono state escluse dal “percorso museale” diverse icone, alcune delle quali anche di una certa importanza: è il caso per esempio della statua del Pudore in piazza del Duomo, davanti alla quale si pensa che nel Medioevo venissero punite le persone (in particolare donne) che commettevano reati legati alla sfera sessuale. Ma è anche il caso di diversi cristogrammi (tra cui quello ormai famoso con il buco, di cui abbiamo parlato nel sito), icone e bassorilievi... mostro solo alcune di queste opere perché ce ne sarebbero anche diverse altre:
Sono molti gli aspetti su cui riflettere a proposito del progetto Museo diffuso. Tanto per iniziare, si è visto in che stato si trovano molte delle opere che fanno parte del percorso: dunque, prima di creare un progetto che voglia portare carraresi e non alla scoperta del vasto patrimonio artistico che troviamo nelle strade cittadine, sarebbe bello diffondere un po’ di cura per questo patrimonio, e in molti casi abbiamo fatto vedere come sarebbe sufficiente una pulitura per rendere presentabili le opere. Oltretutto, alcune delle icone collocate lungo l’itinerario del Museo (in particolare la numero 31, la numero 32 e la numero 33, tutte lungo via Carriona e appartenenti al Percorso 2) sono state recentemente restaurate nell’ambito del lavoro di tesi di una studentessa dell’Accademia di Belle Arti: pertanto non credo che siano necessari, da parte del Comune, sforzi fantascientifici per ridare un po’ di lustro almeno alle icone che versano in condizioni più precarie di altre. Ma del resto, questo disinteresse verso la nostra cultura si nota anche da molti aspetti, primo tra tutti (e forse quello più grave) le scritte sulla facciata di Palazzo Ducale, oltre allo stato di notevole incuria nel quale versano non solo i palazzi ma addirittura i pannelli illustrativi che dovrebbero portare chiunque alla scoperta del centro storico: mi domando che figura ci facciamo con i turisti che arrivano in città e vorrebbero saperne di più sulle nostre opere, ma si trovano di fronte a cartelli spesso illeggibili o distrutti.
E ci sarebbe poi da aprire un capitolo sulle strategie di comunicazione adottate per il progetto, che si sono risolte con un paio di articoli sulla pagina locale di due quotidiani, articoli all’interno dei quali tra l’altro non si faceva neppure menzione di una eventuale diffusione del progetto presso gli uffici turistici della zona (ma spero di sbagliarmi e mi auguro che almeno gli operatori turistici siano a conoscenza del progetto). Altrimenti un turista come può sapere che nel centro storico di Carrara esiste niente meno che un Museo diffuso di antiche immagini sacre? Beh, può sempre trovare la brochure negli “esercizi commerciali ubicati lungo il percorso”! Sì, grazie, ma quali? Perché il Comune di Carrara non ha predisposto sul proprio sito web una lista di esercenti dove trovare la brochure? O ancora meglio: perché il Comune di Carrara non ha diffuso sul proprio sito web un semplice file PDF da scaricare con i due percorsi del Museo diffuso? Così chiunque lo volesse potrebbe scaricarlo, stamparlo e portarselo dietro. È un’operazione con costo pressoché prossimo allo zero e visto che le finanze del Comune sono un po’ quello che sono (siamo il secondo comune più indebitato d’Italia secondo la Cgia di Mestre) avremmo potuto anche risparmiare la (immagino comunque già irrisoria) spesa per la stampa delle brochure. La risposta alla domanda? Perché sul sito web del Comune di Carrara non esiste neppure uno spazio dedicato al Museo diffuso! Come può allora un Comune dare vita a un progetto senza neppure preoccuparsi di promuovere giusto il minimo della comunicazione indispensabile, ovvero dedicare all’iniziativa una pagina web? Non dico, come fanno molti comuni per i loro musei civici, creare uno spazio con immagini e descrizioni delle opere, ma almeno un riassunto e un file PDF con i percorsi da scaricare e stampare, visto che abbiamo già detto quali dovrebbero essere le tattiche di chiunque voglia partire alla scoperta del Museo.
Infine, visto che sembra che alcune opere siano state escluse dal percorso, sarebbe interessante sapere da parte di Davide Lambruschi, il responsabile del progetto, qual è stato il criterio in base al quale sono state selezionate le opere, dacché non è stato reso noto attraverso la stampa, né riusciamo a capirlo dalla brochure informativa. Chiudo con un augurio: questo articolo non intende affatto fare polemica, perché sono più che sicuro che il progetto Museo diffuso nasca con le migliori intenzioni e potrebbe dar vita a un rilancio culturale del centro storico (iniziative come questa sono fondamentali). Intendo però porre alcune critiche costruttive affinché da un lato ci si prenda più cura del nostro patrimonio artistico, e dall’altro che si pensi a strategie di comunicazione più efficaci e che possano portare davvero tutti alla scoperta del Museo (e del centro storico di Carrara), perché sono convinto che molti dei miei concittadini non siano neppure a conoscenza di questo progetto. L’augurio è che quindi il mio articolo serva ai realizzatori del progetto a riflettere su queste tematiche e a far decollare il Museo diffuso per farlo diventare davvero strumento di rilancio da una parte e di conoscenza dall’altra.
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).