35 milioni e oltre. Sono questi i numeri del turismo a Roma registrati nell’anno appena concluso dove la capitale batte il record superando la soglia dei 35 milioni dando ormai un grosso ciao al Covid come un lontano ricordo. Se da una parte non se ne può che gioire, dall’altra non si può non sottolineare come il turismo nella capitale rappresenti l’89,5% delle presenze di tutto il Lazio (al secondo posto c’è Latina con il 4,5%: “Cosa ci sarà mai da vedere a Latina?” si domandano evidentemente i turisti) e che sia concentrato in una area altamente circoscritta che rappresenta lo 0,3% del territorio comunale: i luoghi più visitati infatti si concentrano fra le zone del Colosseo, Fontana di Trevi, Pantheon e Vaticano. Alla faccia delle politiche di destagionalizzazione e sopratutto di decongestione dei flussi il dato segnala senza dubbio un problema di “consumo” della città cui si cerca di cambiare direzione ancora evidentemente senza esito positivo.
L’analisi l’ha fornita una ricerca commissionata a RUR - Urban Research Institute (il cui Presidente, il professor Giuseppe Roma, è anche Vice Presidente del Touring Club Italiano) da parte del ‘CRU - Consiglio Regionale’ di Unipol del Lazio (i CRU sono organismi informali presenti in tutte le regioni e aggregano gli stakeholders del Gruppo Unipol) . Il gruppo bancario e assicurativo del sistema cooperativo emiliano, infatti, è molto sensibile al tema del turismo dal momento che una volta acquisita Sai Assicurazioni ne ha rilevato e anche le attività nel settore ricettivo (gli ex Atahotels) dando vita alla catena alberghiera numero uno e tutta italiana del Paese: UNA Hotels (53 hotel, resort e residence distribuito su 25 destinazioni con oltre 5800 camere e 1200 dipendenti).
La ricerca Turismo a Roma e nel Lazio: rilevanza economica e convivenza sociale (qui la ricerca completa) è stata presentata alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e vari addetti ai lavori tra cui Giorgio Marchegiani, amministratore delegato, appunto, di Gruppo UNA Hotels.
Dallo studio emerge che Roma nel corso del 2023 ha dimostrato una straordinaria capacità di ripresa dopo le conseguenze di pandemia e guerre, riuscendo a intercettare la ripresa del turismo internazionale a livelli superiori di quelli pre-pandemici tanto da prospettare che i pernottamenti al 31/12 supereranno i 35 milioni, con un incremento di oltre il 9% rispetto ai 32 milioni del 2022. Nonostante le ottime performance della capitale, il Lazio si colloca (nel consuntivo per il 2022) al sesto posto in Italia con 36 milioni di pernottamenti, rispetto ai 38,1 dell’Emilia-Romagna, i 42,8 milioni della Toscana e i 65,9 milioni del Veneto che si colloca al primo posto.
Come accennato, la ricerca mette in evidenza come i flussi turistici siano concentrati su Roma rispetto al territorio regionale a cui, di fatto, rimangono solo le briciole di questa grande scorpacciata da turismo: la Città Metropolitana di Roma concentra, infatti, l’89,5% delle presenze turistiche della regione, seguono le province di Latina con il 4,5%, Viterbo con il 3,7%, Frosinone con il 2,4% e Rieti con lo 0,4%. Uno squilibrio che evidenzia il margine di miglioramento turistico del resto del Lazio che dispone – sottolineano – di notevoli risorse culturali e paesaggistiche anche al di fuori dell’area romana: lo “straordinario paesaggio agrario e le presenze eno-gastronomiche legate alla ruralità diffusa in tutta la regione, e poi alle risorse marine della costa e delle isole, alla montagna, all’artigianato artistico, ai parchi a tema, al termalismo. Uno squilibrio che è rilevabile anche nella fruizione del patrimonio culturale, storico, monumentale e archeologico”. Il Lazio nel suo complesso, è stato spiegato, ha registrato nel periodo antecedente alla pandemia (2019) 25,6 milioni di visitatori ai siti culturali statali di cui 24,5 milioni a Roma e 1,1 milioni nelle restanti province. Nel periodo 2012-2019 l’incidenza dei visitatori fuori Roma è diminuita dal 9,9% al 4,4%, mentre Roma è passata ad assorbire dal 90,1% degli ingressi al 95,4%.
In questo squilibrio tra la periferia e il centro ve ne è uno ulteriore rispetto al comune di Roma stessa: nel centro storico della città di Roma si concentra l’86,4% dei visitatori di siti culturali. Il dato è clamoroso: “i flussi sono concentrati in un territorio ristretto determinando da un lato intasamenti e disagio, e dall’altro uno spreco di risorse patrimoniali potenzialmente collocate fuori del centro storico e nelle aree esterne, che pur essendo molto attrattive non vengono adeguatamente fruite”.
La concentrazione è in una zona compresa fra Colosseo, Fontana di Trevi, Pantheon e area Vaticana che è pari per superficie allo 0,3% del territorio comunale, al 9,6% dell’area centrale e solo al 18,9% del Primo Municipio. Dati che si evincono dalla frequentazione dei siti culturali in tali zone.
Nel corso della presentazione si è dato conto del complesso degli occupati nel comparto commercio, alloggi e ristorazione nel Lazio che ha raggiunto già nel 2022, con 443mila unità, i livelli del 2019, ed è poi cresciuti nel secondo trimestre 2023 fino a 461mila unità pari al 19,2% degli occupati.
Il confronto con altre importanti regioni turistiche fra il primo semestre 2022 e primo semestre 2023 vede Veneto ed Emilia-Romagna con una variazione del 13%, il Lazio registra una variazione positiva del 4,8% superiore alla media nazionale del comparto (4%), al valore del Centro Italia (2,9%) e della Toscana (2,9%).
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.