“Italia, popolo di santi, poeti e navigatori”... e di pellegrini (dal latino peregrinatio, “viaggio in terra straniera”). Nell’Italia dei mille campanili e dalle ricche città d’arte ci sono luoghi che attirano ogni anno milioni di persone in visita con fenomeni di massa concentrati nei santuari più conosciuti della fede cristiana. Come scrive La Repubblica, nel nostro paese sono stati censiti 2.800 santuari dove si contavano circa 20 milioni di pellegrini ogni anno prima del Covid ma oggi, nonostante l’emergenza sia ampiamente alle spalle, i numeri sono crollati e sono lontani dalle vette.
La devozione a santi e luoghi legati alla figura della Madonna ha generato fenomeni di massa che nel 1998 il Vaticano quantificò con una classifica da record lontanissime dai livelli di oggi: alle soglie duemila infatti erano “7,5 milioni i fedeli che avevano visitato San Giovanni Rotondo, 5 si erano recati a Padova, 4,5, ad Assisi, Pompei e Loreto”. Più del poverello di Assisi e di Sant’Antonio, più di due luoghi mariani importantissimi come Pompei e Loreto, il primato era di un uomo del nostro tempo, in fondo, Padre Pio, proclamato Santo solo nel 2002.
Guardando all’estero, nella classifica vaticana del 1998 c’erano Guadalupe in Messico (14 milioni), Aparecida in Brasile (7 milioni), e poi Fatima, Lourdes, Czestochowa, Santiago de Compostela, tutti attorno ai 5 milioni. “Nel corso del tempo”, si legge su Repubblica, “si è affermata Medjugorje: il papa non ha mai riconosciuto le apparizioni, ma ha approvato i pellegrinaggi, che avrebbero toccato i tre milioni di presenze all’anno”. Numeri che dopo la pandemia si sono molto ridimensionati e che, secondo le stime della Chiesa, vedevano arrivare negli ultimi anni al santuario di Pompei circa “tre milioni di pellegrini l’anno, Loreto 2,5, Assisi 2 milioni, Sant’Antonio da Padova un milione, la stessa cifra approssimativamente per San Giovanni Rotondo, un po’ meno al Divino Amore vicino Roma. O, almeno, queste erano le stime prima del Covid: la pandemia ha abbattuto le presenze, che però, assicura padre Mario Magro, presidente del Coordinamento nazionale dei santuari, sono in ‘ottima ripresa: stiamo risalendo ai tempi pre pandemia’”. Un punto sui santuari italiani verrà fatto a novembre nel corso di un convegno in Vaticano organizzato dal dicastero per la Nuova evangelizzazione guidato da monsignor Rino Fisichella, al quale è affidata la supervisione dei santuari.
Il dato che sorprende più di tutti è il calo di San Giovanni Rotondo vista la devozione a Padre Pio in Italia, che ha assunto negli anni massicci incrementi, e un canale televisivo dedicato alla ripresa fissa delle spoglie del Santo per la recita del Rosario. Come ebbe a definirli papa Giovanni Paolo II, “i santuari sono come le pietre miliari poste a segnare i tempi del nostro itinerario sulla terra: essi consentono una pausa di ristoro nel viaggio, per ridarci la gioia e la sicurezza del cammino, insieme con la forza di andare avanti, come le oasi nel deserto, nate ad offrire acqua e ombra.”
Se il santuario è principalmente un luogo sacro, il pellegrinaggio è il cammino privilegiato per raggiungerlo in modo santo ma, a differenza dell’Islam, nel Cristianesimo non c’è un obbligo a farlo. Si fa per devozione per chiedere intercessioni e grazie in un luogo e in un tempo determinati, dove generalmente sono conservate le reliquie. “Qui trovi la possibilità di fare un’esperienza di fede speciale, e a differenza di una parrocchia, dove il povero parroco non può fare tutto, trovi a disposizione sacerdoti, confessori, padri spirituali che ti ascoltano”, spiega padre Mario Magro a Repubblica.
Paesini o città che grazie al santo o alla devozione mariana si sono trasformati e adattati al grande flusso di pellegrini che diventano come turisti da accogliere generando servizi annessi e connessi e riscoprendo e valorizzando anche i tracciati stessi che conducono ai luoghi di devozione, che come la Via Francigena diventano viaggi da fare anche al di fuori della fede ma legati alla spiritualità, al contatto con la natura o all’aspetto atletico, un’evasione dalla monotonia della vita ordinaria. Il Cammino di Santiago è percorso da 200mila persone l’anno influenzando i luoghi del suo passaggio con tutti i segmenti della filiera del turismo.
L’Italia, paese che ha in ogni territorio un punto di riferimento religioso da visitare e che conta centinaia di musei diocesani, si appresta a essere meta dei pellegrini per il Giubileo del 2025 e le celebrazioni per gli 800anni dalle stimmate di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia.
Per orientarsi sul volume d’affari legato al turismo religioso nel mondo prendiamo i dati presentati alla Borsa del turismo religioso internazionale svoltasi a Roma nel 2017 dove fu presentata la stima fatta dalla WTO - l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, che calcolava circa 18 miliardi di di dollari e 330 milioni di persone all’anno e in Italia, ogni anno, secondo una ricerca presentata in quella occasione da Isnart (Istituto nazionale sulle ricerche turistiche) e Unioncamere, si stimava che il turismo religioso generasse 3 milioni di turisti per un totale di 8,6 milioni di presenze (pernottamenti).
A Febbraio 2023 la Borsa del Turismo religioso si è svolta a Vicenza (nel 2026 ci sarà anche il Giubileo di Monte Berico pensato per valorizzare il Santuario di Monte Berico di Vicenza in occasione del sesto centenario della prima apparizione della Vergine Maria) dove la Diocesi si aspetta 5 milioni di visitatori.
Con la parola ‘turismo’ accanto a ‘religioso’ sembra di accostare sacro a profano ma spesso sia i viaggi che i pellegrinaggi veri e propri sono un misto di motivazioni dove, senz’altro, la principale motivazione di viaggio è la fede per andare nei luoghi dove si conservano le reliquie. Luoghi dove spesso c’è una bellezza artistico-culturale costruita intorno a quella devozione che è da apprezzare e visitare. Non per nulla l’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana conta oltre 1.200 gestori per un totale di 100mila posti letto.
L'Italia, paese di turismo religioso, da San Giovanni Rotondo a Pompei |
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.