Ci sono siti che impediscono alle guide turistiche di lavorare: dopo la riapertura dei musei a seguito del cosiddetto lockdown, infatti, alcuni luoghi della cultura preferiscono avvalersi di personale interno e non fanno lavorare le guide che provengono dall’esterno, nonostante le misure di sicurezza all’interno dei musei consentano lo svolgimento delle attività di guida senza grossi intoppi. Un caso del genere (poi risoltosi positivamente) è quello di Castel del Monte, dove per più di un mese le guide non hanno potuto lavorare. Adesso il caso delle guide arriva anche in Parlamento, con un ordine del giorno presentato lo scorso 11 agosto (ma pubblicato solo nelle ultime ore) dal senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti.
“Uno dei comparti economici maggiormente colpiti in Italia dalla grave emergenza epidemiologica da Covid-19”, esordisce Croatti nel suo odg, “è quello turistico, che potrà risollevarsi solo con la piena ripresa dei flussi turistici verso il nostro Paese”. Ancora, fa sapere Croatti, “la crisi epidemiologica ha causato una crisi senza precedenti nel settore del turismo, ripartito grazie agli spostamenti degli italiani ma ancora molto lontano dai normali livelli a causa del crollo dei flussi turistici provenienti dall’Estero, tanto che una stima dell’Agenzia nazionale italiana del turismo stima una flessione del 55 per cento di tali flussi nel 2020 rispetto all’anno precedente”, inoltre, “per il comparto del turismo, la preparazione, la professionalità e la competenza degli operatori costituiscono un punto di forza e, fra tali operatori professionali, spiccano certamente le guide turistiche, che portano i visitatori a ‘vivere’ i luoghi della Cultura.
Croatti ha riscontrato che “con la ripresa delle attività nella fase 2, le guide turistiche hanno incontrato difficoltà nello svolgimento delle attività professionali per l’esercizio delle quali lo Stato le ha abilitate”. Il senatore sottolinea che, “per lo svolgimento delle loro attività, le guide turistiche devono poter accedere in Italia a qualsiasi luogo nel quale siano ammessi visitatori, indipendentemente dalla presenza o meno di volontari e custodi”, ma rileva anche che “spesso alle guide turistiche non viene permesso di esercitare la propria attività in alcuni siti in ragione della presenza di guide interne o per l’esistenza di accordi esclusivi con guide locali: in tal modo, si viene a creare una situazione paradossale per la quale i visitatori giunti con la guida esterna possono effettuare l’accesso, mentre il professionista deve rimanere fuori dal luogo della visita”.
Il parlamentare pentastellato richiama l’articolo 117, lettera e, del decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004 (il Codice dei beni culturali e del paesaggio), dove viene stabilito che negli istituti e nei luoghi della cultura possano essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico, tra cui servizi di guida e assistenza didattica. “Tuttavia”, fa sapere Croatti, “i bandi di gara per la concessione dei servizi di assistenza culturale ai visitatori non impongono alle imprese che concorrono all’assegnazione l’obbligo di utilizzo di guide turistiche abilitate per i servizi di visite guidate”.
Tenuto dunque conto che, secondo Croatti, “un simile meccanismo crea distorsioni, in quanto i servizi di visita guidata ‘interni’ vengono in tal modo affidati a lavoratori autonomi o a collaboratori che assolutamente non sono guide abilitate, che sono prive di titolo per esercitare questa attività che richiede studio, preparazione e competenza, ma che invece svolgono de facto la professione di guida turistica senza aver conseguito alcun tipo di abilitazione”, l’ordine del giorno intende impegnare il governo “ad adottare ogni opportuna iniziativa volta ad introdurre un divieto di esercizio senza titolo dell’attività professionale di guida turistica; a valutare l’opportunità di prevedere, attraverso interventi sulla disciplina nazionale e attivandosi presso le competenti sedi europee, opportune misure di carattere vincolante per tutti i Paesi dell’Unione, finalizzate a garantire che qualsiasi guida turistica abilitata, anche in altro Paese UE, possa svolgere la propria attività professionale all’interno di tutti i luoghi della cultura, salvo che in presenza di motivi imperativi, di sicurezza e di incolumità pubblica o di ordine pubblico, comunque nel rispetto del principio di proporzionalità”.
Con il Covid, guide turistiche spesso impossibilitate a lavorare. Il caso in Parlamento |