Giappone, troppi turisti: numero chiuso sul Fuji e divieto d'ingresso al quartiere delle geishe


Anche il Giappone è alle prese col turismo di massa e diversi siti si difendono: sul Monte Fuji introdotti numero chiuso e tassa d’accesso, mentre a Kyoto si è decisa la chiusura dei vicoli del quartiere delle geishe ai turisti, spesso molesti.

Anche in Giappone, troppi turisti danno noia. Sono state infatti introdotte due misure per restringere l’afflusso turistico in due mete di grande attrazione dell’arcipelago nipponico: da aprile chi vorrà salire sul Monte Fuji (il vulcano alto 3.776 metri inserito nell’elenco dei siti Unesco) dovrà pagare 12 euro, mentre chi vorrà entrare nel centro storico di Kyoto, nel quartiere di Gion dove si possono ammirare le Geishe che lavorano nelle sale da tè, semplicemente non lo potrà fare. In entrambi i casi la colpa è stata data dalle autorità all’eccessivo numero di visitatori che sul Monte Fuji sporcano e deturpano, e che nei vicoli della vecchia capitale imperiale infastidiscono o importunano le donne-icona del Giappone.

Per il Monte Fuji è stato stabilito un numero chiuso per gli scalatori giornalieri con l’indicazione anche del sentiero da percorrere: 4mila persone al giorno sul sentiero Yoshida dal prossimo primo luglio. Non una di più. Interdette le partenze dalle 16 alle 2 di notte. Insieme alla tassa è una misura che mira a decongestionare la montagna creando una selezione alla partenza.

Quanto alle geishe di Kyoto invece, donne con Kimono e preziosi ornamenti che ormai si vedono solo in questo quartiere, ultimo storico quartiere della tradizione nipponica, con i loro sandali in legno e la faccia color bianco, erano troppi i turisti che chiedevano una foto o si avvicinavano in modo contrario alla tradizione. Tradizione fatta di cultura, delicatezza, eleganza e doti artistiche, visto che geisha significa letteralmente “persona d’arte” (le geishe in origini erano le giovani istruite che intrattenevano gli ospiti con la conversazione o esibendosi con canto e danza). Nell’Occidente questa immagine è diventata sinonimo di servilismo, fino all’associazione di idee con la prostituta. Da questo forse i comportamenti non graditi che hanno portato al divieto di ingresso nei vicoli lasciando libero accesso solo nella via principale. Il divieto scatterà dal mese di aprile. Già adesso c’era il divieto di fotografarle senza il loro consenso, con multa da 60 euro, ma non era abbastanza. Il rischio paventato dai residenti era che l’antico quartiere che ancora conserva l’aspetto e l’architettura tipica dell’età imperiale (Kyoto è stata capitale del Giappone dal 794 fino al 1868), potesse diventare una sorta di parco a tema a luci rosse. Lo scopo è preservare l’essenza culturale del quartiere. Prima del Covid, nel 2019, a Kyoto si erano riversati 8 milioni di turisti dei 30 complessivi che avevano visitato il Giappone.

Il Monte Fuji
Il Monte Fuji
Il quartiere delle geishe
Il quartiere delle geishe

Dopo le Olimpiadi del 2020 il governo aveva fissato un obiettivo ambizioso, pensando di arrivare a 60 milioni di turisti l’anno entro la fine del decennio. L’anno scorso ne sono arrivati invece solo 246.000, con un calo del 99 % rispetto ai livelli che si registravano prima del Covid. Nonostante la perdita del reddito che i turisti garantivano alla città, gli abitanti di Kyoto sono ora divisi sulle decisioni da prendere. Come a Barcellona e ad Amsterdam, i residenti nel distretto di Gion Higashiyama, il quartiere delle geishe, avevano tempo fa innalzato cartelli contro i turisti chiedendo alle autorità locali di intervenire per ridurne il flusso. Ora si sono goduti due anni di pace, alla quale non vogliono rinunciare.

Chissà chi vincerà, quando la pandemia sarà passata. Probabilmente il denaro, come accade quasi sempre. Ma tra tanti brutti ricordi, il Covid lascerà anche quello indimenticabile delle città d’arte silenziose, dei musei, dei palazzi e dei siti archeologici visitabili senza code, dei vicoli del centro deserti. A Kyoto e in tante altre città c’è da sperare che non si ripeta più, ma è stato bello.


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