Il Parco Acquasanta di Chianciano Terme ha ospitato, nei giorni 28 e 29 ottobre, gli Stati Generali del Turismo, la prima conferenza programmatica nazionale sul tema organizzata dal Ministero del Turismo e nel corso della quale verranno gettate le basi per il Piano Strategico del Turismo 2023-2027 (Pst). L’evento, con un ricco programma, è promosso dal Ministero in collaborazione con il Comune di Chianciano Terme e con i maggiori soggetti del settore oltre che, tra gli altri, Enit, Trenitalia, Federalberghi e Confturismo. Due giorni in cui il dibattito si è focalizzato sui punti cruciali dello sviluppo del settore turistico: dall’analisi del contesto nazionale ed internazionale post pandemia, al punto su governance e formazione, dal turismo enogastronomico fino all’ascolto dei principali stakeholder.
Dopo due anni davvero complicati e la nascita di un ministero autonomo del Turismo si prova a ripartire: nel 2022 sono tornati tanti turisti riavvicinandosi quasi ai livelli del 2019 anche se al contempo sono arrivate altre emergenze come la guerra e l’innalzamento di tutti i prezzi. L’iniziativa rappresenta il primo intervento nel processo di elaborazione e adozione del Piano strategico del turismo 2023-2027 per definire la strategia futura dei prossimi cinque anni. Un appuntamento che intende favorire un confronto aperto con gli attori del settore, dalle Regioni agli stakeholder e alle associazioni di categoria, per un coinvolgimento pieno e totale nella definizione di misure di breve e medio periodo.
Durante la manifestazione sono state presentate le linee guida del Pst, che si svilupperà attraverso cinque pilastri strategici: sostenibilità, innovazione, qualità e inclusione, formazione e governance. È stata molto seguita inoltre l’approfondimento dedicato al turismo enogastronomico. La due giorni si è aperta da un messaggio della neo-minstra Daniela Santanchè che è partita dal sottolineare: “La mia mancata presenza è dovuta non solo alla mia volontà di voler prima approfondire i numerosi dossier di competenza del Ministero ma, vuole essere anche un segnale di rispetto nei confronti del lavoro svolto sino ad oggi da chi mi ha preceduto e che questo evento lo ha voluto”, cioè Massimo Garavaglia, non riconfermato Ministro, ideatore dell’evento. "Le aspettative degli operatori del settore del turismo nei confronti del Governo”, ha affermato Santanchè, “per i prossimi anni sono giustamente molto elevate, soprattutto dopo i danni causati dalla pandemia e dalla grave crisi internazionale politica ed energetica in corso. Il settore del turismo rappresenta circa il 15% del nostro PIL ed è nei primissimi posti del mercato internazionale. Ma l’Italia è una Nazione che ha potenzialità enormi e per questa ragione dico che possiamo e dobbiamo senz’altro fare di più, aumentando tali già rilevanti livelli, lavorando tutti insieme con l’obiettivo comune di incrementare la qualità e la quantità dell’offerta turistica nazionale. In quest’ottica, gli Uffici del Ministero ascolteranno e raccoglieranno stimoli e proposte provenienti da questa Conferenza che valuteremo alla luce della cornice strategica del settore. È mia intenzione incontrare tutte le rappresentanze e gli operatori di un comparto che conosco bene, al fine di ascoltare le relative esigenze e costruire assieme un percorso duraturo”.
A Chianciano Terme c’erano tutti: le associazioni del turismo organizzato erano al gran completo, con Aidit Federturismo Confindustria, Assoviaggi Confesercenti, Astoi Confindustria Viaggi, Fiavet Confcommercio e Maavi Conflavoro che, volendo sottolineare la loro presenza unitaria, affermano in una nota congiunta che “La presenza del turismo organizzato, una novità per gli Stati Generali, è stata ottenuta grazie al lavoro congiunto delle associazioni che da oltre due anni ormai collaborano attivamente per il rilancio ed il sostegno del settore. Gli Stati Generali sono un momento strategico di confronto per il turismo italiano; la partecipazione delle sigle rappresentative del turismo organizzato è quindi fondamentale al fine di promuovere e valorizzare il ruolo e l’importanza della filiera delle agenzie di viaggi e dei tour operator nel mercato turistico e nell’economia italiana”.
Avvertono come ancora occorra “mantenere alta l’attenzione verso un segmento del turismo poco compreso nella sua complessità; si dimentica troppo spesso che il comparto delle agenzie di viaggi e dei tour operator accoglie circa 10mila imprese e occupa più di 80mila addetti, tra diretti e indiretti, per un giro d’affari, prima del Covid, pari a circa 13 miliardi di euro. Per questo è necessario fare di più e sostenere strutturalmente un segmento che con il proprio lavoro contribuisce alla costruzione del Pil e svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’intero Paese”. E chiedono un cambio di passo alla politica. “Bisogna mantenere alta l’attenzione verso un segmento del turismo poco compreso nella sua complessità; si dimentica troppo spesso che il comparto delle agenzie di viaggi e dei tour operator accoglie circa 10mila imprese e occupa più di 80mila addetti, tra diretti e indiretti, per un giro d’affari, prima del Covid, pari a circa 13 miliardi di euro”, concludono Aidit, Assoviaggi, Astoi, Fiavet e Maavi. “Per questo è necessario fare di più e sostenere strutturalmente un segmento che con il proprio lavoro contribuisce alla costruzione del Pil e svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’intero Paese”.
Non per nulla pochi giorni fa il presidente di Astoi, Pier Ezhaya in una intervista all’Ansa, aveva chiesto una politica industriale seria per il comparto turistico del futuro.
Serve una politica industriale sul turismo “che vada al di là della durata del mandato di un singolo Governo. Finora”, continuano le 5 sigle, “nonostante le nostre speranze questa politica industriale non c’è mai stata mentre l’Italia lo merita. Sta accadendo in altri Paesi che hanno dei masterplan molto robusti, dai tradizionali Spagna e Francia, ma anche Albania e Arabia Saudita, che stanno investendo molte risorse sul turismo. Bisogna mantenere alta l’attenzione verso un segmento del turismo poco compreso nella sua complessità; si dimentica troppo spesso che il comparto delle agenzie di viaggi e dei tour operator accoglie circa 10mila imprese e occupa più di 80mila addetti, tra diretti e indiretti, per un giro d’affari, prima del Covid, pari a circa 13 miliardi di euro. Per questo è necessario fare di più e sostenere strutturalmente un segmento che con il proprio lavoro contribuisce alla costruzione del Pil e svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’intero Paese”
Federturismo, nei giorni degli Stati Generali, ha lanciato il suo Manifesto e chiede che “il nuovo Governo possa adottare strumenti straordinari di tutela per il nostro tessuto economico”. “L’industria turistica va sostenuta e valorizzata migliorando l’ecosistema in cui operano le imprese attraverso sburocratizzazione, fisco giusto, incentivi e investendo sulla qualità del comparto, delle sue strutture e risorse umane in chiave sostenibile, accessibile e inclusiva”, afferma Federturismo. “Cruciali sono i dossier in scadenza su cui si deve concentrare il lavoro del Governo e del Parlamento: tra i primi il dl Aiuti Quater per il quale auspichiamo che i crediti di imposta per gas ed energia elettrica siano portati al 50% per tutte le imprese, che le imprese turistiche siano inserite fra le energivore per 24 mesi e che per lo stesso periodo sia introdotta una moratoria sulle autorizzazioni paesaggistiche per l’installazione di impianti fotovoltaici. Per gli stessi motivi chiediamo che ai bus turistici di noleggio e di linea gran turismo sia riconosciuta, almeno per tutto il periodo di vigenza del Temporary Framework Ucraina, l’applicazione dell’accisa ridotta sul gasolio”, sottolinea inoltre Federturismo. In tema di governance per stimolare la crescita e lo sviluppo del settore è fondamentale, secondo Federturismo, “dotare il Ministero del turismo di risorse aggiuntive prevedendo un coordinamento strutturato con i Ministeri della Cultura e dello Sviluppo Economico, per i provvedimenti di comune interesse, così come sarebbe opportuno approvare entro il 2023 il Piano Strategico 2023/2027 che tenga conto del mutato scenario economico e internazionale. Anche all’Agenzia Nazionale del turismo spetterebbe un ruolo strategico e centrale per consentire agli operatori di affrontare il futuro con adeguata programmazione e preparazione”.
L’inverno si avvicina e dal canto suo Federfuni, la federazione delle imprese di impianti di risalita montana, chiedono al Governo che lavori alla maggiore attrazione della destinazione “montagna”: “Fin da oggi inizieremo un confronto serrato con il Parlamento e con il Governo affinché in Italia venga creato un prodotto di destinazione montagna turistica e si possano trovare risorse a livello strutturale”. Lo ha detto Andrea Formento, presidente Federfuni Italia. Gli impianti a fune in Italia contano 400 società per un totale di 1500 impianti, 12 mila dipendenti, un miliardo di euro di fatturato e 7 miliardi di euro di indotto. “Se si fermano gli impianti di risalita, si ferma un’intera comunità”, ha aggiunto Valeria Ghezzi, presidente Anef, associazione nazionale esercenti funiviari. “Gli impianti sono un mezzo di trasporto che garantisce l’accessibilità alle terre alte ad un mondo che altrimenti ben pochi vedrebbero. Mantenere gli impianti a fune vuol dire mantenere il territorio di montagna italiano presidiato”, ha concluso Ghezzi.
Agli Stati Generali Turismo di Chianciano, la presenza di Istat ha dato modo di poter fare analisi di scenario sulla forza dei numeri che ha presentato. Una fotografia chiara della situazione e dei punti di forza dell’attuale sistema turismo italiano. Nei primi otto mesi del 2022, infatti, registriamo un +74,7% presenze sul 2021; Chianti, Cilento, Cinque terre sono i primi 3 brand della penisola nell’immaginario collettivo; e Roma con i suoi 9 milioni di presenze è la prima destinazione in Italia.
Vediamo nel dettaglio: l’istituto di ricerca statistica nazionale ha sciorinato i dati del periodo gennaio-agosto 2022, dai quali si evince come un aumento delle presenze turistiche totali pari al 74,7%. Le presenze dei clienti residenti crescono del 29,9%, quelle dei non residenti del 171,5%. Crescono maggiormente le presenze sia per gli esercizi alberghieri (+89,9%) che negli extra-alberghieri (+54,6%); tuttavia mancano circa 88mila occupati per ritornare ai livelli del 2019.
Nel 2021, sottolinea l’indagine, erano state 289,2 milioni le presenze registrate negli esercizi ricettivi italiani e nonostante la ripresa, per tornare ai livelli pre Covid (nel 2019 436,8 milioni) mancavano ancora all’appello 147,6 milioni di presenze, di cui 114,5 milioni riconducibili alla componente straniera. L’incremento delle presenze turistiche in Italia nel 2021, rispetto al 2020, è stato di oltre 10 punti percentuali più elevato di quello della media dei 27 paesi dell’Unione Europea (+37,8% contro +28,1%). Sempre secondo i dati Istat, fino al 2019 le quote di presenze dei clienti stranieri negli esercizi ricettivi rappresentavano circa il 50% del totale delle presenze. Nel 2020 si è assistito ad un crollo senza precedenti: solo il 30,5% delle presenze erano riconducibili alla clientela estera. Nel 2019 il Turismo rappresentava il 7% del Pil di valore aggiunto e il 7,1% in termini di occupati (circa 1,7 milioni di addetti) contro una media nei paesi Ocse rispettivamente del 4,4% e del 6,9%. In Italia le entrate per viaggi internazionali nel 2019 raggiungevano i 44,3 miliardi di euro e l’attività turistica aveva un record assoluto: 131,4 milioni di arrivi e 436,7 milioni di presenza negli esercizi ricettivi.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.