Tecniche miste, epoche miste: Andrea Aquilanti a Carrara


Recensione della mostra 'Doppio movimento' di Andrea Aquilanti a Carrara, dal 24 giugno all'11 settembre all'ex Ospedale di San Giacomo.

Articolo originariamente pubblicato su culturainrivera.it

Volendo interpretare la mostra Doppio movimento che a Carrara, negli spazi dell’ex Ospedale di San Giacomo, ospita alcune opere di Andrea Aquilanti, potremmo dire che intento dell’artista è quello di suggerire al visitatore (anche se non è del tutto inappropriato parlare di spettatore per le opere di Aquilanti) che esiste un ponte tra il passato e il contemporaneo, che le esperienze antiche possono essere attualizzate, e che un messaggio può travalicare le epoche. Aquilanti è abituato a lavorare su opere che si richiamano all’arte antica: per fare solo un esempio, le sue “vedute di Roma” (ce ne sono, peraltro, due esempi in mostra, al piano superiore: due tavole che mostrano al pubblico i due lati di piazza Navona) affondano le radici nel Settecento. Un richiamo diretto, tra l’altro, perché in alcune vedute, tramite videoproiezioni, l’artista sovrappone ai suoi panorami le immagini delle celebri gallerie di Giovanni Paolo Pannini. In altre occasioni, il riferimento erano invece le carceri immaginarie di Giovanni Battista Piranesi.

A proposito di Piranesi: anche aggirandosi per il salone principale dell’ex Ospedale di San Giacomo viene subito da pensare al grande artista veneto, forse il miglior interprete italiano del sublime romantico. Anche qui, sembra farsi strada la potente eco delle carceri piranesiane. La proiezione che Aquilanti ha pensato per l’ambiente carrarese si pone l’obiettivo di espandere ben oltre i suoi limiti fisici lo spazio del salone: sulle pareti vengono così sovrapposte le immagini delle stesse strutture architettoniche dell’ex Ospedale, che offrono allo spettatore l’illusione di trovarsi all’interno di un immenso corridoio fatto di volte e nicchie che, come in Piranesi, si moltiplicano a perdita d’occhio. A sua volta, il visitatore trova la sua immagine riflessa sui muri per vedersi ora al centro del corridoio, ora sotto a una volta, ora di fronte alla sua ombra ingrandita. Superfluo ricordare come anche Piranesi, nelle sue carceri, avesse inserito qua e là figure umane.

Aquilanti, insomma, ha creato una sorta di labirinto degli specchi fatto però di architetture: dopo un po’, al divertimento iniziale subentra quasi un senso di smarrimento, si percepisce come una sorta di spaesamento, intanto perché ci si sente osservati (gli altri visitatori infatti vedranno la nostra immagine anche se tentiamo di nasconderci), e poi perché la propria immagine sulle pareti assume sempre dimensioni diverse e lo spettatore spesso se la ritrova davanti senza aspettarsela. Aquilanti intende forse fornire all’osservatore, attraverso l’architettura, una metafora della società contemporanea, di quella “società liquida” di cui parla Bauman, che ha perso i punti di riferimento e si muove attraverso un presente mutevole in continua trasformazione? Oppure, più semplicemente, si tratta di una ricerca sulla percezione della realtà e di come quest’ultima possa essere modificata attraverso il gesto dell’artista, che può proporre al suo pubblico nuovi modi per vedere ciò che gli sta attorno, trasmettendo quindi un messaggio positivo che potrebbe indurre il visitatore a interrogarsi, riflettere, approfondire? Sono tutte domande che l’installazione dell’ex Ospedale di San Giacomo lascia aperte e le cui risposte spettano alla sensibilità del pubblico.

Domande che sorgono anche dinanzi a un’altra opera che troviamo in mostra, realizzata attraverso tecniche miste: una riproduzione del David di Donatello contro la quale viene sparata una luce che proietta la sua ombra sul muro, e a fianco, sulla stessa parete, la silhouette della statua rinascimentale, ricavata sempre dall’ombra proiettata su muro, e colorata con tonalità particolarmente sgargianti. Le grandi opere d’arte del passato rimangono, ma il modo in cui il pubblico le percepisce cambia radicalmente, e oggi i capolavori dei maestri che hanno segnato la storia dell’arte paiono quasi le ombre di se stessi, muti feticci colorati per un pubblico a cui il marketing sottopone di continuo immagini di indescrivibili capolavori che hanno smesso però di inviare messaggi: il pubblico sarà tutt’al più portato a giudicare l’opera unicamente inserendola entro le elementari categorie estetiche del “mi piace” e del “non mi piace”, per poi passare al successivo capolavoro in una bulimica abbuffata d’arte.

Aquilanti, artista ormai affermato (lo scorso anno era presente alla Biennale di Venezia), attraverso questo “universo visuale fantasmatico” che si muove tra “immagine e immaginazione”, “realtà e rappresentazione”, “visibile e invisibile”, offre al pubblico carrarese un piccolo saggio della sua arte in una mostra che si visita in poco tempo ma che lascia comunque sensazioni positive. Doppio movimento, a cura di Lucilla Meloni, è un’operazione interessante per una città come Carrara forse abituata a un’arte più legata alla tradizione: di sicuro richiamo per il pubblico, Doppio movimento sfrutta al meglio gli spazi dell’ex Ospedale di San Giacomo, un antico edificio di origine medievale, che sembrano quasi essere il “set” naturale per l’arte di Aquilanti. E sicuramente offre a Carrara, città la cui voglia d’interrogarsi su se stessa sembra andar scemando, la possibilità di farsi qualche domanda, foss’anche solamente per capire di quale tipo di arte abbiamo necessità.

Clicca qui per le info sulla mostra (giorni, orari)

Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Doppio movimento
Andrea Aquilanti, Doppio movimento


Andrea Aquilanti, Veduta di Piazza Navona
Andrea Aquilanti, Veduta di Piazza Navona


Andrea Aquilanti, Veduta di piazza Navona (particolare)
Andrea Aquilanti, Veduta di piazza Navona (particolare)


 


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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