Nettamente in controtendenza rispetto al mondo attuale è la mostra di Sabrina D’Alessandro, artista e linguista milanese che ha fatto della parola la sua cifra stilistica, allestita al piano 0 del CAMeC - Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia e visitabile al pubblico fino al 20 marzo 2022. Mi preme precisare che l’essere in controtendenza non è per nulla un difetto, anzi: in un presente in cui la lingua italiana scritta e parlata si sta omologando sempre di più, con la conseguenza dell’utilizzo di un vocabolario ristretto e per niente vario e la soppressione dei sinonimi, trovo lodevole il percorso non solo espositivo ma anche artistico della D’Alessandro, in quanto celebra finalmente la ricchezza e le infinite potenzialità della lingua italiana, fatta di sfumature, di diversi stili e di un lessico vasto e variegato anche dal punto di vista geografico (si pensi ai numerosi dialetti parlati lungo la penisola e alle parole specificamente dialettali di cui si fa uso). Alla base c’è la grande passione da parte dell’artista per la linguistica e la lessicografia che si porta dietro fin da piccola, quando si divertiva a giocare nel vero senso del termine con il vocabolario per scovare e imparare continuamente parole nuove e il loro significato; la volontà è quella di “far resuscitare” le parole cadute in disuso, per riportarle all’attenzione. La passione si è quindi trasformata in una sorta di missione, volta a salvare dall’oblio le "parole smarrite", e in un lavoro, coniugando la lessicografia all’arte.
Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, questo il titolo della personale spezzina curata da Cinzia Compalati ed Eleonora Acerbi, nasce dal pluriennale progetto che Sabrina D’Alessandro conduce dal 2009, quando ha fondato il suo URPS - Ufficio Resurrezione Parole Smarrite, l’“Ente preposto al recupero di parole smarrite, benché utilissime alla vita sulla terra”. Nella Carta delle finalità fondamentali dell’URPS si legge che suo scopo è quello di “far tornare alla luce parole smarrite, ovvero quasi defunte nell’uso, e di diffonderne il luminoso spirito nell’ordine: ricercandole, indagandole, espandendole, combinandole, reinterpretandole, oggettificandole, artefacendole attraverso attività falotiche e opere di eteroclita natura”. L’Ufficio Resurrezione ha il suo fulcro nel Cimitero delle parole altrimenti defunte, “un piccolo cimitero di parole desuete”, “un tempio della memoria”: “Le parole muoiono se dimenticate; in questo senso, un luogo della rimembranza permette a parole altrimenti defunte di tornare a esserci”. Un po’ come il Cimitero dei Libri Dimenticati di Carlos Ruiz Zafón: “Quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro viene cancellato dall’oblio, noi, i custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito”.
Visitando la mostra del CAMeC si ripercorrono dunque i momenti salienti della produzione artistica di Sabrina D’Alessandro, dal 2009 a oggi, seguendo un filo conduttore: le parole si trasformano sempre in opere d’arte visiva e performativa, richiedendo spesso l’interazione con l’osservatore. Il percorso espositivo va al di là della mera esposizione delle opere, poiché il visitatore si trova innanzitutto di fronte a parole semisconosciute, che quindi ha la curiosità di scoprirne il significato, e talvolta inoltre si trova a interagire con le opere stesse, sottoforma di gioco. Ne è un palese esempio il Terriculoso Censimento Popolare, di cui si parlerà successivamente, o il Farlingotto.
La rassegna si snoda su tre sale e il corridoio del piano O del Centro.
Sulle pareti della prima sala corrono le Parole parlanti (2001-2021), parole in oro impresse a caldo su tela rossa. Il colore oro richiama la volontà dell’artista di restuituire ai vocaboli ritrovati il loro valore di opere d’arte, rendendole di nuovo preziose. Tra tutte spicca un particolare vocabolo, ripescato da Savonarola: "redamare“, il verbo, e il suo sostantivo, ”redamazione", il cui significato è quello del mutuo amore, amare ed essere amati allo stesso tempo. Un vocabolo che è divenuto icona della produzione della D’Alessandro, in quanto si ritrova spesso sotto varie forme: è in mostra ad esempio l’opera Redamare (2016-2021) costituita da tanti zerbini colorati quanti sono le lettere che compongono la parola, uniti insieme e posizionati a forma dell’antico gioco della campana (“un invito a percorrerne lo schema sillabando il verbo, e a farlo proprio attraverso la dimensione ludica”, spiega l’artista). Oltre a “redamare” e “redamazione”, tra le altre Parole parlanti si trovano “raplaplà” (routine quotidiana), “rifrugatore” (chi rimugina), “seperoso” (chi vive beatamente), “busillis” (nodo enigmatico), “sbaglione” (chi fa un sacco di errori), “arruffapopoli” (agitatore degli animi). Queste sono inoltre accompagnate ciascuna da una voce: si percepisce un brusio di sottofondo, a significare lo smarrimento delle parole nel mare magnum del linguaggio, ma se il visitatore si avvicina a ognuna di queste parole sentirà una frase che si ripete in loop e che esprime il concetto della parola stessa. Ad esempio, da “sbaglione” si sente la frase “comunque vada sarà un decesso”; da “arruffapopoli” si ode “occorre sovvertire l’ordine morale, occorre sovvertire l’ordine immorale”; da ”redamare“ proviene la frase ”io mi intuo tu ti immii", verbo coniato da Dante nel IX Canto del Paradiso (S’io m’intuassi, come tu t’immii).
Nella stessa sala si trova poi l’Archivio di parole ammissibili benché non ancora resuscitate (2010), una teca di plexiglass in cui le parole accartocciate sono quelle non ancora riportate in uso, e il Gorghiprofondo Oblomovista (2011) ovvero colui che “sa la vacuità”, quest’ultima ben rappresentata con una tela completamente nera e una lente d’ingrandimento che scende dal margine alto del quadro. Al centro della sala è collocato infine il Farlingotto (2020; Siena, Collezione Museo d’arte per bambini, Santa Maria della Scala), una “scultura poliglotta che insegna a tacere in dodici lingue” tra loro combinabili; in marmo, acciaio e ottone, è girevole per permettere al visitatore di combinare due lingue nella stessa frase, dal francese al tedesco, dall’arabo al russo, dal greco al latino, richiamando con questo stratagemma il significato del termine farlingotto, ovvero chi nel parlare mescola e confonde più lingue.
Entrando nella seconda sala è inevitabile notare subito il gioco della campana con la parola Redamare accennato precedentemente, circondato da particolari opere costruite dall’artista (si tratta di “buglioni”, mescolanze di materiali e oggetti diversi) dopo aver trascorso due giorni nella casa del soggetto ritratto e partecipando alla sua vita quotidiana: ne sono risultate macchine “psicomagiche” (2010-2016) che ritraggono la personalità di quest’ultimo. Per la realizzazione di questi “ritratti” sono state messe in campo sia la dimensione antropologica, perché il processo relazionale è parte dell’opera, sia la dimensione psicologica, perché si traccia un ritratto psicologico del soggetto. Tra questi buglioni su legno si può interagire con l’Almanacco fanfalucco (2011), ritratto del signor D.D., al cui centro è collocato un piccolo libro delle risposte; con il Treppevole gioco del Conico Lazzi (2012), ritratto del signor N.C., o con il Pensatoio Facitoio (2013), ritratto del signor L.C. Nell’altra metà della sala si estende su tutta la parete l’installazione itinerante, giunta alla sua XVI tappa, del già citato Terriculoso Censimento Peculiare: ciascuno degli otto barattoli esposti rappresenta una parola diversa (Leccaprincipi, Maramaldo, Falimbello, Oltrettatore, Soppiattone, Ciaccino, Fannonnolo, Moscondoro) che esprime un difetto. Il visitatore è invitato a porre dieci fagioli a sua disposizione, dividendoli a suo piacimento, nel difetto che crede più diffuso nel presente: si eleggerà in questo modo il difetto umano più attuale secondo i visitatori del CAMeC. L’installazione è stata portata dall’artista in varie città d’Europa e ha fatto interagire con questo speciale censimento anche i detenuti di un carcere e i frati di un monastero; in mostra è esposto proprio l’Archivio XI del Censimento Peculiare risultato dall’esperienza nel Monastero di Piona (2017) e un esempio di Computazione che traduce i risultati del Censimento in opera cromatica.
Oltre alle testimonianze di alcuni progetti svolti da Sabrina D’Alessandro nel corso della sua attività, come le Parole Scilingue per Tableaux-Piège (2015), parte della mostra EatArt in trasformation di Daniel Spoerri nella Galleria Civica di Modena, o l’Archivio di ingiurie in una redamazione rimpedulata (2011), dalla performance compiuta al Caos Centro Arti Opificio Siri di Terni, o ancora le Parole al balcone (2018), allestite in una performance a Suzzara e declamate da una banda musicale, fulcro delle terza sala sono le opere video delle performance: tra queste, le già citate Parole al balcone, le Videoparole (2010-2013) in cui l’artista associa a un vocabolo un brevissimo video ripreso per caso, magari anche a distanza di tempo, i binomi mimati dalla Divisione Mutoparlante (2015), ovvero l’Organo preposto all’illustrazione non verbale, di cui esempi sono “Redamazione Rimpedulata” e "Uzzolo Tirtaico”). Ampio spazio è dedicato poi al video della Guizzìpeda, la gara podistico-linguistica di sei chilometri che si è svolta nel 2021 nel caratteristico borgo sardo di Portixeddu in occasione della prima edizione delle Giornate del Respiro: ogni corridore indossava una pettorina con un vocabolo in sardo e in italiano antico collegato all’idea di respiro. E infine la parola ritrovata durante la quarantena del 2020: Affatato, che significa “invulnerabile per incantamento”.
Il percorso espositivo si conclude nel corridoio con alcune illustrazioni, o meglio “buglioni”, contenute ne Il Libro delle parole altrimenti smarrite, pubblicato per Rizzoli nel 2011 e nella nuova edizione BUR nel 2020: tra queste, Rodomonte Squassapennacchi, Albero degli Orrevoli Orripilatori, Alcune attività di uno scopamestieri, Sintomi di rapevole minchionevolezza.
Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021 è un piacevole viaggio nel mondo artistico-linguistico di Sabrina D’Alessandro, durante il quale si compiono continue scoperte, mai dimenticando l’aspetto ludico, e da cui si esce con la voglia di scovare nuove parole smarrite da far resuscitare.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.